Cronache Babilonesi

Cronache Babilonesi
Escursione nella Filosofia - Edward Hopper (1959)

martedì 29 dicembre 2015

Riusciamo ancora a cantare



Addio anche al 2015.
Quanti addii, come dal finestrino di un treno, prima dell’avvento del Frecciarossa, quando ancora ti potevi sporgere e addirittura, allungando la mano, toccarsi.
Tutto sommato mi sono divertito anche quest’anno.
Invecchiare è come diventare visitatori distratti di se stessi.
Il mondo va avanti come vuole e noi riusciamo ancora a cantare.
Non è poco.

sabato 5 dicembre 2015

Pensieri nani 18



Quanto a me, io mi sono perso per strada, da un pezzo. Sto cominciando ad abituarmi e a godermi semplicemente il paesaggio che mi circonda. Non mi pare che esistano strade reali da percorrere. Sono tutte sciocchezze teoriche.
*
Ho capito tutto. Ho sentito tutto. Ho visto tutto. Ho cercato tutto. Ho amato tutto. Ho pensato tutto. E nessuno lo saprà mai e non farà mai nessuna differenza.
Io la vita l’avevo già capita, da un pezzo. Sapevo tutto già a sedici anni. Sapevo già il necessario, ero dotato di tutta la perspicacia e la visione.
Ma non mi sono mai fidato di me stesso. Ormai non fa differenza, non ho più tutti questi slanci. Queste sono semplici osservazioni.
*
Quelli che hanno osservato la vita da un angolo buio, l’hanno vista in pieno sole. Tutti quelli che hanno avuto torto, avevano ragione.
*
Che gloriosi tentativi nella mia anonima esistenza. Nessuno saprà mai quali e quante tonnellate di basalto e strati di placche continentali ho dovuto spostare per far emergere la mia testolina dal fango.
*
La cosa inconcepibile, al limite del sopruso, è che questi risulteranno essere i migliori anni della mia vita.
*

La soluzione buddista all’angoscia è che la proviamo perché pensiamo di esistere come entità separate e invece, semplicemente, noi non esistiamo. Siamo parte del tutto, e se ci arrendiamo al fatto di non avere sostanza, l’angoscia si trasforma in felicità. Tutto bene, ma “chi” prova “angoscia”  o “felicità”? Se la prima nobile verità è che “la vita è sofferenza”, chi soffre? La sofferenza è un’illusione per chi? Chi si deve risvegliare?
È per questo che il Sutra del Cuore afferma che il Tathagata non è venuto per liberare gli esseri senzienti, perché non c’è nessun essere senziente. Si completa il cerchio e si arriva all’accettazione della vita per quello che è.
È una soluzione? Per chi? E le cose accadono perché accadono? E non è questo in fondo il vero nichilismo? Alla fine di tutto c’è il nhilum, direbbe Nishitani.
La vacuità va oltre il nulla e il tutto, l’essere e il non essere. Non ricompone le dualità, le assorbe. Ma in questo modo non c’è reale movimento. Non c’è reale e basta.
O meglio, c’è solo il reale. Allora si potrebbe dire che la società esiste perché l’uomo continua ad avere un pensiero dualistico. Nel futuro, quando il dualismo si sarà riassorbito, i superstiti di questa civiltà sopravvivranno in qualche modo sulla base di pochi impulsi: coltivare per mangiare un pugno di riso, qualcosa per coprirsi e infine una capannuccia per meditare e ripararsi dalle intemperie. L’ideale utopico. L’arte non sarà necessaria, perché essa è l’inevitabile conflitto tra io e società. Shibbolet.
No, l’uomo è un cazzo di animale contraddittorio. Esiste proprio perché è contradditorio, oscilla tra volontà di potenza e nirvana.
Forse, un giorno, nel futuro, sceglierà come finire.
*
È assurdo definire quest’epoca come materialista. In essa, non c’è proprio nulla di materiale. Siamo in un mondo infinitamente più simbolico che in tutta la storia umana.
No, non c’è nulla di materialistico nemmeno nel modo in cui sfruttiamo e devastiamo la natura. Cosa c’è di meno materialistico del denaro? Nemmeno l’ostia consacrata è più simbolica di così. E cosa c’è di materialistico nella Borsa? E cosa c’è di meno materialistico dell’idea di democrazia, di uguaglianza, di libertà? Di fronte alla sofferenza e alla morte reale di migliaia di persone, la società risponde con simboli ai quali tutti devono sottomettersi. E, per finire, cosa c’è di meno materialistico del materialismo?
Il materialismo non esiste, nel mondo materiale.
*
Quanti mi hanno abbandonato e quanti ho abbandonato. È stata una specie di moria. Ora mi trovo quasi completamente solo. Non l’ho fatto apposta. Dovrei essere più socievole? Ma in realtà lo sono, quando sono in compagnia sono cordiale, gentile, parlo volentieri.
Ho il vulnus che non viaggio, impossibilitato dalle mie nevrosi. In una società che ha fatto del “viaggetto” pseudo turistico uno dei perni della vita quotidiana, io mi ritrovo costantemente penalizzato.
Non condivido nulla della mentalità comune, e non posso farci niente. Non ho molto da dire alla cosiddetta gente normale. Non ho figli (altro pilastro della quotidianità), non ho una carriera, non ho un cazzo di niente in comune con nessuno che conosco.
Figli, viaggetti, stronzate da comprare. Le vite sono basate su questo. E la mia vita su cosa è basata? Su un desiderio infinito di conoscenza fine a se stessa. Su illusioni barocche, risibili. Non sono mai cresciuto. Mi butto nella vita di merda quotidiana, rimanendo me stesso. Ogni tanto riesco a divertirmi un po’.
*

Perché si vive? Per il lieto fine, che non c’è quasi mai. Anzi, non c’è mai. Si vive dunque per qualcosa che non esiste.
*
 Il paradiso è solo un paio di belle cosce, per una trentina di minuti. E basta.
*
Va tutto bene. Tutti hanno ragione. Vale la pena esprimere un’opinione in un mondo in cui tutti hanno ragione? Le evidenze, i fatti, le “prove”, oggi meno che mai dimostrano qualcosa o fanno la differenza. In quanto a illusione e credulità la nostra epoca non ha nulla da invidiare al Medioevo.
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Realismo. Il sogno, la poesia, non mi scuotono da questo – realismo. Lo benedico.
*

