Cronache Babilonesi

Cronache Babilonesi
Escursione nella Filosofia - Edward Hopper (1959)

mercoledì 1 febbraio 2017

C'è un 2017 e io ci sono dentro

Il 29 dicembre, al Lago delle Lame, in culo ai lupi, sopra Chiavari, verso le quattro e mezza del pomeriggio ho una specie di mancamento e un forte e improvviso episodio di tachicardia subito dopo aver portato su per le scale le borse per prendere possesso della camera. Come appoggio per terra le borse mi si mette a frullare il cuore. Dopo una ventina di minuti le pulsazioni non accennano a diminuire. Ho subito pensato, chi cazzo me l’ha fatto fare di venire quassù a fare il solito capodanno biodanza con i soliti amici new age. Io non sono new age.
Non me n’è mai fregato nulla della new age. È solo un modo per passare il capodanno. Nel frattempo abbiamo chiamato al telefono un medico di zona  che mi ha detto di prendere del Lexotan e che è colpa dell’ernia iatale. La guardia medica non esce. Le pulsazioni sono così veloci che non riesco semplicemente a contarle. È una tachicardia parossistica. A questo punto chiamiamo l’ambulanza. Nel frattempo mi dicono di non preoccuparmi, di stare tranquillo, è una semplice crisi d’ansia (ma io non mi sentivo ansioso prima che il cuore cominciasse a frullarmi nel petto). Arrivano i paramedici e con un apparecchietto mi prendono le pulsazioni. 183 al minuto. Pressione 175/105. Meglio andare al pronto soccorso più vicino e attrezzato, quello di Lavagna. Un’ora e mezzo di tragitto  tra tornanti e freddo polare. Sono stranamente sereno e pronto a tutto. Mi dico e se dovessi morire? Pazienza, mi dico. Sorrido. Non è da me, io sono un fifone. Sorrido alla paramedica, una ragazza molto giovane che è con me sull’ambulanza. Mi guarda un po’ incerta come se pensasse “e se questo mi schiatta qui?”. A quasi ogni tornante sbatto lievemente la testa contro i finestrini laterali dell’ambulanza. Sono sdraiato e sono legato solo per le gambe. Mi sporgo quel poco che riesco ma vedo molto poco del paesaggio fuori. Ormai è buio.
A tre quarti di percorso incrociamo, non so dove in mezzo a quel delirio di strada, un’altra ambulanza che ha un ECG portatile. Quella dove sono io non ha nulla di nulla. Altri paramedici spalancano il portellone ed entra un freddo glaciale. Mi fanno l’elettrocardiogramma. Il cuore risulta molto accelerato (nel frattempo è sceso a 155 pulsazioni) ma a posto. Devo urinare urgentemente e siccome non hanno il pappagallo mi fanno pisciare sul bordo di una strada con un vento e un freddo terribile. Mi sento salire la febbre, ho i brividi. Arrivo al pronto soccorso di Lavagna con 150 pulsazioni al minuto. Passo lì tutta la notte sotto un neon che non si spegne mai e gente dolorante. Ala fine per farmi dormire almeno un’oretta mi danno una flebo di calmante. Il cuore scende a 120/110 pulsazioni al minuto. Pressione 148/110.
Non si preoccupi, dicono, il cuore va bene, lei è solo molto agitato (e vorrei vedere loro), abbiamo trovato la troponina un po’ alterata ma sarà dovuta alla tachicardia durata ore e alla febbre. Se tra qualche ora è scesa ancora la dimettiamo. Verso le sei del mattino (ormai sono dodici ore che sono lì) mi alzo, vado dalla dottoressa e chiedo a che punto è la troponina. Glielo dico subito, risponde la dottoressa di turno con un sorriso. Qui sorridono tutti, mi piace. Guarda su un monitor, smette di sorridere e fa una smorfia dispiaciuta. La troponina si è ancora alzata, la dobbiamo ricoverare.
L’ospedale di Lavagna è piccolo, pulito e accogliente. I medici sono bravissimi. Verso le sette e mezza – otto del mattino, mi fanno ecocardiogramma e coronarografia. Dall’ecocardiogramma risulta tutto a posto, ma dalla coronarografia salta fuori un’ostruzione al 70% della coronaria sinistra. Lo sforzo di salire quelle scale con tutti i bagagli ha fatto scattare la tachicardia e la crisi coronarica. Durante la coronarografia mi mettono male il pappagallo e piscio tutto quanto sul lettino. Sembra un destino. Non so se ridere o vergognarmi. Il cuore è rimasto intatto, dicono, ma ancora poche ore e l’infarto sarebbe stato inevitabile.
