Cronache Babilonesi

Cronache Babilonesi
Escursione nella Filosofia - Edward Hopper (1959)

martedì 1 luglio 2014

Frammenti apocrifi su carta igienica II



Ho vissuto sia il “sentimento oceanico” di cui parla Rolland a Freud, sia il suo contrario, il senso di totale isolamento.
Penso dunque di potere affermare che trattasi solo di stati, o meglio, possibilità della mente.
La realtà rimane inconoscibile. Questo non significa che non ci sia una “realtà”.

 
Nel gennaio 1996 assistevo al tramonto del sole sull’Oceano Pacifico. Ero su una terrazza naturale delle Pacific Palisades, a Los Angeles. La quiete perfetta del momento, la bellezza tersa della giornata, lo scivolare del cielo in tonalità sempre più scure, ma non cupe, morbide, mi faceva sentire amico l’oceano. L’immensa distesa d’acqua, appena increspata fino all’orizzonte, la lenta discesa del sole, gli alberi intorno a me, il muschio erboso che arrivava fino all’orlo del precipizio che dava sulla statale, trecento metri più in basso, la striscia di asfalto a sei corsie che costeggiava il mare, l’odore di resina leggermente bruciata che riempiva l’atmosfera: tutto era il culmine di un istante perfetto.
Il mio amico Oceano, pensavo. Esattamente dall’altra parte dell’orizzonte, a diecimila chilometri, il Giappone mi chiamava: pareva perfettamente raggiungibile, toccato com’era dalla luce che scendeva giù. Il mondo girava piano, con me sopra. Era una cosa sola, era vibrante e assolutamente vivo: io ero tutt’uno con esso, in perfetta armonia e pace.
All’epoca era follemente e totalmente innamorato di una donna che mi faceva dannare l’anima. E tuttavia questo amore così difficile, così discutibile, mi ha permesso di attraversare tutti gli stati dell’illusione umana. Ho volato attraverso l’inferno aggrappato a un angelo. Sono stato totalmente felice, nella più strana infelicità.
Non mi sono mai sentito così vivo come allora. Ogni cosa intorno a me era una benedizione.
Ero in uno stato di esaltazione mistica, non saprei definirlo diversamente.
Avevo raggiunto il femminile, l’avevo finalmente “penetrato” ed esso mi stava ancora fatalmente sfuggendo.
Noi siamo nel grembo del cosmo. Nasciamo e poi moriamo senza mai uscirne.
Che significa questo?
Che noi “siamo” il cosmo. E tuttavia ne siamo profondamente estranei e che entrambe queste cose sono vere.
Non è un caso che noi possiamo sentirci vuoti e meccanici come automi oppure pieni di vita e totalmente confluenti con quello che ci circonda. Il nostro spirito può avere evidenza di entrambe “queste “modalità”  e percepirle come reali.
Può un cieco dalla nascita provare il “sentimento oceanico”? Sarebbe importante rispondere a questa domanda.

 
La polarità Achab – Bartleby. Ossessione totale e distacco definitivo.
 
Relazione strettissima tra i propri pii o empi desideri, e la concezione filosofica o scientifica o politica che si abbraccia. Nessuno è innocente, né obiettivo. Siamo mercenari delle idee.
Riteniamo “vera” una cosa perché ci risuona dentro: ma di vero non c’è altro che i nostri desideri, o le nostre paure.
 
Ernest Becker. Eroismo di fronte alla morte. Bataille. Erotismo di fronte alla morte.
Femminile. Coazione nel donare la vita. Come una droga.
Maschile. Irruzione del “perché”.
Femminile. Stabilita nel qui e ora. Totalmente intrisa di qui e ora. Candidata perfetta a diventare consumatore totale.
Maschile. Attrazione per la morte.
Femminile. Morte nella vita.
Non c’è vera fusione tra il maschile e il femminile. È solo una mitologia. Il maschile è, presumibilmente, un’eccezione. Tramite l’eccezione del maschile, la vita può riprodursi.
Tuttavia la base della vita diploide è femminile.
 
Dottrina del doppio effetto. È accettabile fare un’azione che abbia come conseguenza due effetti, uno positivo e uno negativo, purché: 1) l’atto deve essere buono di per sé eticamente o almeno indifferente. 2) l’effetto buono deve essere quello inteso dall’agente e l’effetto cattivo previsto ma tollerato. 3) l’effetto cattivo non deve essere il mezzo per ottenere quello buono. 4) l’effetto buono deve essere maggiore di quello cattivo.
In sintesi questa è stata la storia del XX secolo. Hanno calcolato male tutti gli effetti. Ancora un po' e c'eravamo.
 
Basta appiccare l’etichetta “nuovo” a qualunque cosa e si ottiene un nuovo paradigma.
Nuova merda. Puzza e fa schifo, ma è “nuova”. Ci si approccia con una nuova ermeneutica.
Con tutto questo non si può intendere che il “vecchio” invece sia una garanzia, ecco.
Vecchio. Nuovo. Si tenta sempre e solo di aprire quella porta, che rimane invariabilmente chiusa. Sono masturbazioni di menti perlopiù maschili, che cercano di deflorare la realtà con i loro inadeguati cazzetti concettuali.
Siamo ancora tutti inguaribilmente romantici o antiromantici e da lì non usciremo fino alla fine del mondo.
 
La stupida pretesa che in qualsiasi cazzo di libro ci sia una risposta.  Non c’è. Non ci sono risposte nei libri, né nei sistemi filosofici, né ci sono risposte nelle parole di chiunque. Nemmeno nell’arte e nella scienza ci sono risposte, casomai solo domande. Il resto sono solo belle speranze, pretese, aspirazioni: di queste inezie non manca nulla.
 
Il nichilismo è una comoda certezza: è il conforto di accademici che nichilisticamente percepiscono stipendi e si fanno ammirare da studentesse con belle gambe abbronzate e nude. Non ha senso proclamarsi nichilisti, non più di quanto abbia senso essere cattolici osservanti. Ha molto senso invece cercare di trombare studentesse con belle gambe abbronzate e nude. Senza farsi beccare dalla moglie. Indagare questo aspetto dell'eterna illusione maschile.
 
 
L’oscena soddisfazione della teoria, la vuota escrezione della pratica.
 
La nostra era è quella della morte di Dio. Presto o tardi avverrà la Morte del Capitale.
Senza Dio né Capitale, l'uomo cosa farà?

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