Cronache Babilonesi

Cronache Babilonesi
Escursione nella Filosofia - Edward Hopper (1959)

mercoledì 24 febbraio 2016

L'Era dell'Autocensura




“Se ne deduce che egli (Pasolini) pensa ad una società in cui pochi schiavi eterosessuali, a cui è proibito l'aborto, dovranno continuare a partorire degli eletti di classe superiore a cui sia invece consentita la libera e aristocratica pratica dell'omosessualità”

Umberto Eco, 1975

 

“Nella nostra società non è del tutto vero che gli omosessuali siano discriminati e perseguitati. [..] vengono discriminati gli omosessuali poveri. Gli omosessuali ricchi hanno diritto alle loro "pratiche preferite". [...] non sarebbe il caso di smettere di dire "noi omosessuali", per cominciare a dire "noi omosessuali proletari" e, all'occorrenza, "noi proletari"?”

Umberto Eco, 1975

 

Qui Eco, malgrado (credo) lui stesso, ha espresso una vera profezia sul futuro che ci aspetta. All’epoca tutto questo aveva il sapore di una battuta. Nel 1975 Eco poteva ancora permettersi queste uscite sul Corriere.

Dopo, morto Pasolini, è stato preso dai sensi di colpa, presumibilmente.

In seguito, il dissolversi del comunismo e dei partiti, aprirono una nuova era. I susseguenti vent’anni di berlusconismo avrebbero talmente tanto assorbito ogni aspetto della realtà, che non ci sarebbe stato più posto per altro. Individuato un nemico che vada bene a tutti, l’intellettuale si rilassa.
Una cosa però, è certa: quella libertà che avevano allora i cosiddetti intellettuali (tutti quelli che se la volevano prendere), di dire qualunque cosa pensassero veramente, giusta o sbagliata che fosse, non esiste più.
Il Soviet Europeo non ha nemmeno bisogno di censure: ci pensano gli addetti stessi ad autocensurarsi, con una auto programmazione cerebrale senza precedenti.
Il motivo è, di base, uno solo: la pagnotta.
Questa pagnotta ha veramente un grande valore, mi sa.
Un giorno, tra tanti anni, se chi ci sarà (tolto il tempo impiegato per sopravvivere) ne avrà voglia, studieranno questo curioso fenomeno.
Chiameranno quest'epoca, l'Era dell'Autocensura.

martedì 23 febbraio 2016

Il barcone va avanti da sé




Il mondo mi sopraffà, inevitabilmente. Mi sento superato in ogni cosa che penso, credo e vivo. C’è da smarrirsi, come su un pianeta straniero, di cui non si conoscono la lingua e le usanze. È colpa mia, di sicuro, non mi sono aggiornato, anche se credevo di averlo fatto.

Certo, se guardo fuori dalla finestra, il mondo è sempre quello: alberi, case, cani che cagano nei giardinetti, passanti che si affrettano per andare chissà dove, il traffico, lo smog, il cielo che attraversa tutte le sfumature possibili tra il blu, il grigio e il rosa –

Dov’è allora, l’orribile sensazione che mi sto perdendo qualcosa?

Qui, ora, non c’è peccato. Il dolore avvampa solo quando guardo la TV o il web o leggo qualche giornale: allora la sensazione che mi assale è che il cosiddetto consorzio civile sia diretto da gruppi di clan collusi tra loro, una banda di cialtroni ben pagati per dire quelle che sono, come minimo, delle inesattezze perpetue.

Nessuna perplessità sulle immigrazioni: le cause, i numeri, l’inserimento, dove li mettiamo, il fatto che siano quasi tutti islamici –

Nessuna perplessità demografica: mai un sospetto che siamo troppi, anzi molti hanno il coraggio di parlare di inverno demografico –

Nessuna perplessità sul nodo storico del lavoro: il lavoro è ormai inutile, ma viene usato come arma formidabile di ricatto contro intere classi sociali e sbandierato come vessillo elettorale. Solo che ormai per lavoro si intende l’epopea quasi western delle PMI.

Loro sono protagoniste e il vecchio Cipputi stia chiuso in cesso a curarsi la prostata.

Nessuna perplessità su alcuni nodi storici: la Resistenza, la Shoah, il comunismo, il novecento in generale, gli USA –

Nessuno che critica MAI le opere letterarie, teatrali, musicali, che il collettivo industrial – culturale decide di promuovere. Le critiche le si possono fare solo su alcuni fenomeni stranieri e sempre molto garbatamente: il risultato è la sensazione estraniante che siano tutti, più o meno, sempre sulla stessa lunghezza d’onda, il che è perlomeno sospetto.

