Cronache Babilonesi

Cronache Babilonesi
Escursione nella Filosofia - Edward Hopper (1959)

venerdì 29 gennaio 2016

Piccoli appunti di letteratura contemporanea (italiana)




Verrebbe da dire, "sì ma basta con questi nipotini di Bukowski allungati in salsa Gadda con una spruzzata di Pasolini e sheckerati con Bernhard". Tutti i suddetti scrittori sono morti e inimitabili. Perché non cercare una voce che sia solo la propria?
O meglio ancora tacere? Ma quest'ultima possibilità non è considerabile. Nessuno di loro, nessuno di noi, tacerà mai, almeno finché lo sfacelo sociale in corso riporterà l'umanità a un livello primitivo accettabile.



Moresco è un curioso misto di ingenuità, follia, dismisura e ostinazione. Non so se è un grande scrittore veramente (presumo non lo saprò mai), ma di sicuro ha una tenacia sorprendente. I suoi malloppi metafisico – fumettari hanno appeal per i consumatori letterari di un certo livello. Il gioco in essi, dura solo finché ti sforzi di non scoprirlo.

Gli increati ha un piglio metafisico, ma in fondo è un fumettone, un misto tra il Buzzati del Racconto a fumetti e il Philip Jose Farmer della quadrilogia del Fiume della Vita. Per la gioia degli intellettuali nostrani ci mette in mezzo anche Pasolini, giusto perché non poteva mancare. Moresco mi piace. Voglio dire, mi piace lui: i suoi libri non riesco proprio a giudicarli. Non so se mi piacciono. Devo metabolizzarli. Ha un suo mondo e questo è già qualcosa. Lui ha qualcosa che gli altri non hanno. Una tensione verso l'assoluto molto poco contemporanea. Basta questo a rendermelo degno di rispetto.


Alla mia età penso di poterlo dire senza peli sulla lingua: Bukowski ha rovinato almeno tre generazioni di lettori/aspiranti scrittori. Il tono da "marginale che però cammina in mezzo alla gente come un re perché solo lui sa (gli altri no, ovviamente) che 'tutti sono stronzi e possessori di un buco del culo, voglio dire, ci avete mai pensato che tutti hanno un buco del culo? C'è da impazzire" è troppo allettante perché non ci si caschi almeno una volta. Peccato che Buk lo facesse quarant'anni fa e alla terza volta pure lui annoiava.

Chi è il più grande scrittore vivente? Rispondere a questa domanda è un modo per procurarsi nemici. Per cui non riponderò. Non perché io non sappia chi è il più grande scrittore vivente. Lo so ma ... non lo dirò mai.

Non discuto la letteratura di consumo (non di genere, non sempre le due cose coincidono, come qualità). Non mi interessa, ma  non la critico, esiste, tutti devono campare e così sia.
La letteratura che ha pretese culturali, quella ... nemmeno quella discuto. E' inutile discuterne. Questi sono semplici appunti, mica dichiarazioni di guerra.

I guai della letteratura contemporanea italiana sono Calvino e Pasolini. Due giganti (discutibili entrambi, ma giganti) che schiacciano le povere teste pensanti.
Io da parte mia, con la mia testa piena di stronzate, ma povera di pensiero, non ho nessun tipo di propensione né per l'uno, né per l'altro.
Io tra gli italiani prediligo Buzzati, Berto, Parise. Tutti veneti, sarà un caso. Tutti così poco ideologici. Tutti con una sottile carica di anti umanesimo, Parise suo malgrado.
Anche loro morti da tempo, ahimè, "tracimati" come direbbe Moresco.

Barocco non è Gadda, dice Gadda. Barocco è il mondo. Ma oggi il mondo è meno barocco, meno lussureggiante di quello che sembra. E' una proliferazione continua, sì, ma delle stesse cose, come le cellule tumorali, che non si diversificano, riproducono solo se stesse fino a uccidere l'organismo a cui appartengono.

Oggi vincono gli zombie. Le putrefazioni verranno affrettate dal cambiamento climatico di cui, a proposito, non vi è accenno in tutta la letteratura contemporanea italiana.
Si denuncia tutto, tranne quello (forse Moresco ne parla e infatti lui è diverso).
Non si vuole dedurre il male vero che appesta l'ecumene, cioè l'atroce proliferare e inquinare delle genti, l'invasione senza scampo della miseria materiale e spirituale, lo spettro di Dio che esala dalle pianure.

