Cronache Babilonesi
martedì 26 giugno 2018
sabato 23 giugno 2018
Analisi differenziale
Il cosiddetto istinto di morte è più forte nei maschi, i quali si devono notoriamente dissipare nelle guerre o, in mancanza di esse, in attività pericolose / idiote / inutili.
Una società quasi completamente (ma potremmo togliere anche il "quasi") femminilizzata come quella occidentale, - globale in cui viviamo offre poche o nessuna chance per il maschio che non ce la fa. O si femminilizza e allora si deprime o rimane se stesso e allora collide con il resto del mondo. E si deprime. La depressione è inevitabile. A volte la depressione è così mascherata che sembra quasi normalità. Ma se si va a grattare sotto la crosta, ecco tutto un pullulare di compulsioni, dipendenze, malanni psicosomatici, disperazioni ovattate che affliggono il maschio del XXI secolo.
È così semplice, in fondo.
Se diventi una rock star ti uccidi. Se non lo diventi ti uccidi lo stesso. Se non ti uccidi, uccidi il tuo dolore e vivi come uno zombie, cioè come il 98% della popolazione terrestre umana.
Una società quasi completamente (ma potremmo togliere anche il "quasi") femminilizzata come quella occidentale, - globale in cui viviamo offre poche o nessuna chance per il maschio che non ce la fa. O si femminilizza e allora si deprime o rimane se stesso e allora collide con il resto del mondo. E si deprime. La depressione è inevitabile. A volte la depressione è così mascherata che sembra quasi normalità. Ma se si va a grattare sotto la crosta, ecco tutto un pullulare di compulsioni, dipendenze, malanni psicosomatici, disperazioni ovattate che affliggono il maschio del XXI secolo.
È così semplice, in fondo.
Se diventi una rock star ti uccidi. Se non lo diventi ti uccidi lo stesso. Se non ti uccidi, uccidi il tuo dolore e vivi come uno zombie, cioè come il 98% della popolazione terrestre umana.
venerdì 22 giugno 2018
Populismi 4: ancora su destra e sinistra
Affermare che destra e sinistra sono involucri svuotati di senso, non significa affatto che le istanze (le aspirazioni, le idee) dietro a questo concetti siano venute meno. C’è bisogno di ritrovare una certa identità comunitaria, di popolo (destra), come c’è bisogno di prendersi cura degli svantaggiati, degli ultimi (sinistra). C’è bisogno di redistribuzione delle ricchezze in senso egalitario (sinistra), come c’è bisogno di riconoscere che l’uguaglianza può diventare una trappola (destra). C’è assoluto bisogno che i diritti umani di base siano rispettati (sinistra), come c’è altrettanto bisogno del più lucido realismo nel giudicare gli eventi (destra). C’è bisogno, insomma di un nuovo modo di ripensare la realtà sociale nel senso di un superamento del capitalismo (sinistra) che tenga però anche conto che alcune pulsioni umane sono incancellabili e vanno gestite (destra).
Gli aspetti oscuri della destra (razzismo, violenza, intolleranza), si sono scagliati contro gli aspetti oscuri della sinistra (classismo, violenza, intolleranza). L’errore degli ultimi duecento anni (errore terribile, foriero delle più grandi tragedie) è aver visto come opposti dei fenomeni che sono complementari.
In buona sostanza la destra può essere vista come “esistenziale”, cioè propugna una natura umana immutabile, individuale, gerarchica, territoriale, tradizionale, che va mantenuta, “conservata”. La sinistra è “normativa” afferma che la natura umana ha un’origine nei rapporti socio economici e può essere dunque corretta, e va corretta, in senso collettivistico, dinamico, tecnico, extraterritoriale, sganciato dalle pastoie di qualsivoglia “tradizione” e che il “progresso sociale e tecnologico” è la direzione sulla quale puntare la barra del timone.
Forse sarebbe un’ambizione troppo grande puntare a una unione di queste forme complementari? Sì, probabilmente sì. L’uomo non è pronto a fare questo salto. Non è pronto a unire compassione e grazia e giustizia, dentro di sé. Libertà, uguaglianza, fraternità. Troppa libertà disgrega. Troppa uguaglianza soffoca. Fu per questo che Robespierre, illustre carnefice e vittima della libertà e dell’uguaglianza, fece aggiungere agli obiettivi primari della Rivoluzione la fraternità, unica forza che può impedire i massacri. Unica forza che può unire le forze complementari. Unica forza che non entra mai in campo se non raramente e per brevi, intensissimi momenti che però ci hanno consentito finora di non spazzarci via dal pianeta.
È così. La destra non sarà mai sconfitta. E nemmeno la sinistra. Esse esistono come forze complementari dell’animo umano.
