Cronache Babilonesi

Cronache Babilonesi
Escursione nella Filosofia - Edward Hopper (1959)

martedì 8 novembre 2011

Eyes wide open


Io so che mi stanno fregando.
Una caratteristica di questa epoca è che, se uno vuole, può sapere. Forse il potere si sente talmente gigantesco che il movimento di qualche scimmia attaccata a un PC lo lascia indifferente. Sta di fatto che una persona può sapere, se vuole.
Dopo la sua vita non sarà più la stessa.
Scegli di aprire gli occhi: quando li hai aperti, non puoi più chiuderli.
È una esperienza che ho fatto diverse volte nella mia vita e, come risultato, ne ho ricavato solitudine, sofferenza, disperazione, frustrazione … ma non tornerei indietro per tutto l’oro del mondo. È il mio unico orgoglio, l’unica mia rivendicazione … la verità anche più orrida, amara, disperata … ma la verità.
Vivere nell’illusione è la peggiore disgrazia che possa accadere a un essere umano.
Meglio vivere con il cuore oppresso dalla verità, che con la leggerezza della menzogna. Prima o poi il cuore oppresso si alleggerisce, perché una verita a lungo acquisita ti trasforma dentro, ti alleggerisce davvero.
Non c’è maggiore ricompensa su questa terra.
Una leggerezza vera.

6 commenti:

  1. Un po' come prendere la pillola rossa in Matrix.

    A me è successo in merito alla questione dello sfruttamento degli animali. Una volta che hai visto non puoi tornare indietro.
    E mi sento molto sola ogni volta che entro in un supermercato e vedo dei pesci morti sul bancone, ad esempio, perché solo io (e poche altre persone) ne percepiscono l'idea di morte e sofferenza, mentre per tutti gli altri sono solo "cibo".

    E mi domando quante siano in realtà le cose che percepisco solo in maniera offuscata, con gli occhi velati dalla menzogna.

    Un saluto

    RispondiElimina
  2. P.S.:
    ho visto che ti piace Philip K. Dick. Anche a me. Moltissimo.

    RispondiElimina
  3. Ciao Biancaneve, non ho risposto subito perché dal lavoro mi è impossibile postare, non so il motivo.
    Siamo tutti offuscati. Il più offuscato di tutti è il potere che per puro interesse immediato è disposto a segare il ramo su cui siede.
    Lo sfruttamento atroce degli animali è una cosa che nessuno vede. E' un fatto: trastulliamo i nostri animaletti domestici, antropomorfizzandoli, e massacriamo e mangiamo milioni di altri viventi. E' la prova della nostra evoluzione: abbiamo implementato meccanismi di distruzione di massa di milioni di esseri viventi all'anno, allo scopo di ... mangiarli. Nessun autore dell'orrore avrebbe potuto immaginare questo. Si potrebbe ipotizzare una razza aliena che invade la Terra allo scopo di procurarsi cibo e il cibo siamo noi. Non ci farebbe piacere.
    Ma la vita si sostiene sempre sulla morte degli altri. E' una delle leggi più evidenti e terribili della natura.
    Il nostro problema è che siamo anche compassionevoli. Questo crea conflitti nella perfezione della catena di scannamenti e divoramenti.
    C'è una sequenza terribile nel film di Fassbinder Un anno con tredici lune, dove mentre i protagonisti conversano, assistiamo a a tutto il procedimento di macellazione di buoi e mucche al mattatoio: l'arrivo degli animali uno dietro l'altro costretti in un corridoio di metallo strettissimo, l'uccisione con la sparachiodi in fronte, la semi decapitazione per far uscire tutto il sangue, la lavorazione della testa, lo scuoiamento totale e lo squartamento. Tutto eseguito con rapidità e innocenza.
    E' la naturalezza dell'orrore sul quale si basa la nostra vita, ahimé.
    Moltissimi preferiscono non pensarci affatto e godersi una bella bistecca.
    Viviamo offuscati. I pochi che vedono le cose come stanno, hanno come compagnia la solitudine.
    PS. Dick è un pazzo lucido. La categoria che preferisco. Ogni suo romanzo o racconto è paradossalmente autobiografico. Lo adoro.

    Ciao e grazie per essere passata di qui.

