Secondo
il filosofo coreano – tedesco Byung Chul Han, il capitalismo non è una
religione come affermato da molti, ad esempio Benjamin. Tutte le religioni
hanno in sé istanze di colpa e di perdono, mentre il capitalismo è sempre e
soltanto colpevolizzante. Non è possibile alcuna espiazione in una società
nella quale la prestazione e il godimento sono imperativi assoluti. Fallire nel godimento, fallire
nella propria prestazione di “realizzazione” è una colpa della quale
nessun dio ci può perdonare. In un regime liberale, in cui la libertà dell’individuo
è assoluta, chi non riesce è colpevole senza appello. Da qui la depressione,
caratteristica epocale. I poveri sono colpevoli di non essersi impegnati
abbastanza. I malati sono colpevoli di non aver saputo badare alla salute. I
morti sono colpevoli di non avere scelto la vita. In sostanza, l’esercito dei
colpevoli ingrossa le sue file ogni giorno di più. In un siffatto mondo non c’è
semplicemente più spazio per l’Eros, cioè per l’Altro. È un mondo afflitto da un
eccesso di positività e il rifiuto della negatività. Il rifiuto del limite
porta al rifiuto dell’Altro e si può conoscere l’altro solo, in un certo senso,
negando il proprio sé. Il rifiuto dell’Altro porta al narcisismo estremo di
quest’epoca, nella quale le relazioni sono diventate impraticabili e ognuno si
relaziona in fondo solo a se stesso e al proprio sistema di social.
L’incontro
con l’Altro viene sempre rimandato, perché ogni incontro con l’Altro è una
morte, un annullarsi per poi ritrovarsi, riconciliarsi. E questa società
rifiuta la morte completamente. Tutto deve essere sovraccarico della positività
dell’ego che non vede altro che se stesso. È per questo che siamo tutti
schiavi, in questa società di uomini liberi.
Gli
schiavi non sono in grado di rinunciare alla coscienza di se stessi, non sono
in grado di portarsi oltre il limite.
“In
una società nella quale ciascuno è imprenditore di se stesso” scrive Byung Chul
Han “domina un’economia della sopravvivenza: essa è diametralmente opposta alla
non – economia dell’Eros e della morte. Il neoliberalismo, con i suoi
disinibiti impulsi egoici e prestazionali, è un ordine sociale nel quale l’Eros
è completamente scomparso. La società positiva, alla quale è sottratta la
negatività della morte, è una società della nuda
vita, unicamente dominata dalla preoccupazione ‘di assicurare la
sopravvivenza nella discontinuità’. È la vita di uno schiavo. Questa
preoccupazione per la vita, per la sopravvivenza, toglie alla vita ogni
vitalità. Ciò che è puramente positivo è privo di vita.”
È per
questo che il capitalismo attuale è essenzialmente pornografico.