L’attributo “genio” si spreca, oggigiorno, per chiunque. Meno persone di genio ci sono, uniche qualificate a riconoscerlo questo “genio”, posto che esista, più le etichette si sprecano.
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 Multiculturalismo è un termine improprio. Più che altro si dovrebbe dire multi - spettacolarizzazione. Sono simulacri di esotismo, scheletri di sistemi familiari molto simili a quelli nostri degli anni cinquanta. Non c’è vera differenza ormai, tra un egiziano e un australiano. Basta guardare Real Time per rendersene conto.
La globalizzazione è quello che è: un accumulo di immagini di finta esultanza dentro le quali l’individuo e la collettività si sono irrimediabilmente perdute.
*
L’uomo è un essere interamente emotivo. Conosce attraverso le emozioni. La scienza, la religione, l’arte: tutto ha basi emotive. La logica stessa è una forma di emozione, è come un gioco per ritrovare se stessi, l’equivalente infinitamente più complesso del giocare a mosca cieca o a strega comanda color.
*
 Quando si accede a un livello superiore del gioco (o almeno si presume di averlo fatto) i giocatori diventano sempre meno numerosi. Una certa quantità di persone ha capito la faccenda universale e si ritrova su una pianura desolata. Allora deve adattarsi con quello che c’è.


mercoledì 25 novembre 2015

Scampoli di ordinario malessere II



Imbecilli e/o gente in malafede, ovunque intorno. Compagnucci della parrocchietta, sgomitanti, presenzialisti, amanti dell’aperitivo facile, amici degli amici degli amici degli amici, con relative amichette, viaggiatori dell’occulto, cineasti buddisti, amanti del brivido, gente che sta sempre in mezzo, gente che ci prova, quelli con i chakra aperti, quelli con i chakra chiusi, quelli che amano la parmigiana di melanzane biologica, quelli che il sagittario o l’acquario, i pacifisti, i guerriglieri, i distinti (nel senso che distinguono tutto il distinguibile per non arrivare mai da nessuna parte), i critici, i critici dei critici, i critici dei critici dei critici, i complottisti, gli anti complottisti, i giovani imprenditori, i fanatici del kilometro zero, i vegani, i crudisti, quelli dell’olio evo, quelli di sinistra, quelli di destra, quelli con le sciarpe, quelli con la barba alla ZZ Top evocante deliri ottocenteschi americani mentre lavorano a un baracchino di specialità street food, quelli che parlano in televisione di cose che non sanno, i giovani, i veri giovani, i veramente veri giovani, quelli che si drogano e quelli contro le droghe.

Gente senza dubbi, non fidatevi se dicono che li hanno, i loro dubbi sono finti come i loro pensieri, strutturati per starci in un cucchiaino da the. Sono quelli che Pasolini e bla bla bla, roba che Pasolini probabilmente li avrebbe schifati.

È gente che è nata con l’olfatto fine nel capire quale merda annusare, si autoconvincono così facilmente a tutte le cazzate che sentono, da seguire autonomamente la strada bella spalancata davanti a loro, magari fingendo più avanti, per darsi un tono, le mille difficoltà che hanno dovuto affrontare.

Incarnano la vera borghesia e tutti i suoi interessi meschini, però facendo finta (in primo luogo con se stessi) di avere una certa attenzione per il sociale. Il guaio grosso è che la loro viscida solidarietà si è attaccata come carta moschicida al presente, inglobandolo completamente. Ormai la società europea (italiana, ma non solo) è a misura di questi cagoni.

Grazie ai loro "buoni" pensieri, il fuoco di sbarramento della censura “buona” non fa arrivare niente altro che merda “buona”.

Ma non facciamoci illusioni. Questi borghesucci orrendi fanno da contraltare a una classe bassa altrettanto orrenda. Una volta i contadini con solo la licenza elementare, si esprimevano con semplicità ma con chiarezza, ora tutti mugugnano le loro escrescenze tumorali di pensiero dando l’occhiatina allo smartphone.

Intanto la strada verso il luminoso futuro è tracciata. Noi non rinunceremo mai a intasare aeroporti, stazioni, cessi, alberghi, locali, non rinunceremo alla nostra birra e ai concerti degli U2, non rinunceremo al nostro sussidio di disoccupazione. Non rinunceremo a mettere al mondo figli, orgogliosi che a tre anni già sappiano maneggiare un Iphone. Siamo colorati noi, siamo dalla parte della vita, yeah. Abbasso la morte.

L’ideale della vita è un passionate trheesome  come quelli che si vedono su youporn. Le espressioni delle tipe, bellissime, valgono il Valhalla o il paradiso di Dante o delle Uri. Spasimi di sistemi nervosi che godono, senza un pensiero al mondo, circondati da suppellettili adattate all’uopo: tutto il mondo mercantile si riunisce, sotto forma di camera d’albergo extra lusso con vetrata luminosa su panorami visionari e incoraggianti, per benedire la tua eiaculazione.


L’ISIS e la sovrappopolazione, specialmente di giovani maschi senza arte né parte.

La desertificazione e la guerra per le risorse. Il lento ma inesorabile andare a puttane del tutto. Questo kali yuga non finisce mai.

 
Gli USA non sono, naturalmente, colpevoli di tutto, sarebbe ingenuo affermarlo. È che riescono a interagire in perfetta sinergia con le idiozie degli altri paesi. Il risultato è una idiozia mortale planetaria.


Mishima. 45 anni fa. Suppellettili moderne sparse sul pavimento del disastro – telefoni, lampade - la scrivania usata per sbarrare la porta e il collo scoperto per la lama. Stridente contrasto tra il mobilio stile occidentale anni settanta XX secolo e il dramma da periodo Tokugawa che sta per consumarsi. Si aprì il ventre con un coraggio assoluto. Aveva scritto, poco prima “La vita dell’uomo è limitata, ma io vorrei vivere per sempre”. Non c’è contraddizione in questo.
Indecifrabile per noi occidentali. Esibizionista, narcisista, vitalista, chi più ne ha, più ne metta. Aveva semplicemente deciso che la cosiddetta saggezza della vecchiaia non gli interessava.

lunedì 23 novembre 2015

Tutto quello che Mastercard non può pagare



Non può essere mai essere lasciato in pace, il consumatore, deve desteggiarsi tra crisi infinite, ideologie competitive, cambiamenti climatici e aumenti dei prezzi. Adesso gli tocca pure essere trascinato al cospetto della violenza crudele e barbara di un desiderio di vendetta arcaico. È il prezzo dei monoteismi, ragazzi.

