Cronache Babilonesi

Cronache Babilonesi
Escursione nella Filosofia - Edward Hopper (1959)

martedì 27 dicembre 2011

Guardandomi intorno


Guardandomi intorno vedo una grande confusione: confusione ideologica, morale, esistenziale. Confusione politica, confusione artistica, confusione di ruoli, mezze verità, il regno delle opinioni, fumoso come il regno delle ombre.
Il cielo stellato sopra di me, il disordine morale dentro di me.
Nonostante tutto, fuori c’è il sole. Da questo angolo si vedono gli alberi e il cielo azzurro. Intorno, case in costruzione. L’avanzare del Capitale tutto intorno fa un rumore sordo. Non bisogna perdere di vista il contesto. Primi anni del XXI secolo. Crisi economica mondiale. Fossi nato nel 1932, forse ce l’avrei fatta.
E invece. 1962.
I pensieri vengono a tratti, faticosi, poco allineati. Di malavoglia. Basterebbe poco per inebetirsi completamente. Smettere di essere un giunco pensante e diventare un giunco e basta. I miei pensieri, poi, non sono così penetranti per distinguermi dall’inorganico. Quello che rende me, me, è solo memoria. Basterebbe un attacco di Alzheimer per rendermi privo di ogni identità. Pura biologia. Per inciso, è stato il destino di Norman O. Brown, filosofo freudiano marxista della Vita contro la Morte. Gli ultimi tempi si sarà cagato addosso. Ha raggiunto lo scopo. Il nirvana.
Io, piccolo giunco pensante del 2011, guardo il cielo sopra di me. Totale Impotenza.
La notte si vede Orione. A fatica.
Forse dovrei scrivere della Rivoluzione che non c’è.
Forse dovrei tornare al surrealismo.
Forse dovrei descrivere il Principio del Piacere. Scene staccate, grottesche, violente, comiche, surreali, diaboliche, angeliche. Ne sarò mai in grado?

lunedì 12 dicembre 2011

Per una bibliografia che comprenda il comprensibile prima, dopo e durante la fine del mondo


Ecco alcuni dei titoli che, senza dubbio, ognuno di noi si vorrà portare nel proprio rifugio anti-fine-del-mondo, quando ci sarà la fine del mondo.
Mancano i libri microfilmati del Pioneer 10, quello con le musiche di Bach suonato da Glenn Gould. Sembra che su Alpha Centauri li stiano studiando per capirci qualcosa: da notizie riservate pare che ai centauriani faccia cacare un po' tutto, compreso Bach e Glenn Gould. Potenza del relativismo cosmologico. Prima o poi ci restuiranno i microfilm, cosparsi di escrezioni imbarazzanti: è il loro modo di sottolineare i paragrafi che non gli sono piaciuti
I Centauriani non hanno gusto, si sa. Che si fottano.
Noi, intanto, godiamoci il meglio della produzione Italiana debut de sìécle, l'unica che vale la pena di salvare nella nostra barchetta atomica.


Categoria TQ (tecno - quarzite)

Lo stagno degli equipollenti di Walter Guardoni

A 'Ndremo a 'Ndromaca di Polimeri Scalzi Albricci Svevi

Delitto alla cellula Borghezio di Sevino Aspergini

Bananarava e Bananafava di Isabotta Pompitelli

Direzione costipata e antioraria di Lucano Des Ormais

Io riciclo (Il triciclo) di Primiparo Scardanelli

OloFausto di Gunther Agnese Favelli

Tempo Bicamerale di Giangiulio Grasta

Tempesta d'asfalto di Gualtiero Ferrodastiri

Il the nel cassetto di Edwice Penech

Bifidus Orca di Cosmo D'Acquisto

L'amore trionfa sempre sull'amore. E poi muore di Rudi Caceci

I cani nel naso di Svetlana Bandana

Gli esondi di Pupello Maresco

A ciascuno il tuo di Bahumir La Trippa

L'opera inutile di un formidabile idiota di Gino Rossi

Categoria "I classici della perifrastica attiva e passiva" con alcuni dei più potenti classici stranieri. Roba da leccarsi gli ovopositori!

Papaveri e papere: una storia afghana di Hamdullillah Rabat

Il cacciatore di anguilloni di Rabat Hamdullillah

Il comunista sul tetto di Piersilvio Bertisconi

Veni vidi stupri di Oriana Banana

La madonna dei pitosfori di Glauco Onofrio Mazda

Barlà - Fuss di Sacha Compostel

Et in Irpinia ego di Ippogrifo Tiengo

Nuvola incinta di Vassilij Makalusovskij

Marijuana: l'evoluzione della specie di Josef Castagnett

Wu Kumprà, lo spavento infinito di Junius Ebola

Il grado zero della cottura di Rodolfo Barattoli

A memoria futura dell'umanità... passata

giovedì 24 novembre 2011

Cos'è nuovo?


Martin Heidegger (1889 - 1976), il fottuto nazista, distingueva la chiacchiera dalla vita autentica.
Guten Abend, Herr Professor.

Ronald D. Laing (1927-1989).
Antipsichiatria e fenomenologia. Sniffava coca assieme a Timothy Leary (1920 – 1996)

Benedetto XVI (1927 - ) e la fenomenologia antirelativistica. Una fissazione tipica di chi si sente il terreno franare sotto i piedi. Entro il 2200 non rimarrà quasi nulla della Chiesa Cattolica e molto poco di tutto il resto.

Alla fine c’è solo la morte a cui pensare. Il resto sono chiacchiere. Lo diceva il fottuto nazista.

Dhammapada (V sec. d. C.) : non c’è strada e non c’è viaggiatore.
Neanche il bigliettaio c’è, suppongo.

C'è vita intelligente sulla Terra?