Nessuna perplessità sull’obiettivo della crescita: è evidente che siamo in un epoca di declino capitalista, il sistema, semplicemente, è saturo. Orbene, in questa situazione evidente anche a un imbecille, le vene dell’opinione pubblica vengono dopate con dosi massicce di “ripresa”, “crescita”, “eccellenza”, “progresso” e le voci contrarie vengono ignorate o, qualora per qualche motivo non possano esserlo, denigrate, sminuite, avvilite, vilipese, scartate.

È un sistema che si autoalimenta con l’inganno. Un sistema mondiale, colossale, di autoinganno. Una rete satellitare di mezze verità, illusioni, vere e proprie bugie, omissioni.

La cosiddetta gente comune, nasce, vive e muore nella irrealtà.

In un mondo dove una cosa e il suo contrario convivono senza che nessuna delle due assuma i contorni di una verità condivisa, l’ansia non può che prevalere.

Il desiderio di fuga corona tutto.

In Italia la cosiddetta sinistra è ormai un cadavere vivente che azzanna chi gli sta intorno, un vero e proprio zombie che gorgoglia dalla sua bocca fetida promesse impossibili da mantenere. È un Frankenstein creato con tronconi del vecchio PCI, della vecchia DC, del vecchio PSI, del vecchio … del vecchio, insomma. L’età anagrafica dei protagonisti è ininfluente. È la stessa merda che si rigenera per partenogenesi.

Vittima epocale di un senso di colpa cronico, dovuto al fatto di sentire oscuramente di avere alimentato più che altro leggende su se stessa e di essere l’incarnazione della più odiosa e ipocrita borghesia salottiera – industriale - comunicativa, la sinistra difende a spada tratta le “minoranze”: impone la difesa delle “minoranze” ai poveri cristi in piena lotta sociale, getta in faccia alla classe medio bassa le “minoranze” da sostenere irrorandola di sensi di colpa e propaganda, serie TV e programmi di cucina.

Ottiene così di non rappresentare mai veramente fino in fondo il paese. E si domanda il perché.

Vive, la sinistra, in preda al suo immaginario letterario, soffre costituzionalmente di incapacità di vedere la realtà. Fa i suoi sporchi interessi completamente convinta che siano interessi collettivi. È assurdamente sincera nella sua ipocrisia: un caso da DSM-IV di dissociazione collettiva.

La sinistra sarebbe veramente da psicanalizzare. E in Italia, in buona sostanza la “realtà” propinataci quotidianamente in TV è di sinistra. I suoi seguaci più profondamente ipnotizzati sono i cittadini con un livello di istruzione superiore: questo la dice lunga sulla differenza tra avere un’istruzione superiore e possedere capacità critiche.

La destra è invece ormai (per fortuna, direi) l’ombra di se stessa, ridicola nel difendere concetti – contenitore come “identità nazionale”, confini”, “bandiere”, “altolà all’immigrazione” pur con un blando accenno alla “ripresa”: niente insomma, che possa smuovere le masse, tranne che per un ricorso alla “pancia” della nazione, ma senza alcuna proposta accettabile.  La Le Pen e Salvini difficilmente faranno la differenza in un’Europa che sta andando a ramengo. Qualora avessero la maggioranza (ma non è affatto scontato che possa succedere), potrebbero fare ben poco e lo sanno anche loro. L’inerzia spaventosa  del colossale baraccone non la fermi con qualche veto o slogan o legge simil razzista.
I loro sono slogan per vincere le elezioni alla faccia degli idioti.

La destra più intellettuale è ancora alle prese con Evola, Drieu la Rochelle, Gentile, persino Pasolini, con un recupero tardivo e impossibile del fascismo e con l’annettersi alcune figure storiche “ibride”: tentativi che hanno un loro fascino ma che aumentano il guazzabuglio infernale delle opinioni. Il vero cavallo di battaglia della destra intellettuale è  lo sputtanamento della “sinistra” (e in questo raggiunge livelli impareggiabili, davvero godibili: ma è come sparare sulla croce rossa).

Insomma le sponde dell’utopia sono lontanissime, invisibili. A nuoto non ci arriveremmo mai. Si affacciano scenari inquietanti, alla Houellebecq? Difficile da dire.

Finché il barcone regge, la pseudo democrazia nella quale viviamo può ancora sfoggiare i suoi mille travestimenti.

Se il barcone dovesse affondare… beh, veramente, si salvi chi può.

L’inerzia è lunga, lunghissima ancora … forse.

I clan di cialtroni che comandano sanno che conviene a tutti mandare avanti questa fiera delle vanità. I disoccupati si crogiolano nell’idea che domani, forse, vinceranno un Milionario, oppure troveranno posto nell’azienda del cugino di secondo grado.

