Cronache Babilonesi

Cronache Babilonesi
Escursione nella Filosofia - Edward Hopper (1959)

giovedì 5 giugno 2014

Spossessione






Dispossessarsi delle circostanze. Essere senza essere. Angelus Silesius (1624-1677), morto lo stesso anno di Spinoza, molto amato da Lacan. Dopo il fallimento di ogni prassi, c’è sempre il tentativo della dissoluzione nel divenire, che può essere di volta in volta divenire-gioioso, divenire-funesto, divenire-rivoluzionario e compagnia cantando con tutto il corollario di “spossessamenti”, rizomi, flussi, macchine desideranti, funerali dell’Edipo. Dopo Hegel c’è sempre uno Schopenhauer, dopo Schopenhauer c’è sempre un Nietsche, dopo Freud sempre uno Jung, dopo Marx sempre un Althusser, dopo Sartre c’è sempre un Deleuze, dopo l’individuazione c’è sempre un antidoto alla stessa. Si vuole fare ma non si può fare. Dopo l’impegno il riflusso, dopo il riflusso, il supermercato delle idee.

 
Era il dilemma di Kafka: la famiglia, il dolce conformismo del talamo e del lavoro, contro la discesa nelle selvagge zone intorno al teatro naturale di Oklahoma. Kafka ha risolto tutto morendo giovane.

Era l’atroce pungolo di Kierkegaard: l’ipocrisia del mondo con il suo falso cristianesimo oppure lo scandalo della nuda singolarità vivente, la sua angoscia di fronte al Padre?

Anche lui ha risolto morendo giovane e rifiutando i sacramenti.

 Era la ricerca di Benjamin: seguire l’ometto gobbo che dirige dall’interno il fantoccio della teologia o aggrapparsi alle ali dell’angelo? Ha creduto migliore soluzione inghiottire morfina al confine con la Spagna, senza confidare nella liberazione.

 Era il canto di Blake dell’Esperienza: Energia è Bellezza. È morto cantando le lodi del creatore.

 
Era Spinoza il tisico, era Kant il metodico, era Hegel il didattico, era Schopenhauer il bilioso, era Nietzsche il folle, era Gesù che gridava perché, perché mi hai abbandonato?

Era Lao Tze, era Buddha dalle grandi orecchie, era Platone all’ingresso della caverna, era Aristotele in mezzo a splendide colonne, era Eraclito piangente, era lo schiavo del tripalium, era Costantino, era la piorrea di Marx, era il cadavere affogato di Rosa Luxemburg, era il prodotto dell’artigianato d’oriente, era Leonardo e i suoi sogni disegnati, era la mescolanza e la consonanza d’affetti, era Leopardi devastato dagli zuccheri, fieramente ritto sulla palla di fango del mondo, era Lenin, era Stalin, era l’inventore della ruota, era il digitale terrestre, era una vecchia canzone, era l’appartenenza, era la non appartenenza, era il divenire-uomo divenire-radice divenire-nebbia, era chitarra, era pianoforte, era tamburo, era guerra, era pace-assenza-di-guerra, era cucciolo di tigre, era bambino morente d’inedia, era piaga purulenta, era escremento escreto, era follia perversa, era Sade, era Heiner Muller, era occidente, era oriente, era pianto, era riso, era sperma, era acqua, era indumento, era vita, era morte, era era era era ...

Kakfa: non ci può essere continuità tra eternità e vita intrisa di tempo quindi, paradossalmente, l’eternità è vita nel tempo. Svidrigajlov vedeva l’eternità come una brutta stanzetta squallida con la tappezzeria scrostata. La mia eternità è questa portineria. Ognuno ha l’eternità che si merita, forse. Gli alberi fuori oggi sono immobili nella luce grigia. Eppure la loro risata giunge lo stesso fino a qui, anche se soffocata in parte dagli edifici circostanti.



Analogie con Severino che vede l’eternità non contigua ma coincidente con il divenire. Per lui il divenire è l’estrema illusione dell’Occidente. E tuttavia il divenire esiste. Severino invecchia e nega di invecchiare. È un altro personaggio del grande teatro naturale di Oklahoma.

René Girard. Livore e malafede catto-filosofica eretto a sistema antropologico. Il desiderio o è mimetico o non è, dice lui. Abbasso i pro e i contro, abbasso la cultura della morte, cioè relativistica. Orrore sull’aborto e l’eugenetica. Viva Wojtila e Ratzinger. Accolto nel seno di Santa Madre Chiesa. Contraddice Freud per mimesi. Il povero Girard non comprende il semplice fatto che il desiderio di imitazione, ammesso e non concesso che sia la base sulla quale si fonda l’umano, sarebbe pur sempre un desiderio originario, una, ohibò, pulsione (orrenda parola per un cattolico). L’origine di questa pulsione sarebbe necessariamente inconscia, profonda, originaria, legata all’individuo e alle primigenie relazioni parentali. Anche Madre Chiesa origina da una mimesi?
 
Eppure gli uomini si attaccano a queste ideuzze, a queste tette siliconate del pensiero, senza sapore, si attaccano a queste serigrafie di orizzonti completamente fasulli, si attaccano all’idea del piacere senza provarlo mai, questo piacere, perché sono idioti senza anima, l’anima la dobbiamo ancora inventare, per il momento non è disponibile sul mercato.
L’uomo si attacca alla prima scemenza con cui viene in contatto, come le papere di Lorenz vengono folgorare dall’imprinting e considerano la loro mamma il barbuto e anziano scienziato.
Questo, dopotutto, è quello che chiamano nichilismo, no?
Ce lo troviamo sempre tra le palle.
Dentro di noi lo sappiamo bene che tutto è nada nada y pues nada. Ma pochi salgono sul Monte Carmelo di Juan de La Cruz, il monte tempestato di nada.
Pochi ascendono lungo il nada nada nada nada, fino alla folgorazione.
Satori.
Chi ci arriva, è beato.
Dopo la folgorazione si torna a mangiare in trattoria. Tortelli in brodo. Magnifico.

4 commenti:

  1. Bel post a gamba tesa. Ho voluto bene (gliene voglio ancora forse) a Girard, ma non lo approvo più.

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  2. Personale grimaldello per l'eternità è stato Spinoza: Sentimus experimurque nos aeternos esse. [Eth. V, prop. XXIII].
    Però va anche detto che a riguardo non mi sono dato poi troppo da fare.

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