Non si può essere troppo razionali, né troppo sentimentali, né troppo avanguardisti, né troppo conservatori, né troppo malinconici, né troppo ironici, né troppo utopisti, né troppo antiutopisti, né troppo ideologici, né troppo antiedologici, né troppo volgari, né troppo bacchettoni, né troppo di sinistra, né troppo di destra, né troppo gay, né troppo macho, né troppo industrialculturali, né troppo anarchici, né troppo Debord, né troppo Emilio Fede, né troppo ironici, né troppo seri, né troppo noir, né troppo fantasy, né troppo di genere, né troppo poco di genere, né troppo critici, né troppo accondiscendenti, né troppo Saviano, né troppo Wu Ming, né troppo pubblicizzati, né troppo poco pubblicizzati, né troppo ultrapsichici, né troppo galattici, né troppo dialettali, né troppo dialettici, né troppo hegeliani, né troppo marxisti, né troppo liberali, né troppo Mondadori, né troppo Einaudi, né troppo vivi, né troppo morti.
E' sufficiente essere idioti.

martedì 8 novembre 2011

Eyes wide open


Io so che mi stanno fregando.
Una caratteristica di questa epoca è che, se uno vuole, può sapere. Forse il potere si sente talmente gigantesco che il movimento di qualche scimmia attaccata a un PC lo lascia indifferente. Sta di fatto che una persona può sapere, se vuole.
Dopo la sua vita non sarà più la stessa.
Scegli di aprire gli occhi: quando li hai aperti, non puoi più chiuderli.
È una esperienza che ho fatto diverse volte nella mia vita e, come risultato, ne ho ricavato solitudine, sofferenza, disperazione, frustrazione … ma non tornerei indietro per tutto l’oro del mondo. È il mio unico orgoglio, l’unica mia rivendicazione … la verità anche più orrida, amara, disperata … ma la verità.
Vivere nell’illusione è la peggiore disgrazia che possa accadere a un essere umano.
Meglio vivere con il cuore oppresso dalla verità, che con la leggerezza della menzogna. Prima o poi il cuore oppresso si alleggerisce, perché una verita a lungo acquisita ti trasforma dentro, ti alleggerisce davvero.
Non c’è maggiore ricompensa su questa terra.
Una leggerezza vera.

Essere è divenire


Io è il presente. L’Io è il Presente. Ecco perché è inafferrabile. Io è il Presente. Dio è il Presente. Non ci può essere altro Dio che questo. Il Presente. Io è Dio. Dio è Io. Fichte?
No, non reputo Io un Assoluto. Io è Percezione. Io-Dio è solo il presente. Il residuo dell’esplosione originaria, forse, se è mai avvenuta. Io-Dio, il Presente, è ciò che sottende l’apparire e lo scomparire dei fenomeni. IO=DIO=ESSERE=PRESENTE. Ma anche dire che sottende non è esatto. Il Presente non sottende. Il Presente è Movimento. Allora può darsi che IO=DIO=ESSERE=PRESENTE=MOVIMENTO=DIVENIRE. Si avrebbe così una equazione essere=divenire, che non mi pare sia mai stata data da nessuno. L’Essere è il Divenire. Essere è Movimento. Passato e Futuro sono deiezioni dell’Essere, in quanto prodotto immaginario. Esiste solo il Presente. Non occorre nemmeno dire questo. Il Presente è.
Il Presente è tutto ciò, e soltanto ciò, che esiste. Il resto è proiezione del Presente, che, in quanto unico esistente, assume in sé questi deboli riflessi che chiamiamo Passato e Futuro. E la Memoria? Movimento del Presente. Il Passato che si ripresenta è il Presente del passato. Sant’Agostino. In sostanza non esiste altro che il Presente. I fenomeni si curvano intorno al Presente. Anzi, il muoversi del Presente, crea i fenomeni. Ma il Presente non si lascia mai afferrare. Il Totale Presente, l’Assoluto Presente, coincide, con l’Assoluta Durata e comporta l’annullamento dei fenomeni. Se si arrivasse all’Assoluto Presente, si arriverebbe alla cessazione di tutto. Il Movimento del Presente, e quindi l’esistenza del mondo, si attua, proprio in quanto il Presente sfugge perennemente. Il culmine del Presente è la Morte. Dio è la Morte. La Vita è l’orlo raccolto intorno al Presente. La Vita circonda la Morte e ne è a sua volta posseduta.
A questo si ricollega, forse, la mia esperienza del 1980.

Essere è divenire. Non ci sono, dunque, due categorie.

Cornelio Fabro: “Affermare che l'essere diviene e che il divenire ha realtà di essere, che il molteplice ha la verità dell'es­sere ovvero che la causalità ha una propria verità di essere, non può essere rivendicato analiticamente co­me attributo dell'Essere stesso: in tutti i modi la causalità così come la molteplicità è una novità, un'aggiunta rispetto all'Essere che si fa presente come Uno, così che l'appartenenza della causalità all'essere sembra doversi fondare altrove che nell'essere stesso”.

Ma l’essere non diviene. L’essere è divenire. Assoluta coincidenza. L’essere esiste solo in quanto diviene. Non c’è un plateau immobile dal quale si contempla il mondo. Detto in un altro modo, Dio, per esistere, è costretto a creare. Dire che un Dio ha creato l’universo è ridondanza. L’universo esiste perché non può non esistere. E non può non esistere perché l’essere è il divenire. In quanto l’universo diviene, l’universo è esistente. Il Presente crea incessantemente, o meglio, il Presente è incessantemente.
L’inafferrabilità del Presente, crea il Tempo.
L’inafferrabilità del Presente, crea la Metafisica.
L’inafferrabilità del Presente crea la Trascendenza.
L’inafferrabilità  del Presente crea la coincidenza tra Immanenza e Trascendenza.
L’inafferrabilità del Presente crea il Nichilismo.
L’inafferrabilità del Presente crea il Passato e il Futuro.
La Memoria è l’uso che fa Dio del Tempo.
L’inafferrabilità del Presente crea le Cause e, di conseguenza, gli Effetti.
La nostra illusione è che ci sia un significato.
La nostra illusione è che l’essere sia qualcosa che sporga fuori dal mondo.
Invece l’essere è questa altalena di Trascendenza e Immanenza.
Dio è costretto a essere panteista, per esistere.
Dio non esiste in quanto Essenza che abbraccia il mondo.
Dio, cioè il Presente, esiste proprio in quanto crea in continuazione il mondo, cioè Sé Stesso. Dio è un processo. Noi siamo il meccanismo per cui Dio spalanca gli occhi. Noi siamo gli occhi dementi di Dio. Noi siamo Dio. Prendere coscienza di sé vuol dire rigettare il Dio che è in noi. Inventarci, uscire da una follia per entrare in un’altra. Il nostro io empirico è l’illusione di non essere il movimento del Presente, consapevolezza che ci annichilirebbe. L’io empirico è un meccanismo di difesa del fenomeno transeunte che siamo. È l’illusione della Vita che protegge sé stessa da sé stessa.
Il noumeno kantiano è fuoco e ghiaccio innominabili e insopportabili.
È il Presente. Kant ci protegge dal Presente.