I migranti pensano di venire qui e trovare il sol dell’avvenire. Conviene farglielo pensare, da qualche parte come esercito di lavoratori di riserva (come diceva Marx) li possiamo mettere e insomma dopo non sono cazzi nostri, pensano. Ma sì, un po’ di polizia, qualche muro, qualche associazione culturale, qualche fiction TV dove sono tutti buoni e integrati e in qualche modo altri trenta milioni di poveracci possiamo farceli stare.

E il barcone va avanti per un altro po’, e le sponde di utopia sono laggiù da qualche parte in mezzo alla nebbia.

Tanto nel lungo termine, come si dice …

giovedì 18 febbraio 2016

Tarde divagazioni tardo capitaliste


Questo veramente sarebbe Osho, non Padre Pio, ma la somiglianza è inquietante ...
anche se qui Osho ne guadagna dal punto di vista estetico ...






“Incoraggiandoci a restare concentrati su noi stessi e sulla nostra felicità individuale, il Do what you love ci distrae dalle condizioni di lavoro degli altri e al tempo stesso conferma le nostre scelte, sollevandoci da qualsiasi responsabilità verso tutti coloro che lavorano anche senza amare quello che fanno. E’ la stretta di mano segreta dei privilegiati e una visione del mondo che maschera il suo elitarismo da nobile aspirazione a migliorare se stessi.”

 

“Se crediamo che lavorare come imprenditore nella Silicon Valley o pubblicista in un museo o come ricercatore in un istituto sia essenziale per essere persone autentiche -in pratica, per amare noi stessi- cosa crediamo delle vite interiori e delle speranze di quelli che puliscono le stanze d’albergo e riforniscono gli scaffali di un grande magazzino? La risposta è: niente.”

 

Miya Tokumitsu “Do What You Love
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Viviamo nel triste mondo dell’economia, con tutti i suoi derivati tecnologici o anche finto – rurali. Le metafisiche spicciole delle varie new age non sono derivate da antichi insegnamenti, ma dalla spettacolarizzazione degli stessi.
Andiamo avanti a tutta forza verso il muro che ci attende, come specie. Ne sembriamo entusiasti. Direi dunque che non c’è da preoccuparsi.


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Io non so se negli ultimi anni, in queste Cronache, ho scritto essenzialmente delle stronzate. È possibile. Non le cancellerò , tuttavia, lascerò tutte le ingenuità, i partiti presi, le affermazioni presuntuose, le mefitiche lamentele, i borborigmi pessimisti, nichilisti, gli slanci malinconici, le teorie fumose, le affermazioni poco originali, le calamitose invettive e tutte le simpatiche corbellerie che il mio (mal)umore mi ha suggerito fino ad oggi.
Lascio tutto com’è.
Lassar tutto come la sta, dice Goldoni.
Prego chiunque (una mia preghiera narcisista) si chinerà su questi fogli o pixel, tra qualche decennio (se mai accadrà, peraltro) di avere un po’ di indulgenza. Non ci siete obbligati, sia chiaro. E forse, essere mandato a quel tal paese è soluzione buona e giusta.
Vorrei potermi appellare a te, lettore, come già fece Baudelaire, chiamandoti “mio simile, mio fratello”. Ma la verità è che non ti conosco e non ti conoscerò presumo mai e che potresti essere diversissimo da me e infinitamente migliore, qualunque cosa voglia dire “migliore”. O infinitamente peggiore e vale la stessa perplessità.

E dunque qualunque cosa succeda, va bene.

Qui c’è semplicemente una certa parte della vita interiore di un comune individuo dotato di cultura medio alta del primo quarto del XXI secolo.

Un eterno aspirante vissuto nel periodo storico del “quarto d’ora di gloria per tutti di stile Occidentale tardo capitalista”.

Tutto qui. Sono un sette miliardesimo di umanità. All’incirca e in rapido aumento: la frazione, intendo.

Detto questo, vado avanti. Oggi è il 18 febbraio 2016.

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Hanno scoperto le onde gravitazionali. Einstein aveva ragione. E chi ne dubitava?

L’universo è una rete, anzi, un tessuto gommato, anzi, una trama piena di buchi.

Siamo in grado di usare i cellulari perché Einstein aveva ragione. Io a 14 anni ho letto la biografia di Einstein perché era dei pesci pure lui e la cosa mi inorgogliva. Era una strana persona, un misto di egoismo e santità. Non come Padre Pio, però.

Perché non portano la salma di Einstein in qualche luogo per essere riverita? Forse è stato cremato. È per quello, di sicuro. Non può essere più importante Padre Pio di Einstein. Che cazzo ha fatto Padre Pio? Fa funzionare i cellulari, Padre Pio? Sa fare solo dei miracoli di cui peraltro viene data una sola versione, senza controprova. Sa solo trasmettere (ai suoi devoti) un odore dolciastro di rose, che sarebbe l’odore della santità. Per indicare la sua presenza, cioè quella della sua anima. È un marcatore di territori dell’anima, Padre Pio.

