Cronache Babilonesi

Cronache Babilonesi
Escursione nella Filosofia - Edward Hopper (1959)

giovedì 13 febbraio 2014

Pensieri nani 11



“Meglio fai il tuo lavoro, più problemi ti procura. E se lo fai male, ne sarai tanto più rovinato, perché, quando si tratta di lavoro mal fatto, ne sanno molto più di te.”

Aleksandr Zinoviev (1922 – 2006)

Curiosissima somiglianza, man mano che il tempo avanza, di questa società ultracapitalista con la Russia sovietica.
Burocrazia e trionfo della mediocrità in tutti i settori.
È in atto una sempre più feroce, secondo la definizione di Zinoviev, “attiva mancanza di attenzione”.


Dio ha una onnipotenza negativa. Onnipotente e impotente. Onnipotente nel male e impotente nel bene, che è quasi sempre inconcludente. Così Zinoviev.

C’è così tanta gente in gamba a questo mondo. Ragazzi che vanno in Australia a fare volontariato e comunicano con i genitori via Skipe. Imprenditori di 25 anni che fanno affari. Gente che fa ogni tipo di sport e si butta con il paracadute. Gente che apre negozi, compra negozi, chiude negozi, gente che viaggia intorno al mondo, gente che fa affari ad alto livello, gente del bel mondo, gente del brutto mondo, gente che ha mezzi, gente che è venuta su dal niente grazie alla propria tenacia, furbizia e intelligenza, gente che sa quello che fa, quello che dice, quello che pensa. Gente che pianifica il futuro, gente che corre le maratone a 60 anni, gente che scala le montagne, gente che scopa tre volte al giorno tutti i giorni. C’è tanta gente in gamba a questo mondo. Io non faccio parte del mucchio. 

La noia è come un acrobata a cui il trapezio di fronte non arriva mai abbastanza vicino per slanciarsi ed afferrarlo e così rimane a volteggiare su e giù sul suo lato del tendone in modo insignificante, anno dopo anno, finché qualcuno non lo tira giù.

È poco utile tentare di ammazzare il tempo. Tanto è lui che ammazza noi. Non riuscire a valorizzare le ore passate, ecco la sfortuna. Ma poi le ore valide sono poche, sono sempre state poche. Una vita vissuta, anche la più movimentata, non è che un condensato di pochi momenti, in mezzo a un mare di oblio.
Bisognerebbe vivere la noia fino in fondo, fino a farla coincidere con l’assoluta realtà. Allora ci sarebbe … un’epifania? No, probabilmente solo una gran rottura di coglioni. Niente catarsi, la catarsi funziona se ci credi.
Quando comprendi che la vita è questo e solo questo, non c’è più nulla da chiedere. Basta lasciarsi andare ad antichi riflessi. Noi, tutti, sappiamo già come vivere.

 Irruzioni nella continuità: questo siamo. Come fiori che sbocciano, gemme che bucano il legno, bollicine che si formano in un bicchiere di spumante. Come macchie sulla pelle, che prima non c’erano e adesso ci sono, come bambini schizzati via da ventri caldi, precipitati in un mondo che sa già tutto. Come manie nuove che prendono improvvise il posto di vecchie abitudini. Come le esplosioni di rabbia, come le esplosioni gamma che devastano mondi fino a un secondo prima inerti. Come l’amore di Dio che toglie i peccati del mondo, come il peccato, come il suono del gong, come la morte, come la vita.

Credo nel bene. Più sono intriso di male e più ci credo. Non cerco nemmeno di raffigurarmelo, semplicemente, so che esiste. Impotente ed effimero, ma così reale.

Indagare sulla stupidità come sistema di sopravvivenza.

Resistere a questo niente. A volte ci si chiede a cosa serva. Non serve, si fa e basta.

La bugia è potere. Il potere, la smania di esso, non le conosco bene. Conosco bene l’altra faccia del potere, che è l’impotenza. Diciamo che, come al solito, ho iniziato dalla parte opposta.

Tutto un roteare di istanti impossibili. Vivere nel presente è presumibilmente un’altra cazzata, l’ultima delle tante.

Bataille afferma che di sole due cose dobbiamo avere coscienza: di non essere tutto e di dover morire. E poi ci scrive su un tomo intero. Lo sapeva anche mio zio Peppino.
Non era tutto ed è pure morto. Come Bataille.

Non si deve buttare via il bambino insieme all’acqua sporca. Così, si dice e sembra una cosa sensata. Ma non lo è. Se si deve buttare via tutto, allora si butti tutto, compreso il bambino. Altrimenti si ricade sempre nello stesso meccanismo. 
 

5 commenti:

  1. Se ho ben inteso, la stupidità è condizione di sopravvivenza. Ma per sopravvivere felicemente occorre essere pure delle carogne senza scrupoli e godere di buona salute.

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    1. La stupidità come sopravvivenza si riferisce a chi pur di garantirsi la, appunto, sopravvivenza, fa finta di non vedere che è in balia di carogne senza scrupoli e scoppianti di salute. CI si istupidisce per non attirare troppo le attenzioni delle carogne su di sé. Funziona sempre, ha funzionato per migliaia di anni.

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  2. Peccato che lo zio Peppino non abbia pubblicato ;-)

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    1. Non ci è riuscito. Hanno preferito le ricette di Zia Peppina. Vendevano di più. Il povero zio, frustrato, si è dato al brigantaggio sui monti della Sila. Nessuno ne ha più saputo niente.

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