Il dio denaro chiede ogni giorno il suo sacrificio di sangue, che però deve rimanere nascosto agli occhi troppo delicati del consumatore. È su questa rimozione che si basa la nostra “pacifica” civiltà, nella quale l’imperativo è (cercare di) divertirsi facendo “girare l’economia”. Ecco invece che l’allucinazione religiosa, figlia di un altro monoteismo che invece adora che il sangue sia visibile e ne gode, fa irruzione nelle nostre vite,  ormai quasi indistinguibili dai nostri TG.

Noi contro loro. Noi, figli della violenza nascosta: loro, figli della violenza esibita.

Ma in fondo non ci sono vere contraddizioni. Stronzi che azzannano altri stronzi. Non credo all’innocenza del consumatore, credo piuttosto alla sua indifferenza da tutto ciò che non lo tocca direttamente. Non ci credo nemmeno se dovessi rimanere vittima io di un attentato da parte di questi bastardi.

Siamo tutti complici, anche se i veri colpevoli sono lontani, a Washington e non solo lì.

La geopolitica detta legge a suon di morti ammazzati. Lo sfruttamento del cosiddetto terzo mondo alimenta il desiderio di vendetta di stampo religioso. Il fanatismo è un ottimo rifugio per le anime dei diseredati, manipolate da chi tiene i cordoni della borsa.

Gli USA, dopo decenni di catastrofi e con la crisi in casa loro (ben lontana dall’essersi conclusa) li vedi esitare. Ma non dovevano sterminare il terrorismo, estirparlo come un cancro? Dov’è finita l’Enduring Freedom di bushiana memoria?

Gli USA nicchiano, hanno capito, dopo 15 anni di stronzate, che un intervento armato su larga scala tipo Iraq o Afghanistan, si sa quando inizia, ma non si sa quando e se finirà. E poi i soldi mica sono infiniti. E sono seccati dalla prospettiva di doversi alleare con Putin: direi molto seccati.

Gli USA si sono auto eletti guida del mondo e una parte di questo mondo, la più oscura e malvagia, gli si è rovesciata contro. Una saggezza tardiva li ha colti. O forse aspettano un mega attentato a Washington per potere scatenare la Terza Guerra Mondiale.

Combattuta da chi?

Putin si sta giocando bene le sue carte, da quell’abilissimo stratega che è, per demolire i piani USA di continuo discredito anti russo. La politica del “nemico comune” smantellerebbe i piani degli americani, che alla fine saranno costretti ad accettare una specie di alleanza contro  l’ISIS, questa macchia nera sulla cartina geografica del Medio Oriente.

Intanto sono i poveri consumatori europei ad essere colpiti, quelli a cui la Società dello Spettacolo promette garantiti tutti i diritti.

Credevate di non essere in guerra? Credevate di avere diritto a una vita tranquilla, a scapito di altri umani, in altri paesi, sotto altri cieli?

Credevate che la buona vita che facciamo, non avesse un prezzo? Ce l’ha eccome.

Questo è esattamente il prezzo della globalizzazione, né più, né meno. Arcaismi tecnicamente equipaggiati, come direbbe Debord, in una espressione di una perfezione mai più eguagliata.

Il petrolio che a noi continua a servire per illuminare i nostri parchi dei divertimenti, le nostre preziose attività, miete vittime ovunque.

Qual è l’obiettivo dei terroristi? Il terrore, la destabilizzazione, la vendetta, certo.

A chi fanno gioco?

È questo il problema: ormai il meccanismo è inceppato, va avanti da solo, non fa quasi più gioco a nessuno, tranne ai trafficanti d’armi e di petrolio.

Si chiama istinto di morte. La Società dello Spettacolo l’ha cacciato via da sé, ma esso è rientrato dalla finestra e spaventa le nostre cenette e le nostre vacanze low cost. Ma a noi importa solo di continuare sicuri a giocare. In cambio cediamo volentieri tutto quello che Mastercard non può pagare.

L'importante è che ci impediscano di capire che quello che accade è il frutto atroce di tutto ciò che non abbiamo voluto vedere: e cioè che non siamo innocenti.
Noi non siamo buoni, mentre loro sono malvagi. Abbiamo malvagità diverse, ecco tutto. Loro sono folli, noi siamo noncuranti.
Loro sono fanatici, noi siamo indifferenti.
Loro sono macellai, noi siamo complici silenziosi di vari stermini.
Loro sono attratti dalla morte, noi siamo attratti da un’immagine edulcorata della vita.
Loro sono schiavi di credenze antiquate e disumane, noi siamo schiavi di credenze moderne e altrettanto disumane, che fanno effetto a distanza, però.

In un mondo basato sull’egoismo, la rapina  e la stupidità, lupi e pecore si rotolano nel fango, indistinguibili.

La mia sensazione (e spero di sbagliarmi) è che siamo entrati in una nuova era di equilibrio del Terrore: un po’ come nel film Brazil.

Il terrorismo fa il gioco della durata del sistema. 

In altre parole, difficilmente il terrorismo verrà estirpato definitivamente. È il necessario contraltare, il bubbone che fa parte delle nostre vite, ora che non esistono più visioni del mondo contrapposte. L’ISIS è il lato oscuro (uno dei tanti) della questione mercantile globale. È pirateria sotto l’egida della religione. Teocrazia medievale contro teocrazia capitalista. Anche loro usano smartphone, guidano Toyota con satellitari e usano Internet e TV. A casa loro i ricchi avranno ville con piscine e servi e molte mogli. E anelli enormi al dito. Come i Soprano. Commerciano in petrolio e residuati vari, oltre che droghe. Avranno dei fatturati. Questi integralisti sono integrati a modo loro. Sono esaltati che fanno quello che fanno strafatti di sostanze, probabilmente.

I consumatori peones, da ora in poi si devono abituare a fare le veci delle pecorelle che previdenti pastori rinchiudono di notte nei recinti per paura dei lupi. E poi lupi e pastori giocano a dadi sulle loro teste. È quello che accadrà e che sta già accadendo. Questa società che fa entrare chiunque in nome dell’accoglienza, ha lo scopo vero di non fare uscire noi.