Einstein invece se ne fregava. Lui pensava che credere che ci sia un’anima che sopravviva alla morte fosse un pensiero molto stupido.

No, meglio continuare a usare i cellulari per seguire le notizie su Padre Pio e non pensare a Einstein. Lui miracoli non ne faceva, non li riteneva necessari, come Spinoza.

Spinoza cosa avrebbe pensato di Padre Pio?

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Io sono favorevole a tutto: utero in affitto, matrimoni gay, possibilità (creata dalla futura tecnologia) di partorire dal culo. A quest’ultima ipotesi, probabilmente non sarebbero favorevoli i gay stessi. Il culo a loro, serve per altre cose ed è infinitamente più delicato (credo) di una vagina.

Ma stiamo divagando.

Io sono, come dicevo, d’accordo su tutto. Sono a favore dell’estinzione della famiglia o del suo mantenimento sotto forme più variegate. Sono per l’abolizione dei bambini, cioè volevo dire, delle problematiche che impediscono ai bambini di avere due meravigliosi genitori vegani, omosessuali, pacifisti, antivivisezionisti, pro life, proattivi, con le vitamine, professionisti, professionali, ma soprattutto carichi d’amore.

Un bambino, suvvia, non si nega a nessuno.

Il diritto al bambino è il perno della nostra società. Sono così carini, bellini, simpatici, poi ho trovato un paio di scarpine Prada da urlo, in saldo … e le tutine? Hai visto le tutine?

Carini, i bambini, il nostro futuro sgambettante, sembrano noi, ma sono più piccoli, è il nostro futuro che cammina, con quei cappellini così bellini, guarda, l’ho pagato solo venti euro (il cappellino, non il bambino, stupido ...). E poi ci sarà più lavoro per le tate, il mondo delle tate fatato, il tafato mondo delle tafe, il tatato mondo delle fate … insomma, non ci sono discussioni, io sono d’accordo su tutto.

E poi le nevrosi ce le avevamo noi con il vecchio tipo di famiglia!

E su questo sono veramente d’accordo! La famiglia di una volta, papà, mamma, due tre figli … la vacanza sulla riviera romagnola … il papà con la pancia, la mamma con i bigodini, la Domenica Sportiva, la visita ai nonni … che palle!
Di mamma ce n'è una sola ... pure troppa.
Quella famiglia faceva cagare. Una noia mortale. Ci si salvava solo perché a una certa ora si scendeva in cortile. Per il resto, le ore vuote inducevano alla nevrosi. Ora siamo in un mondo più colorato! E meno maschilista, finalmente. Più empatico, meno grossolano. Oggi la gente si sa vestire, finalmente! Mica come negli anni 70, 80. Noi siamo il futuro.

Noi combattiamo le sfide di questo futuro. Siamo tutti imprenditori di noi stessi e ci vestiamo bene. La nevrosi è una stronzata del passato.

Questi del futuro, mica ce l’avranno la nevrosi … la nevrosi non è più di moda. Avranno tutto quello che gli serve, ma soprattutto l’amore.
Oggi l'uomo crede nell'amore. Basa tutto sull'amore. Il futuro è amore.

Carrettate d’amore. Scriveranno libri pieni d’amore, gireranno film pieni di amore, l’amore scorrerà come una corrente benefica su tutto il pianeta.

L’amore è l’onda gravitazionale!

Già stanno preparando i cartelloni 24 x 20 da attaccare ai grattacieli

PREPARIAMOCI A FARCI INVADERE DALL’AMORE

Il futuro del mondo è così pieno d’amore … io lo vedo questo amore che sta per arrivarci addosso. Persino i terroristi islamici crolleranno di fronte all’amore … perché è amore vero.

Si toglieranno i passamontagna neri, brinderanno, balleranno, spareranno in aria dalla gioia … il mondo liberato dalle angustie di vecchi pensieri e vecchie nevrosi.

Tutti insieme nel reparto abbigliamento maschile della Rinascente.

I cocktail si chiameranno Shock Gravitazionale … andremo a braccetto tutti.

Siamo la generazione che vedrà compiersi l’amore sulla Terra.

No, le nevrosi sono cose del passato … ti pare che ci stiamo ancora perdendo in certe cose.

Ora ti lascio che sto per partire, vado a gestire un progetto interculturale nel Togo.

Sì, una cosa fighissima,  costruiamo gonfiabili dove tutti questi bambini (vedessi bellini sti negretti co’ sti occhioni) possono giocare e interagire con moderni software che gli insegnano a giocare meglio. Certo che gli diamo anche da mangiare. Vedessi bellini che sono. Sono il futuro. Guarda il video. Guarda bellini.


PS. Le formattazioni di blogspot mi stanno sfiancando.