Cronache Babilonesi

Cronache Babilonesi
Escursione nella Filosofia - Edward Hopper (1959)

venerdì 22 giugno 2018

Populismi 4: ancora su destra e sinistra

Affermare che destra e sinistra sono involucri svuotati di senso, non significa affatto che le istanze (le aspirazioni, le idee) dietro a questo concetti siano venute meno. C’è bisogno di ritrovare una certa identità comunitaria, di popolo (destra), come c’è bisogno di prendersi cura degli svantaggiati, degli ultimi (sinistra). C’è bisogno di redistribuzione delle ricchezze in senso egalitario (sinistra), come c’è bisogno di riconoscere che l’uguaglianza può diventare una trappola (destra). C’è assoluto bisogno che i diritti umani di base siano rispettati (sinistra), come c’è altrettanto bisogno del più lucido realismo nel giudicare gli eventi (destra). C’è bisogno, insomma di un nuovo modo di ripensare la realtà sociale nel senso di un superamento del capitalismo (sinistra) che tenga però anche conto che alcune pulsioni umane sono incancellabili e vanno gestite (destra).
Gli aspetti oscuri della destra (razzismo, violenza, intolleranza), si sono scagliati contro gli aspetti oscuri della sinistra (classismo, violenza, intolleranza). L’errore degli ultimi duecento anni (errore terribile, foriero delle più grandi tragedie) è aver visto come opposti dei fenomeni che sono complementari.
In buona sostanza la destra può essere vista come “esistenziale”, cioè propugna una natura umana immutabile, individuale, gerarchica, territoriale, tradizionale, che va mantenuta, “conservata”. La sinistra è “normativa” afferma che la natura umana ha un’origine nei rapporti socio economici e può essere dunque corretta, e va corretta, in senso collettivistico, dinamico, tecnico, extraterritoriale, sganciato dalle pastoie di qualsivoglia “tradizione” e che il “progresso sociale e tecnologico” è la direzione sulla quale puntare la barra del timone.
Forse sarebbe un’ambizione troppo grande puntare a una unione di queste forme complementari? Sì, probabilmente sì. L’uomo non è pronto a fare questo salto. Non è pronto a unire compassione e grazia e giustizia, dentro di sé. Libertà, uguaglianza, fraternità. Troppa libertà disgrega. Troppa uguaglianza soffoca. Fu per questo che Robespierre, illustre carnefice e vittima della libertà e dell’uguaglianza, fece aggiungere agli obiettivi primari della Rivoluzione la fraternità, unica forza che può impedire i massacri. Unica forza che può unire le forze complementari. Unica forza che non entra mai in campo se non raramente e per brevi, intensissimi momenti che però ci hanno consentito finora di non spazzarci via dal pianeta.
È così. La destra non sarà mai sconfitta. E nemmeno la sinistra. Esse esistono come forze complementari dell’animo umano.
I “populismi” di quest’ultimo decennio sono un mescolamento di destra e sinistra, una polverizzazione, un omogeneizzato di tutto quello che è stato il conflitto sociale degli ultimi cento anni. A tratti, nel pulviscolo, si riconosce qualcosa, ma tutto resta essenzialmente indistinto. Questo omogeneizzato di destra – sinistra è il risultato della distruzione sistematica della coscienza individuale nel capitalismo liberista. Dato che il cittadino consumatore deve solo tutelare i propri vantaggi di consumo e niente altro, le politiche sociali ed economiche, sono sempre più schematiche. Nel voto “di pancia” che ha fatto vincere in Italia e in altre zone dell’Europa i “populismi”, giace la sofferenza dell’irrisolto, il tentativo estremamente goffo dell’individuo di riprendersi una sorta di collettivo che la società liberista ha fatto letteralmente sparire.
Bisogna fare attenzione a non sottovalutare il bisogno di “populismo” che ha l’uomo medio di questo tempo. Può essere criticabile, puerile, mediocre, ma il dolore che sottende questi movimenti, è reale, è anzi, l’unica cosa reale rimasta.
Siamo tutti orfani di qualcosa, in quest’epoca. Ci curiamo con dei surrogati. Giochiamo con concetti svuotati perché non abbiamo la forza di tornare umani, o diventare veramente tali, una buona volta.
Che significa diventare “umani”? Significa compiere in sé quella totalità, la fraternità, che ci sfugge sempre e che in quest’epoca non è nemmeno più un miraggio, accecati come siamo dai fantasmi della libertà e dell’uguaglianza. 
(continua)

2 commenti:

  1. Sulla distinzione destra/sinistra e sulla sua problematica attualità lessi qualche anno fa un breve saggio di Carlo Galli, "Perché ancora destra e sinistra". Un testo radicale, poiché dimensiona la questione su un piano addirittura ontologico. Riporto di seguito un breve estratto da una sua intervista: "L'efficacia della distinzione destra/sinistra sta nel fatto che anche in un contesto politico per molti versi post-moderno la posta in gioco sembra essere sempre la medesima: da una parte la destra resta attaccata alla consapevolezza che il reale è un caos infinitamente plasmabile, un disordine che impone di adattarsi in ogni modo ai rischi e ai pericoli sempre insorgenti. Mentre la sinistra - quando è all'altezza del proprio compito e della propria storia - vorrebbe sviluppare il lato normativo della modernità, ossia vorrebbe centrare la politica su un set di valori inderogabili che hanno come riferimento l'umanesimo moderno».

    Se poi è vero, come scrive Carl Schmitt (certo non un intellettuale di sinistra), che tutti i concetti della politica sono particolari e contingenti, allora si può immaginare anche un contesto - come di fatto è quello europeo e occidentale - in cui la sinistra non esiste più. Eppure, benché appunto la sinistra di fatto sia scomparsa dallo spazio politico, non per questo è venuta meno la destra, la cui presenza (o in forme tecnocratiche/ filocapitaliste/ filoliberiste o in forme sociali/ "sovraniste"/ antisistema etc.) è al momento schiacciante.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Dunque rimane solo la destra. Il che vuol dire che non rimane niente. Si realizza così il sogno oscuro della democrazia

      Elimina