Il demone della dialettica produce, direi meglio, secerne, una specie di immaginario collettivo che rende qualunque tipo di soluzione intrapresa in qualsivoglia campo una questione prima di tutto emotiva. E le questioni emotive, si sa, hanno tutte i loro corollari di esagerazioni, omissioni, remissioni, revisioni, malafede, ipocrisia e scambio di opinioni antitetiche senza che si venga mai a capo di qualcosa di definitivo. In questo il demone della dialettica ci sguazza. Il suo compito è creare in primo luogo confusione.
Un primo aspetto della confusione è non vedere i rapporti di forza nella loro realtà e non percepire l’essenziale che giace al di sotto di ogni situazione.
Razionalmente parlando mi sembra più che giusto e direi anzi, normale, che l’enorme problema dell’emigrazione sia gestito collettivamente a livello europeo e non sempre dai soliti. È per questo che credo che il governo italiano abbia agito in modo conforme alle sue prerogative. Forse tutto questo suona semplicistico. La colpa di tutto, si sa, è del turbo capitalismo, l’euro, lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, l’accumulo di capitale in poche mani e una redistribuzione a dir poco allucinante delle ricchezze, la povertà del continente africano, gli sfracelli del colonialismo, lo sfruttamento delle multinazionali, la caduta del saggio di profitto, il razzismo strisciante di frasi tipo “aiutiamoli a casa loro”. Tutto vero, tutto ovvio. Tuttavia il governo ha agito in base alle proprie prerogative. E non è nemmeno vero che i porti sono stati chiusi. Ed è talmente stupefacente vedere il governo italiano decidere qualcosa per conto proprio, che si rimane un po' sbigottiti. Non ci siamo abituati, ecco. Dai tempi di Craxi e Sigonella non si vedeva qualcosa del genere. Non so se è un buon auspicio per il governo, sappiamo che fine ha fatto Craxi.
Molti cittadini italiani sentono preoccupazione per la marea montante della destra che ha invaso il paese. Altrettanti e forse più sentono soddisfazione per lo stesso motivo. Quello che ha poco senso è temere per la perdita delle proprie libertà democratiche faticosamente conquistate: queste libertà sono già state estinte con la collaborazione attiva e fattiva dei governi di sinistra degli ultimi 25 anni. A che serve temere qualcosa che è già avvenuto?
Le élite si alternano nel tempo, un po’ come i poliziotti buoni e quelli cattivi negli interrogatori.
È il demone della dialettica che ride e continua a trascinarci per i capelli, giù nell’oscurità dell’inconsapevolezza.
Le élite si alternano, dicevo prima. Ora abbiamo al governo una élite “populista” che ha vinto le elezioni proprio perché si è schierata contro l’élite politica e finanziaria che spadroneggia in Europa. Questo governo “populista” però ha in sé alcuni elementi legati alla élite finanziaria: un nome tra tutti è Paolo Savona, membro del comitato esecutivo dell’Istituto Aspen Italia, cioé quanto di meno anti globalista si possa immaginare. Insomma, il dubbio che siamo di fronte al solito "cambiare tutto per non cambiare nulla" viene.
Staremo a vedere, non possiamo per ora fare altro.
Fa sorridere vedere come i più ferventi sostenitori dei diritti umani avallino un sistema che li calpesta sistematicamente e si fanno venire la lacrimuccia indignata di fronte allo spettacolo dei poveri cristi sull'Aquarius, ma nessuna lacrima, tranne quelle della Fornero nel 2012, per le conseguenze dell'impoverimento sistematico di milioni di italiani, come se una cosa non fosse conseguenza dell'altra. Lacrimucce a comando.
Al popolo non resta che la tifoseria per calmare gli ardori e smorzare la frustrazione di non contare mai un cazzo e di essere essenzialmente un gregge di pecore che cambia solo padrone. Possiamo manifestare simpatia o antipatia per questa nuova élite gialloverde, trovarli innovativi o gattopardeschi, vomitare bile quando li si vede in TV oppure sentire fremere il cuoricino quando li si sente parlare o quando Salvini fa la voce grossa in Europa. Va tutto bene, è tutto uguale per il peone: la storia non passerà mai da lui. La storia la fanno le élite, siano liberiste o marxiste, gialloverdi, rossobrune, o color piccione in fuga.
Il fascismo è eterno diceva Eco, ma lo è proprio nella misura in cui in esso destra e sinistra sono indissolubilmente legate. E così il popolo sceglie in libere elezioni dei fascismi di varia natura, qualcuno più teconologico e neoliberale, qualcun altro più ruspante e casareccio, qualcuno più digitale e virtuale, qualcuno più ecologico. C'è un fascismo per tutti i gusti.
Diceva Vilfredo Pareto “Illusione è credere che di fronte alla classe dominante stia, al presente, il popolo; sta, ed è una cosa ben diversa, una nuova e futura aristocrazia, che si appoggia sul popolo.”
Ma naturalmente Pareto faceva parte di una élite il cui scopo era preservarsi. E così il gioco continua di opinione in opinione e il demone della dialettica ci divora il cuore.
(continua)
Sono in parte d'accordo
RispondiEliminaL'alternanza delle élite non altera i rapporti di produzione, la mercificazione dell'esistente, lo sfruttamento del lavoro e della miseria.
L'uomo politico è succube dell'uomo economico, giacché ogni azione del primo non può prescindere dal secondo.
Nel caso precipuo dell'attuale flusso migratorio, mi permetto di suggerire l'articolo di Alberto Negri
http://notizie.tiscali.it/esteri/articoli/sbarchi-migranti-colpa-francia/
Infatti la Francia ha fatto la furba. L'Italia però su ammissione della Bonino si era impegnata a prendersi tutti i migranti via mare lei, in cambio evidentemente di soldi. Il video in cui lo ammette candidamente è di dominio pubblico su YOUTUBE.
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