Cronache Babilonesi

Cronache Babilonesi
Escursione nella Filosofia - Edward Hopper (1959)

lunedì 22 agosto 2011

Pensieri oziosi sull'utilità e il danno del destino nella storia


Afferrare i pensieri. La difficoltà più grande.
Pensare a quello che l’umanità si è persa.
Se Spinoza fosse vissuto fino a 70 anni avrebbe elaborato una visione magari diversa dal suo affermativo panteismo e se Sartre fosse vissuto fino al crollo dell’URSS, chissà cosa avrebbe detto.
Se Merleau-Ponty non fosse stato stroncato da un un infarto a 53 anni fin dove si sarebbe spinta la sua indagine sul visibile e invisibile? Forse sarebbe stato più grande di Sartre. Se Mozart fosse vissuto fino ai 70 anni sarebbe stato completamente contemporaneo di Beethoven e Schubert.
Se poi Schubert fosse vissuto fino all’epoca di Brahms, settantenne nel 1867?
E Chopin vecchissimo, intorno al 1886, registrato al pianoforte da uno dei primi fonografi a cilindro? Cosa sarebbe successo?
Se Lenin fosse vissuto in buona salute fino agli 80 anni, dritto in sella fino al 1950, cosa sarebbe successo in Unione Sovietica? Niente stalinismo.
Oppure se Stalin fosse vissuto fino al 1969?
E se Roosevelt non fosse morto nel 1945, se Kennedy o Martin Luther King non fossero mai stati assassinati, se Aldo Moro fosse stato rilasciato dalle Brigate Rosse?
E se Leopardi fosse giunto a tarda età? Che ne avrebbe detto della Comune di Parigi del 1871?
E se Nietzsche non fosse impazzito? Cosa ne sarebbe stato della filosofia se lui, perfettamente lucido, avesse imperversato fino al 1920?
E che dire di Jack London alle prese con la bomba atomica? O Marcel Proust a braccetto con Malraux per i boulevard nel 1947?
O Adorno che commenta alla sua maniera il crollo del Muro di Berlino?
O Pollock che commenta Basquiat?
L'elenco potrebbe continuare, interminabile.
Gesù Cristo non muore sulla croce, Alessandro Magno raggiunge la tarda età, Cesare non viene pugnalato, ecc. ecc. ecc.
È come se tutto dipendesse dalla dissoluzione di poche molecole. La morte crea la storia attraverso continue interruzioni nel compimento individuale.
I secoli pullulano di date che bloccano il destino su un percorso aspro e improbabile.
Emerge una cosa e ne scompare arbitrariamente un’altra.
Tutto sembra incastrarsi così perfettamente, a posteriori, e nello stesso tempo gli individui, le entità psicobiologiche, sembrano così poco importanti.
La fine del mondo e l'inizio di un altro.
Viviamo inesorabilmente sulla morte degli altri.
Prendiamo esempio da esseri che, se fossero vissuti, probabilmente ci avrebbero deluso.
Il presente ha sempre ragione. Hegel.
Il reale, a volte, sembra razionale.
Magari è solo una presa per il culo.

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