Io
sono nato e ho vissuto la mia infanzia nell’Era Spaziale. Qualcuno se la
ricorda? Quanto spreco di risorse, eppure, fu forse la prima e unica vera epoca
gloriosa dell’umanità, se mai ve ne fu una. Gloriosa nel senso che era
orientata a un puro spirito di conquista di avventura e se pure mescolata a
obiettivi militari e rivalità politiche, aveva una certa dose di purezza. Non implicò
invasioni, eccidi, genocidi, deportazioni. Era, in un certo senso, una sfida
dell’uomo come specie, ai suoi limiti fisici e psichici.
La
tecnologia sviluppata per i viaggi spaziali, ebbe ricadute positive anche sulla
tecnologia usata nella vita quotidiana.
Nonostante
i blocchi contrapposti USA – URSS, in un certo qual senso la razza umana, di
fronte ai viaggi spaziali, si ritrovava ad essere unita, un fronte comune di
esseri che condividevano un pianeta e la stessa matrice biologica. Guerre a
carrettate (Vietnam in testa) e ingiustizie sociali, ma in alto, nel cielo,
insieme a quei tre astronauti, andavamo tutti. Non erano astronauti americani,
erano esseri umani.
Anche
allora c’era gente che moriva di fame, ricordo la carestia nel Biafra. Io ero
un bambino magrolino e i miei parenti quando al mare facevano sfoggio delle
trippe nei loro costumi da bagno mi dicevano, Madonna mia, sei uno stecchino,
sembri uno del Biafra.
Una
fiammata incredibile, il fumo bianco invadeva il teleschermo e il razzo ci si
alzava sopra, dapprima esitante, poi sempre più sicuro, fino a diventare un
possente dito indicatore che perforava il cielo sempre più in alto, sempre più
invisibile, andava su e su e su fino a che l’azzurro del cielo diventava nero e
la parete azzurro verde dietro le spalle degli astronauti si rivelava per
quello che era: una palla immensa sospesa nello spazio e pure loro erano
sospesi nello spazio e a me bambino tutto quello spazio sembrava bello e familiare
come il cortile di casa mia.
Non
ero ancora, a quell’epoca, atterrito dal silenzio degli spazi infiniti, come
Pascal.
Ero
bambino, non conoscevo la morte, il declino, la paura.
Ero
eterno come quella sfera blu marrone verde dietro le spalle degli astronauti che
si allontanavano sempre più, sempre più.
Con
il tempo, eterno non lo sono stato più.
Oggi, pensare di essere in piedi su una sfera che ruota attorno a un’altra
sfera, che è una enorme esplosione termonucleare tenuta assieme dalla forza
gravitazionale, che è una stella come miliardi di altre stelle in una galassia
come miliardi di altre, è una cosa che mi inquieta.
Pensare
che tutto è così incerto, che l’incredibile futuro che immaginavo da bambino è
qui e non è un granché e anzi, il mondo sta scivolando giorno dopo giorno
in un fottuto incubo, fa vacillare.
Quanta
volontà di potenza, quanta vita, quanto eroismo ci fu allora nel conquistare
quello che poi si rivelò niente.
E
tuttavia quando ripenso agli astronauti, a quelle facce sorridenti, a quegli
occhi di ragazzi sani, consapevoli, mi viene nostalgia di quelle illusioni, di
quella forza attiva, paterna, di quel
coraggio da pionieri.
La
Luna! Lo spazio! Tutto sembrava possibile negli anni sessanta. Ci si sarebbe
arrivati, saremmo arrivati anche alla pace perpetua, quella di Kant, barbosa,
forse, ma necessaria. URSS e USA avrebbero collaborato per il benessere
universale e i due poli contrapposti avrebbero lavorato dialetticamente per
equilibrare le sorti del mondo. Poteva essere, poteva benissimo essere.
Invece
la bilancia si è rotta, il carico è caduto tutto da una parte e si è rovesciato
ovunque.
Siamo
rimasti soli, su questo pianeta sperduto in un universo sempre più grande e,
nonostante tutte le scoperte cosmologiche, sempre più incomprensibile.
Abbiamo
abdicato, nel nostro cuore, a ogni forma di speranza, ci siamo preclusi il
cielo perché non era una forma di business appetibile. Si va ancora nello
spazio, esiste una stazione spaziale orbitante, ma è più una postazione di
osservazione, destinata a scienziati. Non fa notizia, come non ci impressiona
più di tanto ormai la visione della nostra Terra dal di fuori. Siamo abituati,
come siamo abituati a qualsiasi tipo di immagine.
Ci
siamo preclusi l’avvenire, perché il Consumo non può essere progettato che
attimo per attimo e il Consumo è l’unico paradigma accettabile.
Abbiamo
proliferato, accrescendo solo miseria. Abbiamo resuscitato e rinforzato
credenze religiose e superstizioni che negli anni sessanta sembravano destinate
a declinare e sparire.
Si
studiava Marx e si discuteva di controllo delle nascite, anche in Africa,
allora.