È, in un certo senso, il mondo, la macchina per il Moto Perpetuo.
La macchina è dentro e fuori.
È per questo che le è supremamente indifferente la sorte delle creature.
È per questo che il male, che non è nient’altro che suprema indifferenza per il destino dei fenomeni, sembra permeare il mondo.
Il Bene è l’unica vera invenzione umana, che si pone dentro la coscienza come rimedio contro l’indifferenza del cosmo. Il Bene è una strategia di sopravvivenza che la coscienza applica a sé stessa.
La macchina cosmica è dentro e fuori.
Nel momento in cui la macchina si ferma, cessa il mondo e anche Dio.
Questo meccanismo di fuga del Presente da sé stesso, crea i fenomeni.
Se il Presente diventasse presente assoluto, come pretendono i mistici, esso si rivelerebbe come nulla.
Il Presente Assoluto coincide con il cessare del divenire. E dunque il Presente Assoluto coincide con la Morte.
I mistici che percepiscono l’istante assoluto dell’esistenza, mantengono tuttavia ancora numerosi residui psicofisiologici di questo divenire. È per questo che non vengono annientati.
Chi invece percepisce nettamente il Presente Assoluto, svanisce da questo mondo come il profeta Elia.
Man mano che ci si avvicina al Presente Assoluto, l’incipiente dissoluzione si percepisce come gioia. La gioia è l’avvicinarsi alla percezione del moto del Presente in fuga da sé stesso. Il mistico è nostalgia del Presente. La gioia è superamento della nostalgia e massimo scorrimento dell’energia del presente. La gioia ha due facce: supremo cavalcare del divenire e massima energia (Nietzsche) o dissolvimento nel Presente Assoluto (morte). Il dissolvimento si attua quando si supera anche l’ultimo residuo psicofisiologico (Nirvana).
La normale vita animale e anche la normale vita umana, è distante dal Presente. Gli esseri umani danno forma alla vaga intuizione del Presente come rito, mito e religione.
Vedi lo Zohar, la Cabbala.
Vedi tutte le farneticazioni religiose.
Nella normale e inconsapevole percezione umana, vita e morte sono fenomeni biologici.
L’osservazione approfondita della vita e della morte, può fare scaturire la coscienza.
La consapevolezza è il moto della coscienza che approfondisce se stessa.
La consapevolezza porta alla percezione del Presente.
Tutto parte e torna al Presente.
Ma cos’è veramente il Presente? Io. Noi. Noi, che siamo necessariamente ignari a noi stessi.
Noi siamo la Continuità. Siamo separati gli uni dagli altri dalla Discontinuità. Tra un fenomeno e l’altro, tra un Io e l’altro, c’è Discontinuità (Bataille) e dunque la Morte.
La Morte crea alternanza tra gli innumerevoli fenomeni esistenti in questo universo.
La Morte è l’Indifferenziato. La fuga dall’Indifferenziato crea la realtà.
La fuga dall’Indifferenziato crea l’essere che è divenire. Tutto nasce dall’Indifferenziato, diventa consapevole e tramite la consapevolezza, si annichilisce ancora nell’Indifferenziato, trasformandolo. Il ciclo è iniziato con il Big Bang (se mai un simile evento ha veramente avuto luogo) e cesserà quando cesserà il ronzio dell’ultimo protone.
Se non c’è stato Big Bang, non cambia nulla. Semplicemente, viene ribadita l’eternità di questo processo. In ultima analisi, però, io non credo che un evento come il Big Bang sia mai avvenuto. Credo anzi che, il giorno che la comunità scientifica troverà un po’ di coraggio (forse tra una trentina d’anni), butterà alle ortiche questa teoria demente e demenziale.

Bella teoria. Elegante. Partorita a suo tempo, in un pomeriggio qualunque del gennaio 2010. La baratterei per tornare a un Presente qualsiasi, che so, del 1971 o 1969, o 1986, o un qualunque momento felice, di quelli che partoriscono il Tempo. La felicità della pienezza, dell’energia. Quella che ti illude che ci sia una Eternità e che, se c’è, ha la luce di quei giorni lontani. Ma siamo costretti a muoverci. Pungolati dal Tempo. Figli della Necessità e del Dolore.

mercoledì 26 ottobre 2011

Appunti dal futuro 3


Intorno all'inizio del XXI secolo, nel mondo si diffuse una epidemia spaventosa.
Nel giro di pochi decenni provocò il collasso quasi totale della civiltà. Ancora adesso, a distanza di secoli, ne subiamo in parte le conseguenze.
Questa epidemia fu provocata da qualcosa che allora chiamavano PIL.
Le ricerche effettuate non hanno ancora chiarito cosa fosse questo PIL, né da dove abbia origine questo termine.
Si sa solo che, per riuscire debellarlo, la razza umana ha rischiato l'estinzione.
Fortunatamente ora viviamo tempi migliori, oserei dire, più felici.
E' difficile pensare a quello che hanno passato i nostri antenati.
Ma in fondo chi se ne frega?
Adesso scusate, ma vorrei tornare a rotolarmi sull'erba.

Le parole non sono le cose


Chi parla adesso di crescita economica, sviluppo e mercato, verrà ricordato (e liquidato) come nemico dell'umanità.

venerdì 21 ottobre 2011

Ma perché non li processano mai?


Non ho il tempo, né la voglia e certo nemmeno la capacità di fare dotte disquisizioni sociopolitiche sull'assassinio di Gheddafi.
Quello che mi indigna è il modo in cui il potere tratta il peone-telespettatore.
In questo spensierato XXI secolo non c'è bisogno di motivazioni concrete, di analisi, di fatti veri e incontrovertibili per scatenare guerre e ammazzare poveracci.
Si vede gente agitare mitragliatori, si vedono colonne di fumo, qualche cadavere, si parla di "ribelli", non si sa nemmeno da dove vengano, si vede il dittatore di turno massacrato.
C'è sempre qualcosa che non torna.
Ma perché non li processano?
Si proclama una reductio ad hitlerorum di tutta questa gente e non se ne parla più.
Ma non c'era un tribunale internazionale?
Non si erano divertiti a Norimberga?
Sai che audience adesso ci poteva essere per un Gheddafi TV.
Livelli addirittura inauditi per un Bin Laden.
Niente. I processi ai dittatori o ai terroristi sono passati di moda.
Arriva una signora di nome Clinton e dice che gli USA preferirebbero che il tale o il tal'altro dittatore venisse preso morto? Presto fatto. Il dittatore giace nella polvere. Giustizia è fatta.
Poi uno si chiede: con che criterio una nazione non in guerra preferisce che il capo di un'altra nazione sovrana venga preso morto?
Perché non hanno voluto che Bin Laden fosse processato?
Perché non hanno voluto che Gheddafi fosse processato?
Perché del processo a Saddam Hussein lo spettatore occidentale non ha capito un cazzo? Tutto quello che Saddam diceva era percepito come l'ennesima farneticazione di un Hitler nel bunker.
Però si è visto anche il coraggio e la dignità con cui Saddam ha affrontato la morte ... quello non poteva essere manipolato.
Meglio non ripetere questi errori, no? Perché correre il rischio di un vero contraddittorio, come si dice?