I “populismi” di quest’ultimo decennio sono un mescolamento di destra e sinistra, una polverizzazione, un omogeneizzato di tutto quello che è stato il conflitto sociale degli ultimi cento anni. A tratti, nel pulviscolo, si riconosce qualcosa, ma tutto resta essenzialmente indistinto. Questo omogeneizzato di destra – sinistra è il risultato della distruzione sistematica della coscienza individuale nel capitalismo liberista. Dato che il cittadino consumatore deve solo tutelare i propri vantaggi di consumo e niente altro, le politiche sociali ed economiche, sono sempre più schematiche. Nel voto “di pancia” che ha fatto vincere in Italia e in altre zone dell’Europa i “populismi”, giace la sofferenza dell’irrisolto, il tentativo estremamente goffo dell’individuo di riprendersi una sorta di collettivo che la società liberista ha fatto letteralmente sparire.
Bisogna fare attenzione a non sottovalutare il bisogno di “populismo” che ha l’uomo medio di questo tempo. Può essere criticabile, puerile, mediocre, ma il dolore che sottende questi movimenti, è reale, è anzi, l’unica cosa reale rimasta.
Siamo tutti orfani di qualcosa, in quest’epoca. Ci curiamo con dei surrogati. Giochiamo con concetti svuotati perché non abbiamo la forza di tornare umani, o diventare veramente tali, una buona volta.
Che significa diventare “umani”? Significa compiere in sé quella totalità, la fraternità, che ci sfugge sempre e che in quest’epoca non è nemmeno più un miraggio, accecati come siamo dai fantasmi della libertà e dell’uguaglianza.
(continua)
Gli aspetti oscuri della destra (razzismo, violenza, intolleranza), si sono scagliati contro gli aspetti oscuri della sinistra (classismo, violenza, intolleranza). L’errore degli ultimi duecento anni (errore terribile, foriero delle più grandi tragedie) è aver visto come opposti dei fenomeni che sono complementari.
In buona sostanza la destra può essere vista come “esistenziale”, cioè propugna una natura umana immutabile, individuale, gerarchica, territoriale, tradizionale, che va mantenuta, “conservata”. La sinistra è “normativa” afferma che la natura umana ha un’origine nei rapporti socio economici e può essere dunque corretta, e va corretta, in senso collettivistico, dinamico, tecnico, extraterritoriale, sganciato dalle pastoie di qualsivoglia “tradizione” e che il “progresso sociale e tecnologico” è la direzione sulla quale puntare la barra del timone.
Forse sarebbe un’ambizione troppo grande puntare a una unione di queste forme complementari? Sì, probabilmente sì. L’uomo non è pronto a fare questo salto. Non è pronto a unire compassione e grazia e giustizia, dentro di sé. Libertà, uguaglianza, fraternità. Troppa libertà disgrega. Troppa uguaglianza soffoca. Fu per questo che Robespierre, illustre carnefice e vittima della libertà e dell’uguaglianza, fece aggiungere agli obiettivi primari della Rivoluzione la fraternità, unica forza che può impedire i massacri. Unica forza che può unire le forze complementari. Unica forza che non entra mai in campo se non raramente e per brevi, intensissimi momenti che però ci hanno consentito finora di non spazzarci via dal pianeta.
È così. La destra non sarà mai sconfitta. E nemmeno la sinistra. Esse esistono come forze complementari dell’animo umano.
I “populismi” di quest’ultimo decennio sono un mescolamento di destra e sinistra, una polverizzazione, un omogeneizzato di tutto quello che è stato il conflitto sociale degli ultimi cento anni. A tratti, nel pulviscolo, si riconosce qualcosa, ma tutto resta essenzialmente indistinto. Questo omogeneizzato di destra – sinistra è il risultato della distruzione sistematica della coscienza individuale nel capitalismo liberista. Dato che il cittadino consumatore deve solo tutelare i propri vantaggi di consumo e niente altro, le politiche sociali ed economiche, sono sempre più schematiche. Nel voto “di pancia” che ha fatto vincere in Italia e in altre zone dell’Europa i “populismi”, giace la sofferenza dell’irrisolto, il tentativo estremamente goffo dell’individuo di riprendersi una sorta di collettivo che la società liberista ha fatto letteralmente sparire.
Bisogna fare attenzione a non sottovalutare il bisogno di “populismo” che ha l’uomo medio di questo tempo. Può essere criticabile, puerile, mediocre, ma il dolore che sottende questi movimenti, è reale, è anzi, l’unica cosa reale rimasta.
Siamo tutti orfani di qualcosa, in quest’epoca. Ci curiamo con dei surrogati. Giochiamo con concetti svuotati perché non abbiamo la forza di tornare umani, o diventare veramente tali, una buona volta.
Che significa diventare “umani”? Significa compiere in sé quella totalità, la fraternità, che ci sfugge sempre e che in quest’epoca non è nemmeno più un miraggio, accecati come siamo dai fantasmi della libertà e dell’uguaglianza.
(continua)
sabato 16 giugno 2018
Populismi 3: destra e sinistra
“Ciò che mi obbliga a scrivere, penso, è la paura di diventare pazzo.”
