http://www.youtube.com/watch?v=EcRFFmgVGlc
Ho ascoltato “L’Orfeo” di Monteverdi:
lacrime di leggera gioia e dolce affanno.
Sarebbe interessante però, cercare di
capire come immaginare una eventuale società globale migliore. L’ostacolo più
grosso è dato dal semplicissimo fatto che l’uomo di quest’epoca ha come
modello, da un polo all’altro, il tipo di realizzazione che può portare il
denaro. Non c’è un modello di uomo nuovo cui aspirare. L’uomo è vecchio,
irrimediabilmente. Ha disimparato tutto. Ha ucciso Dio e lo tiene in vita per
finta. Sta uccidendo perfino la merce, ormai ridotta a immagine di riuscita
paradisiaca. L’uomo si è lasciato alle spalle ogni tipo di via d’uscita. Morirà
e risorgerà nel paradiso del Mulino Bianco.
Epifania di biscotti.
Come può evolversi l’uomo? Cambiamo domanda:
l’uomo può ancora evolversi? Ha senso crederlo? Farsi queste domande significa essere,
tutto sommato, ottimisti.
Voilà, da non credere: sono ottimista
malgrado me stesso.
L’uomo potrebbe creare il suo stesso
superamento, grazie alla tecnologia. E' un'ipotesi come un'altra.
Già ora, in ogni caso, l’uomo è superfluo:
ha senso solo come consumatore.
Debord e l’impossibilità dell’arte. È
per quello che i “bianchi” di Battisti Panella sono inarrivabili.
In buona sostanza tutto si riduce a questo: perché esiste qualcosa anziché nulla? Seguono infinite teorie e corollari.
Un esempio di tentativo di risposta
letteraria a questo insolubile quesito è costituito dalla tetralogia Il mare
della Fertilità di Mishima Yukio.
Personalmente ho avuto molto spesso
la sensazione inspiegabile che l’io e il mondo esistano per consuetudine.
L’essere è una vecchia abitudine presa da … l’essere.
Il ticchettio dell’orologio a muro scandisce il liquefarsi del mio tempo. Non mi dà angoscia, ma uno strano senso di pace. Materializza con quel suono questo mondo di sogno. A ogni ticchettio gli atomi ronzano trasformandosi nel caos della fine.
Di tutto ciò per cui si farnetica
sotto il sole, niente ha più verità di questo allontanarsi placido
dell’istante.
Il tempo non si può che perdere.