Facendo un giro per la
Rete (frase orrenda che lascia intravedere significati altrettanto orrendi) si
possono leggere un gran numero di commenti, alcuni assai articolati e
interessanti, sull’intera vicenda Battisti – Panella.
Chiunque si prenda la
briga di scriverne lo fa per lodare quella che per lui o lei è stata in ogni
caso un’esperienza fortemente vitale di fruizione artistica.
Si potrebbe dire che i
40 pezzi dei 5 album B - P, hanno avuto nella musica leggera, qualcosa della
forza di impatto che poté avere l’Ulisse di Joyce nella storia della
letteratura: qualcosa di imprescindibile, ma che pochi hanno voglia veramente di
affrontare.
È musica che non può e
presumibilmente non vuole, avere accesso alle masse, però trasfigura la musica di
massa, così come l’Ulisse trasfigurò il romanzo borghese.
L’accostamento romanzo –
canzone popolare è meno strano di quello che sembra. Per le moltitudini
umane, l’unico accesso alle cosiddette narrazioni, è sempre
avvenuto attraverso le canzoni. Ogni canzone è un frammento del grande monotono
o imprevedibile romanzo del mondo: un manuale di istruzioni per l’uso poetico
della vita, parafrasando Perec.
I cinque album hanno
avuto dalla loro l’inconfondibile voce acuta di Battisti, negroide,
rassicurante: è sempre lui, quello di Acqua azzurra, acqua chiara,
lasciamoci guidare, vediamo dove ci porta.
E dove portava questa
voce acuta, inconfondibile? … e ripeschiamo l'oh dello stupore col quale
incorniciamo il fragile leggero di quel che non diciamo / e poi
di che parliamo?
Dal 1986 al 1994, ogni
due anni, questa follia a due si ripeteva tra le aspettative deluse da chi si aspettava
un ritorno alla tradizione e crollo verticale delle vendite.
Battisti non c’è più. È
un’icona impazzita. Lo fa apposta. È un furbo. Chi si crede di essere.
Poi Battisti, nel 1998,
muore. Sparisce per sempre, davvero.
Per moltissima gente è
un colpo inaspettato, come la scomparsa di un parente, un amico.
Tutti gli devono
qualcosa, anche chi non lo ha amato. Solo che Battisti è Battisti – Mogol. Che
altro?
I cinque bianchi
rimangono come sfingi, con i loro enigmi. E non solo, costituiscono la
fase finale della sua produzione. Lucio Battisti non è
andato oltre Hegel. Queste cinque bizzarrie discografiche sono,
volenti o nolenti, il suo testamento.
Ecco, la musica: a ogni
tentativo di analizzare i cinque album viene data, comprensibilmente, maggiore
enfasi all’importanza (direi all’impatto) dei testi e viene invece messa
in secondo piano l’estrema complessità, raffinatezza e compattezza del
linguaggio musicale. Invece i due aspetti sono assolutamente
inscindibili.
I testi di Panella sono
vertigini linguistiche, le musiche di Battisti sono gli abissi adatti per
precipitarvi. Ascoltandoli da “lontano”, distrattamente, questi brani sono
perfettamente mimetizzati da pezzi commerciali. Richiamano canzonette pop,
dance, techno, house: addirittura in certi momenti sembrano pezzi di Battisti
che imitano sé stessi.
Questo curioso fenomeno
accade soprattutto nell’ultimo, il più ostico, il più verticale dei cinque
album: Hegel.
Fin dal primo brano,
“Almeno l’inizio”, Battisti sembra prendere in giro il sé stesso degli anni
Settanta. Sotto un glaciale impianto techno, la melodia cantata è una di quelle
che potrebbe trovare posto in album tipo “Lucio Battisti, la batteria,
il contrabbasso, eccetera …”. Solo il testo, mulinando sopra la base senza
trovare riposo, ci fa capire che siamo in altro mondo, nuovo, inafferrabile.
Mimetismo e implacabile
volontà di decostruzione della propria immagine: pochi artisti sono stati
animati più di Battisti da tale impeto nel rinnegare il proprio sé precedente.
