Non può essere mai essere lasciato in pace, il consumatore, deve
desteggiarsi tra crisi infinite, ideologie competitive, cambiamenti climatici e aumenti dei prezzi. Adesso gli tocca pure essere trascinato al cospetto della violenza crudele e barbara di un desiderio
di vendetta arcaico. È il prezzo dei monoteismi, ragazzi.
Il dio denaro chiede ogni giorno il suo sacrificio di sangue, che
però deve rimanere nascosto agli occhi troppo delicati del consumatore. È su
questa rimozione che si basa la nostra “pacifica” civiltà, nella quale
l’imperativo è (cercare di) divertirsi facendo “girare l’economia”. Ecco invece che l’allucinazione
religiosa, figlia di un altro monoteismo che invece adora che il sangue sia
visibile e ne gode, fa irruzione nelle nostre vite, ormai quasi indistinguibili dai nostri TG.
Noi contro loro. Noi, figli della violenza nascosta: loro, figli
della violenza esibita.
Ma in fondo non ci sono vere contraddizioni. Stronzi che
azzannano altri stronzi. Non credo all’innocenza del consumatore, credo
piuttosto alla sua indifferenza da tutto ciò che non lo tocca direttamente. Non
ci credo nemmeno se dovessi rimanere vittima io di un attentato da parte di
questi bastardi.
Siamo tutti complici, anche se i veri colpevoli sono lontani, a
Washington e non solo lì.
La geopolitica detta legge a suon di morti ammazzati. Lo
sfruttamento del cosiddetto terzo mondo alimenta il desiderio di vendetta di
stampo religioso. Il fanatismo è un ottimo rifugio per le anime dei diseredati,
manipolate da chi tiene i cordoni della borsa.
Gli USA, dopo decenni di catastrofi e con la crisi in casa loro
(ben lontana dall’essersi conclusa) li vedi esitare. Ma non dovevano sterminare
il terrorismo, estirparlo come un cancro? Dov’è finita l’Enduring Freedom di
bushiana memoria?
Gli USA nicchiano, hanno capito, dopo 15 anni di stronzate, che
un intervento armato su larga scala tipo Iraq o Afghanistan, si sa quando
inizia, ma non si sa quando e se finirà. E poi i soldi mica sono infiniti. E
sono seccati dalla prospettiva di doversi alleare con Putin: direi molto
seccati.
Gli USA si sono auto eletti guida del mondo e una parte di
questo mondo, la più oscura e malvagia, gli si è rovesciata contro. Una
saggezza tardiva li ha colti. O forse aspettano un mega attentato a Washington
per potere scatenare la Terza Guerra Mondiale.
Combattuta da chi?
Putin si sta giocando bene le sue carte, da quell’abilissimo
stratega che è, per demolire i piani USA di continuo discredito anti russo. La
politica del “nemico comune” smantellerebbe i piani degli americani, che alla
fine saranno costretti ad accettare una specie di alleanza contro l’ISIS, questa macchia nera sulla cartina
geografica del Medio Oriente.
Intanto sono i poveri consumatori europei ad essere colpiti,
quelli a cui la Società dello Spettacolo promette garantiti tutti i diritti.
Credevate di non essere in guerra? Credevate di avere diritto a
una vita tranquilla, a scapito di altri umani, in altri paesi, sotto altri
cieli?
Credevate che la buona vita che facciamo, non avesse un prezzo?
Ce l’ha eccome.
Questo è esattamente il prezzo della globalizzazione, né più, né
meno. Arcaismi tecnicamente equipaggiati, come direbbe Debord, in una
espressione di una perfezione mai più eguagliata.
Il petrolio che a noi continua a servire per illuminare i nostri
parchi dei divertimenti, le nostre preziose attività, miete vittime ovunque.
Qual è l’obiettivo dei terroristi? Il terrore, la
destabilizzazione, la vendetta, certo.
A chi fanno gioco?
È questo il problema: ormai il meccanismo è inceppato, va avanti
da solo, non fa quasi più gioco a nessuno, tranne ai trafficanti d’armi e di
petrolio.