Sono domande oziose, lo so. Il perché si sa benissimo.
Ma è legittimo chiederselo. I media ufficiali, naturalmente, non se lo chiedono. Preferiscono mantenere in piedi una facciata nella quale non crede più nessuno.
I nemici della democrazia, vanno democraticamente massacrati.
Il re non può essere più nudo di così ... ma nessuno è più così innocente da dirlo.
Cosa temono da un processo equo?
Vogliono evitare che i suddetti personaggi si difendano dalle accuse? Ma non è un diritto umano, sancito dall'ONU? Che raccontino certe cose? E perché non dovrebbero farlo?
Oppure temono che mostrino fierezza nei confronti degli accusatori? Un cadavere insanguinato e impolverato non incute rispetto, ma solo ribrezzo e pena.  Un uomo fiero, può essere considerato un martire. Ed è pericoloso.
Quindi niente processo. Sono solo dittatori o terroristi assassini. E' questo che si deve vedere, niente altro.
Di fronte a uno che viene acchiappato e accoppato viene facile dire se lo meritava.
Ma sarebbe invece stato molto interessante ascoltare quello che aveva da dire Gheddafi, o quello che aveva da dire Bin Laden.
Non i proclami farlocchi, quelli che si vedono con le strisce in arabo in fondo allo schermo e le facce da beduino. In quei video potrebbe esserci di tutto, magari stanno trasmettendo la ricetta del manzo arrosto, per quel che ne sappiamo noi.
No, bisognava ascoltare bene, quello che aveva da dire Gheddafi. Dopotutto era uno che ha concluso affari con mezzo occidente.
Era uno che due anni fa ha piantato le tende a Roma. Stessa cosa per Bin Laden, la cui famiglia faceva affari con i Bush.
C'è veramente qualcosa di orrendo nella sfacciataggine mista a paura dei nostri padroni americani. E nel macchiettismo servile dei nostri politici. *

Non c'è più nessun rispetto (neanche il più piccolo barlume) per l'intelligenza delle persone.
Bombardano quei paesi con bombe al fosforo e noi con migliaia di cazzate.
Il Secolo Americano prosegue. Non è detto però che arrivi alla fine. C'è sempre la Cina, c'è sempre la Russia. In mezzo ci siamo noi.
C'è molta confusione sotto il cielo.
E il cielo è nuvoloso.

* Naturalmente si può sempre discutere se non sia meglio avere come padroni gli americani, piuttosto che gli arabi o i cinesi. E' una obiezione legittima. L'antiamericanismo a tutti i costi è stupido. Conviene dunque capire bene a che padrone sottomettersi, dato che un padrone l'Italia ce l'avrà sempre.
E' il suo triste e servile karma.
Ma qui sottindendo un leopardiano nulla al ver detraendo.

lunedì 17 ottobre 2011

Ma questi da dove vengono?


I black bloc rovinano sempre tutto, mannaggia. Non è che lo fanno apposta?
Si infilano nelle proteste pacifiche e ne fanno carnai. Poi si dileguano e vengono arrestate regolarmente persone che non c'entrano nulla. Non è che lo fanno apposta?
La gente protesta, qualcuno spacca qualcosa e tutti i giornali gridano per giorni all'indignazione contro gli indignati. Non è sempre la stessa solfa?
Poteva scapparci il morto, dicono. Ma non è quello che in fondo in fondo desiderano, per mettere una bella pietra tombale sul diritto di protestare?
Penso che bisogna trovare nuove forme di lotta se si vuole concludere qualcosa.
L'eterna ripetizione degli stessi schemi porterà sempre alle stesse conclusioni.
Soprattutto bisogna partire da un progetto di società alternativa da realizzare. Senza, non si va da nessuna parte.
La massa non capisce un cazzo, la massa si fa sempre guidare da chi parla più forte. Ma, purtroppo, oggi, chi parla più forte è dalla parte dei padroni. Si guadagna di più.
E poche, sporadiche manifestazioni di rabbia collettiva, non portano che folklore.
Andremo verso un futuro al bromuro. L'obiettivo è calmare gli animi per incularci in santa pace.
Addolcire, addolcire, addolcire. La violenza è da aborrire, suvvia. Non vorrete mica turbarci? Non vorrete mica che paghiamo le tasse anche noi?
Questi block bloc servono a fare capire ai pecoroni quanto è brutta la violenza, esecrabile la protesta.
Chissà da dove vengono?
Per me provengono dallo stesso buco del culo che caga chi ammazza i lavoratori. Provengono da chi non crede e non ha mai creduto nella possibilità di un uomo nuovo.

Appunti dal futuro 2


Scontri di piazza. Gente indignata si indigna dell'indignazione suscitata dalla loro stessa indignazione.
Si temono ripercussioni.

Wall Street è il remake di un vecchio film: I Ragazzi della Via Pal. In Italia è noto come I ragazzi del Muretto.
Parla di scontri di bande di dodicenni. Vince la banda il cui capo ha il membro più lungo. Ammortamento di capitale, si chiama.
Il seguito è stato censurato perché erano troppe le scene esplicite di coprofagia.
Si temevano ripercussioni.

Poteva scapparci il morto, dice il ministro, ma per fortuna l'hanno tenuto fermo. Il morto, non il ministro.
Si temono ripercussioni.

Crolla la Borsa. I consumatori vengono sostituiti ogni 150.000 KM da nuovi consumatori, di nuovissima generazione.
Quelli nuovi verranno lasciati liberi di consumare, mentre quelli vecchi verranno spediti nelle nuove stazioni orbitali: che, essendo nuove, saranno prive di ossigeno.
Si temono ripercussioni.

Testimoni attendibili hanno visto Steve Jobs aggirarsi per le strade di Cupertino. Alcuni suoi collaboratori l'hanno incontrato nella mensa aziendale di Apple.
L'hanno riconosciuto dallo spezzare il pane.
La notizia è stata tenuta segreta fino ad ora. Si temevano ripercussioni in Borsa. Hanno lasciato stare, perché tanto è già crollata. La Borsa, non la notizia.

