Il mio interesse per le questioni Renzi, Berlusconi, i quattro
papi, i bonus elettorali, la destra, la sinistra, l’eterologa, i social
network, DFW, l’aldilà, i quark, la dialettica marxista è pari alla radice
quadrata di – 1.
È tutto così privo di splendore e così pieno di miserie.
C’è un punto, durante lo sviluppo del primo movimento, in cui il
canto s’interrompe per qualche istante, poi riprende da una tonalità lontana, con
qualcosa che pare totalmente nuovo, ma in realtà è un’elaborazione del tema
principale, trasformato in una melodia di bellezza struggente.
Mi sembrava come se una nuova luce fosse stata gettata sulle cose trasformandole.
Era una sensazione inesprimibile, di nostalgia deliziosa.
Chi non è fatto per i succhi romantici trova questa roba
stucchevole. Me ne rendo conto.
Io invece ho sempre provato un’attrazione magica per la musica
classica.
Quest’attrazione strideva con l’ambiente in cui vivevo e i
coetanei che frequentavo. Abitavo in uno dei quartieri più malfamati di Milano,
Quarto Oggiaro.
Ho frequentato le medie in mezzo a delinquenti pluriripetenti,
pazzi, drogati. Il bullismo era all’ordine del giorno. Il bullismo di adesso mi
fa solo ridere.
Essere un ragazzino mingherlino appassionato di musica classica
non era semplice.
Prendeva piede l’heavy metal. Venditti scalava le classifiche. C’era
Dylan (ancora), c’erano i Rolling Stones. C’erano i film di Bruce Lee. I
ragazzi si massacravano di botte per imitarlo.
Sembrava di essere in guerra.
Non che i Rolling Stones o l’heavy metal mi dispiacessero, solo che
non toccavano le mie corde.
Non appena mi ritrovavo solo, correvo da Schubert o Beethoven, o
Chopin, poi Mahler, Schumann ecc.
Soltanto lì, insieme a loro, mi sentivo veramente a casa. Mi
sentivo capito. Lì, le mie corde suonavano tutte, oh, sì. Facevo l’amore con la
musica. Intendo dire, non che la usassi di sottofondo mentre scopavo, all’epoca
ero tristemente vergine.
No, ero rapito dalla musica. Nello stupore.
Non sapevo nulla, non capivo nulla, ma sentivo tutto.
Ero lì. Tutto intero. La mia solitudine conteneva tutto il mondo e
se ne nutriva.
L’origine del mondo proviene da questa nostalgia deliziosa. È quando
l’anima (qualunque cosa sia) si sente tirata da tutte le parti, come se volesse
stirarsi fino a sovrapporsi a tutto.
Questo stupore ti coglie quando ti avvicini alla realtà più
profonda delle cose, il misterioso Presente.
È la stessa sensazione che ebbi quando, anni dopo, scopai per la
prima volta. Unito alla radice stessa delle cose. L’assoluto vero.
Stupore.
Anche l’Origine del mondo di Courbet, su un altro livello, è la
stessa cosa. Non è un caso che il quadro si intitoli così. Poteva intitolarsi,
l’origine dell’uomo, o l’origine della vita.
No, Courbet l’ha chiamato l’Origine del mondo.
Lo stupore della figa. Il vuoto che crea. Il piacere come perdita
e riconquista. Bla bla bla.
Non importa. Quella è l’Origine.
Si potrebbe dire che, da adolescente, compensavo l’assenza di figa
con Schubert.
Anche dopo che la figa divenne realtà nella mia vita, da sola non
bastava mai.
La figa da sola non è mai sufficiente, se non è accompagnata da una
certa dose di nostalgia deliziosa. Finché sono in grado di sentire ancora
quello stupore, va tutto bene.
Schubert pre e post coitus.
Credo che ora ascolterò qualcosa di J. S. Bach, L'arte della fuga.
RispondiEliminaAmo l'Arte della Fuga, ma nella versione per pianoforte. Non necessariamente di Glenn Gould, va bene anche quella di Sokolov. E' che l'organo mi da' ai nervi.
EliminaRido di gusto, e passo a Bach anch'io.
RispondiElimina(L'origine del mondo e la nostalgia...forse, più che pentimento, Dio deve aver provato nostalgia. Quando tutto, in lui, era ancora un orrore abbozzato.)
Ho appena riascoltato Ich habe genug BWV 82, baritono Dietrich Fischer Diskau.
EliminaBach possedeva il libretto di istruzioni per creare Dio ... Poi l'ha smarrito. Schubert lo cercava disperatamente ...
Si prova una sorta di Sehnsucht, ascoltando certa musica ...
RispondiEliminaLa sehnsucht è la base di tutto ... come ben sai ...
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