Cronache Babilonesi

Cronache Babilonesi
Escursione nella Filosofia - Edward Hopper (1959)

martedì 8 novembre 2011

Essere è divenire


Io è il presente. L’Io è il Presente. Ecco perché è inafferrabile. Io è il Presente. Dio è il Presente. Non ci può essere altro Dio che questo. Il Presente. Io è Dio. Dio è Io. Fichte?
No, non reputo Io un Assoluto. Io è Percezione. Io-Dio è solo il presente. Il residuo dell’esplosione originaria, forse, se è mai avvenuta. Io-Dio, il Presente, è ciò che sottende l’apparire e lo scomparire dei fenomeni. IO=DIO=ESSERE=PRESENTE. Ma anche dire che sottende non è esatto. Il Presente non sottende. Il Presente è Movimento. Allora può darsi che IO=DIO=ESSERE=PRESENTE=MOVIMENTO=DIVENIRE. Si avrebbe così una equazione essere=divenire, che non mi pare sia mai stata data da nessuno. L’Essere è il Divenire. Essere è Movimento. Passato e Futuro sono deiezioni dell’Essere, in quanto prodotto immaginario. Esiste solo il Presente. Non occorre nemmeno dire questo. Il Presente è.
Il Presente è tutto ciò, e soltanto ciò, che esiste. Il resto è proiezione del Presente, che, in quanto unico esistente, assume in sé questi deboli riflessi che chiamiamo Passato e Futuro. E la Memoria? Movimento del Presente. Il Passato che si ripresenta è il Presente del passato. Sant’Agostino. In sostanza non esiste altro che il Presente. I fenomeni si curvano intorno al Presente. Anzi, il muoversi del Presente, crea i fenomeni. Ma il Presente non si lascia mai afferrare. Il Totale Presente, l’Assoluto Presente, coincide, con l’Assoluta Durata e comporta l’annullamento dei fenomeni. Se si arrivasse all’Assoluto Presente, si arriverebbe alla cessazione di tutto. Il Movimento del Presente, e quindi l’esistenza del mondo, si attua, proprio in quanto il Presente sfugge perennemente. Il culmine del Presente è la Morte. Dio è la Morte. La Vita è l’orlo raccolto intorno al Presente. La Vita circonda la Morte e ne è a sua volta posseduta.
A questo si ricollega, forse, la mia esperienza del 1980.

Essere è divenire. Non ci sono, dunque, due categorie.

Cornelio Fabro: “Affermare che l'essere diviene e che il divenire ha realtà di essere, che il molteplice ha la verità dell'es­sere ovvero che la causalità ha una propria verità di essere, non può essere rivendicato analiticamente co­me attributo dell'Essere stesso: in tutti i modi la causalità così come la molteplicità è una novità, un'aggiunta rispetto all'Essere che si fa presente come Uno, così che l'appartenenza della causalità all'essere sembra doversi fondare altrove che nell'essere stesso”.

Ma l’essere non diviene. L’essere è divenire. Assoluta coincidenza. L’essere esiste solo in quanto diviene. Non c’è un plateau immobile dal quale si contempla il mondo. Detto in un altro modo, Dio, per esistere, è costretto a creare. Dire che un Dio ha creato l’universo è ridondanza. L’universo esiste perché non può non esistere. E non può non esistere perché l’essere è il divenire. In quanto l’universo diviene, l’universo è esistente. Il Presente crea incessantemente, o meglio, il Presente è incessantemente.
L’inafferrabilità del Presente, crea il Tempo.
L’inafferrabilità del Presente, crea la Metafisica.
L’inafferrabilità del Presente crea la Trascendenza.
L’inafferrabilità  del Presente crea la coincidenza tra Immanenza e Trascendenza.
L’inafferrabilità del Presente crea il Nichilismo.
L’inafferrabilità del Presente crea il Passato e il Futuro.
La Memoria è l’uso che fa Dio del Tempo.
L’inafferrabilità del Presente crea le Cause e, di conseguenza, gli Effetti.
La nostra illusione è che ci sia un significato.
La nostra illusione è che l’essere sia qualcosa che sporga fuori dal mondo.
Invece l’essere è questa altalena di Trascendenza e Immanenza.
Dio è costretto a essere panteista, per esistere.
Dio non esiste in quanto Essenza che abbraccia il mondo.
Dio, cioè il Presente, esiste proprio in quanto crea in continuazione il mondo, cioè Sé Stesso. Dio è un processo. Noi siamo il meccanismo per cui Dio spalanca gli occhi. Noi siamo gli occhi dementi di Dio. Noi siamo Dio. Prendere coscienza di sé vuol dire rigettare il Dio che è in noi. Inventarci, uscire da una follia per entrare in un’altra. Il nostro io empirico è l’illusione di non essere il movimento del Presente, consapevolezza che ci annichilirebbe. L’io empirico è un meccanismo di difesa del fenomeno transeunte che siamo. È l’illusione della Vita che protegge sé stessa da sé stessa.
Il noumeno kantiano è fuoco e ghiaccio innominabili e insopportabili.
È il Presente. Kant ci protegge dal Presente.

