Cronache Babilonesi

Cronache Babilonesi
Escursione nella Filosofia - Edward Hopper (1959)

venerdì 21 dicembre 2012

Ogni giorno è buono per la fine del mondo




Si fottano i Maya. Erano un popolo tutto sommato atroce, beota, schiavista e dedito ai sacrifici umani. No, i Maya con i loro calendari sono già giustamente fottuti da secoli. Fottiamoci noi, con il nostro continuo, esasperato ed esasperante bisogno di crearsi miti, profezie, manie religiose, superstizioni e allucinazioni di massa.
La razza umana è, nel complesso, allucinata: vive cioè in uno stato di continua allucinazione. Il sistema capitalista stesso non è forse una folle chimera che costringe miliardi di esseri a correre come automi su e giù per una astrazione come il denaro?
Senza rivelazioni strepitose non sappiamo vivere. Cerchiamo catastrofi che ci tolgano il sonno, o di cui possiamo ridere, inferni a cui sfuggire affidandoci a tutti i tipi di déi, e non vediamo la catastrofe reale che stiamo preparando con le nostre mani: sovrappopolazione e cambiamenti climatici saranno i protagonisti veri di questo XXI secolo.
Ma noi, da bravi animali addomesticati dall’abitudine, andiamo avanti come se nulla fosse. In questo non siamo tanto diversi dai gorilla, con i quali condividiamo, dopotutto, il 95% del genoma.
Eppure, senza una chiara consapevolezza di cosa siamo, che ruolo abbiamo in un universo inesprimibile, immenso, inospitale, senza capire cosa possiamo fare, non possiamo dirci umani: siamo solo un’occasione mancata.
In questo senso è vera la frase stampata sulla maglietta di quel ragazzo che qualche anno fa fece una strage di ragazzini all’interno di una scuola finlandese: Humanity is overrated, l’umanità è sopravvalutata.
Purtroppo l’impotenza genera questo tipo di rabbia e frustrazione incontrollabile.
Le masse si stanno avviando, giorno dopo giorno, a un simile livello di impotenza autodistruttiva. È il sistema stesso allucinatorio che le conduce. L’allucinazione conduce alla distruzione, inevitabilmente.
L’allucinazione non è una caratteristica solo delle masse: le élite stesse sono allucinate.
Non esiste complotto più grande della stupefacente idiozia di chi comanda, altro che NWO o stronzate simili … ciechi che sfruttano altri ciechi.
È difficile uscire dall’impasse. La consapevolezza è un’ardua conquista, che ai più non interessa, in quanto implica una solitudine feroce, glaciale. Niente superuomini che salvano il mondo, solo qualche migliaio di sfigati dietro a uno schermo e una tastiera, sprizzano scintille di luce nella notte del web, in compagna dei grandi del passato, ridotti a fantasmi digitali.
Mentre fuori dalla stanza il mondo continua la sua corsa indifferente, si cerca di classificare e riordinare in sempre nuovi schemi di percezione quello che si crede di aver compreso.
Nella stra – abusata frase di Marx, che più che comprendere il mondo si tratta di cambiarlo, c’è celato il seme della nostra impotenza.
Noi crediamo di comprendere il mondo molto più di quanti i nostri nonni o bisnonni comprendessero: quello che è venuto a mancare completamente è la possibilità di creare di una società diversa, più giusta, umana ed equa. Il popolo televisivo vive nell’allucinazione collettiva che basterebbe apportare alcuni cambiamenti perché le cose come stanno funzionino.
Ma il fatto è che questo non è vero e non sarà mai vero. Le cose come stanno sono maligne, mal funzionanti strutturalmente, inumane. Sono ontologicamente sbagliate.
Il vero schiavo, si dice, è chi acconsente incondizionatamente alla propria schiavitù.
Chi non acconsente, chi sa, pur se schiavizzato, non è schiavo. Una scintilla c’è ancora nei suoi occhi.
Non c’è possibilità imminente di una rivoluzione. Nemmeno si è in grado di capire come potrebbe essere questa rivoluzione. Forse non accadrà mai.
Eppure, per chi sa, ogni giorno è buono per la fine del mondo. Chi sa, vive, al massimo delle sue percezioni, resta più umano che può. Anche se costretto a una parte indigesta nel teatro di questa società, rimane vigile, pronto, nell’incessante attesa che tutto crolli come deve crollare.

6 commenti:

  1. P.S.

    Nella stra – abusata frase di Marx, che più che comprendere il mondo si tratta di cambiarlo, c’è celato il seme della nostra impotenza.

    L'inizio del brano è incompleto?, perchè se no, non l'ho capito.

    Luigi

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    1. Luigi,
      veramente non capisco nemmeno io. Mi sembrava di essere stato chiaro, ma evidentemente no. La nostra impotenza di oggi: comprendiamo il mondo, ma ce ne guardiamo bene dal cambiarlo.

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  2. L'idea del mondo è una storia che ci raccontiamo continuamente, sin dalle origini. Se solo ci limitassimo a viverlo, faremmo già molti meno danni. E siamo tutti schiavi di questo racconto auto-prodotto, più o meno.

    Un abbraccio.

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    1. Schiavi, sì, purtroppo ... E' vero quel che dici, basterebbe limitarsi a vivere ... che è proprio quello che non riusciamo mai a fare.
      Un abbraccio e buonissimo anno nuovo

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    2. Ricambio l'abbraccio e l'augurio per un buonissimo anno nuovo. :-)

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