Cronache Babilonesi

Cronache Babilonesi
Escursione nella Filosofia - Edward Hopper (1959)

giovedì 30 maggio 2013

La Bestia



Da un paio di anni le mie giornate sono diventate battaglie contro ansie e strani malesseri. Vertigini, dolori muscolari, tensioni insopportabili al diaframma, alle braccia, coliti la mattina se devo uscire di casa molto presto, movimenti intestinali, nausee, senso di spossatezza. Non ci sono cause organiche.
No, la guerra al mio corpo è stata dichiarata dalla paura radicata nella mia mente.
Ha deciso di sopraffare il mio organismo, per ridurmi in schiavitù.
La cause sono legate a tanti fattori (inutile parlarne qui), sviscerate durante le sedute psicoterapeutiche che ho dovuto iniziare a fare, da quando nel marzo 2011 ho rischiato di fare un incidente sulla tangenziale di Bologna a causa di un improvviso e fulminante attacco di panico.
Siccome sto cercando di guarire, di trasformare questa cosa atroce in una esperienza passata, la Bestia dentro di me reagisce: non ne vuole sapere di sloggiare. Il mio corpo viene bersagliato da segnali di cedimento.
La Bestia è la Paura.

venerdì 24 maggio 2013

Il sorriso dell'astronauta



Io sono nato e ho vissuto la mia infanzia nell’Era Spaziale. Qualcuno se la ricorda? Quanto spreco di risorse, eppure, fu forse la prima e unica vera epoca gloriosa dell’umanità, se mai ve ne fu una. Gloriosa nel senso che era orientata a un puro spirito di conquista di avventura e se pure mescolata a obiettivi militari e rivalità politiche, aveva una certa dose di purezza. Non implicò invasioni, eccidi, genocidi, deportazioni. Era, in un certo senso, una sfida dell’uomo come specie, ai suoi limiti fisici e psichici.
La tecnologia sviluppata per i viaggi spaziali, ebbe ricadute positive anche sulla tecnologia usata nella vita quotidiana.
Nonostante i blocchi contrapposti USA – URSS, in un certo qual senso la razza umana, di fronte ai viaggi spaziali, si ritrovava ad essere unita, un fronte comune di esseri che condividevano un pianeta e la stessa matrice biologica. Guerre a carrettate (Vietnam in testa) e ingiustizie sociali, ma in alto, nel cielo, insieme a quei tre astronauti, andavamo tutti. Non erano astronauti americani, erano esseri umani.
Anche allora c’era gente che moriva di fame, ricordo la carestia nel Biafra. Io ero un bambino magrolino e i miei parenti quando al mare facevano sfoggio delle trippe nei loro costumi da bagno mi dicevano, Madonna mia, sei uno stecchino, sembri uno del Biafra.
C’era la fame in Biafra, ma c’erano anche le capsule Apollo e i razzi vettori Saturno.

lunedì 20 maggio 2013

Tempo ritrovato, tempo restituito





Non posso fare il male che vorrei. Ergo, non sono cinico.
Distruggere un fiorellino. Distruggerne un altro. Prendere a secchiate di merda in faccia l’egoismo universale, con la mia stessa merda egoista. Il risultato non può essere che merda.
Tutto questo accade unicamente perché cronologicamente le cose non azzeccano mai.
Non viene sufficientemente valutato il ruolo della cronologia nell’evolversi del male, nel mondo. 
Satana crea il Tempo Sbagliato, il Posto Sbagliato, il Tempo Perduto. Il tentativo, umano e comprensibile di rimediarvi, scatena il Male. Ma anche questa è solo una illusione. 
La riconciliazione dei desideri è unicamente nelle mani di Dio, che, notoriamente, disprezza i nostri desideri. 
Nasce il peccato, ovverosia la pretesa di disfare la cronologia che Dio ci ha buttato addosso.
L’amore, come già diceva Adorno, è una evoluzione del concetto di proprietà. Il senso stesso del tempo, deriva dalla proprietà. Io sono arrivato qui prima e dunque questa cosa è mia. La morale deriva dalla cronologia. Possiedo questo amore e non posso distruggerlo, solo perché nel frattempo sopravviene un altro amore. Se lo faccio, il risultato sarà la sofferenza di tutti.
Questa è morale. Non avrai altro Dio al di fuori di quello che è arrivato prima.
La cronologia può essere messa a tacere unicamente dalla potenza. Tu sei arrivato qui prima, ma io ti distruggo e quello che è tuo, adesso diventa mio. La potenza abolisce il tempo, lo azzera al tempo presente. La Potenza è Presente.
Come dire, Nietzsche mette a tacere Marx. Ma prima o poi Marx rialza sempre la testona barbuta. Marx è morale. Marx è contro la sofferenza. Però mette incinta la cameriera.
È pero vero che l’amore è Tempo restituito.

