Cronache Babilonesi

Cronache Babilonesi
Escursione nella Filosofia - Edward Hopper (1959)

martedì 29 settembre 2015

Acqua di Marte



Hanno trovato l’acqua su Marte. Ecco una cosa che mi entusiasma. Sarebbe bello pensare che Marte sia il futuro dell’umanità. Andare lì, ricominciare daccapo una nuova civiltà, nuovi presupposti. Sarebbe bello. Un mondo nuovo, reale. Nuove dinamiche. Una nuova umanità.

Ma è solo un sogno. Per ora, forse per sempre.

Nel frattempo il mondo qui è sempre più falso, rovesciato, ipocrita, oscuro. C’è da guardarsi alle spalle quando incontri qualcuno che ti fa un discorso umanista. Vuole ottenere da te l’esatto contrario, che tu abdichi alla tua umanità.

Non c’è mai stata, in tutta la storia umana, una tale menzogna generalizzata, capillare, su ogni fronte del pensiero, filosofico, sociale, antropologico, artistico. Persino l’oggettività della scienza viene a volte pervertita per fare passare l’unico vero pensiero possibile, accettato e accreditato, cioè il capitalismo assoluto legato a un simulacro di democrazia, con su una spolverata di diritti umani. Non se ne esce. La pulsione di morte trionfa proprio là dove viene affermata a suon di fanfara la vita.

Non voglio cedere al disincanto, ma la risposta se e quando la specie umana potrà elaborare un tipo di società che non metta al centro un qualsivoglia idolo a cui sacrificare natura e individuo, ancora non si intravede da nessuna parte.

Intanto su Marte c’è l’acqua.

PS. In realtà non cambia nulla dal punto di vista scientifico. L'acqua salata è sotto la superficie e non è comunque sufficiente per farne una riserva idrica per terrestri a passeggio. Però rende più probabile l'esistenza di batteri autoctoni. Probabile, naturalmente, non vuol dire certa. I marziani, al massimo, sarebbero dei corpuscoli grandi qualche micron, simili a qualche protozoo terrestre.

sabato 26 settembre 2015

Pensieri nani 17



Stare al sole, con un panino in mano, possibilmente senza troppo casino intorno e una birra, anche, certo. La pace del giardinetto con le papere e le nuvole che si gonfiano in cielo come zucchero filato.

Allontanarsi di corsa all’arrivo dei primi turisti.

Correre in bicicletta per la città. I tetti delle case, in generale gli ultimi piani degli edifici del centro di Milano, riservano spesso sorprese. Sono bellissimi, richiamano la storia degli ultimi due secoli brillando al sole, napoleonici e opulenti. Sono mondi a parte, fatti di giardini pensili lussureggianti, mosaici impensabili, statue, Omenoni e cariatidi, demoni, angeli, putti strombazzanti, lampioni vetusti. I tetti e gli ultimi piani del centro di Milano sono una città sospesa dentro la città, dorata di sole, quanto l’altra è imbrattata di smog e demenza scurrile debut de siécle.

Amo questa lurida città. La mia città.

 
Studiare per capire. Economia, buddismo zen, filosofia, fisica quantistica. E poi finire sempre su quella panchina, con il panino e la birra.

 
E studiare per capire. Marx e la prostituzione.

Studiare per capire. Il Dottor House e la fisica quantistica.

La morte come surplus o oggettivazione dell’io?

La morte è il capitale del XXI secolo. Studiare l’economia, significa studiare l’opera della morte, della dissoluzione, del dispendio e del suo contrario, l’accumulo: espirazione e inspirazione, in un respiro che gonfia e distende il mondo.

La complessità la devi guardare da un’orbita posta all’incirca a 1000 km di altezza.

La curvatura del pianeta appare in tutta la sua bellezza silenziosa, blu, verde, marrone, bianca. 

Da lassù la complessità diventa importante come uno stronzo di cane sul marciapiede. Però complesso.

Da lassù, ti rendi conto che tutta la combriccola umana si basa su una sola, imprescindibile, insostituibile cosa: il petrolio. Senza il petrolio si estinguerebbe anche Dio, ormai. A chi rivolgere le preghiere quando siamo al buio? Tornare alla legna, al semplice sole vuol dire tornare allo sterminio degli esseri. È grazie al petrolio che siamo vivi, noi deboli, noi imperfetti, che la genealogia della morale vorrebbe estinti.

Nietzsche non ha mai considerato il petrolio. Non ha considerato neppure il carbone, il vapore, che pure era il petrolio della sua epoca . Fosse impazzito 30 anni dopo, magari ci sarebbe arrivato. È il petrolio, apparentemente inesauribile, che crea l’economia, il cui modello è il moto perpetuo a crescita infinita, due impossibilità in una.

