Cronache Babilonesi

Cronache Babilonesi
Escursione nella Filosofia - Edward Hopper (1959)

lunedì 12 gennaio 2015

Scontro di civiltà?



Ho un piccolo blog, dove spalmo radi pensieri nani. Sono un signor nessuno, un salariato come milioni, che campa come può, meglio di tanti e peggio di alcuni. Sono un essere vivente autocosciente (o almeno mi sembra di esserlo) che risiede sul terzo pianetino orbitante intorno a un sole di classe G, una tipica stella di media grandezza, comune nella Galassia che la mia specie ha denominato Via Lattea. Detta galassia, a sua volta fa parte di un sistema di galassie denominato (sempre dalla mia specie) Gruppo Locale, il quale è uno dei tanti gruppi di galassie di un universo immenso che ha avuto origine (sempre secondo le teorie elaborate dalla mia specie) all’incirca 13.8 miliardi di anni fa (tempo terrestre) da un’esplosione originaria.  Questo universo potrebbe essere uno tra i miliardi di miliardi di universi componenti il multiverso, immane fucina che non ha inizio né fine.

Faccio fatica, come si può comprendere, a orientarmi in tali vastità.

Però dentro di me c’è qualcosa, come un tarlo che rode, per cui ogni volta che succede qualcosa sforzo la mia testolina per cercare di comprendere (prendere dunque dentro sé)
il senso o di quello che accade. Forse è un difetto genetico, chi sa.

Insomma, sul terzo pianetino orbitante intorno alla stella classe G c’è fermento. La mia specie, alla quale mi vanto di appartenere, ha occupato tutti i buchi vitali, riuscendo persino a modificare l’intero ecosistema. La mia specie è suddivisa in varie tribù e sotto tribù il cui unico obiettivo è prosperare le une a discapito delle altre. Questo accade, probabilmente per un difetto congenito della mia specie, cioè l’incapacità di preoccuparsi del lungo termine delle proprie azioni.

La mia specie ha un elaborato senso del tempo. Vive costantemente nel passato, si illude sul presente e mente sul futuro.

La mia specie è altresì dedita alla specifica attività di sottomettere e uccidere membri di altre specie o della propria stessa specie. Siamo molto abili in questo e devo dichiarare con orgoglio che, millennio dopo millennio, siamo arrivati in cima alla catena alimentare. Non abbiamo nessun grande predatore che ci può far male.

Quasi in cima, dovrei dire. In realtà sopra di noi ci sono i vermi i quali si nutrono dei membri della mia specie che defungono. Abbiamo ovviato allo smacco inflittoci dal verme, incrementando le cremazioni, ma il discorso ci porterebbe troppo lontano.

Questo lungo e decisamente inutile preambolo serve solo per introdurre il fatto che c’è fermento sul terzo pianetino.

La mia specie vuole a tutti i costi rendersi la vita un po’ più interessante, nonostante la tendenza generale alla pigrizia mentale cui abbiamo accennato prima.

E cosa c’è di più interessante della guerra?

Pensateci.

In seimila anni di storia documentata, questa è la nostra più duratura invenzione. Ci piace, ci diverte. Amiamo soffrire e fare soffrire.

Cosa c’è dopo la guerra?

La religione, naturalmente. Ne abbiamo inventate di splendide e continuiamo a modificarle e rifinirle, come si elabora un’auto, la si accessoria, la si croma.

Insomma, ci teniamo proprio alle nostre guerre e alle nostre religioni, quaggiù sul nostro terzo pianetino dal sole.

Succede un fatto brutto, un branco di scimmie ne uccide altre in nome dell’ennesima religione e subito si alzano venti di guerra: noi o loro, scontro di civiltà, i valori ecc. ecc.

Il fatto è però, visto da un punto di vista più consono al Gruppo Locale di galassie cui facciamo parte, soltanto una scaramuccia fra tribù e sottotribù.

Poi arriva l’intellettuale di turno (cioè uno che ne sa di più della media della mia specie) e dice che siamo in guerra che le cose sono come quando era lui bambino e c’era un’altra guerra. La gente gli da retta, per forza.

Siamo in guerra.

Non devono toccare le nostra gente. La mia tribù, la più grande del pianeta, può certo armare dei macchinari che uccidono donne e bambini a distanza, ma qui da noi non vogliamo casini.

Vogliamo avere la coscienza tranquilla di pensare alle guerre altrui.

Le cose sono sempre in fermento sul terzo pianetino, Le scimmie dominanti non riescono a starsene buone nemmeno un momento.