È, in un certo senso, il mondo, la macchina per il Moto Perpetuo.
La macchina è dentro e fuori.
È per questo che le è supremamente indifferente la sorte delle creature.
È per questo che il male, che non è nient’altro che suprema indifferenza per il destino dei fenomeni, sembra permeare il mondo.
Il Bene è l’unica vera invenzione umana, che si pone dentro la coscienza come rimedio contro l’indifferenza del cosmo. Il Bene è una strategia di sopravvivenza che la coscienza applica a sé stessa.
La macchina cosmica è dentro e fuori.
Nel momento in cui la macchina si ferma, cessa il mondo e anche Dio.
Questo meccanismo di fuga del Presente da sé stesso, crea i fenomeni.
Se il Presente diventasse presente assoluto, come pretendono i mistici, esso si rivelerebbe come nulla.
Il Presente Assoluto coincide con il cessare del divenire. E dunque il Presente Assoluto coincide con la Morte.
I mistici che percepiscono l’istante assoluto dell’esistenza, mantengono tuttavia ancora numerosi residui psicofisiologici di questo divenire. È per questo che non vengono annientati.
Chi invece percepisce nettamente il Presente Assoluto, svanisce da questo mondo come il profeta Elia.
Man mano che ci si avvicina al Presente Assoluto, l’incipiente dissoluzione si percepisce come gioia. La gioia è l’avvicinarsi alla percezione del moto del Presente in fuga da sé stesso. Il mistico è nostalgia del Presente. La gioia è superamento della nostalgia e massimo scorrimento dell’energia del presente. La gioia ha due facce: supremo cavalcare del divenire e massima energia (Nietzsche) o dissolvimento nel Presente Assoluto (morte). Il dissolvimento si attua quando si supera anche l’ultimo residuo psicofisiologico (Nirvana).
La normale vita animale e anche la normale vita umana, è distante dal Presente. Gli esseri umani danno forma alla vaga intuizione del Presente come rito, mito e religione.
Vedi lo Zohar, la Cabbala.
Vedi tutte le farneticazioni religiose.
Nella normale e inconsapevole percezione umana, vita e morte sono fenomeni biologici.
L’osservazione approfondita della vita e della morte, può fare scaturire la coscienza.
La consapevolezza è il moto della coscienza che approfondisce se stessa.
La consapevolezza porta alla percezione del Presente.
Tutto parte e torna al Presente.
Ma cos’è veramente il Presente? Io. Noi. Noi, che siamo necessariamente ignari a noi stessi.
Noi siamo la Continuità. Siamo separati gli uni dagli altri dalla Discontinuità. Tra un fenomeno e l’altro, tra un Io e l’altro, c’è Discontinuità (Bataille) e dunque la Morte.
La Morte crea alternanza tra gli innumerevoli fenomeni esistenti in questo universo.
La Morte è l’Indifferenziato. La fuga dall’Indifferenziato crea la realtà.
La fuga dall’Indifferenziato crea l’essere che è divenire. Tutto nasce dall’Indifferenziato, diventa consapevole e tramite la consapevolezza, si annichilisce ancora nell’Indifferenziato, trasformandolo. Il ciclo è iniziato con il Big Bang (se mai un simile evento ha veramente avuto luogo) e cesserà quando cesserà il ronzio dell’ultimo protone.
Se non c’è stato Big Bang, non cambia nulla. Semplicemente, viene ribadita l’eternità di questo processo. In ultima analisi, però, io non credo che un evento come il Big Bang sia mai avvenuto. Credo anzi che, il giorno che la comunità scientifica troverà un po’ di coraggio (forse tra una trentina d’anni), butterà alle ortiche questa teoria demente e demenziale.

Bella teoria. Elegante. Partorita a suo tempo, in un pomeriggio qualunque del gennaio 2010. La baratterei per tornare a un Presente qualsiasi, che so, del 1971 o 1969, o 1986, o un qualunque momento felice, di quelli che partoriscono il Tempo. La felicità della pienezza, dell’energia. Quella che ti illude che ci sia una Eternità e che, se c’è, ha la luce di quei giorni lontani. Ma siamo costretti a muoverci. Pungolati dal Tempo. Figli della Necessità e del Dolore.

3 commenti:

  1. Grazie Massimo del Suo commento nel mio Blog; ho letto il Suo articolo, molto interessante ...

    Per ora, cordiali saluti,

    Roberto Fiaschi


    http://emanueleseverinorisposteaisuoicritici.blogspot.it

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