Ci stanno privando di poco, dopotutto. La libertà è una cosa che al consumatore non interessa. L’unica libertà che gli interessa è consumare i propri sogni infantili. Quella continua a venire caldamente incoraggiata.

sabato 24 ottobre 2015

Allegro non troppo e molto maestoso



Prendiamo ad esempio l’inizio del primo movimento del concerto per pianoforte in Si bemolle minore di Čajkovskij. Tutti lo conoscono, anche i più ignoranti, anche quelli totalmente a digiuno di musica classica. Tutti lo hanno sentito di sfuggita almeno una volta. Ebbene, è un brano meraviglioso, pieno di un pathos struggente, di un'energia vitale pura e incorrotta, è un aprirsi a vasti continenti di aria fresca, una cavalcata piena di malinconica gioia attraverso la steppa, un empito che riempie l’anima di qualcosa di grandioso, inesprimibile. Il pianoforte gioca con le settime diminuite, si esibisce megalomane in scorribande egocentriche da un capo all’altro della tastiera per poi venire risucchiato dagli umori della pianura sconfinata, su cui corre a cavallo il conte Tolstoj in cerca di gloria. È un brano prodigioso in cui è contenuto tutto l’ottocento russo, i grandi romanzi, le taighe, i mugik, il cielo sconfinato e gli echi lontani dei grandi salotti aristocratici.

Ebbene, un pezzo così stupefacente e grandioso, è in realtà solo l’Introduzione al concerto.

Tutto quello che avverrà dopo, sia pure bellissimo e scintillante, sarà una cosa completamente diversa, come se appartenesse a un’altra opera.

Čajkovskij qui ha compiuto qualcosa di inaudito. Ha letteralmente dissipato un tema bellissimo, lo ha buttato lì, lo ha evocato, lo ha volutamente sprecato, ne ha fatto dono, come un rapido schizzo, come fanno gli artisti zen che calano il pennello sulla tela noncuranti di quello che c’è prima e di quello che ci sarà dopo.

Čajkovskij ha giocato sul dispendio assoluto, sullo squilibrio, come ebbro, noncurante.
Dopo un'Introduzione così, cosa mai avrebbe potuto esserci? Qualunque cosa sarebbe sembrata fuori posto, dimessa. È l'abitudine a più di 130 anni di esecuzioni che ci fa sembrare questo concerto perfetto così com'è. È l'abitudine al suo squilibrio, che è in realtà un approccio a qualcosa di più vitale e profondo.

Com’era prevedibile, la bellezza di questo concerto non fu compresa, all’inizio. Che c’entrava quel brano introduttivo buttato lì così e mai più ripreso? Per tacere del resto, troppi accordi strani, troppe architetture traballanti: si pensi alle divagazioni scintillanti improvvisate nel mezzo di una melodia pacifica come quella del secondo movimento, ad esempio. Agli occhi dei benpensanti sembrava la composizione di un ubriaco.

Ma Čajkovskij si rifiutò di cambiare una sola nota. E fece bene.

Quando guardiamo alle cose della vita cercando sempre la giusta proporzione, cercando il modo migliore di fare e disfare, dovremmo ricordarci della profonda bellezza di questo brano iniziale, sprecato, bruciato in pochi minuti e mai più ripetuto in tutta un’opera.

Forse ha qualcosa da insegnarci.

PS. L'esecuzione di Lang Lang è stupefacente. Questo ragazzo è un folletto meraviglioso.

mercoledì 14 ottobre 2015

Appunti spuri sul capitalismo assoluto


 
Occuparsi del capitalismo significa occuparsi di Dio, del destino umano, di metafisica, di magia, della gnosi del male e del dolore, dei sistemi utopistici, di mitologia e psicologia: solo secondariamente significa occuparsi di economia.
In altre parole, occuparsi di capitalismo, significa occuparsi delle ultime stagioni dell’uomo su questo pianeta.

 
La filosofia idealistica, ma in generale tutta la filosofia da Cartesio in poi, ha un’origine chiara, e cioè Aristotele e Platone; e un’origine scura, gli studi alchemici e ermetici.

La filosofia hegeliana è una lunga dissertazione alchemica, senza dubbio. Anche il materialismo di Marx, che riprende e rovescia apparentemente Hegel, è un rovistare nella coincidenza degli opposti e nella trasmutazione del piombo della lotta di classe, nell’oro della conciliazione suprema comunista.

A partire da Cartesio avvenne la separazione soggetto - oggetto che l’idealismo tentò di ricongiungere. La scienza moderna trasforma tutto, Solve et Coagula, Bene e Male, Dio e Satana. Dissolve il soggetto e contemporaneamente lo esalta rendendolo simile a sé: moneta da spendere.

L’attuale fase di totale immanenza ultra capitalista sul reale, è il trionfo della risoluzione del Concetto hegeliano. Tutti gli opposti sono riuniti in funzione dell’Accumulare e Dissolversi nel Capitale. Non c’è giusto o sbagliato. Il movimento è in atto e non si può fermare se non alla dissoluzione del tutto.

Siamo nella società dell’assoluta uguaglianza. Tutti sono uguali, al Sole del Capitale. Differiscono tra loro, solo dalla quantità di luce ricevuta. C’è chi è quasi completamente in ombra e chi è alla luce totale. Questi ultimi sono una cosa sola con il Capitale. Non hanno più un io nel senso pieno del termine. Le loro vite individuali coincidono completamente con il mondo. In altre parole, hanno cessato di essere umani. All'estremo opposto, coloro i quali sono lasciati nell'ombra sono i reietti, gli ultimi, gli invisibili, che si dannano perché il Padre rivolga uno sguardo misericordioso su di loro.
Invano.

 
È nota la reazione di Kant a Swedenborg, di Marx a Stirner, della sinistra hegeliana ai risvolti mistici rosacrociani della Fenomenologia dello Spirito.

