Cronache Babilonesi

Cronache Babilonesi
Escursione nella Filosofia - Edward Hopper (1959)

lunedì 21 ottobre 2013

Reality

-         


  -        Beh, ma voi siete impazziti.
Sandra: li ho guardati e ho pensato: ma voi siete impazziti.
Federico: Questa ci ha guardato e ci ha detto: ma voi siete impazziti.
Giuseppe: c’era questa donna, capisci, continuava a urlare, siete pazzi, siete pazzi!
-          Taci scema, stanno arrivando, mettiti giù.
Giuseppe: a un certo punto ho dovuto dire a questa isterica: stia giù signora, stanno arrivando.
Federico: qui, capite, eravamo in pieno marasma e questa … come posso dire, questa mentecatta, se ne esce con, ma voi siete impazziti!
Sandra: Questi due … come posso dire, questi due bastardi, mi hanno sopraffatta, ecco. Ho avuto una paura folle.



Ma non è l’unico problema che affligge Sandra. Sta ancora discutendo con i due energumeni (lei non ha ancora capito che fanno parte delle forze dell’ordine) che improvvisamente la terra si mette a tremare. Signori, l’en plein. Non solo la tentata rapina, proprio nello stesso giorno arriva un terremoto. Sesto grado Richter. Il paese di Sandra sta proprio su una faglia. Gli abitanti non sanno che proprio il giorno prima una gigantesca esplosione provocata dagli ingegneri ha squassato la faglia in una disastrosa operazione di fracking a caccia di metano, provocando ripercussioni lungo tutto il territorio. La terra trema e uccide. Il governo mette a tacere tutto. Le vittime sono numerose. Tra di esse i nostri tre eroi.
Sandra, così come Federico e Giuseppe, non immaginano cosa riserva loro il destino.
-          Oh, mio Dio!
Sandra: si è messo a tremare tutto e ho detto: Oh, mio Dio!
Giuseppe: questa deficiente si è messa in mezzo nell’operazione e ci mancava anche il terremoto, c(bip!).
Federico: ha cominciato a tremare tutto e devo confessare che mi stavo cagando addosso.
-          Che posso dire? Mi sto (bip), (bip), e che caz(bip)!
Sandra: a questo punto mi sono vista morta, capite?
Federico: ho pensato, è finita, che posso fare? Vaff(bip).
Giuseppe: ho pensato, anche se c’è il terremoto quei rapinatori di m(bip) non se la caveranno!

I rapinatori intanto stavano guadagnando l’uscita della farmacia portandosi appresso il bottino. Una cinquantina di confezioni di Bromepam e un armadietto intero contenente Citalopram e Zypressa compresse. In più inalatori per aerosol e cortisonici, oltre a medicine per diabetici. Proprio in quel momento la terra si è messa a tremare.
-          Usciamo da questo inferno.
Rapinatore 1: capite, avevamo tutto questo materiale per la nostra organizzazione anarchico – umanitaria, sapete, la nostra comune è all’avanguardia, noi tentiamo, come dire …
Rapinatore 2: Sì, la nostra comune è alla’avanguardia, noi tentiamo di sopravvivere a questo indicibile regime plutocratico. Noi non c’entriamo niente con le organizzazioni criminali … però abbiamo bisogno di medicine … capite, la sanità opera speculazioni intollerabili!
-          Abbasso le case farmaceutiche! Libertà di cura! Libertà di vita!
Rapinatore 3:  Sì, è facile dire, voi siete dei delinquenti. Chi è delinquente, qui? Io sono laureato in scienze della comunicazione. Non sono un delinquente. Stiamo creando una società nuova, ditelo a quelli della TV.
Rapinatore 1: Anch’io sono laureato, in teatro e drammaturgia …
Rapinatore 2: che importanza ha se siete laureati? Che garanzie dà una laurea? Nel nuovo mondo non ci sarà …
Rapinatore 3. Ad ogni modo stavamo uscendo dalla farmacia con tutte le medicine per la comune … a proposito, se rapinare le farmacie sembra poco pertinente potete farci un versamento. Ecco il nostro conto corrente …

-          Dio mio, siamo bloccati! Bloccati! Aiuto.
Sandra: La parete di fronte ha cominciato a creparsi nel mezzo e ho gridato: siamo bloccati!
Giuseppe: ho visto questo sbrego sulla parete e mi sono cagato addosso.
Federico: in mezzo alla polvere ho visto i tre rapinatori sepolti dalle macerie. Stecchiti.
Gli era crollato tutto l’ingresso addosso. Poveri sfi(bip)ti. Si può dire sf(bip)ti?