Georges Bataille
Destra e sinistra sono concetti ormai superati. Questa affermazione, indipendentemente da chi la fa, suscita invariabilmente reazioni che vanno dalla perplessità, se va bene, all’aggressività, se si incontra la persona sbagliata. Chi dice che destra e sinistra sono concetti superati è per forza di cosa uno che è di destra e non lo vuole ammettere. Perché essere di destra nel 2018, naturalmente, è una cosa molto brutta. Al che si potrebbe ribattere che chi crede che queste categorie non si possano in nessun modo trasformare è sicuramente di sinistra. Per quelli di destra essere di sinistra, sempre nel 2018, è ovviamente una cosa molto brutta. Il superamento delle categorie destra – sinistra, è ancora più inaccettabile per chi si sente legato alla sinistra che è la categoria più visibilmente vicina all’estinzione delle due. È dunque una forma ininterrotta di nostalgia. Qualcuno potrebbe ribattere che il mondo è prevalentemente e tragicamente di destra, ormai, visti i risultati dele elezioni dimolti paesi del mondo, ma non coglierebbe il punto. Le istanze di sinistra non sono affatto sparite. Sono mescolate con quelle della destra in modo indissolubile. D’altra parte il mescolamento dei due fronti non è cosa nuova, accade fin da quando esistono. Ma vediamo un po’.
In primo luogo destra e sinistra sono, nel 2018, categorie emotive/spirituali, non ideologiche o politiche.
Nati con la Rivoluzione francese, i concetti di destra e sinistra hanno subito mutevoli variazioni, tutti ruotanti grosso modo intorno a uno stesso asse: destra reazionaria, conservatrice e nazionalista, portatrice delle istanze delle classi dominanti; sinistra rivoluzionaria, progressista e internazionalista, portatrice delle istanze delle classi dominate. Lo schemino da terza media, con tutte le variazioni possibili, può essere riprodotto fino al 1989.
Già prima di questa data però, due notevoli infiltrazioni invasero i campi rendendo le cose ancora più confuse. Nazional socialismo e fascismo nacquero entrambi come fenomeni in cui alcune istanze di sinistra (la difesa delle classi lavoratrici dallo strapotere padronale e bancario) con alcune istanze di destra (il nazionalismo) erano indissolubilmente mescolate. Non si possono scindere fenomeni come il nazismo e il fascismo senza tenere conto della profonda adesione popolare che ebbero. Entrambi i totalitarismi europei si identificarono con la destra in funzione anti comunista, ma le radici di tutti questi movimenti (comunismo, fascismo, nazismo) sono le stesse. Sono tutti frutti della pianta socialista. Il socialismo era naturalmente di sinistra, poiché era internazionalista e propugnava l’abbattimento delle disuguaglianze sociali. Continuando con lo schemino da terza media si vede facilmente che fenomeni evidentemente di destra e fenomeni di sinistra, lungi dall’essere completamente opposti, sono per lo meno contigui. Il demone del nazionalismo, a destra, sfociò nella difesa della “patria”, che poi divenne “razza” che poi divenne razzismo e più che altro antisemitismo. L’origine dell’antisemitismo è molto complessa e non la posso certo trattare qui. La cosa curiosa è che pogrom antisemiti avvennero anche in URSS che avrebbe dovuto essere la patria dell’internazionalismo socialista. Insomma lati oscuri del razzismo e del patriottismo erano presenti nei due opposti schieramenti, sia pure in misura differente.
In buona sostanza destra e sinistra si sono fronteggiati per ben due secoli. Tuttavia, come accade sempre, il nemico lo si odia e lo si combatte senza accorgersi che in qualche misura ci fa sempre da specchio.
A livello più profondo si potrebbe tranquillamente affermare che destra e sinistra sono categorie spirituali che appartengono all’individuo moderno/post moderno. Istanze conservatrici, istanze libertarie, istanze comunitarie, istanze progressiste, rivoluzionarie, esistenziali, normative: tutto questo è contenuto nel nostro oscuro animo e viene alla luce secondo i movimenti che i popoli e le élite fanno in quella tragicomica sequenza di insensatezze che chiamiamo storia (rigorosamente minuscolo).
Quello che è accaduto dopo il 1989, con lo spalancarsi delle frontiere e lo scatenarsi del libero mercato, è che ognuna di queste istanze rimaneva nella sua legittimità, ma le carte si sono completamente mescolate. I vecchi partiti della sinistra hanno pensato bene di rimodernarsi in senso liberista: in questo caso ha prevalso l’internazionalismo di sinistra con un camuffamento che è tra i trasformismi più beceri della storia. E' subentrato l’internazionalismo delle merci, cioè una identificazione assoluta con il Capitale e le sue esigenze. Non si è mai vista una resa più totale dal punto di vista ideologico.
La destra dal canto suo, ha da un lato radicalizzato le istanze di protezione borghese perdendo nel contempo quell’impulso anticapitalista che aveva in comune con la sinistra, sia pure con prassi diverse. Man mano che il capitalismo finanziario liberista e neo liberista prendeva piede in occidente e in Europa, l’erosione del potere d’acquisto delle classi medie, di fatto il sensibile impoverimento di chi prima poteva a buon titolo definirsi “borghese”, ha fatto sì che i partiti della destra più popolare potessero fare da cassa di risonanza per il malumore generale.