Il petrolio esiste, per ora, e l’economia è il sogno confuso della combriccola umana.

Dio è l’economista supremo. Giobbe è il consumatore deluso.

 Pasolini voleva fare un’indagine sul Tutto e l’ha intitolata Petrolio. Non a caso.

Se vai fino in fondo nel delirio economico ti apparirà la Realtà, cioè un ronzante e apocalittico niente. Una risata echeggerà nei cieli. Arriverà fino a 1000 km d’altezza, nel silenzio degli spazi, farà vibrare i pannelli del satellite.

Poi il sole scomparirà con un bagliore dietro la curva del pianeta. Nel buio, laggiù, tante lamelle di luce indicano il sacro nettare di Dio offerto in sacrificio dalla combriccola umana, così indaffarata, così, agitata. Metà pianeta dorme, muore, spera, si agita in lenzuola o pagliericci, tiene lontano il buio, ma poi il sole riappare, eccolo qui, l’amico di sempre, riflesso nell’immane convessità blu dell’oceano. Oceano solcato da ere, da navi temerarie, riflette la genealogia dell’imperfezione umana, del suo incredibile destino su questo granello di polvere disperso tra inconcepibili distanze.

lunedì 21 settembre 2015

Everybody knows




Auguri, Leonard.

Benvenuti a MasterShit


Sono passati già sette anni dall’inizio della cosiddetta Crisi Mondiale del 2008. Da allora ci sono state guerre, epurazioni, imbecillità a carrettate in TV, oltre a un aumento esponenziale del cosiddetto cambiamento climatico. Gli anni dopo il 2010 (compreso) hanno registrato un clima caldissimo e/o bizzarro. Noi andiamo avanti imperterriti a sparare le nostre cazzate.

Nel 2011 abbiamo raggiunto i sette miliardi di abitanti umani su questo azzurro e marrone pianetino. Hanno esultato alla notizia, non si capisce bene perché: forse più siamo, più ci divertiamo, pensano i benpensanti. È come una grande festa, una bisboccia planetaria. Venghino, signori, che più gente entra, più bestie si vedono, diceva l’imbonitore all’ingresso dello zoo.

Ma sono contento.

Ho 80 euro in più in busta paga grazie alle giravolte dell’ennesimo ciarlatano al governo. Governo che, per inciso, in Italia è già il terzo instaurato senza che nessuno l’abbia eletto.

È l’ultimo modello di democrazia: perché far fare al cittadino la fatica di votare? E infatti il cittadino ormai è abituato: a votare non va quasi più.

La demenza sta esplodendo, dilagando, travolge ogni confine.

C’è un nuovo simpatico stato islamico del quale nessuno sentiva la mancanza, e tutto grazie alle solerti attenzioni internazionali degli Usa che hanno eletto il pianetino azzurro – marrone a loro giardinetto con gazebo incluso.

Se il mondo, prima del 2008 era inesplicabile e grottesco, da sette anni a questa parte è diventato funesto e beffardo, come una maschera di pulcinella addosso a un feroce saladino, armato di scimitarra.

In Italia, c’è stato un cambiamento: per ora, Berlusconi (almeno questo, santo dio!) ce lo siamo tolto dai coglioni. Solo che quello che c’è al suo posto, non solo non è meglio, ma ha proprio l’aria di essere quello che tirerà l’inculata finale.

In compenso sono esplosi i programmi di cucina e il fenomeno Real Time.  La TV è il centro della vita del peone. Non c’è e non ci può essere altro, tranne forse i social, per cercare di fare quattro chiacchiere o al limite scopare, come diceva il Guccini una volta.

Mangiare è la prima occupazione del cittadino moderno.

È una curiosa variazione del pese dell’Albero della Cuccagna Globale di medievale memoria, in cima al quale c’è ogni ben di dio e i peones ci si arrampicano gioiosi.

Esperti ci introducono nel regno del benessere spettatoci, cioè partecipare solo visivamente alla Grande Abbuffata delle élite. Guarda, cittadino, guarda e sogna. Con qualche pacchetto economico puoi fingere per un pomeriggio di essere ricco, mangiando cucina povera, che fa molto più chic. Nel frattempo tu, peone, ti trasformi nella brutta copia del tuo padrone. Sembra tutto indistinguibile, ma se guardi bene, il peone lo becchi sempre.

Vorrebbe ma non può, non sa. Si scopre la sua inadeguatezza a entrare nell’Universo dell’Imprenditoria Planetaria, quelli che fatturano realmente: i degni possessori di SUV, villette al mare e montagna, compartecipazioni in società off shore e così via. Eroi del nostro tempo. È la modernità stile camorra, che tra l’altro è molto televisiva.

Gli eroi dei nostri tempi sono loro.

