Con l’ormai
consueta cadenza biennale, nell’ottobre 1990 uscì il terzo album della “strana
coppia”. Copertina bianca, come sempre, con una specie di indecifrabile
ritratto dentro a un quadro. Registrato a Londra, come gli altri, si avvale
della collaborazione di un arrangiatore d’eccezione come Greg Walsh,
collaboratore, tra gli altri, dei Pink Floyd e di Battisti stesso in Una donna per amico.
Questa volta
Battisti optò per l’eliminazione totale di strumenti che non fossero
elettronici, come già aveva fatto per l’album E già.
Mentre sia in Don Giovanni che ne L’Apparenza vengono ancora utilizzati archi, pianoforti, chitarre e
bassi veri, dalla Sposa Occidentale il paesaggio diviene totalmente scevro
dalla presenza di mano umana: solo freddi apparecchi digitali e la sua voce,
masterizzata in modo da non spiccare eccessivamente. È una voce distaccata,
didascalica, con una sorta di fredda ironia appena percepibile, che vira
facilmente sui toni in falsetto.
È come se dicesse
che qui ormai niente è più serio e, nello stesso tempo, il gioco è ormai
diventato serissimo: l’ossessione di mimesi e sparizione assume proporzioni
colossali.
E tuttavia anche
questo album ebbe un discreto successo, vuoi per il gradevole e apparentemente
buffo pezzo che dà il titolo all’album, vuoi perché il nome Battisti era una
calamita sufficiente per garantire la vendita di almeno qualche centinaio di
migliaia di copie, nelle prime settimane, seguito dall’inevitabile caduta
verticale una volta che il prodotto si era rivelato inascoltabile ai più. Le
radio difficilmente si arrischiavano a far passare pezzi dell’album, tranne
giusto il brano - titolo.
Battisti ormai
faceva un mondo a sé, difficile da penetrare. Il suo apparente solipsismo
presenta molte “falle, falle rudimentali, aperte come portali, per i tuoi molto
puntuali appuntamenti molto occasionali”.
In questo mondo
rarefatto si può però entrare e si può godere.
Ci si accorge, in
mezzo a questi cristalli di canzone, che c’è una gioia di correre, soli e tutti
goduti, in mezzo alla strada. Pezzi da mettere quando si corre: c’è una
sensazione di danza, movimento giocoso, spensierato, che i testi di Panella
sottolineano.
O forse si dovrebbe
dire che i testi rarefatti e giocosi di Panella trovano perfetta corrispondenza
in una musica giocosa e rarefatta.
Tu non ti pungi più inizia proprio in questo modo di
canzonetta buffa con un “banale” giro di sol maggiore da spiaggia raddoppiato
da suoni quasi da cartone animato. È una parodia di canzone, sembrerebbe. È un
gioco di bambino, è una scampagnata elettronica nella prima sezione e un giro
spagnoleggiante nella seconda.
Si apre con una
battaglia a cuscinate. Nessuna canzone al mondo si può aprire con una battaglia
a cuscinate, questa lo fa. Una giocosa (questo aggettivo ricorre gioco – forza
per tutto l’album) battaglia che culmina in una serie di amorosi amplessi,
primo tra i molti descritti qui e là, più o meno metaforicamente, negli altri
brani.
La Ragazza, questa
figura che da adesso e per tutta la rimanente produzione della coppia Battisti
– Panella sarà protagonista assoluta, ama con libertà e gioca con i propri
pudori nascosti, le proprie fumisterie narcisiste, il proprio desiderio
incessante di godere e vivere senza “pungersi” più.
Chi è la Ragazza ?
È la possibilità folle e meravigliosa della Gioia che si
nasconde e ride.
Candida
o perversa ma che non ti pungi più,
raccolta
o dissipata, esausta o fresca fresca,
quasi
niente per niente pungente pungente,
ma
rizzi e doni quel barbaglio alla Luna.
Questo
è quanto. Con una belva accanto,
è
questo il modo in cui fai l'amorosa: assumi pose inesplose, e non ti pungi più,
non
fai più la raccolta d'incanti ardenti ed arsi.
Una
vela è un sottile perché, un avvilito ohimè,
e non
si dorme bene, che lune piene tutte beate, mutevoli e brune.
Tutte
toccanti.
Potrebbe essere sera è un rondò, un’altra danza che
inizia e porta sempre allo stesso punto e poi ricomincia, anche se,
musicalmente, ogni ripetizione porta in sé delle sottili differenze, come pure
a ogni ripetizione il testo raggiunge nuove complessità.
