Cronache Babilonesi

Cronache Babilonesi
Escursione nella Filosofia - Edward Hopper (1959)

sabato 26 settembre 2015

Pensieri nani 17



Stare al sole, con un panino in mano, possibilmente senza troppo casino intorno e una birra, anche, certo. La pace del giardinetto con le papere e le nuvole che si gonfiano in cielo come zucchero filato.

Allontanarsi di corsa all’arrivo dei primi turisti.

Correre in bicicletta per la città. I tetti delle case, in generale gli ultimi piani degli edifici del centro di Milano, riservano spesso sorprese. Sono bellissimi, richiamano la storia degli ultimi due secoli brillando al sole, napoleonici e opulenti. Sono mondi a parte, fatti di giardini pensili lussureggianti, mosaici impensabili, statue, Omenoni e cariatidi, demoni, angeli, putti strombazzanti, lampioni vetusti. I tetti e gli ultimi piani del centro di Milano sono una città sospesa dentro la città, dorata di sole, quanto l’altra è imbrattata di smog e demenza scurrile debut de siécle.

Amo questa lurida città. La mia città.

 
Studiare per capire. Economia, buddismo zen, filosofia, fisica quantistica. E poi finire sempre su quella panchina, con il panino e la birra.

 
E studiare per capire. Marx e la prostituzione.

Studiare per capire. Il Dottor House e la fisica quantistica.

La morte come surplus o oggettivazione dell’io?

La morte è il capitale del XXI secolo. Studiare l’economia, significa studiare l’opera della morte, della dissoluzione, del dispendio e del suo contrario, l’accumulo: espirazione e inspirazione, in un respiro che gonfia e distende il mondo.

La complessità la devi guardare da un’orbita posta all’incirca a 1000 km di altezza.

La curvatura del pianeta appare in tutta la sua bellezza silenziosa, blu, verde, marrone, bianca. 

Da lassù la complessità diventa importante come uno stronzo di cane sul marciapiede. Però complesso.

Da lassù, ti rendi conto che tutta la combriccola umana si basa su una sola, imprescindibile, insostituibile cosa: il petrolio. Senza il petrolio si estinguerebbe anche Dio, ormai. A chi rivolgere le preghiere quando siamo al buio? Tornare alla legna, al semplice sole vuol dire tornare allo sterminio degli esseri. È grazie al petrolio che siamo vivi, noi deboli, noi imperfetti, che la genealogia della morale vorrebbe estinti.

Nietzsche non ha mai considerato il petrolio. Non ha considerato neppure il carbone, il vapore, che pure era il petrolio della sua epoca . Fosse impazzito 30 anni dopo, magari ci sarebbe arrivato. È il petrolio, apparentemente inesauribile, che crea l’economia, il cui modello è il moto perpetuo a crescita infinita, due impossibilità in una.

Il petrolio esiste, per ora, e l’economia è il sogno confuso della combriccola umana.

Dio è l’economista supremo. Giobbe è il consumatore deluso.

 Pasolini voleva fare un’indagine sul Tutto e l’ha intitolata Petrolio. Non a caso.

Se vai fino in fondo nel delirio economico ti apparirà la Realtà, cioè un ronzante e apocalittico niente. Una risata echeggerà nei cieli. Arriverà fino a 1000 km d’altezza, nel silenzio degli spazi, farà vibrare i pannelli del satellite.

Poi il sole scomparirà con un bagliore dietro la curva del pianeta. Nel buio, laggiù, tante lamelle di luce indicano il sacro nettare di Dio offerto in sacrificio dalla combriccola umana, così indaffarata, così, agitata. Metà pianeta dorme, muore, spera, si agita in lenzuola o pagliericci, tiene lontano il buio, ma poi il sole riappare, eccolo qui, l’amico di sempre, riflesso nell’immane convessità blu dell’oceano. Oceano solcato da ere, da navi temerarie, riflette la genealogia dell’imperfezione umana, del suo incredibile destino su questo granello di polvere disperso tra inconcepibili distanze.

2 commenti:

  1. Bellissimo: condivido con te questa fascinazione per il petrolio. A suo tempo anch'io ne ho scritto qualcosa, e qualche anno fa iniziai a leggere Petrolio di Pasolini, senza terminarlo… lo lessi incompiutamente. Non aggiungo altro. hai detto tutto tu in maniera esemplare e radiosa. Grazie!

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