giovedì 16 maggio 2013

Beckettiana




Non si è abbastanza sganciati dalle stronzate per essere liberi di esprimersi. Non si è, non siamo, non sono libero. Sono pesante, porto catene pesanti, vivo pesantemente su questa pesante terra e non conosco una sola leggerezza. Potessi conoscerne una! Leggerezza, leggerezza vera, dove sei? Aiutami, portami consiglio! Ma devi essere vera, però. Una leggerezza finta ha il profumo della merda. Sembra profumo, ma è merda, allora tanto vale essere pesanti. La leggerezza vera non ti inganna. Tuttalpiù ti uccide. Ma con leggerezza.
Leggerezza, leggerezza, dove sei? Ti parlano di leggi cosmiche, ti parlano di compito dell’intellettuale, ti parlano di crisi globale, di teatro sperimentale, di spread, di crema di tartufi, di bingo bongo, ma tu ti senti pesante, fatalmente pesante.
E invece non ci sono leggi cosmiche che tengano, i morti non risorgono unicamente per senso del pudore, altrimenti nulla glielo vieterebbe.
Non sono libero. Mi guardo intorno e non sono libero e non riesco a respirare. Vorrei tanto respirare davvero.
Non so cosa voglia dire respirare davvero. Leggera, l’aria, nei polmoni, senza sforzo.
Quanta barbosissima insincerità. E il tempo passa.
È osceno tutto questo.
Recitare parti, non recitarle, volere cose, persone, violare veti, emettere peti, che senso ci si può mai trovare?
Meglio sarebbe essere un pitone che divora un bue intero.
Non c’è una sola cazzo di soluzione a questo mondo.
La trovata buffa è destinata a esaurirsi.
Dentro non trovo nulla. Neanche fuori.
Nulla dentro. Nulla fuori. Desideri. Vacui. Non certo chiari.
Ci fosse una sola chiarezza in me potrei ribaltare il mondo.
Urlo ma non mi sente nessuno.
Sono come un personaggio di Beckett piantato dentro a un vaso. E non faccio neanche ridere. 

