Benigni è un cialtrone e pure in malafede, secondo me. Se invece
di fare lo pseudo francescano del cazzo, avesse avuto il coraggio di tentare
una reale esegesi dei dieci comandamenti e dell'Antico Testamento in generale,
con tutto il corollario di falsità, bubbole e massacri che esso comporta, gli
avrebbero stroncato la carriera, ma almeno avrebbe potuto ergersi come uomo in
mezzo a quel branco di scimmie in preda a allucinazione religiosa che è, in
linea di massima, il popolo televisivo italiano.
Da vomitare.Che ci si può aspettare da un paese che ascolta in massa un ridicolo guitto farneticare dei Dieci comandamenti? Nulla. È un paese morto, ormai. Passiamo, se volete, al dibattito.
Sempre in tema di celebrazioni del nulla, poco più di vent'anni fa, il 30 novembre 1994, si suicidava Guy Debord. Alcolista, personaggio inafferabile e in buona parte inafferrato, ha avuto il buon gusto di togliersi di mezzo prima di vedersi utilizzato da un sistema che aveva combattuto.
Debord
malato di nostalgia della perduta Parigi della sua giovinezza. Il Situazionismo
visto come lotta naif contro la burocratizzazione dell’ecumene. È giusto che
sia così, in un certo senso. Man
mano che si va avanti ogni cosa trova il suo posto. Ogni illusione si manifesta
per quello che è, e la vita diventa più leggera. Sono
ormai lontani i tempi in cui si poteva credere e sperare in un cambiamento
sociale di tipo collettivo e utopico.
Chi
ci ha creduto è nel regno dei morti, adesso.
Tutta
la società umana è disfunzionale.
Ormai
si vive di rimedi, non di strutture solide. Tutto è divenuto una folle corsa
alla guarigione. Siamo una folla di incurabili.Ormai ci consoliamo con i complotti. Non ci capacitiamo che tutto questo casino è frutto soltanto del caso e della stupidità.
Dobbiamo rinascere, come crisalidi. Il problema è che stiamo esaurendo le sostanze nutritive contenute nel bozzolo. Rischiamo di morire prima di uscirne fuori.
Cosa saremo?
Rivisto Enter the Void di Gaspar Noe. Geniale.
Mi erano piaciuti tantissimo anche Carne e Seul contre tous. Mi piace l’assoluta, voluta, divertita esagerazione con la quale Noe scardina tutto il comune sentire. Dalla pedofilia alla pornografia, tutto è vivibile sullo stesso piano, poiché tutto è inganno.
Mi piace questo regista, mi piace il fatto che se ne sbatta i coglioni di tutto e faccia esattamente quello che vuole, ridendosene delle critiche negative. Addirittura stupendosi allegramente se nessuno fischia alle sue prime.
Capolavoro assoluto di visione, Enter the Void è stupore glaciale e solitudine esistenziale. La vita e la morte secondo il Bardo Thodol negli anni Duemila. La vita è diventata dimensione irraggiungibile. Unica salvezza reincarnarsi nel grembo della propria madre. Illusione o verità, non contano. Nell’apparenza della vita, conta solo la carne, una carne qualsiasi.
Si dice che gli uomini sognino di tornare nell’utero materno a coronamento dei propri desideri di nirvana amniotico. Io non credo di desiderarlo, io voglio scappare a gambe levate dall’utero e essere fino in fondo un ragazzaccio bastardo che sfida a sputi gli dei.
È sempre e solo il corpo che trionfa, anche nella sua disfatta.
In fondo sono tutte questioni poco interessanti. È molto più
interessante il culo di quella ragazza che è passata poco fa davanti a queste
vetrate. Forse in questo c’è contenuta la risposta. Sì, vogliamo l’eternità,
no, non la vogliamo.
Il vero cambiamento è accorgersi che si può essere felici solo
sull’orlo di un burrone e che non c’è niente di tragico in questo.