Le acrobazie della fisica teorica applicata alla cosmologia sono
sconcertanti. Si passa dalla teoria del multiverso; alle teoria delle brane; al
Big Rip (che ha preso il posto del Big Crunch, passato di moda da quando c’è la
materia oscura); a una curiosissima teoria di ciclicità da eterno ritorno
attraverso l’entropia per cui l’universo mentre sta per spegnersi completamente
si riaccende (cioè, non lo stesso universo, uno nuovo); alla supersimmetria;
all’universo a 11 dimensioni; alla teoria che spiega che non esiste il Big Bang
ma la materia si forma spontaneamente nel vuoto cosmico creando l’espansione; alla
materia oscura e alla energia oscura
(che non sono la stessa cosa, anche se secondo alcuni scienziati lo sono);
all’universo che sta accelerando l’espansione, anzi no, la sta rallentando,
anzi no, sta sia accelerando che rallentando; all’universo che è piatto, anzi
no è a curvatura negativa, anzi no, è a curvatura positiva, anzi è a forma di
sella di cavallo; al Big Bang che è avvenuto 13,7 miliardi di anni fa, anzi
13,8, anzi meno, anzi più; alla Teoria del Tutto; al Bosone di Higgs che forma
una specie di marmellata nella quale scorrono le particelle per cui
acquisiscono massa; all’antimateria che potrebbe spiegare la materia oscura;
alla teoria delle stringhe; all’universo in cui lo spin delle particelle è
levogiro al contrario della materia oscura le cui particelle sono destrogire,
il che spiega sia l’invisibilità della materia oscura, sia l’accelerazione
dell’espansione universale; alle costanti cosmologiche che non sono più costanti ma cambiano
costanza a seconda della zona di universo di riferimento (come dire che non ci
sono costanti e basta) … c’è da farsi venire il mal di mare, anzi il mal di
universo.
Quando le teorie sono così tante da accavallarsi e confondersi le
une con le altre, un comune mortale può cominciare a sospettare che a qualcuno
stia dando di volta il cervello.
Oppure si può cominciare a desiderare che i cosiddetti giornalisti
scientifici passino allo sport o alle cronache rosa e pubblichino un articolo
di scienza riguardante la fisica teorica (ma ormai un po’ tutto) una volta,
massimo due volte l’anno, e solo se proprio non se ne può fare a meno.
A proposito della riqualificazione dei giornalisti, ho già cominciato a desiderare, e in forme sempre più radicali.
RispondiEliminaNon so più chi diceva che i giornalisti sono le forme di vita più ripugnanti e dannose del pianeta.
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