Poeti veri, non i mediocri balbettanti che si leggono sui social con le loro poesiole da terza media su "L'Italia ai tempi del coronavirus" e che possono soddisfare solo gli appetiti estetici dei miserabili analfabeti di ritorno che pullulano in questa povera penisola.
No, ci vorrebbe un nuovo Ungaretti, un nuovo Montale, un nuovo Leopardi, un nuovo Cardarelli. Un nuovo Pasolini.
Ci vuole un poeta che celebri la VITA, non la sopravvivenza.
Perché la vita è l'angelo tremendo di Rilke, non la poesiola del "Andrà tutto bene." La vita è fragore, tenebra e luce accecante, memoria dissepolta e ecatombe di luce, promessa dell'alba e resurrezione dei corpi. Oppure è danza di fiocchi di neve, celebrazione degli interstizi tra atomo e atomo.
Perché ogni parola è un Dio.
La poesia da social, specchio della cattiva, pusillanime immanenza.
RispondiEliminaA volte anche l'eruditismo da blog intellettuale è specchio, fedele, altrettanto cattivo, quindi, dell'assenza di una coscienza.
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RispondiEliminaTanto di cappello!
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