Se gli eroi dei nostri tempi sono dei lardosi chef o dei nevrotici ristoratori, vuol dire che la Grande Crisi Globale è riuscita (almeno in Italia, ma non credo solo qui) a fare tornate il peone alle basi della vita.

Mangiare, bere, scopare, cacare.

A quando, infatti, una bella trasmissione sulla merda?

Ci sono tanti tipi di merda: sciolta, dura, marrone, scura, a torciglione, a torta di fango, a pallette. Dimmi come caghi e ti dirò chi sei.

Esperti che evacuano in cessi sistemati gli uni accanto agli altri e i concorrenti giudicano dal colore e dal profumo delle preziose deiezioni, di quali leccornie si siano cibati gli eroi del nostro tempo. Ai vincitori il titoli di MasterShit.

A pensarci bene, questa trasmissione TV esiste già, si chiama vita media.

 Giudichiamo tutti contenti del nostro diritto di poterlo fare, le cagate che il potere ci propina e siamo anche solerti a voler fare distinzioni.

Viviamo nell’illusione che la merda non sia tutta uguale.

Immagino quello che succederebbe se un innocente bambino esclamasse “ma questa è tutta cacca!”

Ma non vogliamo traviare la gioventù, il nostro passaporto per il futuro.
Bisogna imprimere nel cervello delle nuovissime generazioni che c’è merda e merda.

Il peone si consoli, non è più solo: stanno arrivando i rinforzi.

Tra altri sette anni saremo la nazione europea con più immigrati, in una superficie compelssiva di soli  301.000 km2.

Ci piacerà un sacco. Ne sono convinto. Non vedo l’ora che la zona vicino alla quale abito, diventi una piccola banlieue, colorata, vivace, piena di brio, spumeggiante, un inno alla vita che spazzi via la malinconica vecchiaia delle periferie. Era ora, santo Dio, ne sentivamo tutti il bisogno. Venite fratelli, prego, mi casa es vuestra casa, volente o nolente.

Un paio di settimane fa mi hanno aperto la macchina per rubarmi la batteria.
È un piccolo, gradevole antipasto di ciò che saranno degli anni Venti del XXI secolo.

martedì 8 settembre 2015

Scampoli di nornale malessere 1



Provo a immaginare cosa vuol dire essere stipato in un barcone insieme ad altre trecento persone e venire sballottato dalle onde, in preda al mal di mare e alla puzza dei miei simili, sotto al sole cocente. Ci provo e ci riesco anche: ma nulla, non riesco proprio a sentire pena. Forse avrei più pena di un formicaio investito da un torrente, o di un povero cane che rischia di affogare. Non lo so perché.
 Sicuramente c’è qualcosa che non va in me.
Sarò malvagio, ma a me i migranti hanno veramente rotto i coglioni.  Il che non vuol dire che ce l'abbia con loro, sia chiaro, poveretti. Fanno quello che farei anch'io al loro posto, ma questo non cambia la questione. Sono anni che arrivano, negli ultimi mesi sono semplicemente aumentati. C'è chi dice che sono tanti, c'è chi dice che sono una percentuale irrisoria, le solite robe all'italiana in cui non ci si riesce a mettere d'accordo nemmeno su quando mettere la pasta.
Fanno comodo a qualcuno, destabilizzano l’Europa, creano nuove schiavitù, costituiscono un bel business e chi più ne ha più ne metta. Ci guadagna Salvini a volervi fermare, ci guadagna Renzi a volerli accogliere, ci guadagnano gli scafisti, ci gudagna la Merkel, ci guadagnano tutti e ci fanno sentire più buoni se li accogliamo e più cattivi se li schifiamo.
Sono il termometro della moralità da baraccone di questa Europa, una moralità decisa sulle teste del popolo che, come dice Trilussa, che fa? Se gratta.
La responsabilità di questo massiccio “esodo” (quanto mi sta sulle palle questa parola) è della Gran Bretagna e della Francia che hanno voluto ad ogni costo distruggere Gheddafi.
Oh, ragazzi, se restava Gheddafi correvamo il rischio, noi italiani, di avere dei vantaggi nella fornitura di greggio. Non sia mai. Italiani, state al vostro posto, pensate al Parmigiano Dop, alle panzanelle e agli stivaletti griffati, altro non vi compete.
Se ci fosse una giustizia, GB e F dovrebbero essere presi d’assalto senza pietà da milioni di persone disperate. Che se le godano tutte. E invece l’Italia, abituata a essere prona rispetto ai più forti, lo piglia in culo, per l’ennesima volta. Perché è un paese in piena balcanizzazione.
Mi riesce difficile credere che GB e F, non immaginassero le conseguenze. La Germania ci guadagna ancora di più. Evviva l’Europa Unita. Fino alla prossima guerra.
Nel frattempo l'Africa cova il suo bel boom demografico, la Cina è in crisi ma recupera, tanto si compra materie prime dall'Africa, o meglio ancora da aziende occidentali che le raccolgono sul territorio (c'è in rete un articolo interessante, anche se di un paio di anni fa: non credo le cose siano cambiate molto). Nel frattempo Dio è morto, Marx è uno spettro insieme a Derrida, Nietzsche è in preda a un eterno ritorno e io ho la colite.