Per comprendere il
fenomeno dei cinque album bianchi, bisogna evitare di commettere un errore:
sottovalutare Battisti, come uomo e come artista.
Battisti ha sempre
cercato di superare i limiti, portando il rock e il blues in Italia, legandolo
a una melodia che fosse però mediterranea. Con Mogol riuscì ad arrivare a
vertici di pura poesia in musica: passi leopardiani, pascoliani, uniti a
musiche apparentemente facili, in realtà originate da ispirazioni profonde e un
solidissimo bagaglio tecnico: veri lieder per l'uomo moderno.
Tecnica e istinto in
Battisti sono fusi come solo in pochissimi compositori di “canzonette”, e non
solo.
Battisti, insomma, è un
uomo che sa.
Sa quello che vuole, sa
quello che non vuole, ha avuto l’enorme fortuna di poter decidere per
sé stesso (come, in un ambito classico, Glenn Gould, a cui si accomuna per la
tendenza a un ostinato autoisolamento: anche il paragone tra Gould e Battisti è
meno folle di quello che sembra), è in possesso di un enorme talento e
un'altrettanta enorme dose di tenacia e tecnica.
Se si comprende il
pressante e incessante desiderio di trascendere i limiti del proprio stile e
del proprio linguaggio (sforzo presente in tutti gli artisti degni di questo
nome), non può in alcun modo sorprendere il percorso vitale e produttivo di
Lucio Battisti.
Esempio di uomo che ha
deciso di dedicare la sua vita alla ricerca stilistica, al di là delle mode,
del profitto, delle opinioni politiche, in cerca di una strada che sia solo
sua, in preda a un furore solipsistico che nonostante tutto riesce a
trasfigurarsi in universale, Battisti calpesta la sua vecchia immagine di
cantautore, sceglie il silenzio assoluto, senza compromessi. Solo l’arte deve
parlare.
Si possono senza dubbio
ravvisare alcuni tratti patologici, caratteriali, in questa intransigenza, ma
sarebbe un errore limitarsi a questi aspetti clinici.
Paranoia, isolamento,
dipendenza assoluta dalla famiglia, il rinchiudersi claustrofobico nel proprio
mondo costruito a immagine e somiglianza di sé: certo, c’è anche questo, ma c’è
soprattutto un artista che crede di avere qualcosa da dire, che è consapevole
di avere la fortuna di poterlo dire, c’è la voglia di non perdere più tempo con
quello che non è essenziale.
Solo l’arte deve
parlare.
Guy Debord ha scritto,
nella Società dello spettacolo: “L'arte nell'epoca della sua
dissoluzione [...] è allo stesso tempo un'arte del cambiamento e l'espressione
pura del cambiamento impossibile.”
Battisti, l’eroe delle
canzonette, dei giardini di marzo, dei fiori rosa, fiori di pesco, della
gallina coccodé, ha cercato questo cambiamento impossibile.
Non si pensi che l’abbia
fatto in modo naif.
Battisti era un uomo
colto, autodidatta. Si narra che conoscesse Marx e Schumpeter, che amasse studiare
filosofia, che avesse una prodigiosa capacità di comprendere e utilizzare le
nuove tecnologie.
L’incontro con Panella
non fu casuale. Entrambi si cercavano, per fare esplodere i propri geni
irrisolti.
Si legge spesso che dopo
Mogol, Battisti si sia arenato in pose involute.
È vero il contrario. Solo
il genio illumina il genio.
È il genio strano di
Battisti che ha illuminato i testi di Mogol e ha permesso al genio di Panella
di esprimersi.
Sia Mogol che Panella,
sono, a dispetto di tutto, dei sopravvissuti.
Rapetti, fondatore di
improbabili scuole spilla quattrini per cantanti , non ha più fatto
un testo memorabile dopo Lucio.