Si chiama istinto di morte. La Società dello Spettacolo l’ha
cacciato via da sé, ma esso è rientrato dalla finestra e spaventa le nostre
cenette e le nostre vacanze low cost. Ma a noi importa solo di continuare sicuri a giocare. In cambio cediamo volentieri tutto quello che Mastercard non può pagare.
L'importante è che ci impediscano di capire che quello che accade è il frutto atroce di tutto ciò che non abbiamo voluto vedere: e
cioè che non siamo innocenti.
Noi non siamo buoni, mentre loro sono malvagi.
Abbiamo malvagità diverse, ecco tutto. Loro sono folli, noi siamo noncuranti.
Loro sono fanatici, noi siamo indifferenti.
Loro sono macellai, noi siamo
complici silenziosi di vari stermini.
Loro sono attratti dalla morte, noi siamo
attratti da un’immagine edulcorata della vita.
Loro sono schiavi di credenze
antiquate e disumane, noi siamo schiavi di credenze moderne e altrettanto
disumane, che fanno effetto a distanza, però.
In un mondo basato sull’egoismo, la rapina e la stupidità, lupi e pecore si
rotolano nel fango, indistinguibili.
La mia sensazione (e spero di sbagliarmi) è che siamo entrati
in una nuova era di equilibrio del Terrore: un po’ come nel film Brazil.
Il terrorismo fa il gioco della durata del sistema.
In altre parole, difficilmente il terrorismo verrà estirpato
definitivamente. È il necessario contraltare, il bubbone che fa parte delle
nostre vite, ora che non esistono più visioni del mondo contrapposte. L’ISIS è
il lato oscuro (uno dei tanti) della questione mercantile globale. È pirateria sotto l’egida
della religione. Teocrazia medievale contro teocrazia capitalista. Anche loro
usano smartphone, guidano Toyota con satellitari e usano Internet e TV. A casa
loro i ricchi avranno ville con piscine e servi e molte mogli. E anelli enormi
al dito. Come i Soprano. Commerciano in petrolio e residuati vari, oltre che droghe. Avranno dei
fatturati. Questi integralisti sono integrati a modo loro. Sono esaltati che fanno quello che fanno
strafatti di sostanze, probabilmente.
I consumatori peones, da ora in poi si devono abituare a fare le veci delle
pecorelle che previdenti pastori rinchiudono di notte nei recinti per paura dei lupi. E poi
lupi e pastori giocano a dadi sulle loro teste. È quello che accadrà e che sta
già accadendo. Questa società che fa entrare chiunque in nome dell’accoglienza,
ha lo scopo vero di non fare uscire noi.
Ci stanno privando di poco, dopotutto. La libertà è una cosa che
al consumatore non interessa. L’unica libertà che gli interessa è consumare
i propri sogni infantili. Quella continua a venire caldamente incoraggiata.
La libertà di farci piacere ciò che ci viene offerto.
RispondiEliminaLa nostra identità è identificazione con il consumo di merci.
Siamo liquidi, direi sciolti ...
EliminaHai una lucidità invidiabile sulla quale mi specchio volentieri.
RispondiEliminaGrazie Luca. Mi piacerebbe farmi sentire più spesso sul tuo blog che mi piace molto, ma per qualche stranissimo motivo informatico, ogni volta che lo apro ci mette mezz'ora a caricarsi e blocca tutto il resto, giuro. Almeno questo succede con il mio PC e quello del lavoro, da anni. Per cui commentare è problematico. Peccato. Comunque
EliminaIl giocattolo si è rotto e mostra tutti i suoi difetti, la finzione del benessere per tutti non regge più quando si vede il quadro intero, è il prezzo della globalizzazione anche questo. Il mostro arriva al momento giusto per ridare smalto al benessere consunto. Nella storia ci si è abituati a tutto, persino ai lager, vuoi che nella non storia non ci si abitui a perdere quello che mastercard non compra?
RispondiEliminaIo per me, non vorrei. Ci ho sempre tenuto alla libertà, che ha un prezzo veramente esagerato, oggiogiorno ...
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