 
Uno spettro si aggira per l’Europa. L’autocensunsante. Autocensuranti di tutto il mondo, unitevi! Proclamate l’inizio di una nuova era. Da oggi non si potrà più, non dico parlare, ma perfino pensare che:


-          Il femminicidio, in fondo, è una stronzata. È una parola che perfino il correttore di Word ti dà come inesistente.

-        I migranti non sono una risorsa, ma una calamità. Se proprio ci teniamo che Milano, Roma e Firenze (Napoli è un caso a parte e non ho voglia di allungare a dismisura la parentesi) abbiano le loro banlieue, sarà perché avere quartieri ghetto per poveri mulitetnici fa figo, ci si possono girare un sacco de ficcion di RAI 1. Fatti da attori ricchi, naturalmente.

-          Chi ti dice che stiamo uscendo dal tunnel è una testa di cazzo. Nel tunnel ci siamo appena entrati.

-          Chi ti dice che facciamo pochi figli è un criminale. Si faccia un giro per le spiagge dell’Adriatico ad agosto. Adotti un pupo qualunque.

-          Una società civile nella cui televisione ci sono 438 programmi di cucina è una società arrivata alla frutta: come volevasi dimostrare.  Se gli eroi dei nostri tempi sono Bastianich, Cracco e quell’altro di cui non ricordo il nome, vuol dire che al centro della nostra cultura, in fondo c’è solo quello che produce merda: è il risultato finale di ogni portata, anche la più spettacolare.

-          La Bignardi e Fazio fanno bene il loro mestiere: essere gli alfieri degli autocensuranti. Di più non dico. Hai visto mai che un giorno mi invitino alla loro trasmissione. Scherzo.

-          Chi ti dice che possiamo tranquillamente vivere anche in 10 o 11 miliardi, basta redistribuire meglio le risorse, è uno che ha un agriturismo in Sardegna o una villa sull’Argentario. Mica redistribuisci meglio le sue, di risorse, in fondo. È per quello che è un autocensurante entusiasta.

-          Destra e sinistra sono categorie datate. Chi ti dice che pensarlo è da qualunquisti, in genere ha più di sessant’anni. Se occupa una posizione di privilegio  da cui dipende il tuo lavoro, devi fingere che sì, ha ragione. La destra, la sinistra, il centro e il cazzo che ti si frega.

-          I social, Facebook, i siti di incontri, quelli che ti spiegano il sesso in TV, in generale l’assetto della quotidianità che viviamo è una colossale merda che andrebbe fatta scivolare giù dallo sciacquone per correre finalmente in giro felice e violentare vecchiette in santa pace. O sniffare colla. O rileggere Max Stirner andando contromano in autostrada.
 

-         Viaggiare non ha mai reso più intelligente nessuno, nemmeno se usa Trivago. Il turismo è lo svago degli inutili. Se sei scemo rimani scemo anche in cima al Macchu Picchu. La prova? Milioni di stronzi si muovono su e giù per il pianeta ogni giorno e tutti questi geni in giro non si vedono. Garbage in Garbage out, come si dice.  In più, considerando che un jet inquina in un solo volo quello che fa una fabbrica in una settimana e ci sono cinquantamila voli al giorno tutti i giorni, sempre, ecco qual è il prodotto netto del turismo. La roba che respiriamo, il “buco nell’orzoro” e la faccia da cazzo di chi ti vuole raccontare ad ogni costo che a Cuba ci sono le fighe. E le palme, naturalmente.

-          I pensieri di destra sono diventati i pensieri di sinistra. Se lo pensi sei di destra. E essere di destra, per uno che non è di destra è motivo di angoscia quasi quanto essere di sinistra, per uno che non è di sinistra. Che la destra non sappia quello che fa la sinistra. La sinistra non sappia quello che fa la destra. Mi gira la testa.

Autocensuranti di tuto il mondo, uniformatevi! Vi stiamo preparando un futuro radioso.

Offerta speciale prendi uno paghi tre.

 
L’economia spiegata da Paperon de’ Paperoni. Su Topolino dalla prossima settimana. Era ora che l’economia venisse spiegata ai teneri virgulti di questa società, da qualcuno che veramente ne capisce qualcosa. Che invidia. L’avessero fatto ai miei tempi, a quest’ora avrei anch’io un deposito pieno di monete d’oro. Beate le future generazioni.