Cronache Babilonesi

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Escursione nella Filosofia - Edward Hopper (1959)
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giovedì 19 marzo 2020

C'è bisogno di poeti

Poeti veri, non i mediocri balbettanti  che si leggono sui social con le loro poesiole da terza media su "L'Italia ai tempi del coronavirus" e che possono soddisfare solo gli appetiti estetici dei miserabili analfabeti di ritorno che pullulano in questa povera penisola.
No, ci vorrebbe un nuovo Ungaretti, un nuovo Montale, un nuovo Leopardi, un nuovo Cardarelli. Un nuovo Pasolini.
Ci vuole un poeta che celebri la VITA,  non la sopravvivenza.
Perché la vita è l'angelo tremendo di Rilke, non la poesiola del "Andrà tutto bene." La vita è fragore, tenebra e luce accecante, memoria dissepolta e ecatombe di luce, promessa dell'alba e resurrezione dei corpi. Oppure è danza di fiocchi di neve, celebrazione degli interstizi tra atomo e atomo.
Perché ogni parola è un Dio.

mercoledì 24 febbraio 2016

L'Era dell'Autocensura




“Se ne deduce che egli (Pasolini) pensa ad una società in cui pochi schiavi eterosessuali, a cui è proibito l'aborto, dovranno continuare a partorire degli eletti di classe superiore a cui sia invece consentita la libera e aristocratica pratica dell'omosessualità”

Umberto Eco, 1975

 

“Nella nostra società non è del tutto vero che gli omosessuali siano discriminati e perseguitati. [..] vengono discriminati gli omosessuali poveri. Gli omosessuali ricchi hanno diritto alle loro "pratiche preferite". [...] non sarebbe il caso di smettere di dire "noi omosessuali", per cominciare a dire "noi omosessuali proletari" e, all'occorrenza, "noi proletari"?”

Umberto Eco, 1975

 

Qui Eco, malgrado (credo) lui stesso, ha espresso una vera profezia sul futuro che ci aspetta. All’epoca tutto questo aveva il sapore di una battuta. Nel 1975 Eco poteva ancora permettersi queste uscite sul Corriere.

Dopo, morto Pasolini, è stato preso dai sensi di colpa, presumibilmente.

In seguito, il dissolversi del comunismo e dei partiti, aprirono una nuova era. I susseguenti vent’anni di berlusconismo avrebbero talmente tanto assorbito ogni aspetto della realtà, che non ci sarebbe stato più posto per altro. Individuato un nemico che vada bene a tutti, l’intellettuale si rilassa.
Una cosa però, è certa: quella libertà che avevano allora i cosiddetti intellettuali (tutti quelli che se la volevano prendere), di dire qualunque cosa pensassero veramente, giusta o sbagliata che fosse, non esiste più.
Il Soviet Europeo non ha nemmeno bisogno di censure: ci pensano gli addetti stessi ad autocensurarsi, con una auto programmazione cerebrale senza precedenti.
Il motivo è, di base, uno solo: la pagnotta.
Questa pagnotta ha veramente un grande valore, mi sa.
Un giorno, tra tanti anni, se chi ci sarà (tolto il tempo impiegato per sopravvivere) ne avrà voglia, studieranno questo curioso fenomeno.
Chiameranno quest'epoca, l'Era dell'Autocensura.

venerdì 29 gennaio 2016

Piccoli appunti di letteratura contemporanea (italiana)




Verrebbe da dire, "sì ma basta con questi nipotini di Bukowski allungati in salsa Gadda con una spruzzata di Pasolini e sheckerati con Bernhard". Tutti i suddetti scrittori sono morti e inimitabili. Perché non cercare una voce che sia solo la propria?
O meglio ancora tacere? Ma quest'ultima possibilità non è considerabile. Nessuno di loro, nessuno di noi, tacerà mai, almeno finché lo sfacelo sociale in corso riporterà l'umanità a un livello primitivo accettabile.



Moresco è un curioso misto di ingenuità, follia, dismisura e ostinazione. Non so se è un grande scrittore veramente (presumo non lo saprò mai), ma di sicuro ha una tenacia sorprendente. I suoi malloppi metafisico – fumettari hanno appeal per i consumatori letterari di un certo livello. Il gioco in essi, dura solo finché ti sforzi di non scoprirlo.

Gli increati ha un piglio metafisico, ma in fondo è un fumettone, un misto tra il Buzzati del Racconto a fumetti e il Philip Jose Farmer della quadrilogia del Fiume della Vita. Per la gioia degli intellettuali nostrani ci mette in mezzo anche Pasolini, giusto perché non poteva mancare. Moresco mi piace. Voglio dire, mi piace lui: i suoi libri non riesco proprio a giudicarli. Non so se mi piacciono. Devo metabolizzarli. Ha un suo mondo e questo è già qualcosa. Lui ha qualcosa che gli altri non hanno. Una tensione verso l'assoluto molto poco contemporanea. Basta questo a rendermelo degno di rispetto.


Alla mia età penso di poterlo dire senza peli sulla lingua: Bukowski ha rovinato almeno tre generazioni di lettori/aspiranti scrittori. Il tono da "marginale che però cammina in mezzo alla gente come un re perché solo lui sa (gli altri no, ovviamente) che 'tutti sono stronzi e possessori di un buco del culo, voglio dire, ci avete mai pensato che tutti hanno un buco del culo? C'è da impazzire" è troppo allettante perché non ci si caschi almeno una volta. Peccato che Buk lo facesse quarant'anni fa e alla terza volta pure lui annoiava.

Chi è il più grande scrittore vivente? Rispondere a questa domanda è un modo per procurarsi nemici. Per cui non riponderò. Non perché io non sappia chi è il più grande scrittore vivente. Lo so ma ... non lo dirò mai.

Non discuto la letteratura di consumo (non di genere, non sempre le due cose coincidono, come qualità). Non mi interessa, ma  non la critico, esiste, tutti devono campare e così sia.
La letteratura che ha pretese culturali, quella ... nemmeno quella discuto. E' inutile discuterne. Questi sono semplici appunti, mica dichiarazioni di guerra.

I guai della letteratura contemporanea italiana sono Calvino e Pasolini. Due giganti (discutibili entrambi, ma giganti) che schiacciano le povere teste pensanti.
Io da parte mia, con la mia testa piena di stronzate, ma povera di pensiero, non ho nessun tipo di propensione né per l'uno, né per l'altro.
Io tra gli italiani prediligo Buzzati, Berto, Parise. Tutti veneti, sarà un caso. Tutti così poco ideologici. Tutti con una sottile carica di anti umanesimo, Parise suo malgrado.
Anche loro morti da tempo, ahimè, "tracimati" come direbbe Moresco.

Barocco non è Gadda, dice Gadda. Barocco è il mondo. Ma oggi il mondo è meno barocco, meno lussureggiante di quello che sembra. E' una proliferazione continua, sì, ma delle stesse cose, come le cellule tumorali, che non si diversificano, riproducono solo se stesse fino a uccidere l'organismo a cui appartengono.

Oggi vincono gli zombie. Le putrefazioni verranno affrettate dal cambiamento climatico di cui, a proposito, non vi è accenno in tutta la letteratura contemporanea italiana.
Si denuncia tutto, tranne quello (forse Moresco ne parla e infatti lui è diverso).
Non si vuole dedurre il male vero che appesta l'ecumene, cioè l'atroce proliferare e inquinare delle genti, l'invasione senza scampo della miseria materiale e spirituale, lo spettro di Dio che esala dalle pianure.

Oggi, come sempre, vince l'incomprensibile formattazione di blogspot.