Cronache Babilonesi

Cronache Babilonesi
Escursione nella Filosofia - Edward Hopper (1959)

lunedì 7 maggio 2012

Da una catastrofe all'altra


La scrittura. Il mio delirio irrinunciabile. Fino alla morte, fino al disfacimento cerebrale.
Mentre gli ultimi neuroni crepitano fumando, io sto ancora cercando di scrivere una frase perfetta che nessuno leggerà mai.

Quando ero bambino sapevo tutto. Di questo sono sicuro. Sapevo come erano le cose. Non fallivo nel capirle, mai. Ogni cosa aveva il suo colore preciso. Sapevo che tutto nasce da una tensione infinita che ci porta all’indietro, ed è dolcissima.


Tra poco sperare in un futuro migliore equivarrà a sperare soltanto in salari un po’ più alti. Tra poco il comunismo sarà una griffe di moda. Finti proletari vestiti in camicioni alla Mao sfileranno sulle passerelle, rappresentando la vita avventurosa e rude del comunista nel ventesimo secolo. Il ricco ama vestirsi da povero, è come se inconsciamente volesse mostrare la vera origine di ogni ricchezza, cioè l’espropriazione piratesca di cose originariamente appartenenti a tutti. Tra poco non ci sarà più dignità da parte dei più deboli. I più deboli vorranno solo prendere il posto dei forti e fare esattamente quello che fanno loro adesso. Tra poco voleremo nell’azzurro. Tra poco le città arderanno e non sarà un fuoco di speranza, ma il balletto della paranza e della latitanza. Tra poco l’alba sorgerà e non ci sarà niente da aspettare, strade vuote, tutti in fila al mare. Tra poco la storia finirà, poi ricomincerà, poi finirà ancora, tra poco il fiume si essiccherà, e piangeremo sulle nostre speranze perdute. I più giovani piangeranno sulle speranze mai avute. Si pagherà a peso d’oro il ricordo di una speranza, una speranza qualunque, già lo si sta facendo. Venderanno speranza in confezioni a rilascio graduale come gli arbre magic. Metteremo la speranza in auto appesa allo specchietto retrovisore e il suo profumo ci accompagnerà al lavoro. Una volta consumata una speranza ne compreremo un’altra. Tra poco tutto cambierà ma non ci piacerà il modo in cui cambierà. Qualcuno l’aveva detto, ma da sempre qualcuno aveva già detto quasi tutto, anche se sapeva che non sarebbe stato ascoltato. Tra poco le televisioni vomiteranno fuoco e i bambini non saranno ancora andati a letto. Tra poco milioni di persone fingeranno di essere felici. Tra poco ci spiegheranno l’ennesima illusione. Tra poco tornerà l’inverno caldo del nostro scontento e la fresca e rossa primavera dei papaveri da oppio. Tra poco comincerà la consueta menzogna mattutina. Tra poco la luna sarà attraversata da una nuvola. Tra poco qualcuno morirà. Tra poco qualcuno nascerà. Tra poco sarà troppo tardi o troppo presto. Tra poco, tra poco andrò a dormire. Solo nei sogni sono libero.

Niente ci salverà. Quanta speranza c’è in questo.

All’aumento del disincanto corrisponde un paradossale attaccamento alla vita. Tutto è vuoto, ma voglio godere di questo vuoto ancora e ancora e ancora.

6 commenti:

  1. In dialetto napoletano sonno e sogno sono una sola parola " suonno"...
    Sai perche? da fatalisti ed epicurei, nonché eterno popolo " precario", gli era già chiaro che solo nella dimensione sonno/sogno si e' quello che si desidera...
    Ciao

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  2. Napoli è il mondo, l'ho sempre pensato ...

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  3. Massimo, la tua bella prosa poetica mi hai ricordato il Bukowski di "Dinosauropoli, noi" (mi sa che il video è questo: http://www.youtube.com/watch?v=ed1-Pjdypd4)... io cerco di essere un po' più positivo perché mi voglio consegnare allegramente, al nemico, (forse perché ho la speranza che così mi prendono più tardi, o anche perché mi diverto di più a partire dal mio tragico per andare al mio comico), però capisco la tua vena che quando è "in vena" ci regala sempre ottima poesia, e soprattutto apprezzo la tua bella e salda penna.

    un caro saluto
    dinamo

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  4. Ti ringrazio, Dinamo. Non credo di conoscere il pezzo di Bukowski. Fai bene a essere positivo. Anch'io lo devo essere dopo tutto, perché sono passato indenne letteralmente, in tutti questi anni, da una catastrofe all'altra ... e non ho ancora nessuna intenzione di consegnarmi al nemico.
    E' divertente, alla fine, passare da una catastrofe all'altra, che come avrai capito, è una citazione da Bernhard. Lui era uno che la sapeva lunga, ma veramente lunga. Sono contento che ci sia stato uno come lui, a illuminare il buio. La letteratura è una cosa non seria che può aiutare a vivere. Almeno, è così per alcune persone. Per altre c'è la televisione. Il calcio, se non fosse abbastanza marcio, sarebbe una buona ragione per vivere. Voglio dire, capisco chi ne faccia una ragione di vita. Poi, naturalmente c'è l'amore e le mattinate nei bar.
    Grazie, Dinamo.

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  5. Ma perché affannarsi tanto?
    Tanto tra poco moriremo, chi prima, chi dopo.
    In questo periodo mi sto sforzando di vivere la mia vita in maniera "scollegata", guardandola/mi dal di fuori. E' l'unica mnainiera per riuscirci a ridere su. Di disperarmi sono stanca, sinceramente.

    I tuoi pezzi comunque sono sempre fantastici. E la letteratura, concordo, può aiutare a vivere. Seria, non seria, ma cosa importa, poi? E mi domando anche se esista una letteratura (vera) che non sia davvero seria. Almeno per chi la "crea".
    Un saluto :-)

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  6. Ciao Biancaneve, riderci sopra è la cosa più bella di tutte. Fa bene alla salute e all'anima.
    A me piace tutta l'arte che insegna strategie di sopravvivenza. Bernhard è un maestro di sopravvivenza, ma anche Dick, a suo modo, o Kafka, o anche Totò, Buster Keaton, Samuel Beckett. Anche mio cugino è un maestro di sopravvivenza. L'arte si annida ovunque.
    E la vita è sempre divertente, se la si vede dal punto di vista della sopravvivenza. Dici, e mo' che succede? E non lo sai mai e può darsi pure che non succede più niente. Oppure succede tutto e devi abbozza'
    Un saluto anche a te.

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