Cronache Babilonesi

Cronache Babilonesi
Escursione nella Filosofia - Edward Hopper (1959)

venerdì 10 aprile 2015

Kim Ki Duk o i gioielli della pietà



La noia di avere un’identità. La noia della circolarità del tempo. Il tempo non è così circolare come ci vogliono fare credere i fautori delle filosofie new age. Il fatto che le particelle quantistiche e il gatto di Schrodinger e bla bla bla, nella nostra povera piccola vita non cambia nulla. Il tempo procede in avanti verso la dissoluzione di tutto e basta.

Le temp detrouit tous, dice Gaspar Noe nel film Irréversible.

Per qualcuno che abita su Andromeda, noi non siamo ancora nati. Il pianeta Terra è quello di due milioni di anni fa: nello stesso tempo siamo vivi qui e ora. L’universo è un gigantesco aldilà della morte in differita parziale per tutti gli esseri e gli enti che vi abitano, ma questo non cambia proprio nulla per noi. Nulla di nulla. Dobbiamo passarci in mezzo a questo nulla. Tutto il dolore sarà percepito senza sconti. Tutta la cosiddetta felicità ci farà palpitare e volerà via per non tornare. Siamo prigionieri in una trappola.

È curioso come oggi ci sia solo il cinema che possa esprimere certe cose. La cosiddetta letteratura è troppo schiava di vecchie ideuzze e schifezze consortili varie.

Il cinema, certo cinema, ha molto più coraggio e arriva prima.

Il cinema è il grande romanzo del XXI secolo che nessuno può scrivere, perché tutto è diventato finzione.

Ho fatto una scorpacciata di film di Kim Ki Duk, ultimamente. Ho visto Time, Soffio, Primavera estate autunno inverno … e ancora primavera, Bad Guy, Pietà, Ferro 3 …

Mi sono incantato di fronte alla poesia di questo regista sud coreano.

Mi incanta soprattutto la possibilità che hanno gli orientali di toccare le corde del melodramma senza rendersi ridicoli. Noi occidentali, (specialmente italiani) non possiamo permettercelo. Forse l’esotismo rende più indulgenti nel giudizio.

In ogni caso ho trovato questi film dei piccoli gioielli fatti di poesia delicata, mista a violenza inumana. Kim Ki duk tocca tutte corde del suo strumento filmico. Gioca con le distorsioni temporali, gli scambi di identità, la filosofia buddista, il sesso, l’amore, l’arte e confonde le carte.

Vorrei tanto scriverne più diffusamente, ma me ne mancano tempo e forze. Ho troppa carne al fuoco, come si dice. So solo che la visione di ognuno di questi film, anche il meno riuscito, mi tocca profondamente, a riprova che dove c’è la cosiddetta “anima” qualsiasi fallacia logica o povertà di dialogo o situazione inverosimile può essere accettata senza storcimenti di naso. I critici, come solito, vadano a farsi fottere.

Dietro le apparenti semplicità e le simmetrie del sentimento, il regista sud coreano mostra una grande pietà per i propri personaggi e dalla pietà scaturisce la visione.

È un cinema fatto di silenzi, di personaggi inamovibili nelle loro passioni, di grandissima delicatezza. In Bad Guy, il pappone dal cuore buono non dice una parola in tutto il film, ma il suo sguardo carico d’amore dipinge il male e il dolore delle stesse pagliuzze d’oro che ornano i templi buddisti. Il male rimane male, ma si trasfigura.  La ragazza decide di prostituirsi per amore suo, con la naturalezza delle cose ovvie. L’amore è condividere una sigaretta e l’abitacolo di un camion, ma è qualcosa di grande come il mondo.

In Soffio la donna tradita dal marito decide senza nessuna ragione apparente di dedicare la propria vita ad alleviare le sofferenze di un condannato a morte, regalandogli amore e attenzione, quell’amore e attenzione che il marito le nega. Alla fine il marito stesso si rende “complice” di questa strana generosità. La pietà, la delicatezza sono fari che illuminano la desolata pianura di un mondo spietato e disumano.

