Cronache Babilonesi

Cronache Babilonesi
Escursione nella Filosofia - Edward Hopper (1959)

mercoledì 6 novembre 2013

Fisica teorica e mal di universo



Le acrobazie della fisica teorica applicata alla cosmologia sono sconcertanti. Si passa dalla teoria del multiverso; alle teoria delle brane; al Big Rip (che ha preso il posto del Big Crunch, passato di moda da quando c’è la materia oscura); a una curiosissima teoria di ciclicità da eterno ritorno attraverso l’entropia per cui l’universo mentre sta per spegnersi completamente si riaccende (cioè, non lo stesso universo, uno nuovo); alla supersimmetria; all’universo a 11 dimensioni; alla teoria che spiega che non esiste il Big Bang ma la materia si forma spontaneamente nel vuoto cosmico creando l’espansione; alla materia oscura e  alla energia oscura (che non sono la stessa cosa, anche se secondo alcuni scienziati lo sono); all’universo che sta accelerando l’espansione, anzi no, la sta rallentando, anzi no, sta sia accelerando che rallentando; all’universo che è piatto, anzi no è a curvatura negativa, anzi no, è a curvatura positiva, anzi è a forma di sella di cavallo; al Big Bang che è avvenuto 13,7 miliardi di anni fa, anzi 13,8, anzi meno, anzi più; alla Teoria del Tutto; al Bosone di Higgs che forma una specie di marmellata nella quale scorrono le particelle per cui acquisiscono massa; all’antimateria che potrebbe spiegare la materia oscura; alla teoria delle stringhe; all’universo in cui lo spin delle particelle è levogiro al contrario della materia oscura le cui particelle sono destrogire, il che spiega sia l’invisibilità della materia oscura, sia l’accelerazione dell’espansione universale; alle costanti cosmologiche che non sono più costanti ma cambiano costanza a seconda della zona di universo di riferimento (come dire che non ci sono costanti e basta) … c’è da farsi venire il mal di mare, anzi il mal di universo.
Quando le teorie sono così tante da accavallarsi e confondersi le une con le altre, un comune mortale può cominciare a sospettare che a qualcuno stia dando di volta il cervello.

Oppure si può cominciare a desiderare che i cosiddetti giornalisti scientifici passino allo sport o alle cronache rosa e pubblichino un articolo di scienza riguardante la fisica teorica (ma ormai un po’ tutto) una volta, massimo due volte l’anno, e solo se proprio non se ne può fare a meno.

2 commenti:

  1. A proposito della riqualificazione dei giornalisti, ho già cominciato a desiderare, e in forme sempre più radicali.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non so più chi diceva che i giornalisti sono le forme di vita più ripugnanti e dannose del pianeta.

      Elimina