“Un milione di posti di lavoro” era lo slogan berlusconiano, ma anche i destrorsi del resto d’Europa cercavano di fare promesse simili.
Il trionfo del capitalismo liberista non ha dunque cancellato le istanze che avevano segnato la nascita della dicotomia destra sinistra, si è limitato a spostarle da un campo all’altro. È stata la cosiddetta destra a fare le veci della sinistra nella difesa (o almeno della sua promessa) delle cosiddette classi subalterne. Naturalmente lo ha fatto nel senso del tradizionalmente destrorso concetto di “patria”, “nazione”, “difesa del territorio”, “sicurezza”, tutte per altro rivendicazioni legittime: lo erano anche quelle di Hitler e Mussolini all’inizio. Stando così le cose si era avuto un ribaltamento totale rispetto al passato pre-1989: la destra attirava di più il popolo in difficoltà, la sinistra le classi medio alte, imprenditori a capo delle medie e grosse imprese.
L’Italia, in cui la guerra civile post 1945 non è mai veramente finita, è stato uno dei paesi dove maggiormente la tifoseria ideologica si era accanita. Dopo il 1989, con la scomparsa del PCI e l’avvento di Berlusconi, destra e sinistra sono implose e hanno cominciato ad avvicendarsi al governo del paese senza che qualcosa di veramente essenziale li distinguesse. E tuttavia i “popoli” di destra e sinistra continuavano a guardarsi in cagnesco e pretendevano gli uni sugli altri una superiorità morale che la realtà si incaricava di smentire ogni volta.
Con il finire del primo decennio del XXI secolo questa contrapposizione sempre più stanca, sempre più indistinguibile, è stata spazzata via dai movimenti cosiddetti “populisti”. Allora sì che i vecchi concetti destra – sinistra hanno mostrato definitivamente la corda, peggio, si sono completamente fusi. I movimenti “populisti” piaccia o no, sono la redde rationem della dicotomia destra – sinistra.
Ecco che destra e sinistra appaiono ormai involucri svuotati di senso. Le istanze che li animavano però restano, perché sono umane e dunque in linea di massima le stesse nei secoli, più o meno. (continua)
Georges Bataille
Destra e sinistra sono concetti ormai superati. Questa affermazione, indipendentemente da chi la fa, suscita invariabilmente reazioni che vanno dalla perplessità, se va bene, all’aggressività, se si incontra la persona sbagliata. Chi dice che destra e sinistra sono concetti superati è per forza di cosa uno che è di destra e non lo vuole ammettere. Perché essere di destra nel 2018, naturalmente, è una cosa molto brutta. Al che si potrebbe ribattere che chi crede che queste categorie non si possano in nessun modo trasformare è sicuramente di sinistra. Per quelli di destra essere di sinistra, sempre nel 2018, è ovviamente una cosa molto brutta. Il superamento delle categorie destra – sinistra, è ancora più inaccettabile per chi si sente legato alla sinistra che è la categoria più visibilmente vicina all’estinzione delle due. È dunque una forma ininterrotta di nostalgia. Qualcuno potrebbe ribattere che il mondo è prevalentemente e tragicamente di destra, ormai, visti i risultati dele elezioni dimolti paesi del mondo, ma non coglierebbe il punto. Le istanze di sinistra non sono affatto sparite. Sono mescolate con quelle della destra in modo indissolubile. D’altra parte il mescolamento dei due fronti non è cosa nuova, accade fin da quando esistono. Ma vediamo un po’.
In primo luogo destra e sinistra sono, nel 2018, categorie emotive/spirituali, non ideologiche o politiche.
Nati con la Rivoluzione francese, i concetti di destra e sinistra hanno subito mutevoli variazioni, tutti ruotanti grosso modo intorno a uno stesso asse: destra reazionaria, conservatrice e nazionalista, portatrice delle istanze delle classi dominanti; sinistra rivoluzionaria, progressista e internazionalista, portatrice delle istanze delle classi dominate. Lo schemino da terza media, con tutte le variazioni possibili, può essere riprodotto fino al 1989.
