Cronache Babilonesi

Cronache Babilonesi
Escursione nella Filosofia - Edward Hopper (1959)

venerdì 16 giugno 2017

La più perfetta illusione

Rivedo per caso in TV Canzonissima 70 con la Carrà che canta, “Ma che musica maestro” e ci  ritrovo inalterato lo stesso stupore e la stessa dolce malinconia che provavo bambino quando sentivo il basso rimanere sul fa e l’accordo della strofa cambiare in sol in un saluto sublime a quel mondo che era per me nuovissimo e antichissimo allo stesso tempo.
“Sabato è festa, Domenica è festa, non c’è mai lunedì”…
Quell’accordo che cambiava e quella nota di basso ferma, così anni 70, mi commuovono ancora adesso. E la sua voce così “normale”, così da brava ragazza, mi dava la sensazione che tutto il mondo fosse spalancato di fronte a me, pronto ad abbracciarmi. Dio, com’era rassicurante la Carrà,  in un modo che non può più esistere ora, che le figure che si dovrebbero ritenere rassicuranti sono messaggere di un'inquietudine mortale, tipo Renzi e compagnia.
Il televisore in bianco e nero splendeva nel buio della sala e mamma e parenti o papà e nonna erano intorno e io sentivo di conoscere per certo il significato della parola felicità. Mi avvolgeva ovunque, potevo viaggiarci dentro, era perfetta, inesauribile. La più perfetta delle illusioni, nascosta in una canzoncina idiota. È giusto che proprio lì debba stare.
Il ritornello pacchiano era invece l’orgia della festa di paese, l’albero della cuccagna, l’occhiata lasciva alla moglie bella e formosa del padrone, la sagra di una vita che pare debba mantenere tutte le promesse. Un bambino. Avere ancora quell’eternità di tempo a disposizione. Che anni, che colori, che sapienza. Sapevo tutto. Ho sempre saputo tutto. È dopo che ho cominciato a non sapere più nulla.