mercoledì 15 maggio 2013

Ius soli e cattiva coscienza




Grande confusione. Solo in parte voluta dai potenti. In verità provocata da una fenomenale stupidità. La Destra. La Sinistra. Che sciocchezze. Ci basiamo su pregiudizi.
Nazionalismo. Internazionalismo. Immigrazione. Non immigrazione.
Ius Soli. Ius Sanguinis.
Si dovrebbe ragionare, almeno provarci. 
Per ragionare occorrono dati certi su cui discutere. Esistono dati certi? Ognuno sfodera i suoi.
Sui diritti degli immigrati già presenti, non mi sembra ci siano particolari dubbi. Non credo si possa dire che gli immigrati presenti in Italia non godano di diritti. Diritti scolastici, diritti alla casa, diritti al lavoro. Poiché scuola, casa e lavoro in Italia sono quello che sono, gli immigrati hanno i loro problemi, certo minori di quelli che si sono lasciati alle spalle nei loro paesi.
A fronte di milioni di disoccupati italiani e no, non si capisce bene perché dovrebbero entrare in Italia e nascere qui milioni di altre persone. 
Qual è l’obiettivo? Lo chiedo con una certa ingenuità. 
Creare una sempre maggiore povertà non fa altro che alimentare una sempre maggiore delinquenza. Dovrebbe essere una constatazione semplice e ovvia, ma per qualche motivo non lo è. Si continua a dire che gli immigrati producono ricchezza. Bene: ma per chi producono ricchezza? Per il paese nel suo insieme, o per chi può guadagnare su una forza lavoro sempre più a buon mercato? E se non c’è domanda di lavoro, i milioni di nuovi cittadini italiani a getto continuo garantito dallo Ius Soli, cosa andranno a fare nel futuro? Che tipo di ricchezza produrranno?
Lo stesso discorso non vale, naturalmente, per chi risiede già qui, è nato qui, diventa maggiorenne qui.
Queste persone condividono già le sorti di questo paese, nel bene e nel male. È naturale che siano, se lo vogliono, italiani. Ma per gli altri? 
Lo ripeto, sempre ingenuamente: a che serve tutto questo?
Farsi questa domanda è razzismo? Possibile che si creda ancora che la motivazione di una istintiva perplessità per questa formidabile aspettativa, sia un moto di ripulsione verso i “negri” e i “marocchini”, delinquenti e stupratori? 
Se uno va in giro per le strade di una città come Milano, si accorge che l’integrazione c’è già stata. Quattro o cinque etnie diverse passeggiano tranquille fianco a fianco, senza che nessuno spari a nessuno.
Ripeto: qual è il vero fine di questa richiesta di legge?
L’episodio recente del picconatore ghanese è statisticamente irrilevante: poteva essere turco o italiano o belga.
Una cosa però è sicura: se fosse stato un “bianco” a picconare tre africani e a ucciderli, ci sarebbe stata una interrogazione parlamentare sulla violenza razzista.
Cosa spinge a essere più realisti del re?
Secondo me è la coscienza sporca. Chi è al potere sa benissimo, in fondo alla propria anima, di disprezzare i poveri, i ceti più deboli, di qualunque razza siano. Vuole che si mescolino, che perdano la loro identità, per poterli manovrare ancora meglio, per avere eserciti di sudditi senza reali diritti, in lotta l’uno contro l’altro per le briciole.
Un popolo atomizzato, spossato, sradicato, è un popolo che si lascia manovrare e stuprare docilmente. La casta dei padroni lo sa bene, lo impara istintivamente, succhia questa verità innominabile con il latte materno.
Cattiva coscienza, si respira come un fiato rancido, mortifero.
La cattiva coscienza di chi non ha mai sgomitato in mezzo a una folla, o fatto una fila per mangiare, o anche solo per aspettare un autobus sovraffollato. La cattiva coscienza di chi si lascia scappare, di fronte a tre suicidi nelle Marche, la frase “non credevo che in Italia ci fosse tanta miseria.” È proprio questa frase che illumina la realtà di queste persone, mette in luce l’inesorabile abisso fatto di soprusi che separa i privilegiati dagli altri.

giovedì 9 maggio 2013

Anime low cost




Passare giornate su giornate in azioni vuote, puerili, inutili. Passare giorni interi gonfi come sbadigli di tuono. Passare giorni immemorabili, destinati solo a lasciare una scia umida, invisibile, dietro di te che corri su questo trampolino.
Giornate come la scia di una lumaca gravida di sonno.
Giornate che non torneranno più, il cui unico scopo è fare numero su e giù per il calendario, e in ognuna di queste giornate prive di valore, le molecole avranno palpitato lo stesso, scintillando nel buio.
Giornate come questa, che sai già che se non crepi improvvisamente, ti porterà dritta dritta verso il divano di casa, la televisione, la stanchezza ibernante.
Giornate di un morituro che non saluta nessuno.
E queste giornate sono le giornate di tutti. Tutte le giornate del mondo. Solo il sesso e la morte le rendono uniche. Solo il sesso, la carne dirompente, ti crea una giornata atrocemente bella. Oppure l’amore, due cose scisse che diventano una. Capolavori irripetibili, tentativi continui di ripetizione frustrante. Bagliori di luce intermittenti. Dio che si manifesta a tratti, poi torna nell’oscurità che gli compete.
Invece abbiamo tutti lo sguardo ottusamente fisso al prossimo fottuto e ottuso istante inconcludente. Ci hanno fregato, tutti. Ci siamo fregati il nostro stesso tempo. Forse ne avevamo così tanta paura, che abbiamo preferito schiumarcelo così, senza assaggiarlo.
La vita è atrocemente bella. Per questo è intollerabile.
Se guardi negli occhi un essere umano, scorgi l’anima prigioniera, il Tempo Incatenato.
Noi siamo coloro che dovranno scatenare lo schiavo.
Lo schiavo senza catene, resterà in piedi, ebete, a fissare quello che ha perso, la schiavitù, come il suo prezioso tesoro.
Correrà urlando verso il prossimo ceppo. Gli facciamo torto a volerlo affrancare.
E questo torto glielo facciamo volentieri, solo per sentirlo annaspare.
Più crudeli i liberatori dei carcerieri. I liberatori non conoscono gli uomini, questi ricettacoli di losche abitudini. 
I liberatori sono arroganti. Pasticciano con il quadro comandi. Per questo sbagliano sempre. I liberatori sono tutte canaglie.