Kant teme Swedenborg perché ha paura della pazzia che conduce a ogni dogmatismo, ogni follia guerresca fomentata dall’idealismo. Con l'idealismo tedesco, Kant viene messo da parte a favore di Swedenborg, senza che nessuno ci trovi nulla di strano, anzi, senza che Swedenborg o il pensiero alchemico vengano mai neppure nominati.
Inizia la colossale opera di rimozione.
Il capitalismo otto - novecentesco è un prodotto del dominio della tecnica in un tragico connubio con il dominio della metafisica del denaro. Il predominio della tecnica è un frutto del concetto di Progresso ottocentesco, ma il capitalismo assoluto va oltre il Progresso, sostituendolo con la Crescita Infinita, ancorché palesemente impossibile e proprio perché razionalmente impossibile, tenacemente perseguita in funzione demoniaca.
Il denaro è divenuto il Solve et Coagula degli alchimisti che comprende tutto il pianeta, sotto il suo dominio funesto. Il denaro è la pietra filosofale tanto ricercata dagli alchimisti. Lo sterco si è trasformato in oro e poi ritrasformato in sterco, sotto gli occhi di tutti e senza che nessuno lo trovasse strano.
Il regno di Satana è compiuto, si potrebbe dire.

 
Il Faust di Goethe – l’alchimia – la fenomenologia dello Spirito di Hegel – le seduzioni economiche di Faust (Alvi) – la genesi dell’ulta capitalismo nello spirito demoniaco della divisione e riunione – in altre parole, il filo rosso che muove gli umani fino a far partorire alla società la mostruosità immanente del capitalismo, non è l’evoluzione tecnica dei mezzi di produzione, quanto una specie di fascinazione psicotica che lega a sè questi mezzi di produzione: resta da stabilire in cosa consiste questa fascinazione. Alla base c’è l’idea di poter accedere alla pienezza (felicità) a gradi crescenti, semplicemente comprandola. L'uomo vuole andare oltre la sua sussistenza, vuole il dominio assoluto del cosmo con il beneplacito di Dio.
Non è un caso che Marx attribuisca alla Merce, veicolo della transustaziazione del Capitale, un significato "metafisico", in contrasto con il suo ostinato materialismo.
Con l'avvento dell'ultra capitalismo, la Merce non ha nemmeno bisogno di manifestarsi direttamente.
Diventa un'Idea.

In seguito, nel XX secolo, esaurito il suo compito, Dio non basta più. Faust baratta la sua anima in cambio della conoscenza, del possesso “dell’attimo”, perché pensa che ne valga la pena. Avidità. Ma cosa c’è alla base dell’avidità? Cosa cerca l’avido? La fusione assoluta, l’incorporazione assoluta dell’oggetto della brama dentro di sé, lo distrugge per possederlo completamente e diventare grande come il mondo, coincidente con i suoi confini. È casuale la massiccia presenza, mai registrata prima nella storia, di persone sovrappeso ai limiti dell'incredibile? Io credo di no.  
L'individuo ai tempi del capitalismo assoluto del XXI, ha come obiettivo inconscio mangiare il mondo, ridurlo totalmente a esperienza fruibile.

È fuorviante cercare le origini della situazione mondiale attuale nell’ambito della semplice economia o nella geopolitica o anche nella semplice volontà di potenza. Nietzsche non ha stabilito cosa c’è dietro la volontà di potenza.

Cosa c’è dietro la volontà di potenza? Qualcosa di immenso che non possiamo stabilire ancora. Potremmo definirlo Male. Non è una connotazione moralistica. Leopardi lo ha scritto molto bene: “Tutto è male. Cioè tutto quello che è, è male: che ciascuna cosa esiste è un male; ciascuna cosa esiste per fin di male”.

Cos'è il Male? La proliferazione continua. La Dismisura. L'oro che si moltiplica rivelandosi per quello che è: sterco. Un escremento che seppellisce la realtà. Una sottile pulsione erotica che si rovescia nel suo opposto, potremmo dire hegelianamente: pulsione di morte.

Si può andare al di là di questo?

Secondo me, sì. Però io non so come.



Da dove ha realmente origine il capitalismo assoluto? La tecnica ne è un presupposto, ma non ne costituisce l’origine. Da dove proviene? Come ha fatto Satana a estendere il suo dominio sul mondo?

Il capitalismo assoluto è un vicolo cieco filosofico e epistemologico. Come se ne esce?
Il capitalismo assoluto è nato da ciò che lo voleva all’inizio contrastare: romanticismo e
Nazionalismo.

Come uscire dal disincanto e cercare un’alternativa coerente? Come esorcizzare il mondo? Come toglierlo dal dominio di Satana - denaro? I termini religiosi la dicono lunga sulla posta in palio: l’anima del peone.

“La storia della vita sulla terra è principalmente l’effetto di una folle esuberanza: l’avvenimento dominante è stato lo sviluppo del lusso, la produzione di forme di vita sempre più onerose.”

 
Georges Bataille


 Riletto Anonima Aldilà di Robert Sheckley. Ecco quella che si può veramente definire un’opera geniale, più di tante altre e senza la pretesa di esserlo. Se si vuole capire qualcosa dell’umanità, basta leggersi Anonima Aldilà. Fa pure rima ed è avvincente, cosa che le maggior parte dei libri non è. È una rinfrescante lezione di sociopolitica e filosofia, divertente e salutare come una risata. Racconta l'estensione del Capitale, perfino sul post mortem, in modo intelligente e esilarante. Ed è stato scritto nel 1958, per noi umani del XXI e XXII secolo. Lo consiglio.


Scopo dell’etica (buddhista e no) è la riduzione maggiore possibile della sofferenza da parti di tutti i soggetti interessati a una determinata azione. Riduzione non vuol dire eliminazione, inteso che quest’ultima è impossibile se non attraverso l’estinzione totale (sia pure nirvanica) dei soggetti stessi.

L’etica è dunque collocata dentro e fuori la cosiddetta natura. Dentro, poiché si muove all’interno delle inevitabili leggi cosmiche: e fuori, perché tende a comportarsi come se queste leggi cosmiche potessero essere aggirate.

Tutte queste riflessioni sembrano complicate e appesantite da troppa filosofia: sia pure.
Ma se non si riesce a comprendere che la nostra epoca è la prima della storia nella quale una concezione ideologico - religiosa unica permea tutta la società umana del pianeta, non si potrà mai modificare alcunché.
Il capitalismo assoluto non è un semplice modo di produzione in cui una classe accumula ricchezze e l'altra viene sfruttata, ma una religione assoluta con i suoi sacerdoti e i suoi sacrifici umani.
Le vittime sacrificali si immolano volentieri (o quasi) per ottenere benefici dal Dio.
Per cambiare bisogna prima prendere coscienza di questo. Bisogna guardare il Male in faccia.
Solo allora si potrà dissolvere l'illusione che ci incatena.
Nessuna soluzione è certa.
 

martedì 29 settembre 2015

Acqua di Marte



Hanno trovato l’acqua su Marte. Ecco una cosa che mi entusiasma. Sarebbe bello pensare che Marte sia il futuro dell’umanità. Andare lì, ricominciare daccapo una nuova civiltà, nuovi presupposti. Sarebbe bello. Un mondo nuovo, reale. Nuove dinamiche. Una nuova umanità.