Nel 2050 saremo 9 miliardi.
Va tutto bene, il pianeta è programmato per esplodere al 25 miliardesimo umano che tirerà la catena in Africa.
Possiamo turarci il naso fino al 2200. Dopo, si temono ripercussioni. Sotto forma di stronzi giganteschi.
Nessun riferimento razzista.

Il capitalismo è morto.
Il comunismo è morto.
Il liberalismo è morto.
Dio è morto.
San Francesco è malato.
Allah non pervenuto.
Buddha è depresso.
Si temono ripercussioni.

La religione del futuro sarà il veltronismo.
Solo che non si chiamerà così.
La vecchia borghesia non verrà sostituita.
Verrà clonata.

I lavoratori non stiano in pensiero.
Verranno tutti assorbiti.
Ai fini del maggior assorbimento possibile, è consigliabile lasciare i vestiti negli appositi armadietti.
Altrimenti, ci saranno ripercussioni.

martedì 11 ottobre 2011

Appunti dal futuro 1



Solo agli intellettuali piace la miseria.
I poveri vogliono il lusso.
              
                                                         Wired Ottobre 2011

lunedì 10 ottobre 2011

In questo mondo ...


Chi è onesto e convinto non è intelligente.
Chi è convinto e intelligente non è onesto.
Chi è intelligente e onesto non è convinto.

mercoledì 5 ottobre 2011

Tressette con la morta





Prendete una ragazzetta carina, studentessa, cittadina statunitense, famiglia ricca.
Prendete un ragazzotto carino, studente, cittadino italiano, famiglia benestante.
Prendete un ragazzotto ivoriano, piccolo spacciatore, poveraccio.
Prendete una ragazzetta carina, studentessa, cittadina britannica, buona famiglia.
Mescolate il tutto e dopo un accurato shakeraggio ritrovate la ragazzetta inglese trucidata a colpi di coltello.
Tutte le tracce portano a concludere che nella stanza dove è avvenuto il delitto erano presenti tre persone più la vittima. Chi potranno mai essere queste tre persone?
Una quarta persona, guarda caso un signore nero, viene tirato in ballo dalla ragazzetta americana, che viene scagionato dopo due settimane di prigione, La ragazzetta si becca una condanna per calunnia scontata con tre anni di prigione.
Nel frattempo vengono trovate tracce di DNA dei due ragazottti carini (tra i due non c'è quello nero, quello non è carino.)
Prendete la lampada della ragazzetta americana sotto il letto della ragazetta morta inglese.
Prendete tracce di sangue ovunque del ragazzetto italiano, della ragazzetta americana e della ragazzetta inglese.
Prendete contraddizioni su contraddizioni nelle versioni dei tre (in questo caso ci si deve aggiungere anche il ragazzotto ivoriano)
Adesso prendete due avvocati classe Alfa, deputati di centro destra.
Prendete dei periti che, chissà come, riescono a invalidare l'operato della polizia scientifica italiana, notoriamente incapace, come si evince da tutte le fiction Rai.
Prendete il governo dell'attuale paese più potente del mondo, leggermente seccato che una sua concittadina possa essere condannata in un paese con un sistema giudiziario così pessimo.
Ricordate che i ragazzotti (non quello nero, gli altri due) sono carini, ricchi, lei poi, ha un visino assolutamente cinematografico ...
Aggiungete un clamore mediatico senza precedenti con la ciliegina sulla torta di una canzone del genio italico Al Bano dedicata alla ragazzetta carina (non quella sgozzata, l'altra: quella sgozzata non se la ricorda nessuno)
Risultato: due assolti e uno rimasto in carcere per concorso in omicidio.
Indovinate chi è rimasto in carcere?
Un condannato per concorso in omicidio con due fantasmi.
Tra un po' scopriranno che la diabolica ragazzetta inglese si è sgozzata da sola per inguaiare la sua amichetta della quale era tanto gelosa.
Crediamo doveroso aggiungere che i due ragazzotti (quelli carini: quello nero, è nero e piccolo spacciatore, per cui...) dovrebbero ringraziare il "pessimo" sistema giudiziario italiano, per il quale, basta il minimo ragionevole dubbio di non colpevolezza per essere assolti. 
Certo, il minimo ragionevole ecc. dovrebbe essere applicato più spesso ... e invece ... 
Negli USA il ragazzotto nero sarebbe già nel braccio della morte.
Gli altri due sono ricchi. Se la sarebbero cavata. Forse.

giovedì 29 settembre 2011

Un artista originale ...


Un artista originale non può copiare. Egli non ha dunque che da copiare per essere originale.

