(Avvertenza: il contenuto di questo post può dare luogo ad alcuni fraintendimenti. Avviso subito che qui destra, sinistra, sessismo o razzismo non hanno luogo. Si tratta di semplici considerazioni che potranno trovare consensi o essere rifiutate in blocco: per l'autore non c'è problema)
Si
arriverà, inevitabilmente, all’approvazione delle cosiddette nozze gay. I tempi
sono maturi ed è totalmente inutile cercare di opporsi. Non che, personalmente,
avrei qualcosa da opporre al matrimonio gay. Avrei qualcosa da opporre al
matrimonio in generale, ma questo è un altro discorso.
Tutto
sta cambiando. Il futuro sarà camaleontico, tutto sarà “normale”.
Ma
non si creda che questo aumento della libertà di espressioni di “genere”,
corrisponda a un aumento effettivo della libertà in generale. Si tratta,
sostanzialmente, soltanto di “riconfigurare” l’aspetto esteriore del cittadino
consumatore, ampliarne bisogni, ridisegnare il mercato su questi nuovi bisogni,
compreso il mercato delle adozioni di bambini, nuove nevrosi, nuovi complessi,
e poi naturalmente, alcuni censi saranno favoriti rispetto ad altri.
L’uomo
“nuovo” che si andrà configurando sarà in parte il proseguimento di quello di adesso:
apparentemente aperto mentalmente, più per noncuranza che per vero rispetto,
consumatore e turista finché ce n’è. Superficialmente informato,
tecnologicamente equipaggiato, privo delle inquietudini del pensiero critico,
pieno delle inquietudini generate dal vuoto di non avere pensiero critico,
gaudente e annoiato nello stesso tempo, ospedalizzato e medicalizzato,
assicurato e beneamato: chi può permetterselo, naturalmente.
Ho
motivo di credere che le nozze gay verranno all’inizio celebrate tra
professionisti o comunque persone di ceto e livello di istruzione medio alto. Saranno una minoranza privilegiata. Con il tempo il fenomeno si
estenderà, tutti a caccia della pensione di reversibilità, finché sarà
possibile riceverla.
Tutto
ruoterà intorno alla idolatria del “bambino” e alla idolatria del “rapporto”.
Forse
si ridisegnerà l’uomo del futuro: questi bambini non diverranno né troppo
maschi né troppo femmine, se non per le pulsioni biologiche di origine genetica:
un giusto mix ormonale che non dà fastidio a nessuno.
La
“nuova” famiglia sarà un semplice “stare insieme” senza gerarchie, o con gerarchie basate su nuovi fattori, con pochi
doveri semplici: potrebbe anche non essere un male.
Cosa
definirà, nel futuro, l’identità dell’individuo? Forse solo il tipo di lavoro.
Quando
anche il lavoro sarà sempre più latitante cosa resterà? Il livello di censo.
Nella
più povera società del futuro, che valore avrà essere etero o omosessuali?
Nessuno.
In
un’epoca in cui diverrà fatalmente fondamentale limitare le nascite, l’omosessualità potrebbe
anzi essere favorita. Saranno possibili
intere comunità, più adatte, forse, alla sopravvivenza e alla cura dei
bambini.
L’orientamento
sessuale non sarà più determinante per identificare un individuo. Già adesso
non lo è.
In
definitiva, la demolizione della supremazia eterosessuale, nel mondo occidentale, non comporterà
particolari svantaggi alla società nel complesso.
I
cambiamenti climatici e il futuro incerto verso cui andiamo incontro potrebbero
addirittura favorire i comportamenti omosessuali. Sta già succedendo.
Andiamo
verso una trasformazione dei ceti medio alti: diverranno sempre più meticci e
omosessuali, faranno da cuscinetto verso la degradante miseria dei ceti bassi,
disoccupati, poveri, immigrati di varie etnie, senza alcuna speranza, afflitti
da ben più gravi problemi che quelli del genere, ma ancora in grado di
alimentare rancori e rabbie razziste o sessiste.
I
ceti alti, i veri padroni di tutto, faranno esattamente quello che vorranno. In
altre parole, stiamo andando verso una élite sessualmente onnivora e meticcia,
che regnerà su una massa informe di disperati e li terrà a bada con le armi
feroci e spietate della democrazia.
Non
sto esprimendo critiche. Non esprimo giudizi morali. Non so se nel 2100 il 58%
degli umani sarà omosessuale o no. Difficile, finché esisterà l’Islam. Non so e
non mi importa se entro il 2100 i biondi diverranno una specie protetta (può anche
darsi che non succeda e anzi, i biondi andranno talmente di moda che il gene
diverrà da recessivo a dominante).
Non
ho attaccamenti nei confronti di razze o generi finora supposti come dominanti.
I bianchi, per quanto mi riguarda, possono anche sparire totalmente nel futuro
prossimo. Sempre per quanto mi riguarda la società può diventare matriarcale in tutto e
per tutto, non sposta nulla nel campo dell'indagine.
Tutto
cambia. Perché aggrapparsi a queste cose?
Quello
che mi interessa è capire come si sta riconfigurando il Potere. Il Potere non
ha razza né sesso, li possiede entrambi. Il Potere decide quale razza o assenza
di razza, sesso o assenza di sesso, sopravvivrà.
Quello
che è iniziato come movimento di liberazione di minoranze o razze o generi,
ingiustamente oppressi, è diventato Potere che si muove e riconfigura la razza
umana.