Ma è solo un sogno. Per ora, forse per sempre.

Nel frattempo il mondo qui è sempre più falso, rovesciato, ipocrita, oscuro. C’è da guardarsi alle spalle quando incontri qualcuno che ti fa un discorso umanista. Vuole ottenere da te l’esatto contrario, che tu abdichi alla tua umanità.

Non c’è mai stata, in tutta la storia umana, una tale menzogna generalizzata, capillare, su ogni fronte del pensiero, filosofico, sociale, antropologico, artistico. Persino l’oggettività della scienza viene a volte pervertita per fare passare l’unico vero pensiero possibile, accettato e accreditato, cioè il capitalismo assoluto legato a un simulacro di democrazia, con su una spolverata di diritti umani. Non se ne esce. La pulsione di morte trionfa proprio là dove viene affermata a suon di fanfara la vita.

Non voglio cedere al disincanto, ma la risposta se e quando la specie umana potrà elaborare un tipo di società che non metta al centro un qualsivoglia idolo a cui sacrificare natura e individuo, ancora non si intravede da nessuna parte.

Intanto su Marte c’è l’acqua.

PS. In realtà non cambia nulla dal punto di vista scientifico. L'acqua salata è sotto la superficie e non è comunque sufficiente per farne una riserva idrica per terrestri a passeggio. Però rende più probabile l'esistenza di batteri autoctoni. Probabile, naturalmente, non vuol dire certa. I marziani, al massimo, sarebbero dei corpuscoli grandi qualche micron, simili a qualche protozoo terrestre.

sabato 26 settembre 2015

Pensieri nani 17



Stare al sole, con un panino in mano, possibilmente senza troppo casino intorno e una birra, anche, certo. La pace del giardinetto con le papere e le nuvole che si gonfiano in cielo come zucchero filato.

Allontanarsi di corsa all’arrivo dei primi turisti.

Correre in bicicletta per la città. I tetti delle case, in generale gli ultimi piani degli edifici del centro di Milano, riservano spesso sorprese. Sono bellissimi, richiamano la storia degli ultimi due secoli brillando al sole, napoleonici e opulenti. Sono mondi a parte, fatti di giardini pensili lussureggianti, mosaici impensabili, statue, Omenoni e cariatidi, demoni, angeli, putti strombazzanti, lampioni vetusti. I tetti e gli ultimi piani del centro di Milano sono una città sospesa dentro la città, dorata di sole, quanto l’altra è imbrattata di smog e demenza scurrile debut de siécle.

Amo questa lurida città. La mia città.

 
Studiare per capire. Economia, buddismo zen, filosofia, fisica quantistica. E poi finire sempre su quella panchina, con il panino e la birra.

 
E studiare per capire. Marx e la prostituzione.

Studiare per capire. Il Dottor House e la fisica quantistica.

La morte come surplus o oggettivazione dell’io?

La morte è il capitale del XXI secolo. Studiare l’economia, significa studiare l’opera della morte, della dissoluzione, del dispendio e del suo contrario, l’accumulo: espirazione e inspirazione, in un respiro che gonfia e distende il mondo.

La complessità la devi guardare da un’orbita posta all’incirca a 1000 km di altezza.

La curvatura del pianeta appare in tutta la sua bellezza silenziosa, blu, verde, marrone, bianca. 

Da lassù la complessità diventa importante come uno stronzo di cane sul marciapiede. Però complesso.

Da lassù, ti rendi conto che tutta la combriccola umana si basa su una sola, imprescindibile, insostituibile cosa: il petrolio. Senza il petrolio si estinguerebbe anche Dio, ormai. A chi rivolgere le preghiere quando siamo al buio? Tornare alla legna, al semplice sole vuol dire tornare allo sterminio degli esseri. È grazie al petrolio che siamo vivi, noi deboli, noi imperfetti, che la genealogia della morale vorrebbe estinti.

Nietzsche non ha mai considerato il petrolio. Non ha considerato neppure il carbone, il vapore, che pure era il petrolio della sua epoca . Fosse impazzito 30 anni dopo, magari ci sarebbe arrivato. È il petrolio, apparentemente inesauribile, che crea l’economia, il cui modello è il moto perpetuo a crescita infinita, due impossibilità in una.

Il petrolio esiste, per ora, e l’economia è il sogno confuso della combriccola umana.

Dio è l’economista supremo. Giobbe è il consumatore deluso.

 Pasolini voleva fare un’indagine sul Tutto e l’ha intitolata Petrolio. Non a caso.

Se vai fino in fondo nel delirio economico ti apparirà la Realtà, cioè un ronzante e apocalittico niente. Una risata echeggerà nei cieli. Arriverà fino a 1000 km d’altezza, nel silenzio degli spazi, farà vibrare i pannelli del satellite.

Poi il sole scomparirà con un bagliore dietro la curva del pianeta. Nel buio, laggiù, tante lamelle di luce indicano il sacro nettare di Dio offerto in sacrificio dalla combriccola umana, così indaffarata, così, agitata. Metà pianeta dorme, muore, spera, si agita in lenzuola o pagliericci, tiene lontano il buio, ma poi il sole riappare, eccolo qui, l’amico di sempre, riflesso nell’immane convessità blu dell’oceano. Oceano solcato da ere, da navi temerarie, riflette la genealogia dell’imperfezione umana, del suo incredibile destino su questo granello di polvere disperso tra inconcepibili distanze.

lunedì 21 settembre 2015

Everybody knows




Auguri, Leonard.

Benvenuti a MasterShit


Sono passati già sette anni dall’inizio della cosiddetta Crisi Mondiale del 2008. Da allora ci sono state guerre, epurazioni, imbecillità a carrettate in TV, oltre a un aumento esponenziale del cosiddetto cambiamento climatico. Gli anni dopo il 2010 (compreso) hanno registrato un clima caldissimo e/o bizzarro. Noi andiamo avanti imperterriti a sparare le nostre cazzate.