                                                                Jean Cocteau

martedì 27 settembre 2011

Comizi d'Odio

Santoro, Travaglio e Ruotolo nell'espletamento della loro funzione pubblica

C'è stata, in una certa epoca, una osmosi, tra il mondo della cultura e la TV. Io ho una certa età, e posso dirlo.
Non che tutto fosse bello, anzi. Il dramma della TV è nato con essa.
In buona sostanza, però, una certa parte di TV tentava di occuparsi della educazione delle masse ... Le pepite d'oro erano mescolate in parti quasi uguali al resto ... chi voleva poteva attingerne a piene mani ... per gli altri, a scelta, Mike Bongiorno.
Succedeva quando esistevano ancora gli intellettuali e contavano qualcosa ... egemonia della sinistra, direte voi ... certo, ma pur sempre egemonia di molta qualità ...
Poi, qualcuno, là in alto (spesso sempre a sinistra: il processo in Italia, è cominciato ben prima di B.),  ha pensato bene di svecchiare il tutto...Basta polpettoni ... la ggente vogliono divertirsi ... perciò! Basta slogamenti di mandibole!
I motivi sono tanti e sono stati sviscerati a destra e a manca, non mi ci metto pure io ...
Il business ha semplicemente preso il sopravvento e, con esso, l'influenza della cultura nella società è diventata pressoché nulla.
Da allora si è mirato sempre in basso e il suolo si è riempito di buchi.
E' iniziata (e non è ancora finita) la lunga stagione dell'odio degli autori dei palinsesti, nei confronti del poppolo.
Sì, perché bisogna odiarlo, il poppolo, per desiderare di ridurne il cervello a dimensioni sempre più piccole ...
Bisogna tenere l'uomo in conto di zero per avere in progetto la totale diseducazione delle masse ...
Ci vuole un fortissimo desiderio di controllo per imbrigliare, imbrogliare, sedurre, inebetire, distrarre, spezzare la coscienza, giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno, fino a rendere l'uomo medio incapace di concepire la più piccola idea di una società più giusta ...
Qui sta il punto.
Una società migliore, più giusta, più equa ... da quando non si parla più di trasformare la società?
Dalle TV del mondo è sparito il più piccolo accenno a un obbiettivo del genere. Figuriamoci dalla TV italiana.
La società non si trasforma. Per i bisognosi di trascendenza la religione è tornata in gran spolvero e i suoi protagonisti, pedofili a parte, sono eroi ... Impossibilitati al cambiamento, cerchiamo santi in paradiso.
La TV si è fatta inevitabilmente portavoce di un potere immutabile, che governa un mondo perennemente in crisi e però con l'obiettivo di una crescita (economica, naturalmente) infinita e indefinita ...
Il potere ha sempre odiato gli uomini ...
Soltanto adesso, però, questo odio è assoluto, definitivo, senza altra possibilità di riscatto che l'acquisita maggiore capacità di consumo ... pura illusione.
La censura delle idee non è mai stata così forte, in nessun altra epoca, neanche durante il fascismo.
Non è necessario il confino, basta l'oblio. Definitivo. Dagli schermi.
La TV è potere allo stato puro. E ci odia.
Ci considera bestie da tenere a bada con stuzzichini continui.
Ricordate. Loro ci odiano.
Non è semplice disprezzo. E' odio.
Il disprezzo potrebbe tramutarsi, prima o poi in indifferenza.
No, il potere non può ancora essere indifferente: ci odia, perché non può ancora fare a meno di noi.
Ha ancora bisogno di essere ancora votato, ha bisogno di sudditi per essere servito, ha bisogno di scherani per combattere tutte le sporche guerricciole intorno al mondo.
Ha bisogno di qualcuno che paghi TUTTE le tasse.
Il potere non può ancora sbarazzarsi di noi. Rosica, per questo.
Aumenta il suo odio per il poppolo.
Sa che senza di noi, sarebbe fatalmente destinato al cannibalismo.
E lui vuole continuare a mangiare all'infinito, mica essere mangiato...
Ma ci sta lavorando ... non dubitate ... prima o poi diverrà perfettamente autoreferenziale ... quando sconfiggerà la morte ... ci stanno provando ... lo dicono ... negano e affermano ...
Creeranno la sfera perfetta, nulla uscirà o entrerà ... la sfera di Pascal ...
Per adesso c'è ancora la TV: non più lo specchio, magari un po' appannato del mondo, ma il latrato d'odio costante che il potere riserva alle masse.
Noi serviamo solo per fare share ...
Ricordatevelo bene. Esistiamo solo per fare share.
E per pagare le TASSE. E per accudirli e servirli e riverirli.
E sperare in un cantuccio dove ci lascino fare i nostri bisognini ...
Non fidatevi quando dicono che vogliono informarvi ...
Non esiste più l'informazione, è partita dopo la seconda guerra mondiale ... ha agonizzato fino agli anni 70.
No, sono solo poteri  in guerra che usano il loro odio reciproco per nascondere l'odio più grande che nutrono per noi ...
Non ha importanza chi vince ... è un gioco senza avversari ... l'unico avversario vero siamo noi, già sconfitti in partenza ...
Il loro più profondo desiderio è lo share assoluto, vorrebbero avere come spettatore Dio, meglio ancora, essere Dio stesso che imbastisce lo spettacolo del mondo e si rimira per l'eternità, dai capelli fino a dentro il buco del culo, giù nel profondo ...
Noi li ostacoliamo, in fondo ...
Non chiameteli Comizi d'Amore ...

lunedì 26 settembre 2011

Feroce eterno


Sapevo tutto, ora non so niente, niente c’era da sapere, quaggiù, tutto così, quaggiù, niente devo, niente voglio, niente io, impara la lezione, imparala da solo, sei al buio, il buio ambivalente della mente che è tutto e niente e tu galleggi al centro esatto della sincerità, sincerità, senza sincerità non c’è liberazione, sei al buio, solo al buio, buio che nasconde, buio che rivela, piccola mente, piccolo cuore, non arrendersi, non combattere, non muoversi, invece arrendersi, combattere, muoversi, la negazione sembra creare strane eternità, movimento immobile, paura audace, non ti muovere, muoviti, ora è adesso, ieri è adesso, oggi è adesso, ci fosse una direzione da prendere, non una, mille direzioni da prendere, ma neanche questo è vero, non ci sono mille direzioni, non c’è questo e quello, niente è questo, niente è quello, si appannano le cose, tutte le cose, e non c’è io, non c’è tu, solo maschere applicate in faccia a una speranza che non c’è, siamo come cani, ecco come siamo, cani al buio soli, accucciati al buio, soli, niente speranza, speranza mai, speranza a nessuno, non esiste più speranza, nessuno vuole speranza, quaggiù, lo scoglio è troppo alto da passare, troppo appuntito per sedersi, troppo incredibile per credersi, lo scoglio è la favola che raccontano ai bambini, da bambini siamo ovunque, crescendo siamo in un posto solo, quasi sempre quello sbagliato, lo scoglio è troppo alto, troppo appuntito, ci si muore su questo scoglio, scoglio volatile, aria pesante di scoglio, aria di miliardi di respiri e non un solo respiro sincero, non un solo respiro al buio, niente buio, non si accetta il buio, aboliamo il buio,  che ci sia solo luce, la luce sia, la luce è, ma quanto buio fa questa luce, un buio luminoso e terribile, è terribile stare in questa luce, aboliamo dunque la luce, aboliamo anche il buio, aboliamo il pensiero logico, aboliamo la fantasia, aboliamo la realtà, ecco fatto, realtà e buio e luce aboliti, radicalmente, radicale radice eterna delle maschere del pensiero, una volta sapevo queste cose, era facile allora, ora è difficile, difficile sapere, difficile dopo che tutto è stato abolito, abolita l’abolizione, abolita la vita, la virtù, rimane il cosmo, foglie secche di cosmo nella mente e allora va abolita anche la mente e tocca correre, via, si corre nudi incontro all’impossibile, un ardente impossibile, una feroce eternità di violenta, gioiosa rapina, affondo, affondo, affondo i denti nella gola della verità, il sangue scorre, nella bocca, bocca piena di felicità, e mordo, mordo, mordo, mordo, mordo, nel centro esatto della sincerità, ficcato dentro la sincerità, crocifisso dentro la luce, angelo dalle ali strappate, che precipita urlante orgasmi candidi e incandescenti in fondo al cesso odorante dell’universo in milioni di gocce bianche, sperma d’angelo contenente il mondo.