Oggi, come sempre, vince l'incomprensibile formattazione di blogspot.

giovedì 28 gennaio 2016

... E ancora scrivere



E sono ancora qui, a tentare di scrivere qualcosa di diverso. È la mia passione, maledizione, ossessione, come se avessi puntato tutto su una singola posta e questa non uscisse mai, come se avessi infilato la testa in un cancello e non riuscissi più a tirarla fuori, come se fossi in un vicolo cieco con la fronte contro il muro e non sapessi girarmi. Se rinunciassi, mi dico, se rinunciassi. Ma non ce la faccio. Non ce la faccio. Sarebbe meglio per l’umanità, forse. Un imbecille in meno da sciropparsi. Ma non ce la faccio. Questo è il mio pezzettino di vita. Non riesco a non scrivere. Non riesco a non rendermi ridicolo.

Scrivere per respirare, dilatare i polmoni, uscire dalla tomba

Scrivere come se fosse un dio metallico a dettarmi le parole, spezzate e diverse, echeggianti nei corridoi della memoria

Scrivere per non darla vinta a chi dice che dovrei smettere di scrivere

Scrivere come una promessa che ho fatto milioni di anni fa, quando le costellazioni erano diverse ed ero un giovane e felice dinosauro

Scrivere per scoprire se esiste il nuovo, dopo me stesso, dopo il mondo, dopo la morte

Scrivere per gonfiare le vele del tempo, renderlo eternamente felice

Scrivere per dare forma alle mattine di sole

Scrivere per sentire le voci

Scrivere per capire le voci

Scrivere per parlare con i morti

Scrivere come un grande dono d’amore al deserto e ai suoi fiori

Scrivere di un mercoledì di autunno

Scrivere di un bagno pubblico e di un’estasi religiosa

Scrivere una lettera d’accompagnamento per Dio

Scrivere di un dolore precoce e una tarda felicità

Scrivere per non cancellare niente

Scrivere per cancellare tutto

Scrivere di un’attesa mai conclusa

Scrivere del sonno, del sogno, della tenebra

Scrivere da un’orbita geostazionaria posizionata sull’Antartide della mia anima

Scrivere a te che non leggerai mai

Scrivere a te proprio perché non leggerai mai

Scrivere per nascondermi

Scrivere per rivelarmi

Scrivere perché non mi basterò mai

Scrivere perché la mia solitudine è come un palo conficcato in una laguna morta

Scrivere diecimila cose diverse che sono una

Scrivere perché voglio contenere l’oceano nei miei pensieri

Scrivere come se stessi precipitando

Scrivere per sentire il plesso solare espandersi, le lacrime scendere

Scrivere per sentirmi come Buster Keaton

Scrivere immaginando mille epitaffi per una sola tomba

Scrivere scavando nel ridicolo, quello che non fa ridere, ma che taglia
 
 
 

sabato 16 gennaio 2016

Pensieri nani 19




Buon anno, con un po' di giorni di ritardo, ai miei affezionatissimi 1/2/3 lettori.

Vi auguro molta felicità, è possibile anche in piena recessione mondiale, anche in piena era Renzi.

Capodanno a Valeggio sul Mincio. Cose già viste e nuove esperienze del morituro. Abbiamo molti domani di cui occuparci. Dobbiamo plasmarci. Dobbiamo finalmente incarnarci in splendidi uomini del futuro quali ormai siamo da decenni.

Abbiamo mollato gli ormeggi, ormai. E qualunque cosa accada, siamo sotto nuove costellazioni.


Naturalmente la felicità consiste nel vivere in campagna, a dimensione agriturismo.
E' una dimensione da consumatore incallito di emozioni.

La sera, cena “biologica”.