-          Aaaaaagggghhhhh!
Rapinatore 1: quando, ecco, il soffitto mi è cascato in testa ho pensato aaaaaaaagghhh. Mi sa che l’ho anche detto. Quando si muore si vorrebbero pronunciare parole più intelligenti che fare versi di animale scannato. Dopo tutto ho una laurea in drammaturgia. Cioè, l’avevo. Dopo che si è morti, però, diciamo che nulla sembra più così importante …
Rapinatore 2: si, beh, avevamo questa cosa, questo progetto della comune autonoma per salvarci da … cosa? Non ricordo bene. Comunque qua non è male. Ditelo a quelli della TV.
Rapinatore 3: che fregatura a pensarci. Grazie di averci chiesto come va. Non eravamo poi così cattivi, non crede? Beh, allora fottetevi. Bip. Fo(bip, bip)vi!

-          Dio mio, siamo bloccati? Bloccati! Aiuto!
Sandra: che potevo fare? ripetevo Siamo bloccati, siamo bloccati. Eravamo bloccati.
Federico: eravamo bloccati. Il soffitto era quasi interamente crollato. Rimaneva pericolante solo sulle nostre tre teste. Funzionava solo la luce di emergenza, cupa, spettrale e non si sa quanta aria avevamo a disposizione. E questa idiota continuava a urlare.
-          Stia zitta, mentecatta!
-          Come si permette?
-          Federico, risparmia il fiato.
Giuseppe: facevano troppo casino, ho detto a quei due, risparmiate il fiato. Devo dire che la signora per terra, tutta impolverata, aveva la gonna buttata all’insù, poveretta, non si era accorta e, insomma, aveva un gran bel paio di cosce.

-          Ma che fa? tenga le mani a posto!
Sandra: a un certo punto uno dei due ha cominciato a toccarmi le cosce.
Giuseppe: ho pensato, ma sì, un’altra scossetta, anche piccola ed eravamo fottuti. Questione di minuti, massimo ore e siamo morti. E io un paio di cosce così non l’ho viste mai, madonna che f(bip)a!
-          Vieni qua, sticchione! Quanto sei buona, mad(bip) e che ca(bip) stai ferma,
putt(bip)a!
Federico: il mio collega si era impazzito, toccava il c(bip) della signora e sbavava, e insomma non lo riconoscevo più. Sapevo che era sposato e tutto e fedele e tutto e sa cosa le dico, signora mia? Non ci si deve fidare mai di nessuno di questi tempi. Capite, eravamo lì che potevamo morire da un momento all’altro e questo ti tocca le cosce di questa … mignot(bip)na! Ecco cosa! una gran mi(bip)a! Stiamo per morire e lui … mi lascia solo!
Quanti anni ormai che lavoriamo insieme? Non gliel’ho mai detto, mai, giuro, neanche un accenno … noi siamo uomini e che c(bip)! Sto per morire, lo devo fare, lo devo fare!
-          Giuseppe!
-          Amfff! Urghh! Oh, sì, siiiiì, bella, bella …
-          Giuseppe …
-          Mi lasci, mi lasci, che fa?
-          Stiamo per morire, tro(bip)na, lo vuoi capire … cosa hai da perdere?
-          Ma lei mi sta usando violenza …
-          Violenza? Violenza?
-          Giuseppe …
-          Io ti sto amando, dolcezza! Violenza! Sei bellissima, ma quanti anni hai, una ragazzina sembri, che pelle, che pelle …
-          Davvero? Davvero ho una bella pelle?
-          Giuseppe …
-          Bellissima pelle, cogliamo il fiore supremo, non senti, non senti l’abisso che ci chiama?
-          GIUSEPPEEEE!
-          Dio mio, che è?
Giuseppe: sento questa voce tonante che mi chiama e dico, che è? È l’angelo sterminatore? Datemi ancora un minutino, Signore …
Federico: ho preso tutto il coraggio che avevo, dopotutto mica solo lui stava per morire … sempre protagonista deve essere … omaccione ….
Sandra: insomma, non è che volessi cedere … per chi mi avete presa? È che mi sentivo così sola e in fondo, era vero che stavamo per morire, no? Cioè, si sentivano tutte quelle piccole scosse e i calcinacci ci cadevano addosso e la luce d’emergenza tremolava e una scossa appena più forte ci avrebbe seppellito e insomma lui non era neanche brutto … sono sola da così tanto tempo … da tanto nessuno mi dice sei bella … e insomma …
-          GIUSEPPE!
-          Ma chi è? Federico? Che ca(bip)o ti prende?
-          Ti amo, Giuseppe.
-          Cosa, come?
Giuseppe: vedo Federico, che sembra un fantasma sotto la luce d’emergenza, mi fissa e fa: ti amo. Ma che sei, scemo? Gli faccio, pussa via.
Federico: alla fine l’ho detto. Era da tanto che volevo farlo. No, se non stessimo per morire non sarebbe mai successo. Ditelo pure in TV.
Sandra: io l’avrei detto che l’altro era gay. Si capiva. Non che ci sia qualcosa di male, per carità. Ho un sacco di amici gay. Cioè li avevo prima di morire … perché a questo punto mi sa che moriamo davvero.
-          Giuseppe, ti amo!
-          Fede, tu sei pazzo!
-          Non sono pazzo.
-          Non vedi che sto cercando di sc(bip)rmi la signora? A proposito, il suo nome?
-          Sandra.
Giuseppe: gli ho detto, non vedi che sto cercando di farmi, insomma, un’ultima sc(bip)ta)? Che ti prende?
Sandra: a questo punto quasi mi dispiaceva per quell’altro ragazzo, insomma si vedeva che era sensibile, chissà da quando teneva dentro questo segreto. Però, insomma, lì sotto, ehm  … faceva caldo, insomma mi ero eccitata. Si può dire eccitata?

