Cronache Babilonesi

Cronache Babilonesi
Escursione nella Filosofia - Edward Hopper (1959)

giovedì 16 maggio 2013

Beckettiana




Non si è abbastanza sganciati dalle stronzate per essere liberi di esprimersi. Non si è, non siamo, non sono libero. Sono pesante, porto catene pesanti, vivo pesantemente su questa pesante terra e non conosco una sola leggerezza. Potessi conoscerne una! Leggerezza, leggerezza vera, dove sei? Aiutami, portami consiglio! Ma devi essere vera, però. Una leggerezza finta ha il profumo della merda. Sembra profumo, ma è merda, allora tanto vale essere pesanti. La leggerezza vera non ti inganna. Tuttalpiù ti uccide. Ma con leggerezza.
Leggerezza, leggerezza, dove sei? Ti parlano di leggi cosmiche, ti parlano di compito dell’intellettuale, ti parlano di crisi globale, di teatro sperimentale, di spread, di crema di tartufi, di bingo bongo, ma tu ti senti pesante, fatalmente pesante.
E invece non ci sono leggi cosmiche che tengano, i morti non risorgono unicamente per senso del pudore, altrimenti nulla glielo vieterebbe.
Non sono libero. Mi guardo intorno e non sono libero e non riesco a respirare. Vorrei tanto respirare davvero.
Non so cosa voglia dire respirare davvero. Leggera, l’aria, nei polmoni, senza sforzo.
Quanta barbosissima insincerità. E il tempo passa.
È osceno tutto questo.
Recitare parti, non recitarle, volere cose, persone, violare veti, emettere peti, che senso ci si può mai trovare?
Meglio sarebbe essere un pitone che divora un bue intero.
Non c’è una sola cazzo di soluzione a questo mondo.
La trovata buffa è destinata a esaurirsi.
Dentro non trovo nulla. Neanche fuori.
Nulla dentro. Nulla fuori. Desideri. Vacui. Non certo chiari.
Ci fosse una sola chiarezza in me potrei ribaltare il mondo.
Urlo ma non mi sente nessuno.
Sono come un personaggio di Beckett piantato dentro a un vaso. E non faccio neanche ridere. 

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