Già prima di questa data però, due notevoli infiltrazioni invasero i campi rendendo le cose ancora più confuse. Nazional socialismo e fascismo nacquero entrambi come fenomeni in cui alcune istanze di sinistra (la difesa delle classi lavoratrici dallo strapotere padronale e bancario) con alcune istanze di destra (il nazionalismo) erano indissolubilmente mescolate. Non si possono scindere fenomeni come il nazismo e il fascismo senza tenere conto della profonda adesione popolare che ebbero. Entrambi i totalitarismi europei si identificarono con la destra in funzione anti comunista, ma le radici di tutti questi movimenti (comunismo, fascismo, nazismo) sono le stesse. Sono tutti frutti della pianta socialista. Il socialismo era naturalmente di sinistra, poiché era internazionalista e propugnava l’abbattimento delle disuguaglianze sociali. Continuando con lo schemino da terza media si vede facilmente che fenomeni evidentemente di destra e fenomeni di sinistra, lungi dall’essere completamente opposti, sono per lo meno contigui. Il demone del nazionalismo, a destra, sfociò nella difesa della “patria”, che poi divenne “razza” che poi divenne razzismo e più che altro antisemitismo. L’origine dell’antisemitismo è molto complessa e non la posso certo trattare qui. La cosa curiosa è che pogrom antisemiti avvennero anche in URSS che avrebbe dovuto essere la patria dell’internazionalismo socialista. Insomma lati oscuri del razzismo e del patriottismo erano presenti nei due opposti schieramenti, sia pure in misura differente.
In buona sostanza destra e sinistra si sono fronteggiati per ben due secoli. Tuttavia, come accade sempre, il nemico lo si odia e lo si combatte senza accorgersi che in qualche misura ci fa sempre da specchio.
A livello più profondo si potrebbe tranquillamente affermare che destra e sinistra sono categorie spirituali che appartengono all’individuo moderno/post moderno. Istanze conservatrici, istanze libertarie, istanze comunitarie, istanze progressiste, rivoluzionarie, esistenziali, normative: tutto questo è contenuto nel nostro oscuro animo e viene alla luce secondo i movimenti che i popoli e le élite fanno in quella tragicomica sequenza di insensatezze che chiamiamo storia (rigorosamente minuscolo).
Quello che è accaduto dopo il 1989, con lo spalancarsi delle frontiere e lo scatenarsi del libero mercato, è che ognuna di queste istanze rimaneva nella sua legittimità, ma le carte si sono completamente mescolate. I vecchi partiti della sinistra hanno pensato bene di rimodernarsi in senso liberista: in questo caso ha prevalso l’internazionalismo di sinistra con un camuffamento che è tra i trasformismi più beceri della storia. E' subentrato l’internazionalismo delle merci, cioè una identificazione assoluta con il Capitale e le sue esigenze. Non si è mai vista una resa più totale dal punto di vista ideologico.
La destra dal canto suo, ha da un lato radicalizzato le istanze di protezione borghese perdendo nel contempo quell’impulso anticapitalista che aveva in comune con la sinistra, sia pure con prassi diverse. Man mano che il capitalismo finanziario liberista e neo liberista prendeva piede in occidente e in Europa, l’erosione del potere d’acquisto delle classi medie, di fatto il sensibile impoverimento di chi prima poteva a buon titolo definirsi “borghese”, ha fatto sì che i partiti della destra più popolare potessero fare da cassa di risonanza per il malumore generale.
“Un milione di posti di lavoro” era lo slogan berlusconiano, ma anche i destrorsi del resto d’Europa cercavano di fare promesse simili.
Il trionfo del capitalismo liberista non ha dunque cancellato le istanze che avevano segnato la nascita della dicotomia destra sinistra, si è limitato a spostarle da un campo all’altro. È stata la cosiddetta destra a fare le veci della sinistra nella difesa (o almeno della sua promessa) delle cosiddette classi subalterne. Naturalmente lo ha fatto nel senso del tradizionalmente destrorso concetto di “patria”, “nazione”, “difesa del territorio”, “sicurezza”, tutte per altro rivendicazioni legittime: lo erano anche quelle di Hitler e Mussolini all’inizio. Stando così le cose si era avuto un ribaltamento totale rispetto al passato pre-1989: la destra attirava di più il popolo in difficoltà, la sinistra le classi medio alte, imprenditori a capo delle medie e grosse imprese.
L’Italia, in cui la guerra civile post 1945 non è mai veramente finita, è stato uno dei paesi dove maggiormente la tifoseria ideologica si era accanita. Dopo il 1989, con la scomparsa del PCI e l’avvento di Berlusconi, destra e sinistra sono implose e hanno cominciato ad avvicendarsi al governo del paese senza che qualcosa di veramente essenziale li distinguesse. E tuttavia i “popoli” di destra e sinistra continuavano a guardarsi in cagnesco e pretendevano gli uni sugli altri una superiorità morale che la realtà si incaricava di smentire ogni volta.
Con il finire del primo decennio del XXI secolo questa contrapposizione sempre più stanca, sempre più indistinguibile, è stata spazzata via dai movimenti cosiddetti “populisti”. Allora sì che i vecchi concetti destra – sinistra hanno mostrato definitivamente la corda, peggio, si sono completamente fusi. I movimenti “populisti” piaccia o no, sono la redde rationem della dicotomia destra – sinistra.