Mi applicano uno stent medicato e iniziano la terapia farmacologica.
L’ostruzione è stata rimossa, le pulsazioni sono tornate normali. Sono felice di essere vivo, qui e ora. Non contano il passato né il futuro. Il pomeriggio del primo giorno dell’anno guardo fuori dalla finestra del reparto terapia intensiva. Nuvole violacee si gonfiano nel tramonto. Non so come sia Lavagna, non ci sono mai stato prima. Vedo solo il cielo, so che c’è il mare da qualche parte. Stare ancora su questo cazzo di pianeta mi inebria. Mi sento così felice.
Passo la successiva settimana di ricovero sempre in questo stato di strana serenità. 
Adesso la vita cambia per forza, mi sono detto. Era troppo tempo che tiravo la corda delle emozioni, delle insoddisfazioni. Ora basta.
Tornato a Milano, alla visita di controllo ECG al Monzino mi sono ancora agitato, dunque mi hanno prescritto beta bloccanti, in aggiunta alla terapia già iniziata in ospedale a base di antiaggreganti, cardioaspirina, pillola per la pressione e per il colesterolo, senza dimenticare il protettore gastrico.
Fino a pochi giorni prima del 29 dicembre facevo 6 piani a piedi senza nemmeno il fiatone.
Secondo il cardiologo del Monzino, potrò con calma ritornare a farli, più o meno.
Ho avuto una sofferenza cardiaca minima, che ha coinvolto una parte microscopica del cuore, che è rimasto come prima. Ci sono state una serie incredibile di circostanze fortunate visto anche il tragitto in ambulanza lunghissimo che poteva essere fatale. Mi hanno trovato il colesterolo alto (252) ma nei giorni successivi a Natale poteva essere un rialzo casuale. L’anno prima ce l’avevo a 190, più o meno nella norma.
L’ostruzione alla coronaria si è formata in anni e se non avessi avuto la tachicardia sarei andato avanti ancora anni senza accorgermene. Una volta superato l’80/85 %, l’ostruzione mi avrebbe provocato un infarto e data la posizione del deposito, se fossi sopravvissuto mi avrebbero dovuto fare un Bypass, senza contare che nel frattempo potevano formarsi altre ostruzioni e invece avevo solo quella alla coronaria sinistra che si è risolta. .
Nel frattempo ho perso 5 chili il che, dato che sono sempre stato di costituzione molto magra mi fa apparire come se ne avessi perso almeno 15.
Ma tutto questo ora non importa.
È come si dice: dopo una cosa così vuoi vivere meglio. Senza stronzate, più puro e libero.
Vuoi veramente cambiare, non solo adottare uno stile di vita più rilassato, ma cambiare veramente, in profondità. Non è semplice. Non si sa da dove iniziare. Ma non c’è alternativa che arrendersi alla vita.
La testa non ci arriva: non può arrivarci.
Per ora il blog rimane un po' fermo,  perché non ho nulla di essenziale da dire e ho alcune cose essenziali da fare, tipo imparare a vivere meglio.

5 commenti:

  1. L'essenza è difficile da riferire ma tu sei riuscito a evocarla. Un caro saluto, Massimo.

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  2. Mi inorgoglisce - io ho lavorato in medicina d'urgenza -,sapere che hai trovato colleghi preparati e soprattutto sorridenti. Un po' idioti invece quelli del Lexotan in prima battuta. Ora rimettiti, torna a fare le tue scale a piedi e a filosofare su questo mondo è su questa vita, a cui ci si attacca, quando incomincia s fare qualche scherzo. Sono molto contento per te che tutto sia andato bene.

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  3. Massimo, ti abbraccio forte. Sono contenta che tutto si sia risolto per il meglio e che tu abbia deciso di vedere la vita da una prospettiva diversa. Come si suol dire, non tutti i mali...

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