La situazione sta prendendo una piega a dir poco singolare. Dopo una tentata rapina, cui bottino era un quintale di farmaci, per lo più psicotropi, da parte di singolari terroristi appartenenti a una organizzazione che pratica isolazionismo culturale, la farmacia della signora Sandra è colpita da un terremoto. I poliziotti incaricati di prendere i terroristi sono intrappolati nel negozio con lei. I terroristi sono morti spiaccicati dalla parte di soffitto sprofondata sulle loro teste. I due poliziotti, Federico e Giuseppe, e la farmacista, signora Sandra, sono spacciati. Basta una piccola scossa e il resto dell’edificio crollerà su di loro uccidendoli. In questa disperata situazione, l’impulso cieco della vita sembra trionfare. Giuseppe vuole avere un rapporto sessuale con Sandra. Lei, dapprima reticente, pare convincersi a poco a poco, ma Federico dichiara il suo amore da sempre represso per Giuseppe. Che succederà adesso?
-          Ti amo, Giuseppe!
-          Fede, Fede, tu non sei normale!
-          Sei uno schifoso omofobo razzista!
-          Ma che caz(bip) dici?
Federico: a me, viene a dire, tu non sei normale, capite? Ma chi (bip)zzo crede di essere? Stiamo morendo, neanche di fronte alla morte riesci a dimenticare di essere un fot(bip)to maschio omofobo? E violentatore, anche!
Sandra: a questo punto non volevo più avere a che fare con questo uomo così rozzo … per quanto bello … e insomma ben messo … ma ho i miei principi, per la miseria. I diritti delle minoranze sono sacri.
Giuseppe: non capivo cosa (bip)zzo mi stavano dicendo. Non riconoscevo più il mio compagno. Omofobo? Ma che vuol dire? Io non sono omofobo. Cioè, non mi piacciono certe cose … ma insomma io tutelo la legge …. Questo ricch ... no, non posso farlo, conosco Fede da anni … è mio amico …
-          Cosa vuoi che faccia, Federico?
-          Davvero lo vuoi sapere?
-          Sì.
-          Sì che lo vuole sapere.
-          Lei che c’entra, scusi?
Sandra: gli ho detto, certo che lo vuole sapere! Dopo tutti questi anni!
Federico: gli ho detto, davvero lo vuoi sapere?
Giuseppe: gli ho chiesto, cosa vuoi che faccia?

A questo punto, di fronte alla morte imminente, Federico fa una richiesta al compagno con il quale condivide anni di missioni pericolose.
-          Davvero lo vuoi sapere?
-          Sì.
-          Sì che lo vuole sapere.
Si sente un brontolio cupo. La terra trema.
-          Amami. Giuseppe, amami!
-          Mio Dio, crolla tutto!
-          Ma io vorrei …
-          Mi stringa, signor Giuseppe!
-          Stringi anche me, Giuseppe.
-          Va bene, venite qui.
Sandra: gli ho detto, stringi anche me, a questo punto, se mi permettete vaff(bip)lo a tutto.
Federico: gli ho detto amami e lui ha detto, va bene vieni qui. Ero così felice, capite, anche se stavamo morendo.
Giuseppe: mi sono detto, ma sì, tanto che differenza fa? Però che cosce la signora, bellissime.

