Si
fottano i Maya. Erano un popolo tutto sommato atroce, beota, schiavista e
dedito ai sacrifici umani. No, i Maya con i loro calendari sono già giustamente
fottuti da secoli. Fottiamoci noi, con il nostro continuo, esasperato ed
esasperante bisogno di crearsi miti, profezie, manie religiose, superstizioni e
allucinazioni di massa.
La
razza umana è, nel complesso, allucinata:
vive cioè in uno stato di continua allucinazione. Il sistema capitalista stesso
non è forse una folle chimera che
costringe miliardi di esseri a correre come automi su e giù per una astrazione
come il denaro?
Senza
rivelazioni strepitose non sappiamo vivere. Cerchiamo catastrofi che ci tolgano
il sonno, o di cui possiamo ridere, inferni a cui sfuggire affidandoci a tutti i
tipi di déi, e non vediamo la catastrofe reale
che stiamo preparando con le nostre mani: sovrappopolazione e cambiamenti
climatici saranno i protagonisti veri di questo XXI secolo.
Ma
noi, da bravi animali addomesticati dall’abitudine, andiamo avanti come se
nulla fosse. In questo non siamo tanto diversi dai gorilla, con i quali condividiamo,
dopotutto, il 95% del genoma.
Eppure,
senza una chiara consapevolezza di cosa
siamo, che ruolo abbiamo in un universo inesprimibile, immenso, inospitale, senza
capire cosa possiamo fare, non possiamo dirci umani: siamo solo un’occasione
mancata.
In
questo senso è vera la frase stampata sulla maglietta di quel ragazzo che
qualche anno fa fece una strage di ragazzini all’interno di una scuola
finlandese: Humanity is overrated, l’umanità
è sopravvalutata.
Purtroppo
l’impotenza genera questo tipo di rabbia e frustrazione incontrollabile.
Le
masse si stanno avviando, giorno dopo giorno, a un simile livello di impotenza
autodistruttiva. È il sistema stesso allucinatorio che le conduce. L’allucinazione
conduce alla distruzione, inevitabilmente.
L’allucinazione
non è una caratteristica solo delle masse: le élite stesse sono allucinate.
Non
esiste complotto più grande della stupefacente idiozia di chi comanda, altro
che NWO o stronzate simili … ciechi che sfruttano altri ciechi.
È
difficile uscire dall’impasse. La consapevolezza è un’ardua conquista, che ai
più non interessa, in quanto implica una solitudine feroce, glaciale. Niente
superuomini che salvano il mondo, solo qualche migliaio di sfigati dietro a uno
schermo e una tastiera, sprizzano scintille di luce nella notte del web, in
compagna dei grandi del passato, ridotti a fantasmi digitali.
Mentre
fuori dalla stanza il mondo continua la sua corsa indifferente, si cerca di
classificare e riordinare in sempre nuovi schemi di percezione quello che si crede di aver compreso.
Nella
stra – abusata frase di Marx, che più che comprendere il mondo si tratta di
cambiarlo, c’è celato il seme della nostra impotenza.
Noi
crediamo di comprendere il mondo molto più di quanti i nostri nonni o bisnonni
comprendessero: quello che è venuto a mancare completamente è la possibilità di
creare di una società diversa, più giusta, umana ed equa. Il popolo televisivo
vive nell’allucinazione collettiva che basterebbe apportare alcuni cambiamenti
perché le cose come stanno
funzionino.
Ma
il fatto è che questo non è vero e non sarà mai vero. Le cose come stanno sono maligne, mal funzionanti strutturalmente,
inumane. Sono ontologicamente
sbagliate.
Il
vero schiavo, si dice, è chi acconsente incondizionatamente alla propria
schiavitù.
Chi
non acconsente, chi sa, pur se schiavizzato, non è schiavo. Una scintilla c’è
ancora nei suoi occhi.
Non
c’è possibilità imminente di una rivoluzione. Nemmeno si è in grado di capire
come potrebbe essere questa rivoluzione. Forse non accadrà mai.
Eppure,
per chi sa, ogni giorno è buono per la fine del mondo. Chi sa, vive, al massimo delle sue percezioni, resta più umano che può.
Anche se costretto a una parte indigesta nel teatro di questa società, rimane
vigile, pronto, nell’incessante attesa che tutto crolli come deve crollare.
Bel post, davvero.
RispondiEliminaLuigi
P.S.
RispondiEliminaNella stra – abusata frase di Marx, che più che comprendere il mondo si tratta di cambiarlo, c’è celato il seme della nostra impotenza.
L'inizio del brano è incompleto?, perchè se no, non l'ho capito.
Luigi
Luigi,
Eliminaveramente non capisco nemmeno io. Mi sembrava di essere stato chiaro, ma evidentemente no. La nostra impotenza di oggi: comprendiamo il mondo, ma ce ne guardiamo bene dal cambiarlo.
L'idea del mondo è una storia che ci raccontiamo continuamente, sin dalle origini. Se solo ci limitassimo a viverlo, faremmo già molti meno danni. E siamo tutti schiavi di questo racconto auto-prodotto, più o meno.
RispondiEliminaUn abbraccio.
Schiavi, sì, purtroppo ... E' vero quel che dici, basterebbe limitarsi a vivere ... che è proprio quello che non riusciamo mai a fare.
EliminaUn abbraccio e buonissimo anno nuovo
Ricambio l'abbraccio e l'augurio per un buonissimo anno nuovo. :-)
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