Dispossessarsi
delle circostanze. Essere senza essere. Angelus Silesius (1624-1677), morto lo
stesso anno di Spinoza, molto amato da Lacan. Dopo il fallimento di ogni
prassi, c’è sempre il tentativo della dissoluzione nel divenire, che può essere
di volta in volta divenire-gioioso, divenire-funesto, divenire-rivoluzionario e
compagnia cantando con tutto il corollario di “spossessamenti”, rizomi, flussi,
macchine desideranti, funerali dell’Edipo. Dopo Hegel c’è sempre uno
Schopenhauer, dopo Schopenhauer c’è sempre un Nietsche, dopo Freud sempre uno
Jung, dopo Marx sempre un Althusser, dopo Sartre c’è sempre un Deleuze, dopo
l’individuazione c’è sempre un antidoto alla stessa. Si vuole fare ma non si
può fare. Dopo l’impegno il riflusso, dopo il riflusso, il supermercato delle
idee.
Era l’atroce pungolo di Kierkegaard: l’ipocrisia del mondo con il suo falso cristianesimo oppure lo scandalo della nuda singolarità vivente, la sua angoscia di fronte al Padre?
Anche lui
ha risolto morendo giovane e rifiutando i sacramenti.
Era Lao
Tze, era Buddha dalle grandi orecchie, era Platone all’ingresso della caverna,
era Aristotele in mezzo a splendide colonne, era Eraclito piangente, era lo
schiavo del tripalium, era Costantino, era la piorrea di Marx, era il cadavere
affogato di Rosa Luxemburg, era il prodotto dell’artigianato d’oriente, era
Leonardo e i suoi sogni disegnati, era la mescolanza e la consonanza d’affetti,
era Leopardi devastato dagli zuccheri, fieramente ritto sulla palla di fango
del mondo, era Lenin, era Stalin, era l’inventore della ruota, era il digitale
terrestre, era una vecchia canzone, era l’appartenenza, era la non
appartenenza, era il divenire-uomo divenire-radice divenire-nebbia, era
chitarra, era pianoforte, era tamburo, era guerra, era pace-assenza-di-guerra, era
cucciolo di tigre, era bambino morente d’inedia, era piaga purulenta, era
escremento escreto, era follia perversa, era Sade, era Heiner Muller, era
occidente, era oriente, era pianto, era riso, era sperma, era acqua, era
indumento, era vita, era morte, era era era era ...
Kakfa: non ci può essere continuità tra eternità e vita intrisa di tempo quindi, paradossalmente, l’eternità è vita nel tempo. Svidrigajlov vedeva l’eternità come una brutta stanzetta squallida con la tappezzeria scrostata. La mia eternità è questa portineria. Ognuno ha l’eternità che si merita, forse. Gli alberi fuori oggi sono immobili nella luce grigia. Eppure la loro risata giunge lo stesso fino a qui, anche se soffocata in parte dagli edifici circostanti.
Analogie
con Severino che vede l’eternità non contigua ma coincidente con il divenire.
Per lui il divenire è l’estrema illusione dell’Occidente. E tuttavia il
divenire esiste. Severino invecchia e
nega di invecchiare. È un altro personaggio del grande teatro naturale di
Oklahoma.
René Girard. Livore e malafede catto-filosofica eretto a sistema antropologico. Il desiderio o è mimetico o non è, dice lui. Abbasso i pro e i contro, abbasso la cultura della morte, cioè relativistica. Orrore sull’aborto e l’eugenetica. Viva Wojtila e Ratzinger. Accolto nel seno di Santa Madre Chiesa. Contraddice Freud per mimesi. Il povero Girard non comprende il semplice fatto che il desiderio di imitazione, ammesso e non concesso che sia la base sulla quale si fonda l’umano, sarebbe pur sempre un desiderio originario, una, ohibò, pulsione (orrenda parola per un cattolico). L’origine di questa pulsione sarebbe necessariamente inconscia, profonda, originaria, legata all’individuo e alle primigenie relazioni parentali. Anche Madre Chiesa origina da una mimesi?
Eppure gli uomini si attaccano a queste ideuzze, a
queste tette siliconate del pensiero, senza sapore, si attaccano a queste
serigrafie di orizzonti completamente fasulli, si attaccano all’idea del
piacere senza provarlo mai, questo piacere, perché sono idioti senza anima,
l’anima la dobbiamo ancora inventare, per il momento non è disponibile sul
mercato.
L’uomo si attacca alla prima scemenza con cui viene
in contatto, come le papere di Lorenz vengono folgorare dall’imprinting e
considerano la loro mamma il barbuto e anziano scienziato.
Questo, dopotutto, è quello che chiamano nichilismo,
no?
Ce lo troviamo sempre tra le palle.
Dentro di noi lo sappiamo bene che tutto è nada nada
y pues nada. Ma pochi salgono sul Monte Carmelo di Juan de La Cruz , il monte tempestato di
nada.
Pochi ascendono lungo il nada nada nada nada, fino
alla folgorazione.
Satori.
Chi ci arriva, è beato.
Dopo la folgorazione si torna a mangiare in
trattoria. Tortelli in brodo. Magnifico.
Bel post a gamba tesa. Ho voluto bene (gliene voglio ancora forse) a Girard, ma non lo approvo più.
RispondiEliminaGrazie, Luca. E' sempre un piacere leggerti.
EliminaPersonale grimaldello per l'eternità è stato Spinoza: Sentimus experimurque nos aeternos esse. [Eth. V, prop. XXIII].
RispondiEliminaPerò va anche detto che a riguardo non mi sono dato poi troppo da fare.
è bellissimo leggerti.
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