Allora io, povera piccola scimmia pensante, una tra milioni di milioni, che faccio?

Anch’io sono irrequieto, vorrei capire, mi infervoro.

È giusto, no è ingiusto. I nostri valori, i loro.

Immigrazione. Petrolio. ISIS. Al Qaeda. Complotti. Realtà.

Ferrara (grande scimmia bianca) s’incazza. Avrà ragione? La destra dell’intolleranza? A sinistra dell’accoglienza? Il capitalismo? L’anticapitalismo? Il qualunquismo?

Io mi chiedo. Tante domande mi frullano nel cervello mentre alzo gli occhi al cielo bianco di questo spicchio piccolissimo di terzo pianetino.

Lo scontro di civiltà, mi chiedo, a che serve, anzi, a chi serve?

Ma poi, si può parlare di scontro di civiltà quando da un capo all’altro del pianetino  si utilizzano le stesse tecnologie, si adora lo stesso Dio, l’Immagine, l’Occhio di Mamma o Papà che ci guarda (anche se sotto forme apparentemente diverse), sotto il quale vivere e morire, che ci deve approvare o maledire? È questo l’inghippo della scimmia dominante. Per non andare in confusione mentale e tenersi insieme, è costretta a immaginarsi grandi scimmie ultraterrene che la controllano.

È una psicosi che ha avuto la sua utilità in passato, ma che adesso comincia a creare enormi problemi, perché il tipo di scimmia alla quale appartengo ha, come detto prima, occupato tutti i buchetti possibili di questo angolo di universo.

Come si è arrivati a questo? Il prezzo della benzina è sceso molto. Siamo sicuri che è un buon segno? I membri della tribù più grande hanno creduto per anni di poter trattare tutte le altre tribù come una massa di schiavi ignoranti e sottosviluppati, buoni solo per avere la manodopera. I membri della tribù più grande hanno inventato grandi parole, dietro le quali possono nascondersi. Democrazia, Libertà, Giustizia, Uguaglianza.

Sono parole immense, tuttavia non escono dalla sottile atmosfera (solo una quarantina di chilometri circa) che circonda il terzo pianetino. Urlano queste parole nella foresta dei loro simboli. Altre tribù hanno simboli diversi, ma stesse attitudini.

La scimmia dominante è intelligente, ma non vede mai troppo oltre il suo naso. E muore a catena, sotto il sole, da sempre. Senza sapere perché.

Se solo tacesse per un attimo. Ma non può. È l’unica cosa che non può fare. Può volare, andare sotto il mare, solcare i cieli, esplorare i segreti più intimi della materia, ma non può tacere mai, deve sempre affollare il mondo con il suo rumore.

Come diceva una scimmia vissuta seicento anni fa, di nome Villon: Je congnois Mort qui tout consomme, / Je congnois tout, fors que moy mesmes.

A volte credo che solo il silenzio ci possa salvare.
Ma il silenzio è l’unica cosa che non possiamo fare.

9 commenti:

  1. Guerra più religione, doppiamente interessante. Era da un pezzo che in Europa non ci si divertiva così.

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  2. proprio ieri sono stata alla mostra di Segantini a Milano e ho potuto ammirare il capolavoro che hai scelto ...Ave Maria a trasbordo...
    è meraviglioso!

    solo il silenzio ci potrà salvare, vero
    e nella bellezza c'è anche il silenzio di una contemplazione...
    non fare
    ma lasciarsi andare :-)

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    1. Curioso, anche io ero lì, ieri. E' una delle mostre più belle che ho visto negli ultimi anni. Mi ha colpito al cuore.

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  3. (c'era così tanta gente che credo proprio di non averti riconosciuto!;-))

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    1. Strano, ero l'unico bonobo in giro per le sale!

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    2. :-)))
      ti è piaciuta la poesia di D'annunzio dedicata a lui?
      era esposta nell'ultima sala, non so se ho scelto proprio gli stessi versi, si tratta di Elettra ...

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    3. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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    4. Sì, mi è stranamente piaciuta. La retorica dannunziana non mi esalta ma le immagiini (o meglio le "imàgo", come avrebbe detto il Vate) usate rendono bene la forza e la fragillità di questo immenso artista.

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    5. anche io non divento matta per D'Annunzio ma questa volta è stato proprio bravo ...e poi si sa , la poesia e l'arte sono strettamente correlate e insieme creano una potenza generatrice ...
      avvisami quando ci sarà una nuova mostra meritevole!:-)

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