Panella, con tutto il
suo vorticoso e indiscutibile ingegno, dopo Battisti è andato verso più facili
e redditizi lidi. Rimane sempre un abile acrobata delle parole, ma al servizio
di chi non può, e non potrà mai più dare corpo e anima alla
sua vera voce: la voce della mimesi, la voce della
decostruzione, la voce del viso, del corpo e dello sguardo, la voce del
sentimento quando ogni sentimento finto cade giù.
Ascoltiamola, questa
voce. Apriamo cuore e orecchie. Inizia il viaggio nei cinque bianchi.
Ottimo inizio.
RispondiEliminaSbaglio, o la copertina di Don Giovanni era verdolina?
Sì, in effetti era un po' meno bianca delle altre ...
EliminaComunque grazie per l'incoraggiamento.
direi variazioni sul tono ocra, verde lo escludo proprio!
EliminaCon Mogol Battisti ha scritto per piacere ai contemporanei, con Panella per essere eterno
RispondiEliminaquesto sì è un aforisma che si rispetti!
EliminaVero
EliminaBellissimo pezzo...
RispondiEliminanon ho nulla da aggiungere(si fa per dire), se non che Battisti vada annoverato come il "nuovo", come le "forme a sè", all'apperenza preceduto da nessuno, seguito da nessuno;
Un viaggio intimo, personalissimo, quello dell'ascoltatore in richiami che solo può sentire e solipsisticamente non comunicare a nessuno.
Ogni tentativo di parlarne ad altri è sempre rovinoso: nuovo perchè eterno, posto in ognuno di noi.
Grazie di cuore per aver sottolineato il valore delle note, il capitolo più dimenticato dei capitoli dimenticati.
mi permetto di suggerire questo libro sull'argomento:
RispondiEliminahttp://www.battisti-panella.it
Credo che per "capire" l'ultimo Battisti occorra prima amarlo. Così mi è capitato quando ho scoperto la musica lirica. Prima amare, poi capire. A differenza del primo Battisti, che ti faceva innamorare al primo ascolto, qui è l'ascoltatore che deve sforzarsi di comprendere. E non si resterà delusi. L'artista non deve camminare dietro al suo pubblico, deve camminare davanti. Così diceva Lucio.
RispondiEliminaCredo che per "capire" l'ultimo Battisti occorra prima amarlo. Così mi è capitato quando ho scoperto la musica lirica. Prima amare, poi capire. A differenza del primo Battisti, che ti faceva innamorare al primo ascolto, qui è l'ascoltatore che deve sforzarsi di comprendere. E non si resterà delusi. L'artista non deve camminare dietro al suo pubblico, deve camminare davanti. Così diceva Lucio.
RispondiEliminaLucio Battisti (punto)(fine)
RispondiEliminaL'ultima produzione di Battisti è bella come la prima, per certi versi anche meglio perché privilegia la ricerca e la sperimentazione pura.
RispondiElimina
RispondiEliminai couldn't believe that i would ever be re-unite with my ex-lover, i was so traumatize staying all alone with no body to stay by me and to be with me, but i was so lucky one certain day to meet this powerful spell caster Dr Akhere,after telling him about my situation he did everything humanly possible to see that my lover come back to me,indeed after casting the spell my ex-lover came back to me less than 48 hours,my ex-lover came back begging me that he will never leave me again,3 months later we got engaged and married,if you are having this same situation just contact Dr Akhere on his email: AKHERETEMPLE@gmail.com thanks very much sir for restoring my ex-lover back to me,his email: AKHERETEMPLE@gmail.com or call/whatsapp:+2349057261346
i couldn't believe that i would ever be re-unite with my ex-lover, i was so traumatize staying all alone with no body to stay by me and to be with me, but i was so lucky one certain day to meet this powerful spell caster Dr Akhere,after telling him about my situation he did everything humanly possible to see that my lover come back to me,indeed after casting the spell my ex-lover came back to me less than 48 hours,my ex-lover came back begging me that he will never leave me again,3 months later we got engaged and married,if you are having this same situation just contact Dr Akhere on his email: AKHERETEMPLE@gmail.com thanks very much sir for restoring my ex-lover back to me,his email: AKHERETEMPLE@gmail.com or call/whatsapp:+2349057261346