Ecco che destra e sinistra appaiono ormai involucri svuotati di senso. Le istanze che li animavano però restano, perché sono umane e dunque in linea di massima le stesse nei secoli, più o meno. (continua)
venerdì 15 giugno 2018
La pietà
L'uomo, monotono
Universo,
Crede allargarsi i beni
E dalle sue mani febbrili
Non escono senza fine
Che limiti
Attaccato sul vuoto
Al suo filo di ragno
Non teme e non seduce
Se non il suo proprio grido
Ripara il logorio alzando
Tombe,
E per pensarti, Eterno,
Non ha che bestemmie
Giuseppe Ungaretti
Universo,
Crede allargarsi i beni
E dalle sue mani febbrili
Non escono senza fine
Che limiti
Attaccato sul vuoto
Al suo filo di ragno
Non teme e non seduce
Se non il suo proprio grido
Ripara il logorio alzando
Tombe,
E per pensarti, Eterno,
Non ha che bestemmie
Giuseppe Ungaretti
mercoledì 13 giugno 2018
Populismi 2
Il demone della dialettica produce, direi meglio, secerne, una specie di immaginario collettivo che rende qualunque tipo di soluzione intrapresa in qualsivoglia campo una questione prima di tutto emotiva. E le questioni emotive, si sa, hanno tutte i loro corollari di esagerazioni, omissioni, remissioni, revisioni, malafede, ipocrisia e scambio di opinioni antitetiche senza che si venga mai a capo di qualcosa di definitivo. In questo il demone della dialettica ci sguazza. Il suo compito è creare in primo luogo confusione.
Un primo aspetto della confusione è non vedere i rapporti di forza nella loro realtà e non percepire l’essenziale che giace al di sotto di ogni situazione.
Razionalmente parlando mi sembra più che giusto e direi anzi, normale, che l’enorme problema dell’emigrazione sia gestito collettivamente a livello europeo e non sempre dai soliti. È per questo che credo che il governo italiano abbia agito in modo conforme alle sue prerogative. Forse tutto questo suona semplicistico. La colpa di tutto, si sa, è del turbo capitalismo, l’euro, lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, l’accumulo di capitale in poche mani e una redistribuzione a dir poco allucinante delle ricchezze, la povertà del continente africano, gli sfracelli del colonialismo, lo sfruttamento delle multinazionali, la caduta del saggio di profitto, il razzismo strisciante di frasi tipo “aiutiamoli a casa loro”. Tutto vero, tutto ovvio. Tuttavia il governo ha agito in base alle proprie prerogative. E non è nemmeno vero che i porti sono stati chiusi. Ed è talmente stupefacente vedere il governo italiano decidere qualcosa per conto proprio, che si rimane un po' sbigottiti. Non ci siamo abituati, ecco. Dai tempi di Craxi e Sigonella non si vedeva qualcosa del genere. Non so se è un buon auspicio per il governo, sappiamo che fine ha fatto Craxi.
Molti cittadini italiani sentono preoccupazione per la marea montante della destra che ha invaso il paese. Altrettanti e forse più sentono soddisfazione per lo stesso motivo. Quello che ha poco senso è temere per la perdita delle proprie libertà democratiche faticosamente conquistate: queste libertà sono già state estinte con la collaborazione attiva e fattiva dei governi di sinistra degli ultimi 25 anni. A che serve temere qualcosa che è già avvenuto?
Le élite si alternano nel tempo, un po’ come i poliziotti buoni e quelli cattivi negli interrogatori.
È il demone della dialettica che ride e continua a trascinarci per i capelli, giù nell’oscurità dell’inconsapevolezza.
Le élite si alternano, dicevo prima. Ora abbiamo al governo una élite “populista” che ha vinto le elezioni proprio perché si è schierata contro l’élite politica e finanziaria che spadroneggia in Europa. Questo governo “populista” però ha in sé alcuni elementi legati alla élite finanziaria: un nome tra tutti è Paolo Savona, membro del comitato esecutivo dell’Istituto Aspen Italia, cioé quanto di meno anti globalista si possa immaginare. Insomma, il dubbio che siamo di fronte al solito "cambiare tutto per non cambiare nulla" viene.
Staremo a vedere, non possiamo per ora fare altro.
Fa sorridere vedere come i più ferventi sostenitori dei diritti umani avallino un sistema che li calpesta sistematicamente e si fanno venire la lacrimuccia indignata di fronte allo spettacolo dei poveri cristi sull'Aquarius, ma nessuna lacrima, tranne quelle della Fornero nel 2012, per le conseguenze dell'impoverimento sistematico di milioni di italiani, come se una cosa non fosse conseguenza dell'altra. Lacrimucce a comando.
Al popolo non resta che la tifoseria per calmare gli ardori e smorzare la frustrazione di non contare mai un cazzo e di essere essenzialmente un gregge di pecore che cambia solo padrone. Possiamo manifestare simpatia o antipatia per questa nuova élite gialloverde, trovarli innovativi o gattopardeschi, vomitare bile quando li si vede in TV oppure sentire fremere il cuoricino quando li si sente parlare o quando Salvini fa la voce grossa in Europa. Va tutto bene, è tutto uguale per il peone: la storia non passerà mai da lui. La storia la fanno le élite, siano liberiste o marxiste, gialloverdi, rossobrune, o color piccione in fuga.
