“Meglio
fai il tuo lavoro, più problemi ti procura. E se lo fai male, ne sarai tanto
più rovinato, perché, quando si tratta di lavoro mal fatto, ne sanno molto più
di te.”
Aleksandr
Zinoviev (1922 – 2006)
Curiosissima
somiglianza, man mano che il tempo avanza, di questa società ultracapitalista
con la Russia sovietica.
Burocrazia
e trionfo della mediocrità in tutti i settori.
È
in atto una sempre più feroce, secondo la definizione di Zinoviev, “attiva
mancanza di attenzione”.
Dio
ha una onnipotenza negativa. Onnipotente e impotente. Onnipotente nel male e
impotente nel bene, che è quasi sempre inconcludente. Così Zinoviev.
C’è così tanta gente in gamba a questo mondo. Ragazzi che vanno in
Australia a fare volontariato e comunicano con i genitori via Skipe.
Imprenditori di 25 anni che fanno affari. Gente che fa ogni tipo di sport e si
butta con il paracadute. Gente che apre negozi, compra negozi, chiude negozi,
gente che viaggia intorno al mondo, gente che fa affari ad alto livello, gente
del bel mondo, gente del brutto mondo, gente che ha mezzi, gente che è venuta
su dal niente grazie alla propria tenacia, furbizia e intelligenza, gente che
sa quello che fa, quello che dice, quello che pensa. Gente che pianifica il
futuro, gente che corre le maratone a 60 anni, gente che scala le montagne,
gente che scopa tre volte al giorno tutti i giorni. C’è tanta gente in gamba a
questo mondo. Io non faccio parte del mucchio.
La noia è come un acrobata a cui il trapezio di fronte non arriva mai
abbastanza vicino per slanciarsi ed afferrarlo e così rimane a volteggiare su e
giù sul suo lato del tendone in modo insignificante, anno dopo anno, finché
qualcuno non lo tira giù.
È poco utile tentare di ammazzare il tempo. Tanto è lui che
ammazza noi. Non riuscire a valorizzare le ore passate, ecco la sfortuna. Ma
poi le ore valide sono poche, sono sempre state poche. Una vita vissuta, anche
la più movimentata, non è che un condensato di pochi momenti, in mezzo a un
mare di oblio.
Bisognerebbe vivere la noia fino in fondo, fino a farla
coincidere con l’assoluta realtà. Allora ci sarebbe … un’epifania? No,
probabilmente solo una gran rottura di coglioni. Niente catarsi, la catarsi
funziona se ci credi.
Quando comprendi che la vita è questo
e solo questo, non c’è più nulla da
chiedere. Basta lasciarsi andare ad antichi riflessi. Noi, tutti, sappiamo già come vivere.
Credo nel bene. Più sono intriso di male e più ci credo. Non cerco
nemmeno di raffigurarmelo, semplicemente, so che esiste. Impotente ed effimero, ma così reale.
Indagare
sulla stupidità come sistema di sopravvivenza.
Resistere
a questo niente. A volte ci si chiede a cosa serva. Non serve, si fa e basta.
La bugia è potere. Il potere, la smania di esso, non le conosco
bene. Conosco bene l’altra faccia del potere, che è l’impotenza. Diciamo che,
come al solito, ho iniziato dalla parte opposta.
Tutto un roteare di istanti impossibili. Vivere nel presente è
presumibilmente un’altra cazzata, l’ultima delle tante.
Bataille afferma che di sole due cose dobbiamo avere coscienza: di
non essere tutto e di dover morire. E poi ci scrive su un tomo intero. Lo sapeva
anche mio zio Peppino.
Non era tutto ed è pure morto. Come Bataille.
Non si deve buttare via il bambino insieme all’acqua sporca. Così,
si dice e sembra una cosa sensata. Ma non lo è. Se si deve buttare via tutto,
allora si butti tutto, compreso il bambino. Altrimenti si ricade sempre nello
stesso meccanismo.