Cronache Babilonesi

Cronache Babilonesi
Escursione nella Filosofia - Edward Hopper (1959)

sabato 8 settembre 2018

L'ideale dei maiali

Poiché il concetto di felicità borghese è defunto, oggi l’esclusione dal godimento avviene per mancanza di desiderio e non per repressione sociale. Ricchi o poveri, l’accesso al godimento o ai suoi surrogati socialmente più accessibili, è pressoché universale.
Si dovrebbe, allora, incensare una rivoluzione della depressione.
Deprimersi perché non si riesce a godere è fuorviante. Il depresso conosce cose che l’entusiasta può solo fraintendere. 
Depressi di tutto il mondo unitevi! Fate saltare il baraccone per aria! Proclamate all’ecumene l’inanità di qualunque sforzo, il vuoto dietro ogni forma, la stupidità pervicace e ingombrante della pubblicità, dei governi, della democrazia, della dittatura, della vita e della morte.
Proclamate la nausea di fronte al Grande Banchetto.
Proclamate il vaffanculo assoluto. Non a questo o quel personaggio politico, ma al Consumo. No, grazie, no, grazie, no grazie, non ho bisogno, lasciatemi solo. Un esercito di Bartleby che faccia sparire nel cesso i vari Bezos, Jobs, Musk, i capitani d’industria e le vacche da monta.
Silenzio e pace e orizzonti grigi con Mastercard. Abolizione del fottuto turismo universale! Viaggi low cost solo verso i migliori cimiteri per abituarsi all’idea che tutti muoiono, marciscono e puzzano e smettono di essere produttivi.
Niente da fare, niente da vedere, solo fissare muri per ore fino a farli cadere. Questo è il grido di battaglia dei Bartleby di tutto il mondo. Avrei preferenza di no. Avrei preferenza di no. Avrei preferenza di no. Istagram? Avrei preferenza d no. X Factor e Masterchef? Avrei proprio preferenza di no. Facebook? Avrei preferenza di no. Youporn? Avrei preferenza di no.
Depressi di tutto il mondo, abbattete il vessillo della stupida felicità! La felicità del Consumo è l’ideale dei maiali e il maiale è il modello perfetto dell’umano del XXI secolo. Maiale dotato di smartphone. Il perfetto maiale è il turista, con al seguito prole e gadget vari. Tra i gadget e la prole non c’è differenza. I sentimenti e le emozioni si vendono a un tanto al chilo, per ogni emozione c’è una serie TV da comprare.
Il povero uomo coi baffoni già lo disse: che importa a noi della felicità? Può darsi che noi si sia più grandi di essa. La più grande felicità possibile è sbarazzarsi dell’idea di felicità. I vari Bezos e co. lo sanno, ma ve lo tengono nascosto. Per loro dovete solo abbonarvi a Amazon Prime.

4 commenti:

  1. Ahimè, il tuo è proclama destinato a pochi eletti, giacché oggidì sono proprio i veleni che tu indichi, i farmaci che curano il "mal essere" (malattia ontologica).

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  2. Se la felicità - come si dice - è nelle piccole cose, allora chissenefotte.

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  3. "[...] A questa antropologia del vincente (-e del gaudente- ndr)preferisco di gran lunga chi perde (-e chi non soffre di edonismo compulsivo, pure un poco finto- ndr).
    E' un esercizio che mi riesce bene.
    E mi riconcilia con il mio sacro poco." Pasolini.

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