Cronache Babilonesi

Cronache Babilonesi
Escursione nella Filosofia - Edward Hopper (1959)

mercoledì 11 giugno 2014

Frammenti apocrifi su carta igienica (inizio Sec. XXI)



Conta così poco l’individuo, da stupirsene, se ci si sofferma a pensare. Ci sono milioni di pensieri, opinioni, desideri, preferenze, sensazioni, intuizioni, maschere, simboli, miti personali, errori di valutazione, difetti, pregi … e tutto questo moltiplicato per miliardi di facce e corpi sensibili in giro per il pianeta. È sconvolgente. Viene la nausea, come se si fosse in alto mare, su una nave. Quest’oceano sterminato dell’essere, questi miliardi di prismi riflettenti, sgomenta. Per salvarsi occorre ridurre tutto ai minimi termini, prestare attenzione alle illusioni, veri segnali indicatori nel caos: basarsi su piccole cose, questo tavolo, questa persona, qui, ora. Pensare di ritrovarsi tutti dopo la morte è atroce.

Cento miliardi di facce. Solo un Dio può ricordarsele tutte.

 “La cosa migliore per un essere umano sarebbe non essere mai nato.” Diceva Sofocle. A volte ti sembra un detto inoppugnabile. Altre, pare un po’ esagerato.

Una volta che ci sei in mezzo, non puoi far altro che pensare stronzate.

Stupore nei confronti del mio corpo. Come si trasforma. La pelle, i nei, il sesso, i muscoli, le ossa. Il mio viso, la mia testa, sono molto più vecchie del mio corpo, che, magro com’è, sembra quello di un ragazzo, anche se ho superato la cinquantina.

Sono altresì stupito delle mie reazioni corporali, il pisciare, il cagare, il rumore dei visceri, il sapore dentro la bocca, il rumore dei pensieri nel cervello, la fenomenale attività che mi attraversa e mi costituisce e che do per scontata. E invece è una specie di universo di cui non mi sono finora reso conto. La mia vita, la mia carne, la mia essenza, è un mistero per me stesso.

Me ne accorgo ora che vivo da più di cinque decenni. È prodigiosa tanta continuità.

Ci si accorge di essere un corpo, solo quando ci si sente separati da esso. L’invecchiamento sancisce la separazione, tra il corpo e la mente. Nascono prospettive differenti.

Voglio dire, io cambio, eppure sono sempre lo stesso. Ma il cambiamento stabilisce tutta una serie di nuove regole, che l’apparente immutabilità del sé non accetta spontaneamente.

 Mi stupisco anche delle mie reazioni emotive, sempre le stesse, del mio carattere, delle mie idiosincrasie, del fatto incontestabile che sono così e non in un altro modo, ma che la cosa in sé è assolutamente arbitraria: sarebbe potuto essere tutto completamente diverso.

L’individuo, che conta così poco, nell'economia dell'universo, è il mistero più incredibile. La vita individuale è incredibile.

Solo per l’individuo esiste la morte. Il resto è solo trasformazione da uno stato all’altro. Che fortuna, eh?

L’idealismo, come pure in qualche misura il pensiero scientifico, non prendono in considerazione il contingente. Tuttavia il contingente è tutto ciò che c’è.

 La mia magrezza, che mi faceva tanto vergognare quando ero adolescente, è tornata.

Ora è come se ci fosse stato un cambiamento nel mio corpo. Non sono realmente dimagrito, ma sembro più magro, come se la forma del mio fisico si fosse assottigliata. A nulla serve mangiare e fare attività fisica, le cose rimangono identiche. Misteri del metabolismo.

Uscire dal nichilismo è facile. Basta non entrarci. Come non entrarci? Affidandosi a Nostro Signore Gesù Cristo, al Kamasutra, a qualche effetto speciale, onde evitare punizioni a base di ictus o cancri al retto.

 
Il problema di ogni afflato romantico è la speranza di un’epifania. È un colossale errore di valutazione. Non bisogna cercare di attuare strategie infantili con la vita.


Nessun commento:

Posta un commento