Resta solo la vacanza low cost, per fingere di essere vivi. Ci affolliamo in aerei low cost, sfidando altitudini e morte per passare il tempo, facendo milioni di foto in digitale che non riguarderemo mai, forse da vecchi, rimandando tutto alla putredine dei ricordi finti. Sfidiamo paesaggi maestosi, sempre low cost, facendoci venire le lacrime agli occhi dalla bellezza, ma per i motivi sbagliati. I turisti non sono degni della bellezza. La bellezza esige un prezzo da pagare, e questo prezzo, in genere, è la propria anima. Ma se l’anima è low cost, la lacrimuccia di fronte alla cascata vale quello che vale. Esseri indegni che muovono l’economia andando in giro a evacuare nei cessi di tutto il mondo, la stessa merda predigerita.
L’uomo turista del XXI secolo è un animale immondo, parassita della Terra. Dovrebbero proibire alla gente di viaggiare. Gli zombie non dovrebbero avere diritto di volare da un posto all'altro solo per mettersi in costume e farsi fotografare.
Un viaggio dovrebbe essere una trasformazione del proprio essere e invece diventa un prodotto da consumare, come le ciabatte infradito, la merda cosmica, il cibo etnico che non esiste, il sesso youporn consumato in camere d’albergo tutte uguali. Immondizia e morte e senso di inutile demenza assalgono l’essere pensante che vede una fila a un check in.
Merda su merda, nella merda, con la merda.
Ave Merda, piena di Merda, la Merda sia con Te e con la Tua Merda. Dacci oggi la nostra Merda quotidiana e rimetti a noi la nostra Merda, come noi rimettiamo la Merda ai nostri merdoni e non ci indurre nella Merda, ma liberaci dalla Merda, Merda. 

martedì 7 maggio 2013

Pensieri nani 6




Il gene “egoista”,  è solo un altro tipo di mitologia.  Il “meme” lo è ancora di più. Ma, in generale, tutta la scienza teorica confina con la mitologia.
Bisognerebbe ritornare al concreto. Proprio quello che in questa società non si può fare.
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È incredibile quanta mancanza di speranza sia possibile sopportare.
Soffrire nella carne. Espressione di precisione assoluta.
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È morto Andreotti. C’è dunque speranza che anche Berlusconi un giorno, ci lasci.
Il problema è non crepare prima di lui, cosa sempre possibile. La vita media dei peones, si sta accorciando. Sono i caimani, gli squali, i figli di puttana, che campano sempre più.
Anche dal punto di vista dell’aspettativa di vita, una classe sociale non è uguale a un’altra.
L’atroce longevità dei politici è la nostra condanna. Questi vecchi merdosi regnano su anime morte.
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Come ci si ribella, oggi, nel XXI secolo? Voglio dire, oggi che ribellione e contro ribellione sono appannaggio delle pubblicità, oggi che la società e la natura stessa, come la conosciamo, sono in un vicolo cieco, come si costruisce una vera alternativa?
Ecco qualcosa su cui pensare lungo questo secolo, nel suo lento ma inesorabile discendere da Internet alle fogne cosmiche.
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L’uomo è una risposta sbagliata alla domanda: come utilizzare tutto questo?
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La compassione è l’unica vera risposta e l’unica vera domanda.
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L’esattezza di pensiero comporta un pensiero che debba essere esatto. Ma se non c’è pensiero, tutto quello che se ne ricava è tritume. E che pensiero ci può mai essere? Siamo alla fine dei tempi. Una fine lunghissima, eterna. Siamo entrati nell’eternità della fine dei tempi. 
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Quando tutto va in pezzi, solo la disciplina può salvarti. Ricordalo sempre. La disciplina è tutto ciò che puoi avere. 
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Non ti sei mai concesso di essere libero. Non sai neppure cos’è la libertà. Non hai mai provato a respirare veramente. Essere libero è non avere paura. Niente altro.