Cronache Babilonesi

Cronache Babilonesi
Escursione nella Filosofia - Edward Hopper (1959)

martedì 9 agosto 2011

Sogno della grande onda

Io sogno molto, troppo. Non a occhi aperti. Di notte.
La mia esistenza notturna è costellata di strani appuntamenti con eventi di varia natura.
Di alcuni potrei trovare un significato, di altri ignoro l'origine.
Non mi sono mai affaticato a interpretarli. Mi limito a viverli.
Certe volte vorrei farne a meno. A lume di memoria, non credo di avere passato una notte della mia vita senza la sensazione di avere sognato, se non il ricordo vero e proprio del sogno. In sostanza mi è aliena l'esperienza di crollare come un sasso e risvegliarmi qualche ora dopo, con la sensazione di una cessazione di sé intermittente.
No, adesso che ci penso, così mi capitava da piccolo.
Ora, di notte, la mia mente è furente come un vespaio. Non è esattamente una cosa riposante.
Questo sogno l'ho sognato quasi tre anni fa, appena dopo l'inizio della crisi economica mondiale, come la chiamano. Non so se c'entra qualcosa, forse no. Ma l'ho ritrovato in un vecchio appunto e a questo punto lo ficco nel blog. 
Così farò man mano che sognerò nuovi sogni o troverò appunti di sogni vecchi.
Dopo tutto qui posso fare come mi pare.


C'è un ospedale approntato nel mio appartamento, un appartamento peraltro più simile a un vecchio ristorante che a un’abitazione.Tavolini, separé, banconi, fiori ovunque, televisioni accese negli angoli. Eppure rimane il vecchio appartamento-topaia che ho abitato per quasi tre lustri, quando ero povero (lo sono ancora).
C'è troppo viavai e mi lamento per la confusione. Vado a dormire sul divano in sala, ma non riesco a prendere sonno. Allora torno in camera da letto per protestare e la trovo piena di vecchie signore in camicia da notte, evidentemente le degenti nel mio ospedale-casa.
Nessuno mi dà retta. Mi sento solo e per trovare uno sfogo al mio nervosismo guardo fuori dalla finestra e nel chiarore di un giorno senza tempo mi accorgo che c’è un mare oltre le case di fronte e questo mare si è alquanto ritirato verso l’orizzonte lasciando pozze di fango ovunque.
Trovo la cosa assai preoccupante e lo dico a Paola che, come tutti gli altri, non mi dà retta.
All’improvviso, eccola, la grande onda del maremoto che si stacca dall'orizzonte e si avvicina
Io mi sento tranquillo, perché siamo molto in alto rispetto al terreno.
L’onda ci passa qualche metro sotto il balcone, travolgendo tutto e facendo scricchiolare tremendamente le fondamenta della casa-ospedale. Qualcosa mi colpisce sulla testa senza farmi male.
Cambia scena, l'acqua si è ritirata. Tutto intorno è devastazione, ma noi siamo salvi, la casa ha resistito e poi suona la sveglia.
Ore 5:45.

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