In Primavera estate autunno inverno … e ancora primavera, la risposta è che il male è ciclico ma che l’attenzione e l’amore sono ogni volta una riscoperta.

In Ferro 3 la parabola del mondo fluttuante, immagine tipica del buddismo, è portata al massimo grado. Il protagonista (anche questa volta silenzioso dall’inizio alla fine) vive leggero come una nuvola, sfruttando gli appartamenti lasciati vuoti dagli abitanti partiti per ferie, in cui vive una vita in prestito e che poi lascia intonsi e addirittura riparando orologi o bilance o suppellettili rotti. Attenzione e cura e leggerezza, dentro al dolore del mondo.

Il protagonista di Ferro 3 sviluppa la sua abilità a un tale livello che riesce a diventare invisibile al marito della sua amata, riuscendo a vivere con lei una dimensione d’amore perfetta, la dimensione del sogno, appunto.

In Time, il film più dialogato di Kim Ki Duk, la donna vuole una nuova identità per essere sicura che l’amato non si stanchi mai di lei, portando la vicenda fino alla tragedia finale.

Il tempo che cambia tutto, “il tempo che distrugge ogni cosa”, può essere affrontato solo accettandolo. La sfrenata corsa dell’uomo che vuole vincere il tempo, così tipica della nostra epoca, lascia gli individui soli e infranti, senza più nessuna possibilità di amore.

In Pietà l’anima intrisa di male del protagonista (ma più che male, direi un vuoto in cui  solo l’essenziale del debito da saldare rimane l’unico aspetto vitale) viene scaldata dal ritrovamento della “madre”. Il meccanismo della vendetta si rivela speculare a quello della compassione. Anche in questo caso un curioso miscuglio di insegnamenti buddisti e pietà cristiana costituiscono l’humus della vicenda.

Kim Ki Duk mi viene da considerarlo un regista buddista, profondamente intriso di buddismo. Nello stesso tempo opera un mescolamento di registri tra il surreale e l’ultraviolento alla Takeshi Kitano. Ha la marcia in più della profonda poesia.

Quest’uomo sembra conoscere gli uomini e averne la giusta considerazione, cioè la pietà.

9 commenti:

  1. In passato ho visto Ferro 3, e l'ho trovato particolare per l'attenzione che il regista dedica a certi particolari. Mi piacerebbe vedere Time

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    1. Ciao Carla, ben trovata. Dovresti vedere anche Soffio. Ma quasi tutta la filmografia di Kim Ki Duk è degna di nota.

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    2. Visto One on One. Film che è anche cinema, fenomeno sempre più raro.

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  2. fammi sapere dove posso procurarmelo...tu però devi dirmi cosa pensi del film il danno di Louis malle ...

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  3. Si può scaricare da Internet facilmente ...A me i film li procura un collega che li scarica gratuitamente. Devo imparare anch'io come si fa, ma non ho mai tempo. Non so se invece da FNAC vendono i DVD ... ma perché spendere se si può evitare?
    Per quanto riguarda Il danno, l'ho visto molto tempo fa in TV e non me lo ricordo molto bene ... però, se devo essere sincero, non mi aveva colpito un granché ... Spero non sia grave ... ;-)

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  4. Non mi fido molto a scaricare, comunque il film che ti consiglio è da rivedere, una seconda lettura ci vuole sempre nella vita, e poi lo trovi in versione integrale su youtube! Altro film da vedere è Mato Grosso. A presto :-)

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  5. Non mi fido molto a scaricare, comunque il film che ti consiglio è da rivedere, una seconda lettura ci vuole sempre nella vita, e poi lo trovi in versione integrale su youtube! Altro film da vedere è Mato Grosso. A presto :-)

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  6. Anche Babel è da aggiungere all'elenco. Ciao Max!:-)

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  7. Anche Babel è da aggiungere all'elenco. Ciao Max!:-)

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