Buona parte della condizione umana si può spiegare con il fatto che Esaù è antipatico a Dio, così, senza nessun perché. Allo stesso modo il Signore ignora qualsiasi offerta di sacrificio di Caino a favore invece delle offerte di Abele, che trova consenso ai Suoi occhi.
Non c’è perché. Caino non era più cattivo o più stupido di Abele. Semplicemente Dio aveva deciso di ignorarlo. L’odio cresce nel cuore di Caino che uccide il fratello per gelosia. Caino non può sottrarsi alla colpa, tuttavia è stata l’opera di Dio a metterlo in tentazione. Dio ha operato un’ingiustizia perché Egli può decidere del tutto arbitrariamente, a chi concedere i Suoi favori e a chi no, in modo del tutto libero. L’uomo può solo subire, come Giobbe, come Caino, come Esaù, come tutti gli sconfitti della storia. Caino avrebbe dovuto arrendersi, rinunciare ai suoi desideri, rinunciare all’amore di Dio, che non l’avrebbe mai scaldato. Avrebbe dovuto mantenersi puro, ma il male corrode chi non viene amato. O forse c’è ancora qualcos’altro.
La condizione umana deriva da Caino, Giobbe, Esaù, dalle loro reazioni, dal loro dolore.
Descartes consegna tutto alla ragione astratta. Pascal alla ragione del sentimento.
Descartes reagisce alla morte della figlioletta elaborando la res extensa, Pascal reagisce alla sua debole salute e all’incidente con la carrozza, con la “sottomissione” totale a Dio in Gesù Cristo. Nasce l’uomo occidentale, cartesiano e pascaliano.


Morto David Bowie. Un altro pezzetto del mondo che conoscevo si stacca. Le sue canzoni mi accompagnano da sempre. Quando toccherà anche a Peter Gabriel il mondo rimarrà per me quasi completamente muto.
Bellissimo, comunque, il suo ultimo brano - video "Blackstar. Ci sono rimandi alla "Villa di Ormen", la Città del Serpente e all'influsso negativo delle religioni, ma il significato potrebbe essere tutt'altro, chi sa. So solo che è bello in modo inquietante.
Se ne avrò tempo, ne posterò un'analisi delirante, così, per divertirmi.
Ormen (Serpente) è anche il titolo di un romanzo di Stig Dagerman, un autore semi sconosciuto in Italia, ma che andrebbe riscoperto.
La pesantezza degli anni. E davvero, è come se ogni anno aggiungesse un fardello gravitazionale in più. Sei sempre più ancorato a terra, sempre più dentro essa e il cielo ti è precluso. Forse si tratta di un passaggio. Dopo la morte torneremo lievi. Ashes to ashes.
 
Non sono donna, non sono giovane, non ho nessun interesse per i social, non credo nella maniera più assoluta a nessuna delle cose che vengono spacciate dai media come opinione comune: ergo, non ho speranze. Ma sono contento. Non si creda che non lo sia. Sono più contento che mai.
Se non ci sono più Lou Reed, Pino Daniele, David Bowie, non si sa più bene a che squadra appartenere. Le nuove generazioni incalzano, come è giusto che sia. Da loro verrà il nuovo. E nessuna rivoluzione. Solo qualche rivolta. L’unica vera rivolta al mondo occidentale è rappresentata dall’ISIS il quale non è certo quel che si dice una ventata di progresso. Meglio rimanere come siamo.
Seguire la leggerezza, qualunque cosa sia. Tornare alle radici della realtà. Il mondo cambia ed è sempre lo stesso. Non fare l’errore di preoccuparti di qualcosa.
Sono contento di esserci, in questo 2016, qualunque cosa porti.
La vita è un respiro fresco, un aliseo che soffia instancabile e spazza via la pesantezza, il dolore e la morte. Sono le arterie che si ossigenano che si aprono, richiamano vita vita vita vita. Respira respira respira respira respira respira respira respira respira.
È un peccato che l’anima prenda sempre più “corpo”, man mano che il corpo si disgrega. Senza corpo, l’anima ormai formata è destinata a dissolversi, come una polvere dorata nel vento di marzo. La natura viaggia per contraddizioni.
Si oscilla tra ragione e sottomissione. Sempre. Non si è in grado di stabilire cosa sia meglio. La sottomissione può portare a un certo grado di felicità, non si sa quanto illusoria. La ragione può portare alla sua antitesi, la follia. No, non è esatto: la follia non è l'antitesi della ragione, bensì la sua decomposizione.
L’unica cosa è farsi sorprendere. Stupore, meraviglia.
Per esempio, non finiscono mai di stupirmi le deliranti formattazioni di blogspot.