È
diventato Potere, nella misura in cui favorisce e alimenta il mantenimento del
Potere stesso. Il Potere ha tutto l’interesse nell’avere dalla sua parte
minoranze oppresse, sì, ma fino a un certo punto. Minoranze trasversali, cui
manca la vera minaccia: la povertà. Minoranze che non vogliono in nessun modo
rovesciare il Potere costituito, ma farne
parte, entrando dalla porta principale della “normalità”.
È
normale tutto ciò che diventa lecito. E, guarda caso, si tende a non fare
diventare lecito tutto ciò che potrebbe agire contro il Potere: tipo un
inasprirsi dei conflitti sociali.
L’uomo,
meticcio o no, omosessuale o no, è e rimane un essere forgiato dalla Volontà di
Potenza. La Volontà di Potenza si configura come Collaborazione o Oppressione,
secondo i momenti e le situazioni storiche. Le maiuscole sono retoriche, ma
sono utili per capire che ci troviamo di fronte a forze extraindividuali.
È
per questo che il cosiddetto “terrorismo islamico” è stato visto come una
minaccia.
Il
massiccio afflusso di immigrati di religione islamica è un vero e proprio
argine per l’élite occidentale che si sta creando.
Ne
vedremo delle belle. L’unico modo per assorbire l’islamismo è renderlo
consumista.
È
un’impresa ardua in un mondo chiuso in una feroce crisi globale.
Finché
l’élite mantiene il possesso dei modi di produzione, per i movimenti migratori islamici
non c’è possibilità di espandersi più di tanto. Ma attenzione: dalla loro parte
hanno il numero.
Ne
vedremo veramente delle belle. O delle brutte.
La
demografia, in un mondo come quello islamico, ferocemente omofobo, gioca a loro
vantaggio.
Uomo
nuovo occidentale e Islam, da una parte, Cina e India dall’altra, se la giocano
nel XXI secolo. Chiunque vinca, una cosa è sicura: l’essere umano della fine di
questo secolo sarà molto diverso da quello che abbiamo conosciuto fin qui.
Tornando
a oggi: è verissimo che i diritti gay non tolgono nulla ai diritti dei
“normali”.
È
curioso però, lo slancio con il quale i partiti cosiddetti di sinistra
difendono i diritti delle cosiddette minoranze e la perenne esitazione nel
tutelare le fasce più povere. È dunque evidente che queste minoranze non coincidono, o coincidono in piccola
parte, con i veri emarginati, di cui, fondamentalmente, i partiti democratici
se ne fottono.
I
veri emarginati hanno poco a che vedere con le minoranze che si suppongano
emarginate. Se, per qualche motivo omosessualità e povertà coincidessero,
l’omosessualità verrebbe combattuta ferocemente, altro che tutela dei diritti.
Verrebbe definita una perversione nata dalla miseria. Questo è un ragionamento
al limite, ma racchiude una verità. Ci si concentra su alcune cose, per
lasciarne perdere volutamente altre.
Questo
è quello che si potrebbe definire un ragionamento di “destra”. Invece è solo
una presa di coscienza della fenomenale ipocrisia di certa sinistra
progressista, che getta benzina sul fuoco alimentando polemiche con i
cosiddetti conservatori.
Personalmente
trovo ridicoli quelli che tuonano contro i gay, almeno quanto i partecipanti ai gay
pride: figure quasi ottocentesche, grottesche maschere di carnevale, sia gli
uni che gli altri.
Gli
uni si affannano per avere il diritto di sentirsi "normali", "naturali", quando la logica insegna che "normalità" e "natura" sono due cose distinte, gli altri si affannano a trattenere un senso dell'identità e della normalità
che sembrava immutabile e invece era solamente storico.
Intanto la miseria di chi è in miseria si approfondisce.
E la società
viene modellata sui desideri delle élite.
Se il buon senso sociologico può aiutarci potremmo pronosticare che, laddove la società dei consumi regga ancora abbastanza da inglobare l'orbe intero, i musulmani finiranno per fare quello che hanno fatto i cristiani, a loro tempo altrettanto ostili e reazionari: ovvero mutarsi in consumatori. Basta vedere come si comportano le comunità islamiche in Australia, o in Germania. La sharia ha senso soltanto per società assediate, non per società unite sotto la grande bandiera del consumo. La religione, inglobata dalla tecnica del fare e del comprare, verrà ridotta a condotta intima, a spiritualità da salotto. I cinesi, da millenni abituati ad ogni tipo di Potere, non hanno faticato a mutarsi in Occidentali. I giapponesi, in questo, gli hanno preceduti. I musulmani, tempo permettendo, non faranno eccezione. In questo scenario la guerra non sarà uno scontro tra consumisti e tenaci conservatori, ma tra bande di etnie occidentalizzate alla ricerca di uno spazio che si va via via riducendo. Finalmente andranno a maturazione i germi di una conflagrazione globale, che forse non faremo in tempo a vedere.
RispondiEliminaRisultato: tempi bui, una regressione temporale ed una anarchia generalizzata.
Oppure: emersione di un mondo finalmente razionale, guidato da élite (non è mai stato diversamente, in fondo) come Huxley prediceva, dove lo schiavo è coccolato ed addomesticato a tal punto da amare la propria condizione e desiderarne la perpetuazione. Poco importa essere liberi, basta che non si soffra. La tecnica provvederà anche a questo.