Oggi uscivo dalla metropolitana in preda ai miei soliti malesseri
quando mi ha affiancato un barbone o comunque uno dei tanti reduci da qualche
reparto psichiatrico post Basaglia che guardandomi mi ha sussurrato due o tre
volte “Siamo quasi arrivati”. L’ho
ringraziato per la solidarietà e ho sentito un brivido lungo la schiena.
La teodicea è una forma di autismo.
L’idea dell’aldilà mi sembra addirittura un eccesso di zelo nei
confronti delle nostre abitudini. Non possiamo fare a meno di considerarci
indispensabili.
Oggi pensavo al concetto di pompino. Ho visto con gli occhi della
mente una donna che si adoperava a succhiarmi quell’appendice così importante
per la struttura psichica del maschio e ho pensato che era veramente una cosa
ridicola, come pure ridicolo è tutto l’atto sessuale, con le nostre appendici e
i nostri buchi e tutto questo fremere che sembra così decisivo ma non è nulla
di più di qualche scarica elettrica. Siamo l’ottativo dei girini che si agitano
in uno stagno.
Vorrei solo …
Sono stupefatto da questa esistenza. Da come si è svolta. Di cosa
consiste. Bisogna agire alla luce del sole. La luce del sole è tutto: ma senza
esagerazioni.
Il romanzo nasce dall’impossibilità di smettere di (non)
rispondere alla domanda: che cosa significa vivere la vita di un essere umano?
Le piogge continue hanno sputtanato la centrale del
teleriscaldamento A2A della mia zona. Risultato: tre giorni senza
riscaldamento, né tele, né altro. In più, la doccia non manda acqua calda.
Idraulico che va e viene. Diagnosi e prognosi incerte.
Benvenuti negli anni Dieci.
Polemiche. B. sta sulle palle a C. perché non è abbastanza simile ad A. che
però nelle sue motivazioni tende sempre a dimenticare le ragioni di D. che è
così vicino alle ragioni di E., cui gli interessi in comune con A. non posso certo
essere dimenticati. Il passato di F. getta cattiva luce sulle sue connivenze
con C. che si difende puntando il dito su D. e le marchette fatte quando
lavorava per conto di E. In tutto questo B. cerca di districarsi lasciando
scontenti tutti, in primo luogo E. che non dimentica i favori ricevuti quando
A. era al potere. F. a questo punto passa all’attacco provocando perfino le ire
di H. fino a quel momento tenutosi fuori da ogni disputa. A. si infuria
rivangando le antiche connivenze di H. con B., C., D. e perfino E. F. si incazza perché si sente escluso. Giunti al culmine della contesa interviene Z. cui tutti si
inchinano, anche B., pur con qualche pacato distinguo.
C. invita B. a prendere un caffè. Ci sarà anche F. Parleranno
male, sottovoce, di Z.
Umberto Veronesi ha affermato che il cancro e Auschwitz sono,
secondo lui, la prova che Dio non esiste. Il pensiero in sé non è
eccessivamente originale (qualcosa del genere l’aveva detta Primo Levi negli
anni 70) ma ha scatenato polemiche a non finire sui giornali on line. Male
incolse il Veronesi che si è dovuto buscare una contro risposta da quell’ineffabile
genio di Zichichi. E va bene, ci sta pure che il testimonial della Teiera Volante
e dello Spaghetto del supermondo difenda il suo sponsor.
Quello che fa tristezza è la valanga di commenti insultanti
indirizzati a Veronesi da parte del popolo del web, sui vari giornali on line.
Su centinaia di commenti un buon 70 % erano di insulti al vecchio professore
che si era permesso di negare l’esistenza del Buon Dio che manda il cancro ai
bambini.
Il livello dei commenti era da licenza media scarsa. Gli argomenti
addotti per confutare il povero Veronesi andavano dal “sentito dire” a
citazioni a cazzo di cane della Bibbia.
Insomma, una vera e propria giungla di idiozie nelle quali si
rischiava di impantanarsi per non riprendersi più.
Se il prof Veronesi avesse fatto queste dichiarazioni in Gran
Bretagna, se ne sarebbero fregati. Se le avesse fatte in Francia, ancora di
più. Negli Usa avrebbe rischiato il linciaggio mediatico. In Iran l’avrebbero
forse imprigionato. In Arabia Saudita impiccato. In qualunque paese del
Sudamerica avrebbero fatto come in Italia, dove è stato ricoperto di merda.
Questo la dice lunga sul nostro livello. A livello culturale siamo
poco sopra l’Iran e alla pari con il Sudamerica. Consoliamoci: nonostante il
Vaticano in casa, tutto sommato siamo più tolleranti che negli Stati Uniti.
Prospetto una simpatica guerra di religione combattuta da
imbecilli con lo smartphone, la mannaia o il crocifisso, che mentre uccidono gli
sporchi atei mandano preghiere per i loro bambini malati, al Dio che da sempre
continua a non ascoltarli, forse perché, come suggerisce Veronesi, è
improbabile che ci sia. Ma non ditelo a Zichichi.