Il fascismo è eterno diceva Eco, ma lo è proprio nella misura in cui in esso destra e sinistra sono indissolubilmente legate. E così il popolo sceglie in libere elezioni dei fascismi di varia natura, qualcuno più teconologico e neoliberale, qualcun altro più ruspante e casareccio, qualcuno più digitale e virtuale, qualcuno più ecologico. C'è un fascismo per tutti i gusti.
Diceva Vilfredo Pareto “Illusione è credere che di fronte alla classe dominante stia, al presente, il popolo; sta, ed è una cosa ben diversa, una nuova e futura aristocrazia, che si appoggia sul popolo.”
Ma naturalmente Pareto faceva parte di una élite il cui scopo era preservarsi. E così il gioco continua di opinione in opinione e il demone della dialettica ci divora il cuore.
(continua)
Un primo aspetto della confusione è non vedere i rapporti di forza nella loro realtà e non percepire l’essenziale che giace al di sotto di ogni situazione.
Razionalmente parlando mi sembra più che giusto e direi anzi, normale, che l’enorme problema dell’emigrazione sia gestito collettivamente a livello europeo e non sempre dai soliti. È per questo che credo che il governo italiano abbia agito in modo conforme alle sue prerogative. Forse tutto questo suona semplicistico. La colpa di tutto, si sa, è del turbo capitalismo, l’euro, lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, l’accumulo di capitale in poche mani e una redistribuzione a dir poco allucinante delle ricchezze, la povertà del continente africano, gli sfracelli del colonialismo, lo sfruttamento delle multinazionali, la caduta del saggio di profitto, il razzismo strisciante di frasi tipo “aiutiamoli a casa loro”. Tutto vero, tutto ovvio. Tuttavia il governo ha agito in base alle proprie prerogative. E non è nemmeno vero che i porti sono stati chiusi. Ed è talmente stupefacente vedere il governo italiano decidere qualcosa per conto proprio, che si rimane un po' sbigottiti. Non ci siamo abituati, ecco. Dai tempi di Craxi e Sigonella non si vedeva qualcosa del genere. Non so se è un buon auspicio per il governo, sappiamo che fine ha fatto Craxi.
Molti cittadini italiani sentono preoccupazione per la marea montante della destra che ha invaso il paese. Altrettanti e forse più sentono soddisfazione per lo stesso motivo. Quello che ha poco senso è temere per la perdita delle proprie libertà democratiche faticosamente conquistate: queste libertà sono già state estinte con la collaborazione attiva e fattiva dei governi di sinistra degli ultimi 25 anni. A che serve temere qualcosa che è già avvenuto?
Le élite si alternano nel tempo, un po’ come i poliziotti buoni e quelli cattivi negli interrogatori.
È il demone della dialettica che ride e continua a trascinarci per i capelli, giù nell’oscurità dell’inconsapevolezza.
Le élite si alternano, dicevo prima. Ora abbiamo al governo una élite “populista” che ha vinto le elezioni proprio perché si è schierata contro l’élite politica e finanziaria che spadroneggia in Europa. Questo governo “populista” però ha in sé alcuni elementi legati alla élite finanziaria: un nome tra tutti è Paolo Savona, membro del comitato esecutivo dell’Istituto Aspen Italia, cioé quanto di meno anti globalista si possa immaginare. Insomma, il dubbio che siamo di fronte al solito "cambiare tutto per non cambiare nulla" viene.
Staremo a vedere, non possiamo per ora fare altro.
Fa sorridere vedere come i più ferventi sostenitori dei diritti umani avallino un sistema che li calpesta sistematicamente e si fanno venire la lacrimuccia indignata di fronte allo spettacolo dei poveri cristi sull'Aquarius, ma nessuna lacrima, tranne quelle della Fornero nel 2012, per le conseguenze dell'impoverimento sistematico di milioni di italiani, come se una cosa non fosse conseguenza dell'altra. Lacrimucce a comando.
Al popolo non resta che la tifoseria per calmare gli ardori e smorzare la frustrazione di non contare mai un cazzo e di essere essenzialmente un gregge di pecore che cambia solo padrone. Possiamo manifestare simpatia o antipatia per questa nuova élite gialloverde, trovarli innovativi o gattopardeschi, vomitare bile quando li si vede in TV oppure sentire fremere il cuoricino quando li si sente parlare o quando Salvini fa la voce grossa in Europa. Va tutto bene, è tutto uguale per il peone: la storia non passerà mai da lui. La storia la fanno le élite, siano liberiste o marxiste, gialloverdi, rossobrune, o color piccione in fuga.
Il fascismo è eterno diceva Eco, ma lo è proprio nella misura in cui in esso destra e sinistra sono indissolubilmente legate. E così il popolo sceglie in libere elezioni dei fascismi di varia natura, qualcuno più teconologico e neoliberale, qualcun altro più ruspante e casareccio, qualcuno più digitale e virtuale, qualcuno più ecologico. C'è un fascismo per tutti i gusti.
