Stare al sole, con un panino in mano, possibilmente senza
troppo casino intorno e una birra, anche, certo. La pace del giardinetto con le
papere e le nuvole che si gonfiano in cielo come zucchero filato.
Allontanarsi di corsa all’arrivo dei
primi turisti.
Correre in bicicletta per la città. I
tetti delle case, in generale gli ultimi piani degli edifici del centro di
Milano, riservano spesso sorprese. Sono bellissimi, richiamano la storia degli
ultimi due secoli brillando al sole, napoleonici e opulenti. Sono mondi a
parte, fatti di giardini pensili lussureggianti, mosaici impensabili, statue,
Omenoni e cariatidi, demoni, angeli, putti strombazzanti, lampioni vetusti. I
tetti e gli ultimi piani del centro di Milano sono una città sospesa dentro la
città, dorata di sole, quanto l’altra è imbrattata di smog e demenza scurrile
debut de siécle.
Amo questa lurida città. La mia città.
Studiare per capire. Il Dottor House
e la fisica quantistica.
La morte come surplus o
oggettivazione dell’io?
La morte è il capitale del XXI
secolo. Studiare l’economia, significa studiare l’opera della morte, della
dissoluzione, del dispendio e del suo contrario, l’accumulo: espirazione e
inspirazione, in un respiro che gonfia e distende il mondo.
La complessità la devi guardare da
un’orbita posta all’incirca a 1000 km di altezza.
La curvatura del pianeta appare in
tutta la sua bellezza silenziosa, blu, verde, marrone, bianca.
Da lassù la complessità diventa importante
come uno stronzo di cane sul marciapiede. Però complesso.
Da lassù, ti rendi conto che tutta la
combriccola umana si basa su una sola, imprescindibile, insostituibile cosa: il
petrolio. Senza il petrolio si estinguerebbe anche Dio, ormai. A chi rivolgere
le preghiere quando siamo al buio? Tornare alla legna, al semplice sole vuol
dire tornare allo sterminio degli esseri. È grazie al petrolio che siamo vivi,
noi deboli, noi imperfetti, che la genealogia della morale vorrebbe estinti.
Nietzsche non ha mai considerato il
petrolio. Non ha considerato neppure il carbone, il vapore, che pure era il petrolio della sua
epoca . Fosse impazzito 30 anni dopo, magari ci sarebbe
arrivato. È il petrolio, apparentemente inesauribile, che crea l’economia, il
cui modello è il moto perpetuo a crescita infinita, due impossibilità in una.
Il petrolio esiste, per ora, e
l’economia è il sogno confuso della combriccola umana.
Dio è l’economista supremo. Giobbe è
il consumatore deluso.
Se vai fino in fondo nel delirio
economico ti apparirà la Realtà, cioè un ronzante e apocalittico niente. Una
risata echeggerà nei cieli. Arriverà fino a 1000 km d’altezza, nel silenzio
degli spazi, farà vibrare i pannelli del satellite.
Poi il sole scomparirà con un
bagliore dietro la curva del pianeta. Nel buio, laggiù, tante lamelle di luce
indicano il sacro nettare di Dio offerto in sacrificio dalla combriccola umana,
così indaffarata, così, agitata. Metà pianeta dorme, muore, spera, si agita in
lenzuola o pagliericci, tiene lontano il buio, ma poi il sole riappare, eccolo qui,
l’amico di sempre, riflesso nell’immane convessità blu dell’oceano. Oceano solcato da ere,
da navi temerarie, riflette la genealogia dell’imperfezione umana, del suo
incredibile destino su questo granello di polvere disperso tra inconcepibili
distanze.
Bellissimo: condivido con te questa fascinazione per il petrolio. A suo tempo anch'io ne ho scritto qualcosa, e qualche anno fa iniziai a leggere Petrolio di Pasolini, senza terminarlo… lo lessi incompiutamente. Non aggiungo altro. hai detto tutto tu in maniera esemplare e radiosa. Grazie!
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