sabato 24 settembre 2011

Elegia canaglia


Un tempo fui
collegato telefonicamente,
con il gran mare dell’essere
Ora il servizio è scadente
la linea intermittente
mi occupo soltanto di detriti -
non è così male, a pensarci
ma so che, da qualche parte,
a me invisibili,
cavalli selvaggi in fuga
corrono sopra verdi
pianure magnifiche 
neri e perfetti
Nulla li può fermare

giovedì 22 settembre 2011

Il buco nella rete


Ho eliminato l'ultimo post su Terry de Nicolò.
Era inutile.
Non c'è bisogno di aggiungere le mie idiozie a quelle che già imperversano su blog più "seri".
E poi, ogni volta che scrivevo "Terry" subito dopo mi veniva da aggiungere "Schiavo": il cognome della poveretta (antesignana della Englaro) in stato di coma irreversibile. Il "galantuomo" Ferrara già all'epoca accusava lo staff medico di volere assassinare questa donna per sete.
Roba già vecchia.
Ma l'assonanza dei due nomi mi frullava in testa e chissà perché non mi lasciava in pace.
E dunque alla Terry dalle labbra rifatte e dalla parlantina sincera, si sovrapponeva l'immagine del povero volto, apparentemente sorridente, ma in realtà ormai soltanto un involucro di quello che una volta era un essere umano cosciente.
Chissà perché.
Forse perché entrambe le donne, seppure in modi diversi, mi suscitano compassione.
Entrambe sono inchiodate in un ruolo, anche se quella con le labbra rifatte ha ancora una minima possibilità di scelta.

Si cercano tante stronzate, ma non si cercano mai le parole "giuste" per capire una vita, una qualunque vita di una qualunque persona che incontriamo dal vero o anche vediamo in TV.
Dietro quelle labbra rifatte c'è un essere umano.
Le sue motivazioni possono essere aberranti, ma in quanto motivazioni umane, mi interessano. Cioè, mi interessa capire quali moventi reali ispirano l'agire umano.
Ci si nasconde sempre dietro la corazza dei ruoli, delle interpretazioni, degli schemi mentali, delle ideologie politiche, della convenienza o in-convenienza, della propria o altrui cul-tura.
Basta sfogliare un qualunque thread su NI (ma non solo), per capire che ognuno parla da dentro un abisso individuale, dal quale manda solo segnali di fumo.
La sostanza è sempre un'altra. E non viene mai percepita.
In rete ci si parla seduti intorno a un buco.
Ogni tanto qualcuno ci casca dentro.
Questo buco è la non-esistenza reale: fantasmi che parlano a fantasmi, di cose che non esistono.
Se la letteratura è menzogna (Manganelli poteva permettersi di dirlo), anche la rete è menzogna: come la TV, che però non ha la pretesa di essere interattiva.
Si usa la rete per gridare: la propria esistenza ignorata, i propri fanatismi, il proprio narcisismo imbellettato alla meglio.
E meno male che c'è la rete.
Eppure, non la si usa mai per guardare l'abisso individuale.
Anche virtualmente ci confermiamo sempre negli stessi ruoli e negli stessi giochini di potere, gli stessi io-la-so-lunga, dico-e-non-dico, il-punto-è-ben-altro, e così via.
Si parla di Terry de Nicolò (o di Terry Schiavo, o di altro ancora) e quello che viene fuori è il solito polverone: destra-sinistra, Berlusconi, il ruolo femminile, è sempre-stato-così, è sempre-stato-cosà, ecc, ecc, ecc.
Il succo della sostanza invece è: cosa mi (ci) (vi) rode in questa, come in altre faccende?
Dietro i nickname o i nomi propri qual è l'umanità che pulsa?
Io voglio vedere le facce, o l'equivalente telematico.
Voglio vedere dove fa male, oppure fa godere.
Non mi interessano le conventicole, le dotte disquisizioni, le glosse a margine. Mi interessa, come avrebbe detto Céline, che si metta la pelle (o le palle) sul tavolo.
Chi la mette la pelle sul tavolo?
Il resto sono stronzate.
Dovremmo tacere, tutti quanti, e imbracciare, piuttosto, dei mitra.
E poi assaltare la fortezza dell'idiozia universale.
Se proprio si è contro la violenza, ci si può accontentare di fanculizzare il non essenziale.
E' già qualcosa.

PS. Da adesso in poi, è caccia all'essenziale. Rischio di non scrivere più, mica solo una parola... nemmeno un misero avverbio.
Non sarebbe una gran perdita per nessuno.
Ma se dovessi riuscire...
da qui, d'ora in poi, uscirà solo roba essenziale.

lunedì 19 settembre 2011

Regno e Realtà III


Mi guardo bene dal fare un panegirico dei bei tempi andati. Anzi, è l’esatto contrario.
Bisogna essere chiari su questo punto.
Non ci sono rimpianti del tempo che fu.
Ei fu, siccome immobile, dato il mortal sospiro. Punto. Adesso bisogna seppellirli. Tutti quanti. Calvino, Pasolini (due esempi su decine) e compagnia cantando. Non ignorarli, non disprezzarli, ma mangiarli, espellerli, ritenere in noi quello che serve al nutrimento.
E guardarci intorno.
Sfogliarli, sì, studiarli, farsi folgorare dalla vita che ancora emanano (se la emanano), farsi folgorare anche dalla morte che essi emanano e riprendere il nostro cammino. Dovremmo rifiutarci di essere epigoni. Equivarrebbe ad accettare il verdetto tombale sulla nostra epoca.
È duro morire senza essere vissuti.
Calvino, Pasolini, Sciascia, non hanno le risposte che ci servono. Non le hanno più. Forse non le hanno mai avute. O se le avessero, se non fossero così fottutamente morti e le avessero veramente, qui e ora, probabilmente non ci piacerebbero.
Perché noi viviamo ormai da decenni sul loro nulla.
E loro sono vecchi. Sono andati. Sono solo dei video su Youtube da commentare con “magnifico!” “genio” “ci manchi” “persone così non ci sono più” “adesso tutto è merda”, ecc. ecc.
I loro libri li leggono (meglio, li hanno letti) i/le bravi/e ragazzi/e acculturati di sinistra.
Servono solo, di solito, come viatico per certificare la giustezza di qualche opinione.