A questo punto la situazione precipita. Una forte scossa di terremoto percuote la terra e abbatte i resti della farmacia sui tre.
-          Togli quella mano dal mio ucc(bip), fr(bip)cio di m(bip)rda!
-          Aaaaaaaaaaggghhhh!
-          Aiuuuuuuuuuuu …
-          Dio Gesù, perdonami …
-          Aaaaaaaaaaaaaaaaaggggghghghhhhhhhhh …
-          Togli … togli quel …

Il bilancio di quella tragica giornata è tremendo. Tra le numerose vittime, anche i nostri tre eroi, oltre ai terroristi.
-          Ehi, perché terroristi?
Rapinatore 1: quelli ci chiamano terroristi.
Rapinatore 2: beh, a me non sembra per niente giusto. Voglio dire, e quegli sporcaccioni allora, a loro non dite niente? Noi volevamo solo portare alla nostra comune delle medicine. Sì, metodi poco ortodossi, ma tutti fanno cose poco ortodosse. Mica sono terroristi per questo.
Rapinatore 3. Noi siamo contro il … eravamo cioè contro il … non ricordo …
-          Comunque non ci sta bene che ci chiamate terroristi. Ditelo pure in TV.


I tre corpi giacciono abbracciati sotto le macerie della farmacia di paese. Sui loro volti devastati lo stupore della morte. Una farmacia che esisteva, pensate, da più di quattro generazioni, spazzata via in poche ore dal furore della natura.
Furore della natura o incuria dell’uomo? Si aprono le inchieste.

Sandra: e così, mi sono detta, ecco la morte.
Federico: pensavo peggio, mi sono detto. Così mi sono detto, ricordo, pensavo peggio.
Giuseppe: mi sono guardato intorno e ho pensato, beh, è questa la morte? Sembrava in tutto e per tutto … non ricordo. Eppure mi ricordava … mah.
Sandra: ecco, i terroristi, eccoli là anche loro, saltellavano in giro, come erano buffi.
-          Ehi, noi non siamo terroristi.
-          E cosa siete?
-          Siamo … siamo … cosa siamo, numero 1?
-          Non ricordo. Comunque non siamo … come hai detto?
-          Come ho detto cosa?
-          Come ho detto cosa, cosa?
-          Non so di che parli.

Sandra: cioè, non è che si sta male qui. Come dite? Se prima di morire abbiamo consumato? Ma, direi che … non so, credo di … non ricordo. Ma perché volete saperlo? Qui siamo al cospetto di … di … boh, non si vede niente.
Giuseppe: parlavano sempre di quel tunnel con la luce … solo che qui non si vede nulla …
Federico: anch’io aspettavo quel ca(bip)o di tunnel … solo che qui non c’è … ma cos’è quello?
-          È il tunnel!
-          È proprio il tunnel di luce!
-          Il tunnel! Il tunnel! Evviva!
Federico: ho pensato, ma quello cos’è? E poi ho visto meglio ed era il tunnel di luce. Beh, mi sa che ci dobbiamo salutare.
Giuseppe: quando ho visto il tunnel devo dire che mi sono commosso …
Sandra: piangevo e dicevo il tunnel, il tunnel Dio mio!
Rapinatore 1. Quante storie per un tunnel. È l’ossigeno che … che … non ricordo.
Rapinatore 2: non è strano non ricordare nulla di nulla?
Rapinatore 3: quello è l’oblio. Si chiama così, dicono. Ditelo pure in TV.
Giuseppe: ragazzi, ma non vi pare strano, gli ho detto, non vi pare strano che questo collegamento non si interrompa mai?
Federico: anch’io avevo detto, hai ragione Giuseppe, ma com’è che questo collegamento non si interrompe mai?
Sandra: a questo punto sarebbe anche giusto che questo collegamento si interrompa. Voglio dire, quando è troppo è troppo. In fondo siamo morti.
Rapinatori in coro: scollegate, ci siamo messi a urlare, scollegateci tutti. Ditelo pure alla TV che basta. Basta e che ca(bip)zzo!
-          Scollegate!
-          Scollegate!
-          C’è il tunnel, scollegate, Dio Buono!
-          Salviamoci dal collegamento! Saltiamo nel tunnel!
-          Sì! Sì! In c(bip)o al collegamento!
-          Vigliacchi! Scollegateci subito!
-          Forza, dentro al tunnel, tutti! Tutti!
-          Ohhhhhhhhhh …

Silenzio. Vuoto e silenzio come dopo la fine di una grande festa. Luce gialla e poi bianca e poi silenzio e poi fine del collegamento.


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