Youtubers di ogni tipo (che però tendono pericolosamente a somigliarsi) si schierano in fazioni che si combattono tra loro sputtanandosi. Il contendere verte su: è giusto sostenere immigrazione, non è giusto farlo, con corollario di: 1) è vero che X fa Y e provoca Z, 2) non è vero, Y ha provocato Z che ha reagito producendo X che 3) a sua volta è una imitazione di W come viene evidenziato in questo video. Subscribe, please.
Poi c’è la forsennata questione dei media mainstream che mentono come respirano (un media non respira, è solo una metafora) tutti tesi a sostenere i propri padroni a ogni costo. Poi si scopre che anche certe informazioni in rete sono pilotate, certi opinionisti youtubers sono evidentemente prezzolati e si urla allo scandalo, poi si scopre che è una fake news. E si ricomincia daccapo.
La Gabbanelli è informazione mainstream per cui, mentre sembra spiegare bene le collusioni di T con K in realtà mostra solo un pezzo del discorso in quanto si scopre che K è nemico giurato di H che ha tutto l’interesse a che T venga quanto meno ridimensionato. Le Iene fanno lo stesso sputtanando certi maghi e incensandone altri e così pure Otto e mezzo e La gabbia e Piazza pulita sono tutti rigorosamente contro il neo governo, così come erano tutti rigorosamente a favore del governo precedente. Tutta l’informazione mainstream è fatta da programmi che in fondo tutelano gli interessi del loro padrone, cioè il sistema capitalistico finanziario. Nel frattempo si scopre però che lo stesso sistema capitalistico ecc, finanzia anche Google e Facebook lasciando non pochi dubbi su quanto l’informazione web possa essere libera.
Le opinioni, le teorie, le rivelazioni, le notizie, le contro notizie si accavallano e si intrecciano senza fine, come strani animali vermiformi che pullulano nell’oceano virtuale del Sistema.
Nessun idealista tedesco, nemmeno nei suoi più elevati sogni (o deliranti incubi) avrebbe potuto prevedere che un giorno un intero pianeta sarebbe assurto al livello delle Idee platoniche digitalizzate.
In questo oceano l’indifferenziato cerca di incarnarsi goffamente. Agire significa intorbidare ancora più le acque, illudersi di fare la differenza, ma è solo un’altra opinione che erutta dal fondo.
Si scopre dunque che la carne fa bene e la pasta male, e che le malattie non esisterebbero se l’uomo vivesse ancora nelle caverne. Salvo smentita dalla scienza ufficiale, ma si sa che la scienza ufficiale, è tutta al servizio del grande capitale, e anche sull’evoluzione ormai ci sono grossi dubbi, in quanto anche Darwin è al servizio del grande capitale poiché la teoria dell’evoluzione avalla il più spregiudicato neoliberismo. Gli scienziati cercano di spiegare che la teoria di Darwin è complessa e sottoposta ormai a numerose revisioni, nonostante il suo nucleo essenziale rimanga inalterato. Darwin non ha mai veramente detto che l’evoluzione è basata sulla sopravvivenza del più forte, bensì del più adatto, e che oltre a meccanismi di sopraffazione, la natura mette anche in atto meccanismi di cooperazione. Ma la scienza, mente quasi al pari dell’informazione mainstream. L’unico vero scienziato è rimasto Zichichi, si sa.
L’obbiettivo del demone della dialettica, in questo marasma quotidiano, è che ognuno scelga la sua opinione e con essa si trastulli, la utilizzi come bambola gonfiabile con cui galleggiare nel mare dell’indifferenziato e ogni tanto sfogare i propri istinti.
Se un essere di un altro pianeta cercasse di capire qualcosa della specie umana immergendosi nel bailamme chiamato informazione contemporanea, a un primo impatto si troverebbe in mezzo a un tornado di cose che gli ronzano intorno e addosso. Sembrerebbe impossibile riuscire a destreggiarsi lì in mezzo. Poi il nostro essere ultraterreno comincerebbe a capire lo schema. Si accorgerebbe che ogni discorso, sebbene apparentemente complesso, verte intorno a un nucleo centrale costituito dall’interesse personale di chi lo esprime. Per interesse personale si può intendere, più in generale l’interesse del gruppo di cui fa parte chi fa il discorso.
La verità contenuta nel discorso stesso è ininfluente. Ci possono essere discorsi in cui la percentuale di verità (cioè di riscontro con la realtà fattuale esterna al discorrente) è molto elevata, ma non è questo che si ricerca, quanto piuttosto la preservazione e, ove possibile, l’incremento sociale del proprio gruppo di appartenenza.
Se questo essere ultra terreno, per uno strano effetto sinestetico che noi umani non possiamo neppure immaginare, “vedesse” le varie informazioni, queste le apparirebbero come vorticanti macchie di colori diversi tutte tendenti a inglobare macchie di altri colori, senza tuttavia mescolarsi quasi mai. A volte una macchia riesce a inglobarne un’altra e il colore di quest’ultima si mescola con quella più potente: ma in questo modo anche l’identità della prima macchia, pur vittoriosa, è cambiata per sempre. Questa nuova entità si scontra con altre macchie formando schemi di colori senza limiti.
È un gioco come quello di Krishna che crea l’universo. Trastulli. Il movimento delle macchie è creato dal frangersi continuo dei colori nel mare della volontà di potenza. Espansione, contrazione, spiegazione, colorazione, tutto virerebbe verso il bianco se cessasse di agitarsi.
Vedere questo schema generale è come vedere il gioco di Dio. Non c’è verità se non fuori dallo schema. Chi è dentro lo schema non è dentro la verità, ma dentro a una macchia colorata che lotta per inglobarne un’altra.
“Il senso del mondo giace fuori di esso.” Wittgenstein.
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RispondiElimina"Verità" è il tema selezionato al festival di filosofia di Modena-Carpi-Sassuolo di quest'anno. Ma dove c'è l'evento piazzaiolo di solito non c'è filosofia. E' vero che dopo il pensiero negativo novecentesco è difficile dichiararsi ancora dialettici, però di questi tempi un dialettico, magari in ritardo, magari materialista, ancora gioverebbe. Se non altro per ricordare che una verità parziale è già l'intera falsità.
RispondiEliminaIl vero è un momento del falso. Bisogna andare oltre. Nei festival di filosofia non si parla, suppongo, di gente come Nishida o Nishitani. E Bataille non è più di moda.
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