La Ragazza esita e
si turba, danzando nella sera, per cercare il proprio piacere. I versi di Panella
sono, come al solito, molto belli.
E tu
potresti ridendo dire
"Non
ho spiccioli, resti d'inverno,
né di
primavere, davvero non ne ho,
e non
posso cambiare, scusate, né l'autunno, né l'estate".
Viola
paonazza la ragazza è sola, passa e ripassa la linguetta rosa
sopra
il quesito del suo labbro squisito.
E
come resiste, ma come resiste, al lamento ottimista di una felicità;
si
permette un rifiuto con il mento levato, più bellina più altera:
potrebbe
essere sera.
Come
chi in sonno dicesse una frase così, giorno dopo giorno, un rumore così,
a
dissolvere a smorire una frase così "Non è così com'è, non è com'era"
Tu
cedi all'insistenza dolce viola, seguendo la pendenza della sera.
Il pezzo, dopo
tutta questa perversione di luci, colori, ombre, viali, foglie, alberi, saracinesche
che si infrangono come vetrate, nella “alabastrina fessura per passare dalla
sera alla notte con la nostra piccina”, si chiude con un accordo minore.
Cosa succederà alla
Ragazza?
Timida molto audace, nonostante sia interamente
elettronico, ha atmosfere di un novecentesco balletto classico, un pas de deux digitale nel quale la
presenza femminile si fa pericolosa, noncurante, femme fatale senza volerlo. A
una tale voluttà non si può che soccombere.
La femmina,
agganciata alla natura, ignara del pensiero e tuttavia perfettamente saggia di
vita, sfera perfetta che prende il proprio piacere senza conoscersi, distrugge
il proprio amante.
“La stessa diversa persona sei tu, per cambiare ti
basta saperlo che non sei mai la stessa nemmeno a volerlo .. .”
Nella sezione
centrale il balletto è più chiaro nei suoi intenti:
Sai
che non si è mai la propria vita,
la
tua ti serve appunto per certezza,
tu
vivi e lasci vivere te stessa
con
un congedo, con una carezza
sicura
con la mano, sicura con la mano,
con
la guancia perplessa.
Il testo è un piccolo compendio di
letteratura, con echi della Lulù di Wedekind, ma senza il finale tragico. Qui a
finire male è il povero maschio.
Il pezzo finisce con una coda che
musicalmente è un motivo nuovo, al quale fa seguito la ripetizione strumentale
della sezione finale. Par quasi di vedere la Ragazza, timida ma molto audace che gioca con la neve,
ignara di tutto. Inquietante, come tutte le cose che potrebbero essere
qualunque altra cosa, dipende da dove si guarda.
Sai
che non si è mai la propria vita,
la
tua ti serve appunto per certezza,
tu
vivi e lasci vivere te stessa
con
un congedo, con una carezza
sicura
con la mano, sicura con la mano,
con
la guancia perplessa.
Sciolta
come le braccia scomparirà la neve:
per
sempre se ne andrà e se dovrà ricadere
sarà
come un armadio che si sgancia
e
precipita dal cielo in tante schegge.
E
tuttavia, però comunque sia, bellezza e compagnia
non
vanno bene, non si legano insieme.
Risentirai
la neve risuonare dentro le risatine,
come
un piacere che non sai trattenere.
La
neve tornerà come un pretesto dipinta e sempre finta,
e tu
la irridi, la lusinghi e la sfidi
e la
solleva il tuo sbuffo selvaggio.
La
sposa occidentale: è il brano che dà il titolo all’album,
calembour di surreali buoni propositi (Ti
piacciono i dolci, ed io sul tuo terrazzo impianto un'impastatrice industriale
che
mescola e sciorina la crema per le scale. Se tu ti vesti, io sul tuo balcone
faccio calare in forma d'indumenti, tutti i paracadute ed un tendone bianco da
sceicco e la sua scimitarra per fermaglio
ed è
più facile a dirsi che a dimostrarlo falso, e infatti te lo dico perché non
basta il pensiero …)
per dichiarare un
amore esclusivo alla propria promessa sposa.
Il brano è un giro
armonico di si maggiore, parrebbe quasi un pezzo di Battiato degli albori
canzonettistici, con la batteria che più sgangheratamente elettronica di così
non si può e il basso fatto di semplici note ribattute. La melodia è però dolce
e cantabile assai e il pezzo è così gradevole che gli ascoltatori “profani”
quasi sorvolano sui “treni di notte pieni
di paralumi e di damasco per dormire, se no a che serve un treno” e altre
amenità.