E
al mondo eravamo poco più di tre miliardi.
Ora
il controllo delle nascite non viene mai neppure menzionato, Marx è caduto nel
dimenticatoio, Dio è risorto, ma non è quello che speravano i preti: è un Dio pagano,
irrisolto, blando e mercantile. È solo una parola, tra le tante. Una vecchia abitudine.
Ora
siamo sette miliardi in continua crescita, e il clima è cambiato, irreversibilmente.
Se
ne parlava quarant’anni fa, ora ci siamo.
Le
stagioni non sono più al loro posto, ogni anno è diverso dal precedente e il
clima è sempre più imprevedibile, ci stiamo condannando a una carestia
universale con la spensieratezza degli ubriachi, perché tali siamo. La Luna,
rimane lassù, a guardarci, non ci aspetta più, né noi ci arriveremo più,
mancano i soldi, la voglia, lo scopo.
La
Terra, la nostra meravigliosa Terra, è la prigione che stiamo affollando e
distruggendo con i nostri escrementi.
Ho
nostalgia del’Uomo. Siamo sempre più numerosi, ma l’Uomo dov’è?
Uomo.
Quello che si poteva scrivere con la maiuscola: quello che ci si poteva illudere
di intravedere nei sorrisi degli astronauti. Uomini che avevano letteralmente
solcato l’abisso, l’abisso vero, e ne
erano ritornati sani e sorridenti. Quasi tutti, certo. Vi fu anche chi ritornò
dall’abisso con addosso forme strane di depressione, chi si diede all’alcolismo,
chi divenne, dopo la Luna, un manager qualunque. Perché dopo che hai visto, la vita non può più essere la
stessa.
O
si trasforma, o va in pezzi.
Certo,
fa sorridere la retorica dell’Uomo. L’umanesimo ha mostrato il suo fallimento
tante di quelle volte, che pare inutile rincorrerlo, ormai. E poi quell’umanesimo
non è forse la causa stessa che ha portato allo scempio che viviamo adesso? L’uomo,
nel suo delirante antropocentrismo, ha distrutto la Terra, massacrato e assoggettato
ai suoi voleri pressoché tutte le altre forme di vita, come negarlo? Lo scempio
che viviamo adesso era già in nuce negli
anni sessanta. Il consumismo, l’inquinamento, il vuoto ideologico, sono nati
più o meno allora. Pasolini ne denunciava gli scempi in Italia. Guy Debord
scrisse la su Società dello Spettacolo nel 1967.
Forse
l’Uomo, questa figuretta esile, ma coraggiosa che si ergeva, piedi sulla Terra
e testa tra le Stelle, era solo un’immagine retorica. Non è mai esistito.
L’Uomo
non è mai esistito, era solo un fantasma nella testa di qualcuno, tanti anni
fa.
Riusciremo
mai a crearlo? È una domanda anacronistica, inattuale, assurda, impopolare,
foriera di fraintendimenti e delusioni, inutile porla oggi, al punto in cui
siamo, ma lo voglio fare lo stesso.
L’uomo
partorirà mai l’Uomo?
Chiedere ad un uomo di essere un vero Uomo è come chiedere ad un pianeta di essere un vero pianeta (Stirner, cito a memoria).
RispondiEliminaL'uomo è già l'Uomo. Ed è il massimo che possiamo ottenere.
E poi, la fisica ci dice qualcosa di rassicurante: la Terra non è il centro dell'universo perché non c'è un centro. Quindi tutto è periferia. Non è il caso di sentirsi più insignificanti di ogni altro pianeta del cosmo.
E, ancora, l'universo osservabile è una sfera centrata sull'osservatore. Per cui sì, in un certo senso, siamo proprio il "centro" dell'universo...
Sì, forse abbiamo già raggiunto il massimo e siamo alla parabola discendente ... una parte di me non si rassegna a questa, sono ancora quel bambino che guardava gli astronauti.
EliminaL'Uomo ha da tempo abortito se stesso.
RispondiEliminaForse l'ultimo uomo avrà modo di realizzare l'Uomo.
A.
L'ultimo uomo avrà il suo daffare solo per procurarsi da mangiare ...
EliminaVorrei essere ottimista, ma con gli anni mi è sempre più difficile.
A intraprende i primi viaggi nello spazio comunque non andarono solo uomini dal volto pulito e sorridente, ma vi furono spediti anche animali, contro la loro volontà. Come dimenticare Laika o le tante scimmiette?
RispondiEliminaProva solo a immaginare il terrore che devono aver provato.
Ecco, basta pensare a questo per capire che un sogno incorrotto non lo è mai stato, nemmeno allora.
E' vero, Biancaneve. Gli umani sono delle bestie orrende.
EliminaComunque mi viene in mente Melancholia di von Trier. Lo hai visto? Molto bello.
RispondiEliminaNon sono riuscito a vederlo quando è uscito, purtroppo. Adesso non so se avrei la forza di vederlo ...
Elimina