Cronache Babilonesi

Cronache Babilonesi
Escursione nella Filosofia - Edward Hopper (1959)

mercoledì 30 aprile 2014

Schubert e l'Origine del mondo


 

Il mio interesse per le questioni Renzi, Berlusconi, i quattro papi, i bonus elettorali, la destra, la sinistra, l’eterologa, i social network, DFW, l’aldilà, i quark, la dialettica marxista è pari alla radice quadrata di – 1.

È tutto così privo di splendore e così pieno di miserie.

 
Ricorderò sempre lo stupore che provai, quando, tredicenne, ascoltai in televisione con il monoscopio della TV svizzera, una sonata per pianoforte che poi (molti anni dopo) ho scoperto essere la D 537.

C’è un punto, durante lo sviluppo del primo movimento, in cui il canto s’interrompe per qualche istante, poi riprende da una tonalità lontana, con qualcosa che pare totalmente nuovo, ma in realtà è un’elaborazione del tema principale, trasformato in una melodia di bellezza struggente.

Mi sembrava come se una nuova luce fosse stata gettata sulle cose trasformandole.

Era una sensazione inesprimibile, di nostalgia deliziosa.

Chi non è fatto per i succhi romantici trova questa roba stucchevole. Me ne rendo conto.

Io invece ho sempre provato un’attrazione magica per la musica classica.

Quest’attrazione strideva con l’ambiente in cui vivevo e i coetanei che frequentavo. Abitavo in uno dei quartieri più malfamati di Milano, Quarto Oggiaro.

Ho frequentato le medie in mezzo a delinquenti pluriripetenti, pazzi, drogati. Il bullismo era all’ordine del giorno. Il bullismo di adesso mi fa solo ridere.

Essere un ragazzino mingherlino appassionato di musica classica non era semplice.

Prendeva piede l’heavy metal. Venditti scalava le classifiche. C’era Dylan (ancora), c’erano i Rolling Stones. C’erano i film di Bruce Lee. I ragazzi si massacravano di botte per imitarlo.

Sembrava di essere in guerra.

Non che i Rolling Stones o l’heavy metal mi dispiacessero, solo che non toccavano le mie corde.

Non appena mi ritrovavo solo, correvo da Schubert o Beethoven, o Chopin, poi Mahler, Schumann ecc.

Soltanto lì, insieme a loro, mi sentivo veramente a casa. Mi sentivo capito. Lì, le mie corde suonavano tutte, oh, sì. Facevo l’amore con la musica. Intendo dire, non che la usassi di sottofondo mentre scopavo, all’epoca ero tristemente vergine.

No, ero rapito dalla musica. Nello stupore.

Non sapevo nulla, non capivo nulla, ma sentivo tutto.

Ero lì. Tutto intero. La mia solitudine conteneva tutto il mondo e se ne nutriva.

L’origine del mondo proviene da questa nostalgia deliziosa. È quando l’anima (qualunque cosa sia) si sente tirata da tutte le parti, come se volesse stirarsi fino a sovrapporsi a tutto.

Questo stupore ti coglie quando ti avvicini alla realtà più profonda delle cose, il misterioso Presente.

È la stessa sensazione che ebbi quando, anni dopo, scopai per la prima volta. Unito alla radice stessa delle cose. L’assoluto vero.

Stupore.

Anche l’Origine del mondo di Courbet, su un altro livello, è la stessa cosa. Non è un caso che il quadro si intitoli così. Poteva intitolarsi, l’origine dell’uomo, o l’origine della vita.

No, Courbet l’ha chiamato l’Origine del mondo.

Lo stupore della figa. Il vuoto che crea. Il piacere come perdita e riconquista. Bla bla bla.

Non importa. Quella è l’Origine.

Si potrebbe dire che, da adolescente, compensavo l’assenza di figa con Schubert.

Anche dopo che la figa divenne realtà nella mia vita, da sola non bastava mai.

La figa da sola non è mai sufficiente, se non è accompagnata da una certa dose di nostalgia deliziosa. Finché sono in grado di sentire ancora quello stupore, va tutto bene.

Schubert pre e post coitus.

giovedì 10 aprile 2014

Appunti malthusiani



Io sono malthusiano. Come potrei non esserlo? Credo fermamente che la maledizione sia nel numero. Il “crescete e moltiplicatevi” è stato l’inizio sommesso della catastrofe.

Gli enormi problemi ambientali ed economici sono dovuti all’incremento infernale della popolazione. Questa semplice verità è totalmente ignorata.

Per iniziare a risolvere o almeno arginare gli enormi problemi che stanno per rovesciarcisi addosso, i governi di tutti i paesi dovrebbero adottare una drastica politica di controllo delle nascite. Questo termine fa scattare nella mente dei più subito immagini di campi di concentramento nazisti, esperimenti di eugenetica ecc. ecc. Stupidaggini. È di pochi giorni fa la notizia che il governo delle Filippine ha autorizzato un inizio di controllo delle nascite.
È di buon auspicio questa notizia proveniente da uno dei paesi a più alta natalità del mondo. Evidentemente un barlume comincia ad accendersi.

Purtroppo a livello globale tale soluzione è ancora ben lontana dall'essere presa in considerazione. In un pianeta ormai totalmente assoggettato alla logica del profitto e del consumo, le élite non hanno alcun interesse alla salvaguardia della specie umana. Quello che conta è, letteralmente, l’allevamento intensivo d’infiniti potenziali consumatori o in alternativa, schiavi. Quest’allevamento intensivo è fatto senza alcuna logica e criterio. È un lurido gioco al massacro che coinvolge ormai tutti. È come se la civiltà umana, le élite che la guidano e tutti gli altri a seguire, fossero preda di un sogno ipnotico dal quale non possono o non vogliono svegliarsi. Finita l’era del Bengodi (ammesso che ci sia mai stata), continuano a immettere sul mercato dell’esistenza esseri che non hanno la benché minima chance di farcela. Eppure la fabbrica a getto continuo di carne umana non chiude mai i battenti, né rallenta la produzione. C'è addirittura qualcuno che arriva ad affermazioni deliranti tipo che, con una buona redistribuzione delle ricchezze, potremmo nutrire anche 35 miliardi di persone. Un inferno equamente distribuito, non c'è che dire. Si pensa erronaemente che la sovrappopolazione sia un problema solo politico. Si dice che le élite, con questa storia della sovrappopolazione, stiano complottando per sterminare le classi più povere e altre sciocchezze del genere. Come se in un ipotetico mondo di uguaglianza, non si dovesse consumare suolo e risorse per sostenere i fortunati abitanti di Utopia.
La confusione nasce dal fatto che è evidente che un controllo delle nascite riguarderebbe principalmente i ceti poveri, che da sempre figliano di più. Il fortissimo impulso biologico (e culturale) che spinge alla riproduzione, rende tutti suscettibili.
Il numero è la maledizione.