Si limiteranno a
chiedere: chi è la Sposa Occidentale? E perché è occidentale?
Le metafore sono
complesse o semplici. Ognuno prende quella che preferisce. C’è chi ha ravvisato
nella Sposa Occidentale, la filosofia greca da Platone a Hegel, ma
personalmente credo che sia più facile inquadrare il tutto nella occidentale
civiltà dei consumi che rende tutti vuoti e insoddisfatti e copre con un velo
di finzione il proprio vuoto interiore, tutta pronta a godere di sciocchezzuole.
Una cosa vale l’altra.
Se
nulla capivo, qui tu finalmente
nulla
lasciavi germogliare sulla brulla,
paradossale,
tra noi terra infondata,
dove
sono i leoni, ammattiti e marroni,
lasciando
immaginare la sposa occidentale.
La
sposa occidentale che sembra quasi ridere
e
invece lei respira, quasi piangere, ma gira
dall'altra
parte il viso, ma ritorna
portando
sue notizie inaspettate;
amando
tutto ciò che adora,
chiama
con nomi fittizi le cose:
così,
semmai, le rose son spasimi, per ora.
Mi riposa è una piccola furbizia in musica. Battisti
qui utilizza nelle sezioni principali, il giro armonico di All night long di Lionel Richie. Fateci caso, il giro di accordi è
totalmente sovrapponibile e il ritmo, sebbene diverso, è senza dubbio
brasileiro. Ma su questa base così pop, così canzonettistica, addirittura
afroamericana, Battisti costruisce qualcosa di completamente diverso. Lui è il
genio del mimetismo in canzone. Lui è quello che ha costruito il ritornello di
un pezzo (un gran bel pezzo) come Un anno
di più, partendo dalla sigla del TG.
Battisti sceglie
questa base afro per il disincantato lirismo europeo di Panella, vecchio di
tutto il disinganno e di tutte le letterature: e il connubio funziona.
Le metafore
visionarie di Panella si rincorrono sulla “pista sgombra” di un pezzo che fa
danzare, ancora una volta, la Ragazza e il suo fiacco pretendente. Lei vorrebbe
per un motivo, lui vorrebbe per un altro.
È sempre per tutt’altri motivi.
Noiosa
come sei, mi sei preziosa.
Monotona
ottimale, mi riposa la confidenza tua priva di varietà,
la
musica camusa che stempera le palpebre,
le
strugge in cere fuse e le sigilla su pagine non chiuse.
Noiosa
ti dimentichi di me, e siamo soli.
E tu
parli di noi senza abbandoni,
e
senza animazioni e con la correttezza
di
una traduzione che risuoni
facile
e fedele senza quelle inutili trappole e stili.
C’è una tale ricchezza nel testo e nella
musica che questo brano andrebbe analizzato virgola per virgola e nota per
nota, ma non è possibile.
Pannella qui è semplicemente pirotecnico.
Statica,
ritorni statica, con lievi incrinature,
serpeggiamenti
dentro le strutture
esce
un amore mio, come un colombo dalle feritoie,
che
viaggia tanto e tanto ha già viaggiato tra le noie,
si
butta a capofitto, diventa un ruscelletto
che
frulla, radente dentro l'ombra,
e la
tua voce rulla sopra la pista sgombra.
Roca,
diventi roca, con una voce, poca,
da
ciceronessa che spiega com'è bella,
com'è
bella se stessa.
I
nostri tè si bevono da sé, molto corretti,
e intanto
è incominciata la sfilata di intere collezioni di biscotti.
I ritorni è il capolavoro di questo album così algido
e pieno di vita allo stesso tempo. Un capolavoro tra i capolavori, si direbbe.
Qui il sentimento è esplicito. Signori e signore, qui si parla d’amore, lo si
nomina. Ma con che termini.
Sotto l’implacabile
batteria elettronica, lo stile spagnoleggiante tanto caro a Battisti quando
deve dire cose nascoste e segrete, svolge un pezzo lirico dolcissimo, dalla
struttura solida.
E Panella è
straordinario.
Il testo è
commovente senza commozione, amorevole senza inganni reciproci.
“Abbiamo un solo
limite: l’amore che ci divide.”
L’amore è
l’illusione che ci fa sempre tornare, che ci fa sopravvivere a tutto, “come la ragione, perché con la ragione si
sopravvive a tutto, si distrugge il distrutto ricostruendo a intarsi la copia
fedele dell’innamorarsi. E un tassello alla fine o è dell’uno o è dell’altro”.
