Cronache Babilonesi

Cronache Babilonesi
Escursione nella Filosofia - Edward Hopper (1959)

venerdì 24 maggio 2013

Il sorriso dell'astronauta



Io sono nato e ho vissuto la mia infanzia nell’Era Spaziale. Qualcuno se la ricorda? Quanto spreco di risorse, eppure, fu forse la prima e unica vera epoca gloriosa dell’umanità, se mai ve ne fu una. Gloriosa nel senso che era orientata a un puro spirito di conquista di avventura e se pure mescolata a obiettivi militari e rivalità politiche, aveva una certa dose di purezza. Non implicò invasioni, eccidi, genocidi, deportazioni. Era, in un certo senso, una sfida dell’uomo come specie, ai suoi limiti fisici e psichici.
La tecnologia sviluppata per i viaggi spaziali, ebbe ricadute positive anche sulla tecnologia usata nella vita quotidiana.
Nonostante i blocchi contrapposti USA – URSS, in un certo qual senso la razza umana, di fronte ai viaggi spaziali, si ritrovava ad essere unita, un fronte comune di esseri che condividevano un pianeta e la stessa matrice biologica. Guerre a carrettate (Vietnam in testa) e ingiustizie sociali, ma in alto, nel cielo, insieme a quei tre astronauti, andavamo tutti. Non erano astronauti americani, erano esseri umani.
Anche allora c’era gente che moriva di fame, ricordo la carestia nel Biafra. Io ero un bambino magrolino e i miei parenti quando al mare facevano sfoggio delle trippe nei loro costumi da bagno mi dicevano, Madonna mia, sei uno stecchino, sembri uno del Biafra.
C’era la fame in Biafra, ma c’erano anche le capsule Apollo e i razzi vettori Saturno.


Una fiammata incredibile, il fumo bianco invadeva il teleschermo e il razzo ci si alzava sopra, dapprima esitante, poi sempre più sicuro, fino a diventare un possente dito indicatore che perforava il cielo sempre più in alto, sempre più invisibile, andava su e su e su fino a che l’azzurro del cielo diventava nero e la parete azzurro verde dietro le spalle degli astronauti si rivelava per quello che era: una palla immensa sospesa nello spazio e pure loro erano sospesi nello spazio e a me bambino tutto quello spazio sembrava bello e familiare come il cortile di casa mia.
Non ero ancora, a quell’epoca, atterrito dal silenzio degli spazi infiniti, come Pascal.
Ero bambino, non conoscevo la morte, il declino, la paura.
Ero eterno come quella sfera blu marrone verde dietro le spalle degli astronauti che si allontanavano sempre più, sempre più.
Con il tempo, eterno non lo sono stato più. 
Oggi, pensare di essere in piedi su una sfera che ruota attorno a un’altra sfera, che è una enorme esplosione termonucleare tenuta assieme dalla forza gravitazionale, che è una stella come miliardi di altre stelle in una galassia come miliardi di altre, è una cosa che mi inquieta.
Pensare che tutto è così incerto, che l’incredibile futuro che immaginavo da bambino è qui e non è un granché e anzi, il mondo sta scivolando giorno dopo giorno in un fottuto incubo, fa vacillare.
Quanta volontà di potenza, quanta vita, quanto eroismo ci fu allora nel conquistare quello che poi si rivelò niente.
E tuttavia quando ripenso agli astronauti, a quelle facce sorridenti, a quegli occhi di ragazzi sani, consapevoli, mi viene nostalgia di quelle illusioni, di quella forza  attiva, paterna, di quel coraggio da pionieri.
La Luna! Lo spazio! Tutto sembrava possibile negli anni sessanta. Ci si sarebbe arrivati, saremmo arrivati anche alla pace perpetua, quella di Kant, barbosa, forse, ma necessaria. URSS e USA avrebbero collaborato per il benessere universale e i due poli contrapposti avrebbero lavorato dialetticamente per equilibrare le sorti del mondo. Poteva essere, poteva benissimo essere.
Invece la bilancia si è rotta, il carico è caduto tutto da una parte e si è rovesciato ovunque.
Siamo rimasti soli, su questo pianeta sperduto in un universo sempre più grande e, nonostante tutte le scoperte cosmologiche, sempre più incomprensibile.
Abbiamo abdicato, nel nostro cuore, a ogni forma di speranza, ci siamo preclusi il cielo perché non era una forma di business appetibile. Si va ancora nello spazio, esiste una stazione spaziale orbitante, ma è più una postazione di osservazione, destinata a scienziati. Non fa notizia, come non ci impressiona più di tanto ormai la visione della nostra Terra dal di fuori. Siamo abituati, come siamo abituati a qualsiasi tipo di immagine.
Ci siamo preclusi l’avvenire, perché il Consumo non può essere progettato che attimo per attimo e il Consumo è l’unico paradigma accettabile.
Abbiamo proliferato, accrescendo solo miseria. Abbiamo resuscitato e rinforzato credenze religiose e superstizioni che negli anni sessanta sembravano destinate a declinare e sparire.
Si studiava Marx e si discuteva di controllo delle nascite, anche in Africa, allora.
E al mondo eravamo poco più di tre miliardi.
Ora il controllo delle nascite non viene mai neppure menzionato, Marx è caduto nel dimenticatoio, Dio è risorto, ma non è quello che speravano i preti: è un Dio pagano, irrisolto, blando e mercantile. È solo una  parola, tra le tante. Una vecchia abitudine.
Ora siamo sette miliardi in continua crescita, e  il clima è cambiato, irreversibilmente.
Se ne parlava quarant’anni fa, ora ci siamo.
Le stagioni non sono più al loro posto, ogni anno è diverso dal precedente e il clima è sempre più imprevedibile, ci stiamo condannando a una carestia universale con la spensieratezza degli ubriachi, perché tali siamo. La Luna, rimane lassù, a guardarci, non ci aspetta più, né noi ci arriveremo più, mancano i soldi, la voglia, lo scopo.
La Terra, la nostra meravigliosa Terra, è la prigione che stiamo affollando e distruggendo con i nostri escrementi.
Ho nostalgia del’Uomo. Siamo sempre più numerosi, ma l’Uomo dov’è?
Uomo. Quello che si poteva scrivere con la maiuscola: quello che ci si poteva illudere di intravedere nei sorrisi degli astronauti. Uomini che avevano letteralmente solcato l’abisso, l’abisso vero, e ne erano ritornati sani e sorridenti. Quasi tutti, certo. Vi fu anche chi ritornò dall’abisso con addosso forme strane di depressione, chi si diede all’alcolismo, chi divenne, dopo la Luna, un manager qualunque. Perché dopo che hai visto, la vita non può più essere la stessa.
O si trasforma, o va in pezzi.
Certo, fa sorridere la retorica dell’Uomo. L’umanesimo ha mostrato il suo fallimento tante di quelle volte, che pare inutile rincorrerlo, ormai. E poi quell’umanesimo non è forse la causa stessa che ha portato allo scempio che viviamo adesso? L’uomo, nel suo delirante antropocentrismo, ha distrutto la Terra, massacrato e assoggettato ai suoi voleri pressoché tutte le altre forme di vita, come negarlo? Lo scempio che viviamo adesso era già in nuce negli anni sessanta. Il consumismo, l’inquinamento, il vuoto ideologico, sono nati più o meno allora. Pasolini ne denunciava gli scempi in Italia. Guy Debord scrisse la su Società dello Spettacolo nel 1967.
Forse l’Uomo, questa figuretta esile, ma coraggiosa che si ergeva, piedi sulla Terra e testa tra le Stelle, era solo un’immagine retorica. Non è mai esistito.
L’Uomo non è mai esistito, era solo un fantasma nella testa di qualcuno, tanti anni fa.
Riusciremo mai a crearlo? È una domanda anacronistica, inattuale, assurda, impopolare, foriera di fraintendimenti e delusioni, inutile porla oggi, al punto in cui siamo, ma lo voglio fare lo stesso.
L’uomo partorirà mai l’Uomo? 

