Cronache Babilonesi

Cronache Babilonesi
Escursione nella Filosofia - Edward Hopper (1959)

mercoledì 3 luglio 2013

Pensieri nani 7



130 anni fa. Kafka.
Nella quiete di Zürau elabora una sua cosmogonia e una sua teodicea. Solo, nudo di fronte alla natura, elabora una vera e propria teoria scientifica della Caduta, una cabbala intrisa di taoismo. Lo immagino magro e sereno su una sdraio, immerso nel silenzio dei boschi, il pensiero puntato in una direzione che nessuno ha mai percorso, un’acutezza d’ingegno degna di un grande investigatore privato. 
La sua è una filosofia spiazzante: non è questo, né quello, né altro mai. È, forse, una porta, un palo nel terreno, un insetto. Una relazione accademica. È dove non è. È letteratura.

Ho frequentato l’università della vita, come si dice, ma non mi sono laureato.

Siamo tutti ridicoli.

Aspiro al sublime. Da questa portineria.

Essere sé stessi è, inevitabilmente, essere il mondo.

Posso amare fino alla pazzia, all’annullamento totale di me, alla vergogna e da fuori non si vedrebbe nulla. Ne sono fiero.

Niente ci salverà. Quanta speranza c’è in questo.

L’uomo è sempre postumo.

Impossibilità dell’utopia. Indispensabilità dell’utopia.

Non sono le idee. In culo alle idee.
È la carne – ma neanche – la carne diventa facilmente essa stessa un’idea.

Nel niente disadorno. Sunyata.
Sotto la superficie mostri orrendi si sbranano a morte.
E io sono sempre qui. Accarezzo un’idea. Neanche io so quale.
Non si può vivere nel presente, meno che mai si può vivere in qualsiasi posto.
Eppure questo pianeta, il Pianeta della Menzogna, è sempre bellissimo.

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