Ma il vertice lo
raggiunge con questi magnifici versi:
E i sogni
si allontanano come i cavalli scossi, caduti i sognatori;
bocconi
tra le fragole, ma più dolci e più rossi, ridotti a dolenti spifferi.
E
docili incompetenti nella lotta incerta tra il ridire e il fare l'amore
colloquiale.
E lei
continua a dirsi: "Si sopravvive a tutto per innamorarsi".
Amarsi
è questo: escludere d'essere i soli al mondo,
i
soli ad esser soli amando, sterminandola l'invincibile amata.
Alcune noncuranze è una esplorazione in musica dei
microclimi che si creano in una relazione di coppia, l’insinuarsi lento e
uniforme e inevitabile del non detto tra i due. Le noncuranze che sfociano
nella crisi e che Panella coglie nella solitudine della Ragazza.
Tutto sembra andare
bene, ma lo sfinimento è ormai l’essenza dell’esserci nel rapporto: con sé e
con l’altro. La musica segue con molle
dolcezza elettrica il dipanarsi degli oggetti, dei gesti, degli sguardi: Non un complotto e non una soffiata, nemmeno
tra le ciglia, perché tu sbatta gli occhi, e non un parapiglia senza sbocchi: niente di tutto questo, ma saranno
le disinvolture, ed alcune noncuranze a tradirti: come tu resti seduta sulla
sponda del letto, come non dici nulla, quando non lo dici.
È il pezzo più
lungo dell’album: dopo che la voce ha cessato di cantare, continua ancora a
lungo a dipanarsi nel liquido fluire del basso e della batteria.
In
campo scenderanno forze prive di forza,
le
tue piegate dalle brezze estive,
e
saranno a tradirti queste ondate di pigrizia,
di
estenuazione senza alcun motivo.
Quando
avvertirai, distinto, sopra tutto,
il
profumo che sale dal tuo polso.
Quando
ti sentirai rotonda in certi punti,
e in
altri più in pianura
con
zone inesplorate, lontane e lontane da te.
Quando
una gamba a terra, mentre tu sei distesa,
ha il
peso di tutto quanto resta
sulla
terra intera, meno te, l'unica in questo momento
di
cui non ti fidi, e saranno dei nervi minori a tradirti.
Se
cade un bicchiere da solo, se vola una sedia sullo scaffale,
allora
tutto ritorna normale.
Rimane solo il non detto, noncurante.
Campati in aria è la degna chiusura di questo album così
radicale, strano, non inquadrabile. Mentre il pezzo d’apertura sembrava una
sgangherata canzoncina per bambini pervertita all’erotismo del mezzo
elettronico, Campati in aria comincia
con una spumeggiante introduzione degli archi (elettronici). Siamo di fronte a
una sigla televisiva, non ci sono dubbi. Il pezzo sembra quasi riecheggiare una
sigla televisiva di un programma sportivo stilizzato. A tal punto Battisti può
permettersi queste apparenti “banalità”, queste musichette simil –
pubblicitarie, a tal punto il suo genio mimetico può farlo, che il pezzo
funziona. Ti trascina, nell’ennesima danza di un disco tutto danzante, a volte
brioso, a volte lento e fluido.
E tutto è brio in
questo brano. Testo e musica fanno a gara nel correre dietro le apparenze del
inesauribile desiderio della Ragazza.
Sei
molto presa dall'idea che infine ci incontreremo:
vedi
sempre la stessa scena e non si sa da dove venga io,
ma
per comodità la mia figura si forma in quel momento
e
qualcosa ti cade di mano, anzi no.
Sei
tornata a fiorire tu vignetta gentile
con
una fretta di furbe nubi d'aprile.
Panella è qui
vertiginoso più che mai:
… cominci a capire chi siamo:
i
nostri emissari venuti a discutere molti punti difficoltosi.
Ho
stravisto per te. Non so chi, non so che,
resta
lo stile delle agitate vigilie.
E il
tumulto che da te sortì,
detto
così, so solo che mi sfuggì qualche sussulto.
E tu
nonostante ciò solleciti,
mesta,
calma, onesta e un po' scolastica.
Potremmo
per miracolo inciampare
con
la stessa disinvoltura ed eleganza
con
la quale sprofondano i piroscafi in mare,
con
tutte le luci accese,
e si
direbbe che a bordo c'era un ballo,
luccicando
le stesse vaghe spine, indigeste,
degli
estri scritti, tra i fitti immensi nerastri.