Diceva Vilfredo Pareto “Illusione è credere che di fronte alla classe dominante stia, al presente, il popolo; sta, ed è una cosa ben diversa, una nuova e futura aristocrazia, che si appoggia sul popolo.”
Ma naturalmente Pareto faceva parte di una élite il cui scopo era preservarsi. E così il gioco continua di opinione in opinione e il demone della dialettica ci divora il cuore.
(continua)
lunedì 11 giugno 2018
Populismi 1
Da molti anni ho superato le ubbie politiche. Ho smesso di fremere perché qualche tipo di “verità” venisse alla luce per beffare i suoi detrattori; ho smesso di pensare che le elezioni democratiche potessero realmente servire a cambiare le sorti dei consorzi civili nei quali noi omini consumatori del XXI secolo portiamo avanti in qualche modo le nostre ominidi vite. Ho smesso di credere nella dicotomia destra – sinistra. La sinistra è progressista, la destra conservatrice/reazionaria, secondo la vulgata. La realtà si è incaricata di stravolgere questa concezione più e più volte, senza che chi possiede un senso di appartenenza a una delle due versioni della vita mutasse anche solo di un po’ le sue credenze. Poiché di credenze si tratta, null’altro, forse anche meno, tifoserie, più che altro.
Nessuna verità politica, nessuna ideologia ha resistito al vaglio della storia (minuscola d’obbligo).
Nessuna concezione storicista, dialettica, nichilista, relativista, religiosa, economica, resiste allo sfrenato correre del divenire verso l’orizzonte degli eventi oltre il quale scompare spandendo solo un debole riverbero all’indietro. Noi viviamo sull’accumulo di tutto quello che è stato creduto, sperato, pensato, agito, senza che questo ci impedisca di alzarci la mattina, sederci sulla tazza e cagare, magari ascoltando la radio o guardando sullo smartphone le infinite news del giorno, infinite e sempre le stesse: un paradosso dei nostri tempi.
(continua)
Nessuna verità politica, nessuna ideologia ha resistito al vaglio della storia (minuscola d’obbligo).
Nessuna concezione storicista, dialettica, nichilista, relativista, religiosa, economica, resiste allo sfrenato correre del divenire verso l’orizzonte degli eventi oltre il quale scompare spandendo solo un debole riverbero all’indietro. Noi viviamo sull’accumulo di tutto quello che è stato creduto, sperato, pensato, agito, senza che questo ci impedisca di alzarci la mattina, sederci sulla tazza e cagare, magari ascoltando la radio o guardando sullo smartphone le infinite news del giorno, infinite e sempre le stesse: un paradosso dei nostri tempi.
(continua)
venerdì 8 giugno 2018
La necessità conduce dove vuole
Tutto va avanti nel modo più semplice, in fondo. Dove si scorgeva la catastrofe, è sorto lo sbadiglio o la spiaggetta dove prendere il sole o le panchine per i pensionati. Dove sembrava succedere l'irreparabile tutto va avanti come niente fosse. E dunque godiamoci il semplice fatto di vivere e prosperare nella catastrofe perpetua.
È nato questo nuovo governo. La novità è già svanita come neve al sole. Se non succede niente di eclatante, riusciranno a non passare alla storia. Se poi dovesse succedere qualcosa, si vede che era destino.
La necessità conduce dove vuole.
È nato questo nuovo governo. La novità è già svanita come neve al sole. Se non succede niente di eclatante, riusciranno a non passare alla storia. Se poi dovesse succedere qualcosa, si vede che era destino.
La necessità conduce dove vuole.
giovedì 7 giugno 2018
Eppure questo slancio non basta più
"Siamo usciti dai mari preistorici un miliardo di anni fa, ci siamo evoluti dalle cellule primitive, abbiamo combattuto per vivere, abbiamo lottato e siamo morti a milioni, abbiamo sconfitto i serpenti sugli alberi, abbiamo pensato Dio, siamo sopravvissuti alle glaciazioni, abbiamo creato macchine che volano su altri mondi e apparecchi per sentire voci distanti migliaia di chilometri.
Anche in me, che sono solo un ex lavoratore non specializzato, anche nel mio sangue, c'è tutto questo. Eppure questo slancio non basta più. Ci vuole qualcos'altro."
Confessioni di un lavoratore non specializzato
Anche in me, che sono solo un ex lavoratore non specializzato, anche nel mio sangue, c'è tutto questo. Eppure questo slancio non basta più. Ci vuole qualcos'altro."
Confessioni di un lavoratore non specializzato
venerdì 1 giugno 2018
La morale dello schiavo
"Non mi sarebbe mai venuta la tentazione di entrare in un supermercato e rubarmi qualcosa da mangiare. Rubare il superfluo era indice di libertà, pensavo, rubare il necessario indice di schiavitù. Lo schiavo ruba il cibo al padrone. La musica invece è un mio diritto come uomo e se non posso avere la musica che dico io, la rubo."
Confessioni di un lavoratore non specializzato
Confessioni di un lavoratore non specializzato
Iscriviti a:
Post (Atom)