Nel 2011 abbiamo raggiunto i sette miliardi di abitanti umani su questo azzurro e marrone pianetino. Hanno esultato alla notizia, non si capisce bene perché: forse più siamo, più ci divertiamo, pensano i benpensanti. È come una grande festa, una bisboccia planetaria. Venghino, signori, che più gente entra, più bestie si vedono, diceva l’imbonitore all’ingresso dello zoo.

Ma sono contento.

Ho 80 euro in più in busta paga grazie alle giravolte dell’ennesimo ciarlatano al governo. Governo che, per inciso, in Italia è già il terzo instaurato senza che nessuno l’abbia eletto.

È l’ultimo modello di democrazia: perché far fare al cittadino la fatica di votare? E infatti il cittadino ormai è abituato: a votare non va quasi più.

La demenza sta esplodendo, dilagando, travolge ogni confine.

C’è un nuovo simpatico stato islamico del quale nessuno sentiva la mancanza, e tutto grazie alle solerti attenzioni internazionali degli Usa che hanno eletto il pianetino azzurro – marrone a loro giardinetto con gazebo incluso.

Se il mondo, prima del 2008 era inesplicabile e grottesco, da sette anni a questa parte è diventato funesto e beffardo, come una maschera di pulcinella addosso a un feroce saladino, armato di scimitarra.

In Italia, c’è stato un cambiamento: per ora, Berlusconi (almeno questo, santo dio!) ce lo siamo tolto dai coglioni. Solo che quello che c’è al suo posto, non solo non è meglio, ma ha proprio l’aria di essere quello che tirerà l’inculata finale.

In compenso sono esplosi i programmi di cucina e il fenomeno Real Time.  La TV è il centro della vita del peone. Non c’è e non ci può essere altro, tranne forse i social, per cercare di fare quattro chiacchiere o al limite scopare, come diceva il Guccini una volta.

Mangiare è la prima occupazione del cittadino moderno.

È una curiosa variazione del pese dell’Albero della Cuccagna Globale di medievale memoria, in cima al quale c’è ogni ben di dio e i peones ci si arrampicano gioiosi.

Esperti ci introducono nel regno del benessere spettatoci, cioè partecipare solo visivamente alla Grande Abbuffata delle élite. Guarda, cittadino, guarda e sogna. Con qualche pacchetto economico puoi fingere per un pomeriggio di essere ricco, mangiando cucina povera, che fa molto più chic. Nel frattempo tu, peone, ti trasformi nella brutta copia del tuo padrone. Sembra tutto indistinguibile, ma se guardi bene, il peone lo becchi sempre.

Vorrebbe ma non può, non sa. Si scopre la sua inadeguatezza a entrare nell’Universo dell’Imprenditoria Planetaria, quelli che fatturano realmente: i degni possessori di SUV, villette al mare e montagna, compartecipazioni in società off shore e così via. Eroi del nostro tempo. È la modernità stile camorra, che tra l’altro è molto televisiva.

Gli eroi dei nostri tempi sono loro.

Se gli eroi dei nostri tempi sono dei lardosi chef o dei nevrotici ristoratori, vuol dire che la Grande Crisi Globale è riuscita (almeno in Italia, ma non credo solo qui) a fare tornate il peone alle basi della vita.

Mangiare, bere, scopare, cacare.

A quando, infatti, una bella trasmissione sulla merda?

Ci sono tanti tipi di merda: sciolta, dura, marrone, scura, a torciglione, a torta di fango, a pallette. Dimmi come caghi e ti dirò chi sei.

Esperti che evacuano in cessi sistemati gli uni accanto agli altri e i concorrenti giudicano dal colore e dal profumo delle preziose deiezioni, di quali leccornie si siano cibati gli eroi del nostro tempo. Ai vincitori il titoli di MasterShit.

A pensarci bene, questa trasmissione TV esiste già, si chiama vita media.

 Giudichiamo tutti contenti del nostro diritto di poterlo fare, le cagate che il potere ci propina e siamo anche solerti a voler fare distinzioni.

Viviamo nell’illusione che la merda non sia tutta uguale.

Immagino quello che succederebbe se un innocente bambino esclamasse “ma questa è tutta cacca!”

Ma non vogliamo traviare la gioventù, il nostro passaporto per il futuro.
Bisogna imprimere nel cervello delle nuovissime generazioni che c’è merda e merda.

Il peone si consoli, non è più solo: stanno arrivando i rinforzi.

Tra altri sette anni saremo la nazione europea con più immigrati, in una superficie compelssiva di soli  301.000 km2.

Ci piacerà un sacco. Ne sono convinto. Non vedo l’ora che la zona vicino alla quale abito, diventi una piccola banlieue, colorata, vivace, piena di brio, spumeggiante, un inno alla vita che spazzi via la malinconica vecchiaia delle periferie. Era ora, santo Dio, ne sentivamo tutti il bisogno. Venite fratelli, prego, mi casa es vuestra casa, volente o nolente.

Un paio di settimane fa mi hanno aperto la macchina per rubarmi la batteria.
È un piccolo, gradevole antipasto di ciò che saranno degli anni Venti del XXI secolo.