    RispondiElimina
  4. "il nostro problema è che siamo anche compassionevoli. Questo crea conflitti nella perfezione della catena di scannamenti e divoramenti."

    Personalmente però sono antispecista, per motivi etici e non compassionevoli. Ritengo che non sia necessario provare amore o compassione per qualcuno - animale o uomo che sia - per poterlo ritenere titolare di diritti, quale quello a vivere.

    Che poi l'istinto atavico dell'uomo a uccidere (anche per confermare la propria condizione di essere vivo, come dice Don DeLillo in Rumore Bianco) rimanga, questo è fuor di dubbio, ma così come la specie umana è arrivata a comprendere la necessarietà del patto sociale al fine di poter sopravvivere proprio come specie (altrimenti ci scanneremmo tutti a vicenda), vorrei che simili considerazioni venissero estese a tutte le altre specie.
    Certo, poi, essendo naturalmente dotata di un acceso senso di empatia, provo dolore, disagio, pena, sconforto, solitudine ogni volta che mi trovo ad assistere ad episodi di maltrattamento animale (ossia, ogni giorno, mi basta entrare in un supermercato o ristorante), ma l'antispecismo ha una base logica, per nulla basata sui sentimenti.
    Se ti interessa approfondire ti consiglio la lettura de I diritti animali di Tom Regan. Un testo che non mira a far leva sui sentimenti, ma che si muove sui binari della filosofia morale.
    Resta da stabilire se l'uomo è o no anche un essere morale. Però se accettiamo l'idea che sia bestia tra le bestie, allora non dovremmo piangere quando una persona si ammala di cancro.
    Quello che contesto è l'appello allo stato di natura quando si deve giustificare l'uccisione degli animali, mentre il ricorso all'etica, alla morale, alla pietà quando si tratta di esseri umani.
    Non provo pena per il malato di cancro che però si gusta una bistecca. Perché dovrei? Questa la domanda che mi pongo a livello logico.
    In questo consiste il mio antispecismo.
    Nella realtà è più vero che provo pena per entrambi.
    Mi sento affratellata a tutti nella miseria universale. Ma non ci sono arrivata tramite il sentimento (non soltanto, almeno), quello, se vuoi, è stato un punto di partenza: ci sono arrivata con la ragione e la logica.

    Perseguo da anni l'obiettivo di arrivare ad uno stato di lucida follia ;-).
    E forse sono già a buon punto.

    RispondiElimina
  5. Io provo pena per il malato di cancro, provo pena per l'animale tramutato in bistecca, provo pena per me stesso, che sono cotretto a vivere in quest'universo fatto così. Meritiamo tutti pena.
    Sui diritti degli animali, non saprei. Un animale libero, i suoi diritti di sbranare se li prende.
    Chi può dire cosa sarebbe successo se a evolversi fosse stata la razza canina invece di quella umana? Siamo così sicuri che il mondo sarebbe stato meno violento e più pacifico? Stessa cosa per gli insetti o i felini o i bovini ... è la vita a essere così.
    Anch'io sono antispecista, nel senso che non considero una razza migliore di un'altra.
    L'unica cosa da fare è coltivare l'empatia. L'empatia è la parte luminosa di un mondo oscuro.
    Viviamo in tempi che suggeriscono le peggiori visioni gnostiche.

    RispondiElimina
  6. "Un animale libero, i suoi diritti di sbranare se li prende."

    Però converrai con me che è molto più facile trovare un pollo arrosto piuttosto che un orso grizzly dietro casa pronto a sbranarti o uno squalo nella vasca da bagno? ;-)

    L'essere umano va a rompere le scatole agli animali che vivono liberi in natura (cacciatori, bracconieri, pescherecci e via dicendo), mentre è raro che un animale selvatico si intrufoli nei nostri salotti mentre stiamo seduti a guardare la tv (o a leggere un libro), no? ;-)

    Se ci fosse un rapporto alla pari, lo capirei. Ma non viviamo in uno stato di natura da secoli ormai.
    E comunque quello che fa l'essere umano agli animali è ignobile, pensa solo alla vivisezione camuffata da scienza.

    Ti do ragione: l'unica cosa da fare è coltivare l'empatia. Unica parte luminosa di un mondo oscuro.
    E si può anche insegnare. E' un processo lungo, ma assolutamente trasmissibile.

    RispondiElimina