E ti
strinsi, ed il senso sparì:
essendo
lì, nel senso che mi sfuggì,
seguendo
l'istinto,
tutto
il senso che s'è letto tutti i libri.
Il brano finisce in minore, nel mistero,
come sempre.
Con gioia leggo e riascolto nella mente tutti questi brani che non mi sono mai - ingiustamente - dato la pena di analizzare così bene come fai te.
RispondiEliminaHai ragione: testi e musica offrono a ogni ascolto nuovi significati. Forse sarò perentorio, ma secondo me la musica leggera non può andare più oltre di così nella sua espressione massima di arte.
Grazie.
Battisti... l'Immenso!
RispondiEliminacaro Battisti io amo anche il tuo stile di musica anche perché pressappoco sono a pari merito nella stessa linea di musica che ho sempre ascoltato e mai cambiato , poco tempo fa ho comprato un disco ad una conoscente. Un saluto
RispondiEliminaDunque io dico che a distanza di trent'anni io sono qui ad esaminare e a godere questi testi e questi arrangiamenti musicali degni di essere colonne portanti della storia della musica. C'è ancora molto da studiare. Battisti sempre più grande, come uomo e come musicista
RispondiEliminaSento che la ricerca dei passaggi misteriosi, ben occultati ma non troppo, e le scoperte entusiasmanti che premiano l'impegno, non siano tutto. Il viaggio, ha nelle atmosfere non scritte, e nelle sensazioni evocate ad ogni scollinamento,, un altro percorso suggestivo e complementare non subito visibile, che cambia, si trasforma, appare e scompare ad ogni respiro. Sento che c'è dell'altro.
RispondiEliminaInarrivabile/i
RispondiEliminaImmensi Battisti e Panella! Buona la spiegazione dell' album,anche se ,si sa, può essere solo una interpretazione. L' unica cosa che aggiungo é che per me la donna,sposa,o ragazza che sia, e sempre il soggetto di tutto, ed è sempre "la loro opera". Non esiste alcuna ragazza,donna o sposa (almeno credo)! Lo ripetono sempre! Esempio: " e tu ( canzone) parli di noi senza abbandoni,e senza animazione con la correttezza di una traduzione che risuoni facile e fedele senza quelle inutili trappole o stili!" ....oppure descrivono la loro opera come " bocconi tra le fragole ma, più dolci e piú rossi ridotti a violenti spifferi!"....poi parlando del livello musicale che c'è in commercio definisce i vari cantanti e cantautori " docili incompetenti,nella lotta incerta tra il ridire ed il fare l'amore colloquiale" . Sarà gusta sta mia interpretazione???
RispondiEliminaGenio assoluto
RispondiElimina
RispondiEliminai couldn't believe that i would ever be re-unite with my ex-lover, i was so traumatize staying all alone with no body to stay by me and to be with me, but i was so lucky one certain day to meet this powerful spell caster Dr Akhere,after telling him about my situation he did everything humanly possible to see that my lover come back to me,indeed after casting the spell my ex-lover came back to me less than 48 hours,my ex-lover came back begging me that he will never leave me again,3 months later we got engaged and married,if you are having this same situation just contact Dr Akhere on his email: AKHERETEMPLE@gmail.com thanks very much sir for restoring my ex-lover back to me,his email: AKHERETEMPLE@gmail.com or call/whatsapp:+2349057261346
i couldn't believe that i would ever be re-unite with my ex-lover, i was so traumatize staying all alone with no body to stay by me and to be with me, but i was so lucky one certain day to meet this powerful spell caster Dr Akhere,after telling him about my situation he did everything humanly possible to see that my lover come back to me,indeed after casting the spell my ex-lover came back to me less than 48 hours,my ex-lover came back begging me that he will never leave me again,3 months later we got engaged and married,if you are having this same situation just contact Dr Akhere on his email: AKHERETEMPLE@gmail.com thanks very much sir for restoring my ex-lover back to me,his email: AKHERETEMPLE@gmail.com or call/whatsapp:+2349057261346
Ascoltavo questo album di Battisti nel 1990, in musicassetta nella autoradio, ricordi indimenticabili! Canzoni che sono rimaste indelebili nella mia memoria, tenendo presente che non sono un cultore di questo grandissimo.. mai analizzati i testi, ma è giunto il momento, dopo trenta anni, per approfondire.. grazie
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