Non credo che esista qualcosa come
la reincarnazione, non esattamente. Nello stesso tempo essa non è una metafora.
Si potrebbe dire che essa esiste e non esiste allo stesso tempo. Non esiste
come ce la immaginiamo, in ogni caso. Non ha senso dire che io ad esempio nel
1880 ero un monaco francescano o che ho vissuto come contadino al tempo della
rivoluzione francese. Chi ha vissuto in quel periodo? Non certo io. Questi
ricordi, apparsi in modo fugace, non sono la mia vita, non sono nulla. Se
l’anima individuale non esiste, non ci sono le vite passate e nemmeno quelle
future. Ci sono solo le vite. Vite innumerevoli che rimangono incastrate da
qualche parte del tempo e si ha accesso, a barlumi, ad alcune, e non ad altre.
È per questo che il Buddha non ha mai posto l’enfasi sulle vite passate,
ritenendolo inutile ai fini della Liberazione e del Risveglio.
Cronache Babilonesi

Escursione nella Filosofia - Edward Hopper (1959)
venerdì 25 gennaio 2019
Best sellers 2018
Scorrere la lista dei best seller
editoriali 2018 è come infilarsi un dito nel culo spalmato di peperoncino. Un
bruciore infernale. Ci si appella a ogni forma di distacco per poter
sopravvivere a tanta pochezza. La parola “felicità” c’è in almeno venti titoli
su cinquanta. Le protagoniste editoriali femminili sono la maggior parte. Questo
fatto, contrariamente a tutte le apparenze, non è indice di una società più
paritaria, ma di un mondo altamente femminilizzato nel quale le donne sono in
ogni caso insoddisfatte e sofferenti, al pari degli uomini. Ecco perché urgono
i libretti su “come fare”. Codesti libretti di istruzione per ottenere questa
imprescindibile felicità, primo premio del villaggio turistico globale,
abbondano. Facce sorridenti ovunque. Il risultato è una tristezza mortale. Non
c’è consolazione. Il punto più basso non è ancora stato toccato. Forse non si
toccherà mai. La depressione è una via d’uscita onorevole, dopotutto. Essere
soddisfatti è da minchioni. Tutti lo sanno, ma fanno finta che sia brutto
pensarlo.
L’universo sa quello che fa. Adesso c’è bisogno di mediocrità. Ce n’è
un bisogno enorme. La grandezza non è più gestibile se non come finzione
cinematografica. La gente ha bisogno delle proprie pietruzze colorate,
abbellite tecnologicamente. Poi ci sono ancora le minoranze che portano avanti
la grande corrente della cultura mondiale, ma in modo brillante, in fondo è un
business patinato pure quello. Se ne traggono bei documentari da mandare in
onda su Rai 5.
Uccidersi non vale tanto la pena,
siamo già tutti abbastanza morti così.
Lasciamo fare alla natura.
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