Bisogna rimettere a posto il XX secolo, facendo un lavoro difficile e doloroso di decostruzione e ricostruzione.
Tritare le ideologie, la destra, la sinistra, il fascismo, l’antifascismo, il comunismo, l’anticomunismo.
Non è facile, lo so.
Ci siamo campati tutti su queste presunte categorie dello spirito. È difficile ammetterne il totale e improcrastinabile fallimento.
È difficile ammettere che l’ideologia è il travestimento dell’avidità e della volontà di potenza.
Dietro l’ideologia, c’è lo stomaco. È difficile altresì sopportare che questa semplice evidenza, l’aveva detta per primo un ometto pazzo con grossi baffoni, circa 130 anni fa.
E ancora non ci entra in testa.
Da allora lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo non è cessato, si è solo modificato.
In arte, l’uso della propaganda non è cessato, si è solo modificato.
Forse è ancora troppo presto per archiviare il XX secolo, ma esattamente cento anni fa, nel 1911, gli artisti stavano già assestando calcioni definitivi al XIX secolo.
Stravinskij e Ravel in musica, Picasso e Boccioni, in pittura, Marinetti e Majakovskij in letteratura (sono solo alcuni esempi), stavano facendo allegramente fuori i nonni.
Noi non riusciamo ad accoppare nemmeno gli zii.
Siamo troppo dipendenti dalle opinioni commerciali.
Ci siamo nati con la pubblicità, noialtri, squagliata nel biberon.
Ci hanno allevato a credere pedissequemente alle opinioni accreditate, politiche, modaiole, artistiche, culturali.
E ci crediamo anche quando crediamo di non crederci.
Noi non siamo in grado di far fuori padri e madri.
Tendiamo a preservare le stirpi.
Il corporativismo è intrinseco al nostro codice genetico.
Qui c’è gente che vorrebbe essere stipendiata solo perché si qualifica come scrittore professionista, perché ogni tanto pubblica qualcosa. È l’equivalente dell’Unione Scrittori dei tempi di Stalin, satireggiata magistralmente da Bulgakov.
E qualcuno vorrebbe qualcosa del genere.
Pazzesco.

Lo scrittore lavori: lavapiatti, cameriere, ingegnere, fattorino, giornalista. Poco importa.
Lavori. Allora, se ce la farà a cavar fuori tempo dal tran tran quotidiano, scriverà, paradossalmente, meglio.

Far fuori padri, madri, nonni e nonne è il compito, umano e artistico del nostro tempo.
Far fuori anche Freud, che per primo ha rielaborato il vecchio mito di Edipo.
Far fuori i partiti politici, i gruppi, le conventicole, le Unioni Scrittori.
Far fuori la critica ideologica, destinata per sua stessa natura a essere sempre ipocrita.
Una volta assemblato il pacchettino con su scritto “XX secolo”, dobbiamo archiviarlo e passare oltre. 
Il XXI secolo sarà una grande epoca di disintossicazione, o non sarà.
Prima cominciamo meglio è. Altrimenti saremo costretti a lavorare e mangiare solo detriti per sempre.

Non è una smania altrettanto ideologica di fuga dal passato: è solo la presa di coscienza che siamo soli.
Il passato è, per molti, moltissimi aspetti, meraviglioso.
Il fatto però è che ora, qui, ci siamo solo noi.
Il resto sono fantasmi.
Dov’è la risposta del nostro tempo alle eterne questioni?
Dov’è la letteratura dei nostri giorni dove Regno e Realtà, Norma e Esistenza si incontrano?
Non lo so. Comincia un lungo e difficile viaggio per scoprirlo.
Può darsi che sia un fallimento, anzi, è probabile.
Ma si dice che il compito principale di un artista è fallire.
Fa molto figo dire una frase del genere, però una triste caratteristica di molti luoghi comuni è quella di essere veri. È per questo che si aborriscono, come tutto ciò che appena appena abbia l’odore della verità.
Tutto fallisce e finisce nel cesso. La pretesa di perfezione sfocia quasi sempre nel realismo socialista.

È dunque inutile parlare di responsabilità dell’autore.
La responsabilità di un autore non va oltre quella di un comune cittadino: pagare le tasse, essere relativamente onesto, capire chi ci sta fregando, fare, certo, le battaglie politiche che ritiene giuste. Oltre questo non c’è nulla.

Ogni nostra pretesa inciampa sempre nel ridicolo della morte: quanta poesia c’è in questo.
L’arte è consolazione, o non è arte. Altrimenti vanno bene i pamphlet, non c’è problema.
Ma l’arte non è obbligatoria, e non può mai essere ideologica. Non può essere nemmeno legata alla sua diffusione.
Può giacere in un casetto per decenni, in una soffitta per secoli, in una tomba per millenni. Può essere dimenticata, anzi, lo sarà, fatalmente.
L’arte trae origine dal pensiero magico. Condivide le stesse radici della religione.
È scritta sul’acqua, sulla sabbia, sul nostro “corpo” mortale.
Che importa di Berlusconi? Berlusconi, sparirà, come tutti. Chiediamoci cosa sparirà con lui, e cosa rimarrà nel 2030, nel 2040, nel 2050.
Quello che rimarrà, se rimarrà qualcosa, sarà la cultura del nostro tempo.

Si può, anzi, si deve, attingere da quegli scrittori e artisti del passato (e non sono pochi) che hanno resistito alla comunella con le ideologie. Artisti che possono insegnare qualcosa. Artisti che, soli, hanno intrapreso il cammino per diventare sé stessi con il massimo sforzo prima di crepare, come ha scritto uno di essi, uno dei più grandi del Secolo Breve.
Lui era uno che non ha avuto paura di passare per pazzo, fascista, antisemita, filonazista, che non ha avuto paura di dire che la merda è merda e di spiegare anche la sua versione del perché la merda è merda.
Non sono un Céline-addicted (sembra essere questo uno degli ultimi apprezzamenti da rivolgere ai non facenti capo a nulla: i nullacapofacenti) e quando dico attingere non intendo dire imitare, naturalmente. Vuol dire capire che devi cercare la tua propria specifica miseria e santità, quella che è tua e di nessun altro, il tuo proprio personale, santissimo fallimento.
Come scriveva Beckett, lasciandosi alle spalle il romanzo di Flaubert, di Proust, ma anche soprattutto quello di Joyce: fallire ancora, fallire meglio.
Aggiungo io: fallire in modo personale. Solo così il fallimento non diventa miseria.
 E ricordarsi di farsi una risata ogni tanto. Sono solo trastulli.