Ricavo queste due splendide e insieme spaventose foto dall'interessantissimo blog Unpianetanonbasta.
Noi siamo qui, inevitabilmente persi in qualche punto della superficie di quella sfera blu, piena di nuvole, ostinati nelle nostre faccende e soli con i nostri balocchi.
Non sono tra quelli che credono a un universo gravido di vita intelligente, anzi, l'opposto. Le possibilità, le variabili, le coincidenze, tutto l'immenso scorrere dello spazio e del tempo che ci sono voluti per produrre questo, mi sembrano sufficienti per ritenere che ci troviamo di fronte a un evento, forse non unico, ma raro. Non si tratta di vagliare ipotesi a metà tra Melancholia e Dissipatio H.G.
La realtà non è inquadrabile in un film apocalittico o nel romanzo di un suicida: la realtà è là, in quelle foto.
Siamo dentro un sistema limitato, collegato a un altro sistema vastissimo, per noi inimmaginabile.
Per un sovraccarico dell'istinto di sopravvivenza, una specie evoluta di bipedi ex quadrumani si comporta come se fosse immortale, nonostante decine di millenni di prove evidenti che tutti muoiono; si ritiene proprietaria di un'anima immortale; è portata a credere nella verità assoluta sulla propria relazione con il cosmo, ma questa verità, pur modificandosi in continuazione, a seconda delle latitudini e del variare degli eventi, viene sempre considerata assoluta; non solo: per ogni verità assoluta c'è una fazione pronta a scannarsi con l'altra; inoltre il suddetto bipede ha elaborato sistemi di convivenza tali per cui milioni di esemplari si assoggettano senza battere ciglio al volere di poche migliaia di esemplari in tutto simili agli altri; da qualche tempo (secoli, li chiamano loro) poi, usano un sistema di scambio assai curioso: alcuni milioni di esemplari costruiscono e fabbricano tutto quello che serve alla sopravvivenza della specie, sotto l'egida di pochi esemplari che li ripagano dandogli giusto quello che serve a sopravvivere (denaro, lo chiamano): in seguito, questi pochi esemplari (che non producono nulla) si accaparrano tutti i profitti in denaro che i milioni hanno prodotto e vivono vite lussuose e piene di valore.
I milioni, invece di incazzarsi con i pochi perché gli rubano le cose che loro stessi hanno prodotto, si incazzano perché i suddetti pochi non li fanno produrre ancora di più: evidentemente pensano che producendo di più ai pochi verrà in mente di dare ai molti un tantino di più, cosicché potranno procurarsi alcune delle cose che producono per i pochi.
Insomma, c'è un guazzabuglio furibondo in questa piccola palla blu sospesa nello spazio: piccola palla sulla quale pochi e molti, ma soprattutto i molti, si accoppiano vieppiù, riproducendosi a frotte, dimodoché poi, anche a volerlo, i pochi mica possono mettere tutti questi crescenti molti a produrre (a proposito: questo meccanismo strano lo chiamano lavoro). Anzi, dato che i pochi vogliono sempre di più (una caratteristica di questa strana razza di bipedi, è che sono estremamente avidi e soggetti a ogni tipo di ossessione psicotica), cercano tra i molti proprio i più disperati, quelli disposti a mangiare la merda pur di sopravvivere (perché mai ci terranno così tanto, è un mistero). Questo fenomeno lo chiamano delocalizzazione e per i pochi è una gran furbata.
Solo che i molti sono anche loro avidi, ma dato che non possono avere quello che hanno i pochi (non si capisce perché semplicemente non se lo prendono: si presume che il problema stia in una sorta di imprintig gerarchico della specie), per reazione fanno più figli, molti più figli, tantissimi figli, perché i figli (specie nelle zone dove sono concentrati i più molti) sono una ricchezza.
In questo modo la palla blu della foto si riempie, ogni anno di più, di bipedi che vogliono tutti, nessuno escluso, i loro diritti. Tutti urlano i loro diritti. Persino i pochi si mettono a urlare il loro diritto di sfruttare i molti: e che caspita, dopotutto sono loro che fanno funzionare tutto. Insomma tutti urlano al vento del piccolo pianeta blu il loro diritto a fare come meglio cazzo gli pare. Chi poco, chi tanto. Siccome i pochi non sono mica fessi, dopo qualche secolo passato a far scannare i molti in uccisioni di rito collettivo chiamate guerre, hanno deciso di issare anche loro la bandiera dei diritti. Hanno accondisceso: tutti devono avere diritti e tutti hanno il diritto di avere i diritti.
Solo che è una finta, i diritti, ai molti, mica glieli danno davvero.
I pochi non sono fessi.
Non sarebbero i pochi, se no.
Il problema grosso è che, pochi e molti, stanno tutti sopra la piccola palla blu sospesa nello spazio. Dalla superficie della palla, ai bipedi tutto sembra enorme, soprattutto il loro culo e il loro cervello.
Da sopra, lontano, nel buio e nel silenzio, però, le loro urla non si sentono.
A me sembra estremamente improbabile che in tutta l'immensità dello spazio, con tutte le galassie che ci sono ecc., possa esistere vita solo nel nostro pianeta.