martedì 8 settembre 2015

Scampoli di nornale malessere 1



Provo a immaginare cosa vuol dire essere stipato in un barcone insieme ad altre trecento persone e venire sballottato dalle onde, in preda al mal di mare e alla puzza dei miei simili, sotto al sole cocente. Ci provo e ci riesco anche: ma nulla, non riesco proprio a sentire pena. Forse avrei più pena di un formicaio investito da un torrente, o di un povero cane che rischia di affogare. Non lo so perché.
 Sicuramente c’è qualcosa che non va in me.
Sarò malvagio, ma a me i migranti hanno veramente rotto i coglioni.  Il che non vuol dire che ce l'abbia con loro, sia chiaro, poveretti. Fanno quello che farei anch'io al loro posto, ma questo non cambia la questione. Sono anni che arrivano, negli ultimi mesi sono semplicemente aumentati. C'è chi dice che sono tanti, c'è chi dice che sono una percentuale irrisoria, le solite robe all'italiana in cui non ci si riesce a mettere d'accordo nemmeno su quando mettere la pasta.
Fanno comodo a qualcuno, destabilizzano l’Europa, creano nuove schiavitù, costituiscono un bel business e chi più ne ha più ne metta. Ci guadagna Salvini a volervi fermare, ci guadagna Renzi a volerli accogliere, ci guadagnano gli scafisti, ci gudagna la Merkel, ci guadagnano tutti e ci fanno sentire più buoni se li accogliamo e più cattivi se li schifiamo.
Sono il termometro della moralità da baraccone di questa Europa, una moralità decisa sulle teste del popolo che, come dice Trilussa, che fa? Se gratta.
La responsabilità di questo massiccio “esodo” (quanto mi sta sulle palle questa parola) è della Gran Bretagna e della Francia che hanno voluto ad ogni costo distruggere Gheddafi.
Oh, ragazzi, se restava Gheddafi correvamo il rischio, noi italiani, di avere dei vantaggi nella fornitura di greggio. Non sia mai. Italiani, state al vostro posto, pensate al Parmigiano Dop, alle panzanelle e agli stivaletti griffati, altro non vi compete.
Se ci fosse una giustizia, GB e F dovrebbero essere presi d’assalto senza pietà da milioni di persone disperate. Che se le godano tutte. E invece l’Italia, abituata a essere prona rispetto ai più forti, lo piglia in culo, per l’ennesima volta. Perché è un paese in piena balcanizzazione.
Mi riesce difficile credere che GB e F, non immaginassero le conseguenze. La Germania ci guadagna ancora di più. Evviva l’Europa Unita. Fino alla prossima guerra.
Nel frattempo l'Africa cova il suo bel boom demografico, la Cina è in crisi ma recupera, tanto si compra materie prime dall'Africa, o meglio ancora da aziende occidentali che le raccolgono sul territorio (c'è in rete un articolo interessante, anche se di un paio di anni fa: non credo le cose siano cambiate molto). Nel frattempo Dio è morto, Marx è uno spettro insieme a Derrida, Nietzsche è in preda a un eterno ritorno e io ho la colite.

 
Uno spettro si aggira per l’Europa. L’autocensunsante. Autocensuranti di tutto il mondo, unitevi! Proclamate l’inizio di una nuova era. Da oggi non si potrà più, non dico parlare, ma perfino pensare che:


-          Il femminicidio, in fondo, è una stronzata. È una parola che perfino il correttore di Word ti dà come inesistente.

-        I migranti non sono una risorsa, ma una calamità. Se proprio ci teniamo che Milano, Roma e Firenze (Napoli è un caso a parte e non ho voglia di allungare a dismisura la parentesi) abbiano le loro banlieue, sarà perché avere quartieri ghetto per poveri mulitetnici fa figo, ci si possono girare un sacco de ficcion di RAI 1. Fatti da attori ricchi, naturalmente.

-          Chi ti dice che stiamo uscendo dal tunnel è una testa di cazzo. Nel tunnel ci siamo appena entrati.

-          Chi ti dice che facciamo pochi figli è un criminale. Si faccia un giro per le spiagge dell’Adriatico ad agosto. Adotti un pupo qualunque.

-          Una società civile nella cui televisione ci sono 438 programmi di cucina è una società arrivata alla frutta: come volevasi dimostrare.  Se gli eroi dei nostri tempi sono Bastianich, Cracco e quell’altro di cui non ricordo il nome, vuol dire che al centro della nostra cultura, in fondo c’è solo quello che produce merda: è il risultato finale di ogni portata, anche la più spettacolare.

-          La Bignardi e Fazio fanno bene il loro mestiere: essere gli alfieri degli autocensuranti. Di più non dico. Hai visto mai che un giorno mi invitino alla loro trasmissione. Scherzo.

-          Chi ti dice che possiamo tranquillamente vivere anche in 10 o 11 miliardi, basta redistribuire meglio le risorse, è uno che ha un agriturismo in Sardegna o una villa sull’Argentario. Mica redistribuisci meglio le sue, di risorse, in fondo. È per quello che è un autocensurante entusiasta.

-          Destra e sinistra sono categorie datate. Chi ti dice che pensarlo è da qualunquisti, in genere ha più di sessant’anni. Se occupa una posizione di privilegio  da cui dipende il tuo lavoro, devi fingere che sì, ha ragione. La destra, la sinistra, il centro e il cazzo che ti si frega.

-          I social, Facebook, i siti di incontri, quelli che ti spiegano il sesso in TV, in generale l’assetto della quotidianità che viviamo è una colossale merda che andrebbe fatta scivolare giù dallo sciacquone per correre finalmente in giro felice e violentare vecchiette in santa pace. O sniffare colla. O rileggere Max Stirner andando contromano in autostrada.
 

-         Viaggiare non ha mai reso più intelligente nessuno, nemmeno se usa Trivago. Il turismo è lo svago degli inutili. Se sei scemo rimani scemo anche in cima al Macchu Picchu. La prova? Milioni di stronzi si muovono su e giù per il pianeta ogni giorno e tutti questi geni in giro non si vedono. Garbage in Garbage out, come si dice.  In più, considerando che un jet inquina in un solo volo quello che fa una fabbrica in una settimana e ci sono cinquantamila voli al giorno tutti i giorni, sempre, ecco qual è il prodotto netto del turismo. La roba che respiriamo, il “buco nell’orzoro” e la faccia da cazzo di chi ti vuole raccontare ad ogni costo che a Cuba ci sono le fighe. E le palme, naturalmente.

-          I pensieri di destra sono diventati i pensieri di sinistra. Se lo pensi sei di destra. E essere di destra, per uno che non è di destra è motivo di angoscia quasi quanto essere di sinistra, per uno che non è di sinistra. Che la destra non sappia quello che fa la sinistra. La sinistra non sappia quello che fa la destra. Mi gira la testa.

Autocensuranti di tuto il mondo, uniformatevi! Vi stiamo preparando un futuro radioso.

Offerta speciale prendi uno paghi tre.

 
L’economia spiegata da Paperon de’ Paperoni. Su Topolino dalla prossima settimana. Era ora che l’economia venisse spiegata ai teneri virgulti di questa società, da qualcuno che veramente ne capisce qualcosa. Che invidia. L’avessero fatto ai miei tempi, a quest’ora avrei anch’io un deposito pieno di monete d’oro. Beate le future generazioni.