8 commenti:

  1. Chiedere ad un uomo di essere un vero Uomo è come chiedere ad un pianeta di essere un vero pianeta (Stirner, cito a memoria).
    L'uomo è già l'Uomo. Ed è il massimo che possiamo ottenere.

    E poi, la fisica ci dice qualcosa di rassicurante: la Terra non è il centro dell'universo perché non c'è un centro. Quindi tutto è periferia. Non è il caso di sentirsi più insignificanti di ogni altro pianeta del cosmo.

    E, ancora, l'universo osservabile è una sfera centrata sull'osservatore. Per cui sì, in un certo senso, siamo proprio il "centro" dell'universo...

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    1. Sì, forse abbiamo già raggiunto il massimo e siamo alla parabola discendente ... una parte di me non si rassegna a questa, sono ancora quel bambino che guardava gli astronauti.

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  2. L'Uomo ha da tempo abortito se stesso.
    Forse l'ultimo uomo avrà modo di realizzare l'Uomo.

    A.

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    1. L'ultimo uomo avrà il suo daffare solo per procurarsi da mangiare ...
      Vorrei essere ottimista, ma con gli anni mi è sempre più difficile.

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  3. A intraprende i primi viaggi nello spazio comunque non andarono solo uomini dal volto pulito e sorridente, ma vi furono spediti anche animali, contro la loro volontà. Come dimenticare Laika o le tante scimmiette?
    Prova solo a immaginare il terrore che devono aver provato.
    Ecco, basta pensare a questo per capire che un sogno incorrotto non lo è mai stato, nemmeno allora.

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    1. E' vero, Biancaneve. Gli umani sono delle bestie orrende.

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  4. Comunque mi viene in mente Melancholia di von Trier. Lo hai visto? Molto bello.

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    1. Non sono riuscito a vederlo quando è uscito, purtroppo. Adesso non so se avrei la forza di vederlo ...

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