RispondiEliminaDi sicuro la vita per come la conosciamo qui, ossia con queste determinate caratteristiche che conosciamo, potrebbe essere solo appunto una peculiarità di questo pianeta, ma penso che potranno esistere altre forme e concetti di vita, diversi, magari forme di pura energia o di chissà cosa.
In un certo senso io trovo, come dire, rassicurante, che siamo solo esseri minuscoli. Mi aiuta a ridimensionarmi, a farmi prendere tutto meno sul serio.
Mi viene da ridere però quando vedo certi omini che si affannano ad accumulare denaro, potere, mi sembrano così... omini, appunto. Basta una folata di vento e via. Questo cerco di ricordarmi ogni giorno: la folata di vento.
Data la vastità del'universo, anche svariati miliardi di pianeti con tracce di vita sopra, sarebbero rari. Il problema della vita intelligente poi, è ancora più complesso.
RispondiEliminaChe esistano più pianeti con presenti civiltà al nostro livello o superiore NELLO STESSO SEGMENTO TEMPORALE (cioè adesso, in questo momento: uso il maiuscolo perché nei commenti non so mettere il corsivo) è alquanto improbabile: vale a dire statisticamente la possibilità è molto remota, come vincere il suerenalotto mille volte di fila.
Sulle forme di pura energia ... chissà.
Sì, ma infatti io non intendevo forme di vita intelligenti come la nostra, pensavo più a qualcosa di completamente diverso (o forse ho solo letto troppi romanzi di fantascienza :-D).
EliminaParlare di segmenti temporali lo trovo solo una convenzione, nel senso che tempo e spazio sono delle variabili che danno luogo, nella nostra mente, ad una specifica rappresentazione, ma chissà altrove come funziona.
Penso anche che se l'universo ha delle leggi fisiche ben precise, non è detto che poi non possano mutare. E sappiamo anche così poco di queste leggi che governano l'universo. Ad esempio sappiamo come agisce la forza di gravità, ne valutiamo gli effetti, ma non sappiamo esattamente perché esiste.
L'universo è ignoto almeno quanto la nostra mente e forse le due cose coincidono.
VOlevo dire: anche se esistessero svariati miliardi di pianeti con tracce di vta, sarebbro comunque da ritenersi rari, data, la vastita dell'universo.
RispondiEliminaMi si ingarbugliano le lettere ...
Beh, qualcosa la moderna astrofisica l'ha capita ... anche se è vero che più asppiamo, più porzioni di ignoto rimangono.
RispondiEliminaPer segmento temporale intendo che, ora, esistenti noi, è poco probabile che si possa comunicare con civiltà extrasolari. O non esistono ancora o sono già estinte ... e così siamo noi per loro ... il imite della velocità della luce, per ora, è invalicabile.
Mi affascina invece la possibilità che le teorie più accreditate dagli scienziati si rivelino non corrette?
Per esempio: e se il Big Bang non ci fosse mai stato?
Le osservazioni di Halton Arp creano problemi alla teoria del BB ...
Vabbé, a me lo sputtanamento delle teorie che adottano tutti, è una roba che mi ha sempre elettrizzato ...
Sì, pure a me queste speculazioni sulle teorie, specialmente quelle più accreditate, stimolano immensamente.
EliminaSe ci pensi bene per un sacco di secoli abbiamo creduto che la terra fosse ferma, all'esistenza dei nove cieli ecc., poi la scienza, le invenzioni tecnologiche hanno permesso di andare oltre, ma chi lo sa, magari siamo ancora agli albori della verità, nel senso che abbiamo ancora tantissimo da scoprire e che quello che abbiamo creduto possibile e probabile fino ad oggi potrebbe rivelarsi errato.
Del resto, per come la vedo io, si procede nella conoscenza solo mettendo in dubbio il già noto, altrimenti, se ci si ferma, è finita.
A proposito di Big Bang, ti racconto un aneddoto divertente: il mio nipotino ha nove anni e va a scuola dalle suore (la madre ha scelto così, che posso farci, e del resto pure io ho fatto il liceo dalle suore, ma sono sempre stata anticlericale al massimo, è stato solo perché all'epoca il liceo linguistico più vicino casa era solo quello, non vivevo ancora a Roma) e quindi gli hanno raccontato la storia della creazione del mondo da parte di dio in sette giorni; poi un giorno a casa si è messo a guardare un documentario sul Big Bang, ascoltava tutto preso, tutto incuriosito, poi ad un certo punto si è girato verso la madre ed ha detto: "ah mà, ma com'è 'sta storia? Ma insomma il mondo l'ha fatto dio oppure no?".
A me ha fatto morire dalle risate. :-D
Meno male che gli vengono questi dubbi, il dubbio è essenziale, se non si dubita non si impara, non si conosce.
Per questo io rinnego la fede, la religione ecc.
Viva il dubbio!
Per come la vedo io, la nostra mente non ha ancora imparato a far uso delle tante potenzialità che ha e ferma ad un certo stadio non può comprendere determinati fenomeni fino ad un certo punto. Per me il micro è il macro. Il nostro cervello è l'universo, nel senso che possiamo comprenderlo solo espandendo i confini della nostra percezione.
Ma dico questo solo perché di scienza non capisco nulla, riporto tutto a discorsi molto... come dire, psico-filosofici? Boh.